Anche questo gennaio

Spero che torni anche questo gennaio
gialla-azzurrissima, viva, la luce
dei miei ricordi quando m'aspettavo
nuvole grigie e invece - magia! -
la diva del viola risveglia i nitori
delle montagne di fuoco oltre il golfo
e il mare decolla, il cielo che piove,
ogni parola ritorna al neurone,
le foglie s'attaccano al ramo d'inverno,
solo possibili tornano i figli;
a noi che, nati, adesso abitiamo 
l'ultimo podio rimasto vacante
seduti al sole mettendo radici,
scade il contratto anche questo gennaio.

Io sono dentro per tirarvi fuori

Mi tuffo. Mi preme, è tempesta, in basso,
l'onda ancora travolto io lotto
contro la lusinga di stare a riposo,
d'impeto scosso lontano dai flutti
io m'inabisso e vengo a cercarvi
scure tra le acque grandi imponenti 
non maestose e dee trasparenti,
fine dei viaggi su cui garantivano,
tela che acchiappa le aspirazioni.
In questo mare è dolce annegare:
io una volta rimasi sommerso
ma riguadagnai la superficie,
sono tornato per tirarvi fuori.

A strignele

Chiudene i porte pe no fe fraiasse 
e ci ve sone alli chèse se spandene
come ci no se vé scéte u padrune
doppe ca ha spiccète de fatiè.

Ci s'arrecorde ca abbasce alla vie
s'asséve a vedé ce sté succedéve:
nghianève lu suene de na rigonette
però nisciune sapéve purcé.

Chèda dumèneche assute de sabbete
cude mumènde ca è senze n'orarie 
sèmbe vulanne attüerne allu cïele,
ci lu chiamïeve sunanne, turnève.

E li uagnèdde pigghiavene a strignele,
i lore iamme azzecchèvene a fusce,
réte i uagnune sçcattavene a ride
e chide chiù granne réte de lore.

Ci lu sapéve ca indre alli frabbeche 
se nascunnéve nu sanghe chiù amère
du mïere acïete e de l'alí gnure?
Chiudene i porte li nostre signure.

Esistenza a Milano

Era esistenza anche quella a Milano,
il fiume di zitti, la reclame sul Duomo,
l'hit parade messa a vendere il premium,
e fra i navigli scansare il mercato?

Dovemmo guardarci le spalle dai ladri,
mostrar tolleranza a brutte cravatte,
correre altrove per fare la fila,
pavidi, timidi, coi nostri comodi:

queste formiche abbiamo cresciuto
stanche dei corpi in cui hanno vissuto,
che riconosco, benché, tuttavia...

la Storia risolta a occhi abbassati
travisamento del no futurista:
la calma arrogante di quella barista!

Le mura recenti

Le mura recenti si prendono i borghi
(non il processo, già il risultato)
quasi spavalde del tempo d'arrivo,
le ama la massa che ha ristrutturato.

Le strade sporche si accalcano ai bordi 
e fanno passare la processione
con un inchino al comune mistero
del luogo comune che esotico è vero.

Non sei diversa

Non sei diversa da questa mattina
in cui risorgi ma senza morire,
se tu l'ascolti lì ti riconosci:
dici "Il silenzio?", "Il silenzio" rispondo.

Eccolo il glicine

Non vivo e vivo, non scelgo ma scelgo
indosso una mente su un manichino:
eccolo il fiume, il viola del glicine,
il sacrificio del tempo al denaro:
ragli, scambiati per canti, applauditi
la frase già fatta, il ready-made,
ero una bestia di sola materia
ora una spuma che schiuma e si perde.

Le belle bandiere

I nostri corpi le belle bandiere
e le città descritte, non viste,
sono murate nelle parole
- prendo del fiato tra la mia membrana
copro del vuoto che brucia gli alveoli
svuoto il mio pieno e poi lo ricopro -
cellette rimaste chiuse nel limbo
dove dolce la sera riceve il mio grido.

