Lo sconosciuto

La mano di chi è, che è nella mia mano?
Il giallo al tramonto è bianco di luce
che pigramente la mente mia imbratta.
Sono un miraggio ai miei stessi occhi,
lo sconosciuto che voglio incontrare
sempre al di là dei miei polpastrelli.
La mano di chi è, che è nella mia mano?

Morti eccellenti

Invidio molto chiunque sia morto
prima di una epocale sciagura,
abituato al mondo in cui è nato
quando non era previsto il futuro.

Invidio i morti degli anni Sessanta,
che mai sapranno gli effetti del boom;
dei Quaranta sognanti la pace;
del primo decennio della bella epoque.

Meglio morivano a fine Ottocento
gli illusi alle grandi esposizioni,
gli esploratori, gli speculatori,
arricchiti oltre i limiti umani.

Della preistoria i morti eccellenti,
ma i migliori nel Rinascimento,
o a cavallo tra Due e Trecento;
prima del primo dei Sacchi di Roma.

Amor cortese

Amor cortese a simboleggiare la libertà che ha l'uomo dopo la morte degli universali assoluti, e la sua rovina

Mai più bel piede onorò questa terra,
né più glorioso sorriso ebbe luogo,
nessun discorso mai tanto assennato 
quanto i tuoi, Vita mia, fiamma eterna;

fu, ammazzarti, esprimere oltraggio
che non scalfí il tuo alto valore
né realizzò i degeneri schizzi;
sperse le tracce d'amore il custode.

Posticipi e attese

Non vedo l'ora che arrivi l'estate 
già dalla prima metà di settembre,
l'anno in cui andrò in pensione,
poi spero oltre non desiderare!
Il forte boato è coperto nell'aria
nel silenzioso rincorrersi d'ore
si ripalesa d'estate su un prato:
un cane corre, bambini che ridono.

Avverbio

Fra i minuti riflessi un avverbio rimane
a specifica d'ogni contesto
tra frasi diverse d'uno stesso testo
sull'acque di un lago profondo.

Un uomo balla nudo ad un buffet

La Libertà comunemente intesa, è la possibilità di fare qualsiasi cosa per tutti. Definizione ampia, eccessivamente generica, così detta completamente sbagliata.
La Libertà è il risultato di un lungo processo di lotte e di accordi. La Libertà è una lotta. Non si può lottare per cose futili, o addirittura socialmente dannose. L'odierna libertà è in realtà l'illusione di poter possedere l'intero arsenale capitalista, se così si può chiamare l'insieme degli strumenti e delle funzioni economiche: una svalutazione della più grande, universale Libertà.
Non è vero che ognuno può fare davvero tutto ciò che vuole. Non sarebbe corretto, sarebbe un focolaio di caos sociale fatto di imperativi, odii, rabbia, dispetti, sabotaggio, abusi e soprusi, ingiustizia e violenza. Non a tutto il ventaglio dei possibili comportamenti umani è applicabile il vero concetto di Libertà: essa è in realtà sottoposta a vincoli di Etica e Morale, e al contesto socio-culturale, storico, situazionale. Ad esempio supponiamo che ci sia una cena, un grande buffet, e che all'improvviso qualcuno iniziasse a saltare sul tavolo del buffet, a urlare improperi, a spogliarsi e rimanere nudo... Non lo si potrà giustificare semplicemente dicendo "È un uomo libero, lasciatelo stare", esortazione ridicola nel contesto.
Non si può davvero permettere a tutti di fare tutto. 
La Libertà in questo senso va salvaguardata con la lotta, se necessario: sarà lasciato libero colui che realizza il Bene Comune, di tutti tutti nessuno escluso. Solo poche azioni (nel ventaglio illimitato di tutte le azioni possibili) rientrano nella definizione di Bene Comune: si riferiscono alla diffusione del bene (qualsiasi opera di bene comune) e alla necessaria opposta repressione di tutto ciò che impedisce la sua realizzazione.
La Libertà è stata conquistata con il sangue di persone di tutte le età, che hanno vinto: e noi siamo i loro figli e nipoti. 
Essa comprende il concetto di lotta al sopruso e all'ingiustizia, lotta allo spreco di risorse non finalizzate alla realizzazione del Bene Comune. 
La Libertà significa Antifascismo, Antitotalitarismi, Antimilitarismo, Antimafia. C'è Libertà vera lì dove non ci sono corruzioni, fascismi, violenze. 

