Ripotenziamento della Letteratura degradata nel corso dei secoli

La Letteratura è stata degradata nel corso dei secoli, si può dire che oggi sopravviva una sua forma più ridotta dove a predominare è la tendenza didascalico-morale. Perciò il lettore medio cerca uno sforzo minimo di partecipazione: ascolta passivamente le verità mostrategli dalla voce del narratore, riguardo a un argomento di attualità o in una storia ambientata nell'attualità, in un mondo cioè che il lettore già conosce, e quella voce le rende in maniera tanto realistica da farle sembrare vere, tanto da fargli esclamare "quanto è vera questa cosa che c'è scritta!".
Secondo una corrente anti-moderna e anti-contemporanea, proprio "Il realismo – o il neorealismo – è la più grande truffa letteraria di ogni tempo. Un modo di fuggire agli inganni del realismo è quello di allontanarsi nel tempo" (1).
La Letteratura infatti è una forma d'Arte, e non può essere confusa con un "banale" resoconto di una esperienza che ha mostrato una Verità oggettiva e comune. Un buon libro è più di una conversazione piacevole e ammaestrante, più di una lezione scolastica. C'è più di una fotografia, anche nelle descrizioni dello spazio, o delle cose e persone in esso immerse.
Essa non può mostrare conclusioni o dimostrare verità oggettive o noumeni. La Letteratura deve invece ricreare le condizioni del pensare, così come esse si presentano nella vita quotidiana. Nei casi migliori riesce a scalfire e abbattere il pensiero o le convinzioni di un individuo, non ad esaltarle o compiacerlo come preferiscono i lettori occidentali. Una buona Letteratura fa uscire l'individuo fuori dai suoi panni e gliene fa indossare di nuovi, lo sgomenta rendendolo consapevole dei suoi limiti e, contemporaneamente, dell'arbitrarietà di tali limiti, della loro per così dire fortuità.
L'unica esperienza del mondo che un uomo può fare e ricordare, dunque l'unica che per lui abbia valore, è l'esperienza del lavorìo della sua mente, e mai dei fenomeni in se stessi, mai di una verità oggettiva. Il problema è che il corpo umano funziona così e non altrimenti, i suoi sistemi cognitivi sono anche sintesi, riduzioni, copie "virtuali" della realtà esterna. Ecco, le copie della realtà. Mai la realtà autentica è l'oggetto dei nostri pensieri, ma la nostra costruzione ("artificiale") del mondo e della realtà; e solo essa la nostra coscienza può tentare di conoscere, solo alla copia ci possiamo rivolgere per capire qualcosa del mondo. Mondo che perciò non vediamo mai, ma che in realtà costruiamo noi continuamente, e verrà meno una volta scomparso l'individuo che lo costruisce dalla faccia della Terra; tanto che in futuro tutte le altre persone potrebbero addirittura negare la possibilità che un mondo e una realtà, che per uno di noi oggi è la Verità, siano esistite per davvero. Come in un film, la pellicola impressionata va in avanti, e tutto ciò che prima vedevamo scompare dallo schermo, mentre arrivano nuove immagini in movimento e scene, sempre in arrivo. Seguendo questa metafora, ognuno è chiuso in una sala diversa di un cinema, ed è l'unico spettatore di quel film, che verrà distrutto alla sua fine. Inoltre non può uscire dalla sala, solo poche volte si chiede cosa succede fuori, perché è talmente immerso nella proiezione di quel film, che raramente distoglie i suoi pensieri.

(1) Luigi Malerba, Parole al vento, 2018, p. 241.

Nessun commento:

Posta un commento

Costei che fugge

Fuggi e non voltarti non vogliamo che sia presa ma seguire te leggera districarti tra le fronde e il fiume chiaro che ti annega, mentre i ra...