Rapido volo crollato dagli occhi
su nel cielo anche nostro cammino
ma ora il nulla, ora il nulla mi è serio
anzi divino. 
Ora il nulla mi sembra sensato
anzi tagliato sui nostri corpi.
Le bandiere riempiono il cielo,
giù la città che giace ammainata.

Come s'annega

Come s'annega mi inondi d'un mare
luminescente da una fessura
io che ti guardo mi accorgo appena 
dei pezzi di spazio che ci circondano:
lo farei divelto per darti un bacio.
Se il tempo cessasse e restassi fermo
con te davanti ne sarei contento
perché mi attende l'averti in ricordo,
gli occhi accasciati su miseri altrove.

Palloncino

Io parlo te referente introvabile
tacitamente latebra del cuore 
se parlo piano in penombra finisci 
di sole se forte più abbagli del sole
più grande d'un sole mi si - ogni molecola
la frase la strada d'un palloncino
dato a un bambino durante una festa
che non è questa. L'ossigeno in elio.
Io che non spiccico una parola 
perché nessuna parola è vera
sono una sillaba dopo una virgola
pure mi sento una pagina intera.

Questa

Questa del fiume è la lenta corrente
insieme ai suoi pesci una storia trascina
queste le canne che crescono intorno 
nelle campagne affogate di sole
quest'acqua fredda è la sua cristallina
dove la testa immerge i sudori
e le parole non hanno più suono,
affondano al suolo i significati:
botola al limite dell'universo 
che non va oltre la sua superficie.

Tu non ci sei

Il giorno finisce d'ufficio:
tu non ci sei, l'immobile antico
nella stagione che vuole viavai
è statua pesante a lontano turista
occasionale, come casella del gioco dell'oca
a una pedina ch'è mossa dal dado
cui lei si affida e non s'è fermato 
strano riflettermi dentro gli spigoli
battere il piano e quello anelanti
mentre ancora mulinano gli angoli
per rifuggire lo stabile appoggio.
Credevo mancassero poche caselle
ma la seguente mossa fu tua.

Questa vacanza

Nelle campagne si cresce un ricamo 
tra i tuoi capelli e le spighe del grano 
che cucia di filo dorato i ricordi 
e i riflessi specchiati nel lago
dove una auto ti riempì di polvere 
e tutto l'anno è anche questa vacanza
se riposa in un'isola lontana 
per cui ho a sognare i procedimenti
per il recupero della scoperta 
dalla finestra al mio balcone.

Infinito

La cosa più grande che possa guardare 
è una piccola piccola stella
io me la devo fare bastare 
per l'infinito vedere in quella:
e lei - che brilla nel buio - che bella!

Lucrezio

Gli dei di Lucrezio passano a fianco
ma coi tuoi occhi non riesci a vedere
cosa succede al di fuori dei corpi:
dietro il tuo spazio un altro universo.



La calma

Muti contorni immutati per anni
dove esistiti ed insisti non vista
ora sei sparsa per tutta la Terra 
come la luce del giorno ed è notte 
come quest'ora che riempie il silenzio 
o come il tuo passo sotto il mio passo
che affondo distratto nella nuova carne
assunta da quando il mondo sei tu:
come posso io solo vederti?
anzi il difficile è ignorarti 
chiudo la tenda e sei l'altra finestra,
gli occhi chiudo, mi tappo le orecchie;
la città, anche, ora sembra diversa:
davanti casa c'è un mucchio di foglie 
che sembra fermo e invece si muove,
il canto dei grilli, uno strano tepore;
mi sembri fatta di acqua di mare
e nel tuo mare m'immergo e m'annego.
E quella calma che affonda le cose
credo che sia la tua vera potenza,
ma se non muta niente di natura 
tu c'eri già quando non c'era il mondo.