Essa determina enormi responsabilità: se siamo liberi, dobbiamo essere noi stessi ad avere il controllo di ciò che prima era responsabilità di altri. Morto il duce abbiamo riavuto noi il controllo che ci aveva rapinato.

Si badi che non fu la massa a sconfiggere il fascismo in Italia, ma solo centinaia di coraggiosi. Il beneficio ricadde sulla massa, ma i responsabili di tale beneficio furono un piccolo gruppo. Fu evidente allora che Libertà non può essere altro che imitare quel piccolo gruppo, di giusti, di migliori, di eroi coraggiosi.

È poi seguita una fase lunga sette decenni, in cui ogni controllo e responsabilità è venuta meno, in una burocrazia tarlata da corruzione e clientelismo insegnati da Mussolini. La massa che ottenne i benefici dalle lotte partigiane, si diede al lusso e al divertimento più sfrenato: fu così che dilapidò l'eredità storica. Fu una Libertà bruciata, illusoria, fatua che si rivelò del tutto inutile. Le sconcezze e volgarità dovettero essere sopportati e tollerati, consumando gli ultimi residui dei valori sociali ed assistenziali che ci hanno sempre caratterizzati. 
L'esempio dello sconcio al buffet assume valore proprio da questo processo storico, che ha portato alla realizzazione pratica dell'allegorica constatazione "È un uomo libero, lasciatelo stare". Oggi è normale considerarsi liberi anche da ogni responsabilità, quasi che la società si volesse crogiolare nell'agio della Libertà ottenuta col sangue dei partigiani. Il capitalismo si è imposto proprio grazie alla propaganda ottimistica della possibilità di avere tutto. Tutto. Tutto è possibile per il capitalismo, anche l'inutile, il pericoloso, il dannoso. Così non possono che guadagnarci in pochi.

La Libertà, che significa lotta ai soprusi, attività e processo, assunzione di responsabilità, di ruolo nel processo, è Libertà di azione e di lavoro. Lavoro che realizzi il Bene Comune. Non è vero che è la possibilità di fare qualsiasi cosa per tutti: è anche toglierla, questa possibilità, a chi ha interesse ad appropriarsene in maniera esclusiva.

Ai governanti

Scrivetelo pure sotto le nuvole
coprite di urla l'aria serena,
senza catene i pensieri bestemmiano:
non distorcete i sistemi nervosi.

Giorno coatto

Al rimanere assiduo del giorno
in piedi davanti all'ultima idea,
non resta loro che sporger querela
urlandogli contro decisi dovresti.
Nubi d'improperi ma trasparenti
inadeguate a riempire il sereno:
non le possiamo scambiare per l'oro
di luce del sole, pensar che sia vero.

La frase

Verso sera si spezza l'azzurro 
e a chiazze disperse non è più un colore 
come, mi dico, il farsi milioni 
delle descrizioni di una stessa frase 
semplice sintesi di infiniti posti;
ma non prevedo come va a finire.
L'era degli umili, dei pazienti,
dei medievali santi eremiti,
che sintonizzi Ragione e Mistero,
che perfezioni i luoghi comuni 

Parte soltanto da queste parole
adesso semplici, forse banali,
poi piano piano sempre più chiare
e forti e accomodanti.

Persiste il pregiudizio primitivo che l'uomo sia forte e adatto alla vita sulla Terra, che sia in grado e in diritto di dominare tutto con la Ragione (e le ingiustizie). Perciò ci sentiamo inadeguati, perché è data per vera questa diceria che ci è dannosa. 
Verrà il tempo in cui dovremo riscoprirci inadatti, inferiori agli animali perché dotati noi di cervelli evoluti, capaci di distorcere i dati sensibili. Siamo idioti e sbraitiamo contro le infrazioni alle regole della decenza. 
Si crede più alle credenze che ai dati sensibili. Le categorie distorcono i sensi.
Un Neanderthal avrebbe nausea a guardare noi deformi e riderebbe di noi spocchiosi e vanagloriosi.

Un nuovo medioevo è possibile, senza spargimenti di sangue, in cui l'uomo riscopre cos'è senza pregiudizi. Aiutati dalla Scienza e dalla fine della mitomania contemporanea.

Siamo solo dentro il sistema nervoso centrale, non somigliamo a quello che pensiamo, non abbiamo idea di noi ma solo indizi che di solito vengono ignorati.

