Lasciassi scorrere

Lasciassi scorrere.

Io non posso che amare la parte di me
che vede soli nuovi ogni giorno
e quella patina esterna che sono
la lascio scorrere quotidianamente
sotto la doccia serale. Eppure ricordo
di esser stato spesso superficiale
e di essermi sempre lasciato andare
nel tempo che vedo gli altri lasciassero
a me per non esser disturbato
come se non mi importasse niente.
La sera immemori usciamo in gruppo
come se niente fosse vero e mai
altri uscirono prima di noi,
il passato intorno dimenticato
a cercare che c'è di nuovo
se una svolta nel mondo si è avuta
nuove ragazze
altri litri di vino
altri panini
un'altra sigaretta ancora
ancora discorsi...
Il mattino dopo dimenticati
e forse è un dono la dimenticanza
cinica e spensierata e l'attesa del nuovo.
Bisogna bruciare i vecchi cataloghi
tagliandone prima le fotografie
e poi adattarle in altri collage.
Non c'è la colla, niente rimane
solo una canzone che parla di noi
che nessuno ha più suonato.
Durante la meditazione nel suo bel giorno di riposo dal lavoro, Dio volse lo sguardo su ciò che aveva fatto, e osservò la Terra e i suoi abitanti. Dio la ricordava più incandescente e piena di vulcani; adesso invece la trovava grigia e fitta di grattacieli. Ricordava di aver creato tantissime specie bizzarre e tutte diverse tra loro, adesso vedeva solo cani, gatti, piccioni e uomini. Gli animali giocavano puerilmente per le strade e nelle stanze delle case, studiavano con i loro piccoli cervelli l'ambiente e la creazione divina. Gli uomini invece erano tutti rinchiusi in delle casette bianche di legno con tetti a spiovente, torre laterale con campane e il simbolo di due travi di legno perpendicolari tra loro. Vedendo che gli uomini non facevano ciò che lui ha stabilito all'origine, cioè dondolare da un albero all'altro nelle foreste, Dio si arrabbiò moltissimo e mandò a chiamare suo figlio e tutti i santi cristiani. «Che fanno queste teste calde che rifiutano l'esistenza così come (D)io l'ho intesa?» chiese Dio alla cristianità sgomenta e atterrita dalla paura, e continuò: «invece di lodare l'opera di Dio onnipotente si chiudono di nascosto dal mio sguardo ad ammirare l'opera di un architetto senza nozioni di fisica nucleare e stringhe?». Venne avanti Gesù e rispose: «Sono stato io a dirgli di farlo un'ora a settimana per lodare te senza altri oggetti intermedi.  Per contemplarti in intimità dissi a Pietro di costruire la tua casa» e Dio dopo averci riflettuto sopra, spinse dal lato Gesù e gridò che gli fosse portato Pietro, il quale andò per abbracciarlo. Ma Dio lo fermò dicendogli bruscamente: «Ti rendi conto? Adesso gli uomini mi crederanno al massimo un costruttore mediocre di edifici storici! Che fama misera per un dio, non trovi?». Pietro davanti a lui annuì tenendo lo sguardo basso, zitto. Poi provò a scusarsi con frasi come fuori fa freddo, ci sono troppe bancarelle fuori dal tempio, il traffico distrae, l'acustica è migliore, la luce è suggestiva... ma non erano scuse sufficienti per la divinità, che infuriata rispondeva urlando: «E che cosa le faccio a fare tutte quelle cose là fuori allora?». Allora Dio, che non riusciva a ragionare né con santi né Madonne, convocò un uomo, uno qualunque, e capitò che prese proprio tale Gennarino Tanzi detto Pippino, napoletano, mancato uomo di Chiesa ma fedelissimo cristiano. Fattolo accomodare innanzi a lui, Dio gli chiese se non preferisse scorrazzare libero a lodare la sua grandezza, invece che in una piccola umida scatola di legno crociata, e Pippino gli rispose: «Ma veramende guardi che a domenica è lu sol iorn libbero de tott na settimana sana sana, e nui cudd tinim tutt p tej». E Dio, sbalordito da tale risposta, gli chiese ancora: «Che cosa fate tutta una settimana intera allora? Venerate un dio al giorno e la domenica soltanto è per me?». Pippino ci pensò e poi annuendo gli rispose: «E si, o Signore, nu tnim da faticà. Anzi, con il vostro permesso, per me pure oggi è giorno di fatica e se consentite debbo tornare ad attaccare l'aratro». Dio, sorridendo gli disse: «Ah questo è impossibile Gennarino, ho dovuto farti morire perché tu rispondessi alle mie domande. Dunque non sono venerato ovunque ma solo in squallidi posti?», Pippino annuì. Allora Dio evitò reazioni esagerate, non si arrabbiò, non distrusse nulla, non fece niente a nessuno in nessun luogo dello sconfinato universo. Soltanto eliminò seduta stante la razza umana, che da allora in poi poté adorare Dio dalla mattina alla sera ogni giorno, per l'eternità.