Farsi accavallato come spunte
il mio tentativo che langue vano
e un po' gli accarezza la pelle
poi la lancia via dal fasciatoio
la pietosa, la pietra, la pigna
tutte fuse nelle ragnatele esotiche
di stucco il giugno cercare riparo.

D'altro canto

Ha il muso rapido un fremito
e le maniglie esposte, le sordide
anziane due sorelle gravide
una si cava la testa alita e sgonfia
un cartello di sacco marrone gita d'agosto
e non sposiamo la donna migliore
la geriatria praticamente sognata alle medie 
da fantasmi tredicenni.

Aver dimensione

La pietra va in corto e imprevisto
accesso nel muro, limitazione
vero battuto da sguardo violento 
intanto altrove e impercepito
nel mentre stesso deviante la rotta,
farsi millimetro d'ogni secondo 
e la sua direzione diverge.

Cyberpunk

Ronzii di lampioni nel buio astrale 
e vane speranze. Oggi due cuori
si lanciano onde radio frementi
angoscia che l'altro non le intercetti.

Sono idee le imposture degli altri,
le false dottrine, le facili lagne,
travestire anche i cani da uomo
confondere il mondo col cyberpunk.

Quanto amore è dovuto morire,
giorni futuri mandati in rovina
folle dall'odio che trova un motivo?
Fa meraviglia abbracciare un amico.

Costei che fugge

Fuggi e non voltarti non vogliamo
che sia presa ma seguire te leggera
districarti tra le fronde e il fiume
chiaro che ti annega, mentre i rami
nella corsa ti feriscono le gambe,
il sudore t'entra in gola e il respiro
non ti basta
già la mano mia t'acchiappa: corri
preda ch'io ti caccio e ti dismembro,
scuoio il vello ai tuoi lamenti
e un istante è dilatato.

Petrarca

Non qui la voglia, piacere, l'amore,
in loro vece la pace del cuore
fuor differite e affannose trasferte
ove addormentano nenie sireniche

altrove colui che risolva richieste
e lodi al succo che santo l'asperge
mentre il rovescio a infantile eresia
qui dura meno e non molesta il sonno.

25 aprile

Sangue a terra il tuo colato
vaporato sì ch'entri nelle vene
verdi ancora negli eccidi nuovi 
come un seme da nessuno piantato.

Preghiera animale

Dio uomo che sei in terra
con una guerra annienta le idiote
antiche credenze, falle fruttare
da vincitore riscrivi la Storia:
"Lo slancio dell'io lo dia l'erotismo
il pregiudizio quello in Poesia".

I cancelli del Tempo

Specchio di carta dove tu insisti
ed esisti, sollevato al suono
della tua stessa voce ovattata
talmente ottavata che si fa moto
da sé generato; se ti incendiassi
il mondo che appare incendierei
i tuoi riflessi diffonderei sparsi
come brace rovente per terra:
ciò getterebbe al sole memoria,
i cancelli abbattuti del tempo.

Crociera che ho immaginato

Io per futili mete turista
appaio scaltro saputo acquirente
cliente tra i banchi di souvenir
dove aguzzo il mento dubbioso
acché il pubblico applauda annuendo.
Ride il commesso, guarda, lo sa
parte anche lui della mia recita
giocata sul business della memoria.

Guerra fulmine l'opposto

L'effluvio di grazia dovuto all'eccesso
depositato in un'area casuale
che investe con sfarzo il polo suo opposto
al suolo, languente fino a un secondo
prima ti sia paradigma:
la repulsione tra cariche uguali
emette diafano lieve silenzio.

Lume nel buio

Il lume nel bosco da sé si alimenta
lì al buio tra i rami dove tremanti
dal dubbio i miei passi incerto dirigo
mosso da venti tra immobili foglie
che senza turbarsi mi lasciano perdere.
Il lume mi scivola come rugiada
la mano lo afferra, rieccolo avanti;
nell'iride insolito irrompe un riflesso,
forse ho sentito il rumore del tempo.