Siamo, ma siamo meno di quello che pensavamo, diversi, strani. Siamo qualcosa che non ci somiglia. Quindi siamo, è vero, ma siamo esattamente tutto quello che non siamo. Contemporaneamente siamo e non siamo noi. Ed è tutto normale.

È normale anche che la Verità sia paradosso, perché non comprensibile dalla Ragione presunta, luogo comune e predominante.

Non siamo a nostro agio perché non siamo liberi e viviamo nelle solite illusioni scambiate per reali. Potremmo diventare liberi accettando la realtà.

Chi si umilia può fare di tutto, è onnipotente perché partecipa alla Verità e si adatta alla vera vita, alla Natura e al Mondo.

C'è chi non si è ancora accorto che è esistito il Novecento e ci siamo usciti per un pelo.

L'uomo ha la scienza, imperfetta e perfettibile, che avanza ogni tanto, non giunge mai al termine. È la conoscenza più grande che possiamo avere e non è sufficiente, avanza a stento. Per capirla ci mettiamo secoli e fatica. 

L'uomo secondo Natura è fatto per creare, non per consumare. Producesse ma non usufruisca: basta il conoscere. Non deve possedere mai ciò che produce. Senza alienazione, perché vede tutto il processo. Poi lo adatta, cambia incessantemente.

Tutto è momentaneo, soprattutto la Scienza e le sue regole. Rimane la precarietà come unica proprietà delle cose.

L'assente

Dentro il limite della finestra 
cannocchiale ogni poesia.
Galileiane lune: gli spazi
liberi da confini a contorno,
i lunghi silenzi dietro lo scroscio 
di distrazioni da un lungo silenzio
che tutti li abbraccia e li comprende.
Mira ogni cosa allo stesso momento
che da vicino invece è eterno:
la luce del magma è dentro i mantelli
a lunghezza d'onda oltre il visibile.

Se sono qui sono anche lontano
ma diverso: sembro un giorno
che ha inizio sulla mia cornea,
sull'epidermide, assomiglio a tutto
quando assente sono io.

Un buco

Mai si distrae ma è poi sufficiente 
dico un buco semmai nella maglia 
sarà marginale nascosto ai bordi
determinante il nostro universo
i nostri pensieri, un giorno anormale,
visi dipinti i volti umani
il sole non deve guardare le ombre,
strappa la pagina e vedrai oltre
quello che a ognuno è dato guardare.

Umana sintassi

Il fiato ha legato ogni frase
ogni fatto, chiunque sia
al polmone dell'altro, ignoto
assente e necessario
alieno che è stato coinvolto 
a scambio equo di corpi
tra il tuo e il suo mondo.

Memento audere numquam

Osi strappare anche solo una foglia
tu che sei nato attaccato alla terra?
neanche una frutta secca l'è grandine
col guscio la copre dai colpi dei chicchi.

E tu a cosa credi? A uno sbaglio del caso?
chi nasce noce non si può schiacciare.
Chiunque trattiene bianche lenzuola
avite. E tu ti ci mondi la faccia?

Taci. Ti sovviene allora l'eterno
torci un capello, annienti ogni età;
ti fidi del mostro che sai sotto il letto
perché non vuoi vedere cos'è.

Corre la Storia su altissimi ponti
quando non cede un altro pilastro.

Novecento

Morto il cavallo non si fermò il carro
in traiettoria di un grande incendio.
Chi si trovò a viaggiarci dentro
visse un felice Millenovecento.

Ciò che ci slega

Lo sguardo ruba i tuoi lineamenti 
in previsione di ciò che ci slega:
dormi nel cuore di un temporale,
spero che un lampo imprima un ricordo

così che lo serbi anche se sperse
saranno le nuvole nel suo cielo:
tu poni tracce di oro sugli atomi,
io le raccolgo e ne faccio poema.

Non c'è una frase

Non c'è parola, non c'è una frase
ma tante tante tante; come tante 
le nuove occasioni di approccio,
gli accessi ai corridoi di casa,

tanti i buchi a una rete ingrandita
tanti equivoci sparsi corretti,
in tanti colletti delle camicie 
che ogni giorno indosso a lavoro.

Lo sconosciuto

La mano di chi è, che è nella mia mano? Il giallo al tramonto è bianco di luce che pigramente la mente mia imbratta. Sono un miraggio ai mie...