Paradosso del giovane vecchio

È diffusa l'opinione che il nuovo sia qualcosa di più vicino rispetto al vecchio.
Questo è vero, finché a pensarlo non è un vecchio.
La vecchiaia è la fase della vita a cui tutti andiamo incontro, quindi il suo punto di vista ci riguarda un po' tutti. Sentite allora cosa ne pensa il vecchio rimbambito all'angolo della strada di casa: secondo lui, i bambini sono la cosa più vecchia del mondo, è solo l'inizio, la prima fase di una vita. Si è un bambino come tanti altri, tutti hanno avuto più o meno la stessa infanzia, e la ripetono ciclicamente. Lui da vecchio, a confronto, è molto più nuovo, ed è qualcosa che nell'esistenza si è trasformato, è il punto di arrivo di un processo complesso e di lunghissima durata. In confronto a lui, un bambino è una cosa vecchissima, e il sé neonato è la cosa più antica che possa conoscere; così, crescendo è diventato sempre più giovane.
Non sapendo come contraddirlo, riconobbi che quell'uomo era il vecchio più nuovo del mondo.

Sofisti, Eraclito, Socrate, Platone, Leopardi

Perché dopo le più grandi vette del dubbio filosofico tornano le "verità" dal mondo illusorio?

Platone cattivo discepolo quand'è che imparerai a sentire i maestri?

Si poteva diventare famosi scrivendo cose rassicuranti per tutti, per sempre. Cose soltanto immaginabili, che dichiaratamente non esistono nel nostro mondo, non si presentano o non avvengono. Una truffa dichiarata, frutto di elaborazioni sofisticate e progettazioni. Il paradiso cristiano inventato da Platone è stato inventato da Platone di sana pianta; nessuna rivelazione agli umani. Non abbiamo mai avuto occasione di venire a contatto col paradiso ultraterreno, perché nel mondo terreno non può essere realizzato. Il paradiso non può esistere perché tutto ciò che esiste, esiste qui e ora. I concetti di Bene e di Male (equivalenti al Buono e al Cattivo) non ci sono stati imposti da nessuna voce, né suggeriti da visioni celesti, derivano dal modo di vivere ultramillenario dell'Uomo: dalla conformazione del suo sistema nervoso. Sono i risultati di un processo costante di adattamento e NON la medesima voce di eterni modelli ultraterreni in base ai quali i viventi sono formati ed è organizzata la vita.
L'esistenza non è eternamente realizzata: eterna è la possibilità che essa si manifesti. Non è qualcosa di assolutamente ed universalmente necessario. Niente e nessuno potrà confermarci la sua estensione infinita, possiamo solo desiderarlo, perché l'Umanità ha bisogno di desiderarlo. Per fortuna l'eternità non è realizzata, né l'infinito: coinciderebbero con una specie di morte del mondo ed un fermarsi della materia, aumentata e soddisfatta, immobile.
Tutto cambia e scorre in eterno, ovunque.
E con l'esistenza, muta anche il mondo illusorio ultraterreno.
Muta il paradiso! Mutano i sogni. Mutano il Bene e il Male. Non solo nel tempo, basta anche spostarsi nello spazio.
Avremmo potuto essere chiunque...
Se viviamo allora il mondo cambia: in esso sia l'esistenza che la non-esistenza.

Che strada avrebbe preso l'Occidente se non fosse stato solleticato dalle parole dolci di Platone?

