Ciò che c'è

Ero vivo, sentivo il vento in faccia e nei capelli, il sole bruciava e tutto era splendente, troppo splendente e correva veloce sotto le mie ruote. Mentre ci superavamo le nostre traiettorie mi ricordavano le braccia di mia zia in cucina che impastavano acqua e farina e tutti stasera avremmo mangiato focaccie e panzerotti fritti; e poi le braccia di mia nonna che sciacquavano, sbattevano e giravano con scosse e movimenti secchi e veloci, secchi e veloci il bucato sulla tavoletta e quel ritmo non dava respiro, non c'era possibilità per lei di sbagliare, non perdeva un battito,e poi accelerava, e il bucato si faceva sempre più bianco e pulito. Il mio sguardo sugli alberi secolari delle campagne che fanno un muro di verde continuo ai bordi della stradina, solo a volte bucato da quelle palle arancioni e gialle che sono i loro frutti dolci e insieme leggermente aspri; le due ruote che sbattono sull'asfalto gonfiato dalle radici che gli scorrono sotto che cercano di distruggerlo con la loro forza vegetale, ma riescono solo a deformarlo formando piccoli dossi fanno quel rumore sbam sbam che mi fa ripensare al coltello che sbatte sul legno dopo aver attraversato e tagliato a metà l'anguria fresca sul bordo del fiume da mio padre. E tutto capita continuamente contemporaneamente sempre e dappertutto fin nel minimo dettaglio sotto il sole sulla terra e tutt'intorno e io dovevo essere lì per godermi la mia periferia di mondo e correre e ricordare e senza rendermene conto dare un'importanza fondamentale e dignità assoluta a cose che ero abituato a vedere e che scambiavo per cose banali, ad ogni minimo mutare delle cose, alle loro interazioni reciproche, ai gesti delle braccia di mia zia, di mia nonna, al coltello di mio padre e all'anguria.

i morti tuoi




Cadeva d'impatto la luce, non  gradualmente
forse la Terra cadeva o forse era il Sole
nascosto veniva il morto strascicandosi
dentro alla grotta artificiale in cui io sto
conforme al Piano Regolatore vigente, approvato con deliberazione GRL n° 29471 il 26/02/1980
mi voltai schifato dal puzzo che le carni putride
blu cadavere in penobra ostinate emanavano.

Questo invece continuava a venire e voleva
darmi il perdono per l'osceno mio suo delitto
accennando un ghigno con sguardo sereno
veniva a guidarmi fuori dalla mia buia gabbia.
Ti ho già ucciso perché eri antico - dissi io -
Non ho freni inibitori, sono solo un funzionario
dell'impero in cui sono nato, che pertanto io diffondo.
- Ma io torno per salvarti, non fai altro che occultarti
se tu fossi nei miei panni quanta pena in tanti anni
siete stati fuorviati, noi possiamo collaborare
non sai cosa manca se non mi conosci - Zitto straniero -
interruppi la frase - tu qui non puoi stare: c'è una legge
a proposito di ciò che è normale. Non so bene quale
l'ho vista in tv approposito inizia lo show domenicale. -

Gli presi la testa con entrambe le mani
e si frantumò. Lo sbattei sul muro
con un colpo animale di cui posso vantarmi
lo uccisi due volte e ancora lo farei.
Adesso non so se persi lì un'occasione
in guerra con gli altri, anche nel tempo
lontani, siamo eroi dell'inesistente.

Notte

Mi dormi accanto e forse già sogni sola nel cielo in cui ti aggiri chissà con chi sei e se io ci sono. Voglio raggiungerti, non so trovarti....