L'era degli umili, dei pazienti,
dei medievali santi eremiti,
che sintonizzi Ragione e Mistero,
che perfezioni i luoghi comuni 

Parte soltanto da queste parole
adesso semplici, forse banali,
poi piano piano sempre più chiare
e forti e accomodanti.

Persiste il pregiudizio primitivo che l'uomo sia forte e adatto alla vita sulla Terra, che sia in grado e in diritto di dominare tutto con la Ragione (e le ingiustizie). Perciò ci sentiamo inadeguati, perché è data per vera questa diceria che ci è dannosa. 
Verrà il tempo in cui dovremo riscoprirci inadatti, inferiori agli animali perché dotati noi di cervelli evoluti, capaci di distorcere i dati sensibili. Siamo idioti e sbraitiamo contro le infrazioni alle regole della decenza. 
Si crede più alle credenze che ai dati sensibili. Le categorie distorcono i sensi.
Un Neanderthal avrebbe nausea a guardare noi deformi e riderebbe di noi spocchiosi e vanagloriosi.

Un nuovo medioevo è possibile, senza spargimenti di sangue, in cui l'uomo riscopre cos'è senza pregiudizi. Aiutati dalla Scienza e dalla fine della mitomania contemporanea.

Siamo solo dentro il sistema nervoso centrale, non somigliamo a quello che pensiamo, non abbiamo idea di noi ma solo indizi che di solito vengono ignorati.

Siamo, ma siamo meno di quello che pensavamo, diversi, strani. Siamo qualcosa che non ci somiglia. Quindi siamo, è vero, ma siamo esattamente tutto quello che non siamo. Contemporaneamente siamo e non siamo noi. Ed è tutto normale.

È normale anche che la Verità sia paradosso, perché non comprensibile dalla Ragione presunta, luogo comune e predominante.

Non siamo a nostro agio perché non siamo liberi e viviamo nelle solite illusioni scambiate per reali. Potremmo diventare liberi accettando la realtà.

Chi si umilia può fare di tutto, è onnipotente perché partecipa alla Verità e si adatta alla vera vita, alla Natura e al Mondo.

C'è chi non si è ancora accorto che è esistito il Novecento e ci siamo usciti per un pelo.

L'uomo ha la scienza, imperfetta e perfettibile, che avanza ogni tanto, non giunge mai al termine. È la conoscenza più grande che possiamo avere e non è sufficiente, avanza a stento. Per capirla ci mettiamo secoli e fatica. 

L'uomo secondo Natura è fatto per creare, non per consumare. Producesse ma non usufruisca: basta il conoscere. Non deve possedere mai ciò che produce. Senza alienazione, perché vede tutto il processo. Poi lo adatta, cambia incessantemente.

Tutto è momentaneo, soprattutto la Scienza e le sue regole. Rimane la precarietà come unica proprietà delle cose.

Lo sconosciuto

La mano di chi è, che è nella mia mano? Il giallo al tramonto è bianco di luce che pigramente la mente mia imbratta. Sono un miraggio ai mie...