L'evoluzione del pensiero e dell'Umanità fino all'età moderna non è avvenuta in modo del tutto lineare: i filosofi greci prima dell'iperuranio di Platone e del paradiso cristiano, ci appaiono sorprendentemente contemporanei. Le loro convinzioni e i modi di vita erano già totalmente distaccati da quello che generalmente viene etichettato come "pensiero antico". Entrarono nella storia della filosofia proprio per il loro carattere disincantato con cui stupivano i loro contemporanei, mostrandogli con poche frasi quanto in realtà fosse grande il mondo in confronto al piccolo angolo che i luoghi comuni tradizionali lasciano vedere. Che entusiasmo hanno avuto questi uomini per maturare un'ottica così dissacratoria, così empirica e scientifica? La loro convinzione la possiamo capire se pensiamo a quanto allora fosse utile alla stessa sopravvivenza il bagaglio culturale sedimentato nei luoghi comuni. Oggi i funzionalisti, ricorrendo alla teoria darwiniana dell'evoluzione, li spiegano come prodotto di un processo di adattamento. Nell'uomo antico erano dunque quasi leggi di vita, e dubitarne, per la maggior parte, era impensabile. Alcuni filosofi vissuti prima di Platone possedevano già la chiave con cui i grandi uomini moderni hanno scoperto l'eliocentrismo, la Relatività, la differenza tra fenomeno e noumeno. L'Umanità intera ci sarebbe arrivata due millenni prima forse, sarebbe maturata più in fretta, e più completamente. Con Platone si ritornano ad inneggiare i pregiudizi preistorici, l'antropocentrismo, la convinzione orgogliosa che tutto risponda al nostro desiderio di infinito. E' la radice del male sulla Terra, è la giustificazione alla dittatura, alle azioni dissolute, disumane, malvagie. E' non pentirsi per il male che si compie, e poi alienazione, soggezione al potere e all'ordine, alle istituzioni. E' qualcosa che blocca l'evoluzione naturale, il nostro procedere verso il Bene comune, il mutare del mondo, come se la forma di una società fosse eterna. I rapporti personali già pre-impostati, già previsti, sappiamo cosa aspettarci di ricevere da chiunque, sappiamo cosa l'altro si aspetta di ricevere da noi. Non si vive la vita che la Natura ci aveva progettato perché presi da un senso di colpa e di scompenso nei confronti dell'autorità, di altri modelli. Non si può essere convinti di essere pienamente sé stessi, si sarà intimamente insoddisfatti e ci si crederà esseri in difetto, macchie dell'esistenza non previste in Natura, perché non ci si sente conformi al modello imposto dalle società. Intimamente disadattati, pubblicamente convintissimi di noi e del nostro stare insieme. Ognuno oggi nel suo intimo vive il disagio causato dall'arbitrarietà platonica perché non conforme al modello. Il modello non esiste da nessuna parte, l'hanno inventato gli antichi quando le possibilità erano tutte aperte ed equivalenti.

Oggi non saremmo governati dal mercato, voce ultraterrena e modello di comportamento.

Saremmo bene informati sulle scelte e sulle nostre responsabilità.

Rivolgeremmo l'attenzione e gli sforzi ad un miglioramento delle condizioni di vita. Avremmo idoli virtuosi da imitare e modelli negativi da evitare.

Non demonizzeremmo in nome di un ordine eterno gli sforzi per migliorare le condizioni di vita.

What you want to hear when eaten by hounds

Non fuggire subito in altre direzioni
dammi una mano, dammi ragioni
di essere almeno un soggetto pensante
fammi sapere di esser presente
dentro il mio branco, d'essere amato
anche se (notte) dormo appartato
forse vorrei non essere solo
verrei con te se mi alzassi in volo.
Odi i discorsi che alzano polvere
intima e che poi non so raccogliere
consolalo quando è in tempesta
l'animo che pure vuol la sua festa.
Se sto lontano mi perdo nel bosco
seguendo sentieri che io non conosco.
Apri parole che non hanno fine
per scavalcare il mio alto confine.

Lume nel buio

Il lume nel bosco da sé si alimenta lì al buio tra i rami dove tremanti dal dubbio i miei passi incerto dirigo mosso da venti tra immobili f...