Brevi disturbi


Non riesco mai a vederti mutare:
musica, valle, abisso, persone,
miagoli e strisci, dopo un po' parli
rotoli, voli, esisti e non esisti.
Citomitosi e mitopoiesi
a reggere pali del vecchio edificio
la vela bucata è nella bonaccia,
è raro che io mi senta adeguato.
Per questo l'inciampo meglio dell'intento
voltare i passi senz'alcun disegno
ma alla corrente di trasmutazioni
brevi disturbi di ogni certezza.

Notte


Mi dormi accanto e forse già sogni
sola nel cielo in cui ti aggiri
- chissà con chi sei e se io ci sono.
Voglio raggiungerti, non so trovarti.

Le righe a colori delle coperte 
fanno ironia al chiarore notturno
tace il condominio, fuori le stelle,
di te il solo respiro risponde.


Pezzetto di sempre

Anche se spesso mi arrabbio per strada
perché è già tardi o gli sconosciuti
mi urtano i piedi in mezzo alla folla;

dagli alberi ai lati dei viali
e dai muri antichi dei palazzi
sento una voce che mi tranquillizza,

e poi mi basta guardare il cielo
che, tutto azzurro, mi fa stare bene.
Ma anche se grigio e in tempesta

mi piace pensare al cielo di aprile
vivido anche a pensarlo d'inverno
sempre presente di giorno e di notte,

mai andato via da miliardi di anni;
e così va bene, tutto migliora:
tutto è sempre rimasto così

come è ora, pezzetto di sempre.

Binari

Le porte del tram ti lasciano solo
la voce è un programma di audio lettura
la nostra vettura lo sbaglio del tempo
le nuvole rosa di un'altra natura.

Hai perso il filo non dicevo questo,
l'estate ha bruciato i nostri capelli
e i nostri fratelli morti da piccoli
ora hanno figli più morti di quelli.

Scendo dal tram come senza paura,
fisso lo sguardo ai binari di senso
penso che un tempo ci sia stato altro:
oltre i suoi fili un cosmo. Immenso.

Nella lingua

Sei nella lingua: ti umilia l'idea
d'esser trasmesso da bocca a bocca.
Il tuo nome smette di denotare
ultimo passo di un più lungo viaggio
che più prosegue più ti trascende
che più prosegue lasciandoti fuori,
fra le onde di senso d'omonimia
dove rincarni miliardi di altri.

Meravigliosa

Sotto il vestito sei senza colori,
la tremula luce ti può attraversare.
Vedo di te solo ciò che non c'è
dietro lo schermo di cui ti inghirlandi

so solamente quel che si può dire
non te, lì prima che ti si conosca:
meglio appari al buio distante
fuori i contorni delle superfici.

Un sorriso

I cani corrono come cavalli
sfrenati e abbaiano contenti
dopo le piogge degli ultimi giorni.
Tu che li guardi reclini la testa
incarni il tempo imbambolato
e non controlli la forma del viso:
lì come un'alba ti spunta un sorriso.

Capodanno

Un capodanno coi soliti botti,
finiti gli spari fitta una nube
parve inghiottire il moto dell'orbita
nella mezz'ora abbondante di auguri
come arraffanti nel cieco richiamo
del cappellino e della trombetta
sul nuovo buio, silenzio inedito.
Un nuovo anno uguale ad un altro
senza neppure vedere com'è
ce lo prendemmo e vestemmo da vecchio
caricatura d'opportunità
dove in realtà non c'è spazio per noi,
per gli schiamazzi senza emergenza,
per riposare ancora un minuto
mentre un incendio consuma la casa.
Si festeggiava la fine di un anno
o che sopravvisse il vecchio nel nuovo?

Lo sconosciuto

La mano di chi è, che è nella mia mano? Il giallo al tramonto è bianco di luce che pigramente la mente mia imbratta. Sono un miraggio ai mie...