Marrone si svegliò per il freddo dell'alba sulla terra umida della
campagna piena di lombrichi, stretti che sembrano cannucce rosa, e
lunghi quanto tutto il torace di Marrone, completamente nudo e infangato
sotto le stelle che iniziavano a scomparire nella luce sbiadita. Se ne stava rannicchiato
lì a terra ricoperto di lombrichi che gli strisciavano addosso lenti, e
lui li lasciava fare, li prendeva in mano, li guardava, poi li mangiava
come spaghetti, succhiandoli ad uno a uno. Si girò di scatto sul fianco
destro muovendo la testa con spasmi verso l'alto, urlando. Delirava,
ululava. Sbatteva la faccia contro la terra con violenza, insistentemente; gli uscì sangue da una narice che gli scolò su tutto il lato destro
della faccia e delle spalle. Sbatteva, e la sua faccia diventava sempre
più simile alla melma che si stava creando nella terra fredda e umida.
Nella terra si era creata ormai una piccola pozzanghera di sangue e fango in
corrispondenza del suo mento e Marrone si fermò a guardarla con
attenzione, sfiorando con le dita la sua circonferenza anche, e
ritirando subito la mano come intimorito. Dopodichè dispose il suo corpo
quasi a cerchio tutto intorno alla pozzanghera e iniziò a strisciare
seguendo il cerchio, come un verme. Si fermò per alzare la testa
e prendere lo slancio per lanciarsi, come se si tuffasse, a bocca
aperta nella pozzanghera di sangue, terra, bava e lombrichi, più friabile della terra intorno, nella quale Marrone adesso aveva incastrato completamente
la sua testa. Intanto inginocchiato, spingeva con le gambe in avanti, facendo scorrere
nella melma anche le spalle, e tutto il torso. Fin quando di Marrone in
superficie si vedevano solo le gambe che scalciavano forte in aria; e
poi, dopo poco, scomparve interamente sotto terra.
Marrone strisciava dentro tunnel che scavava mangiando la terra che trovava davanti, la quale scorreva dentro il suo corpo e veniva defecata subito dopo essere passato, quasi esattamente dov'era quando lui l'ha mangiata. La terra, le radici e la ghiaia gli raschiavano la pelle e gli organi interni, lasciandoglieli screziati e pieni di graffi. Lui scavava e strisciava, e velocemente scendeva sempre più in basso, dove la terra fredda e umida pesa e schiaccia le ossa.
Arrivato al limite delle sue forze, Marrone mangiò la terra intorno a lui in modo da creare una cavità, dalla forma che ricordava quella di un uovo e delle dimensioni tali da contenere a malapena il suo corpo rannicchiato come un feto: con le gambe piegate e strette tra le braccia e la testa volta in basso, spinta dal peso delle decine e decine di metri di terra che la sovrastavano e che premevano forte contro ogni punto del suo corpo. Il tunnel che aveva scavato per arrivare fin lì si era ormai richiuso. Marrone urlò alla terra il suo arrivo ridendo come un ossesso e lanciando grida più forte che poteva; e da lì non uscì mai più.
Marrone strisciava dentro tunnel che scavava mangiando la terra che trovava davanti, la quale scorreva dentro il suo corpo e veniva defecata subito dopo essere passato, quasi esattamente dov'era quando lui l'ha mangiata. La terra, le radici e la ghiaia gli raschiavano la pelle e gli organi interni, lasciandoglieli screziati e pieni di graffi. Lui scavava e strisciava, e velocemente scendeva sempre più in basso, dove la terra fredda e umida pesa e schiaccia le ossa.
Arrivato al limite delle sue forze, Marrone mangiò la terra intorno a lui in modo da creare una cavità, dalla forma che ricordava quella di un uovo e delle dimensioni tali da contenere a malapena il suo corpo rannicchiato come un feto: con le gambe piegate e strette tra le braccia e la testa volta in basso, spinta dal peso delle decine e decine di metri di terra che la sovrastavano e che premevano forte contro ogni punto del suo corpo. Il tunnel che aveva scavato per arrivare fin lì si era ormai richiuso. Marrone urlò alla terra il suo arrivo ridendo come un ossesso e lanciando grida più forte che poteva; e da lì non uscì mai più.