Mostri, fantasmi e bidello galattico

Nel quartiere senza luci
una notte di maggio
che si siede alla finestra
e guarda:
piovono i muri senza
seconda mano di vernice
e in un inno alla mia stanza
s'apre il vortice di tempo
o note morbide colorate
di una sensazione
che devo avere avuto
al momento della nascita,
strana come il riflesso
di luce dell'origine
sparso ancora nell'universo.
E poi io che parlo
con timore con rispetto
ai miei mostri, o ai
davvero - fantasmi.
È il tempo in cui mi prendono a calci in bocca
e li combatto, li strappo
oppure li alzo coi bracci
e ci faccio l'amore:
sono i sogni che ora
ho a letto e scrivo.
È la notte
che il cielo è scritto da uno scolaro
e distratto durante il dettato
del maestro
fa sul banco i disegnini
prende appunti
su scontrini e fazzoletti
su incarti di gomme da masticare
e li butta nel cestino.
C'è un bidello galattico che raccoglie
i foglietti manoscritti
e riempie il mio cielo che
insolito irrompe
nella stanza dei rumori
in sembianza silenziosa
dove io ogni notte mi perdo.

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