Il giorno

A dall'alba alla mattina

E le ore nel mezzo

I i pigri meriggi

O, si fa notte

U: notte oscura.

Il coro universale

Nell'universo intero

Tra le galassie

Anni luce distanti,

Dalle spirali

E dalle ellissi,

Su Andromeda tu, 

nella Lattea io 

Un coro si espande:

Porco di un D**!


Sara

 Sara, nel deserto piove musica di luce

questo sogno ti si avvera 

quando pensi non riuscirci, e piangi 

e pensi che nel mondo non c'è spazio

dove metterci comodi tra noi.

 

 Quanta strada percorsa è crollata,

vedi, Sara, giù in fondo alla scarpata,

non cadrai con lei se corri 

e se spandi le tue ali.

 

 Tracci invece un sentiero tortuoso, 

sì, ma ricco e veritiero 

che passa nel buio di una foresta

 

 ma non temere, Sara, questi anni

li hai vinti. Chi ha perso è quel mondo.

Quel mondo ladro, e disonesto.


L'entusiasmo delle arti

 Invano ti cerco se chiamo quel nome:
giochi nascosta giacendo tra l'erba
delle mie pieghe cerebrali, e scuoti
le fibre, le ossa, mi muovi, m'ispiri
respiri quest'aria ma il vento che soffi
è un vento diverso dal vento che è nostro.
 E tocca montagne, boschi mai visti
dagli occhi aperti al sole che abbaglia
e sbaglia la mente che vede nient'altro.
 C'è spazio abbastanza per i nostri sogni
mai stato di più, né recintato,
venduto, comprato, mai devastato,
è da lì che vieni - quel posto lontano
non riesco a pensare sia dentro di noi.
 E parli suonando la lingua di archi,
sembra uno scherzo - lo è, ma anche
lo scherzo nascosto del mondo che vive
e ride, fingendosi zitta materia.

Tempo. Risorse. E denaro

 Noi costretti ad arrangiarci

dei prodotti scadenti venduti

solo dietro pagamento

senza poter distruggerli


non siamo i pessimisti, siamo

chi pretende si rispetti sempre

la parola. Puniamo chi truffa

e non fa il suo dovere.


Contenti siete voi

che fingete il paradiso

o di avere ciò che spetta


sprecando tempo. Risorse. 

E denaro.

Veicolo

 Non bastava cadere insú di giorno

mollare la terra e il contatto

scavare, andare insomma lesti

senza veicolo di sorta, via?


Poesia la mia astronave chiamo

di matematica tarlo e materia 

che spiana mentre erode, ghiacciaio

giusto, ghiacciaio furioso. Ritorna


In fondo mai davvero parte. Ruota

per la galassia e viene dai tempi

e dai punti impossibili dove è.


Ho avuto da fare, molto impegnato

quest'anno davvero poco viaggiavo

e temevo di aver perso il decollo.

Lucro

 Piange se non c'è guadagno il barista

che fa caffè e che ha arredato il locale

vomitando tavolini dove cerco di passare,

slot machine, cornetti precotti.

Ecco il lucro mascherato da magnanima

passione servizievole, ecco il tuo interesse

che invade il mio, ingannato e punto

nelle sue debolezze.

Pazzia quale far confusione

tra virtù e avidità aspettandosi un premio,

che per il cliente è male minore con delusione.

La scossa II

 Madonna che ottusa che spingi passando

senza manco guardare davanti

non te ne frega dei modi educati

del rispettare gli altri e il paesaggio,

ma passa di là! È occupato, non vedi

che strillo, che ho perso la pazienza

e non reggo il dolore di te che rintuzzi

nelle mie fibre muscolari? Due e trenta

e mi contorco da burattino i cui fili muove

il regista peggiore mai nato

il solo - sospettosamente - da natura autorizzato.

Ti aspetta

 Ti aspetta.

Aveva sentito che alcuni arrivano

dopo anni che li si aspetta

perciò ci spera ancora

non sapendo fino in fondo

se tu sai che ti aspetta

e dove.

Molti infatti lo ignorano del tutto

né sanno di dover andare

in luogo alcuno

perché qualcuno lì li aspetta

e restano ignari vagando a vuoto

sprecando tutto il loro tempo.

Non so dirti chi e dove

ma sappi, ti aspetta

e tu parti a cercarlo

perché c'è e non fa altro.

Vacanze italiane

Brillando sotto il sole ad apparire
intercede il maschio inciabattato
tra innocenti telline e paguri.

La sabbia sommerge il mare e altri
residui sbriciolati di organismi
che l'osserverebbero ammirati.

Oh! la vacanza è un carnevale
che rovescia la vita quotidiana
sembra il tempo di dimenticarla.

Ha qualche occasione di mostrarsi
diverso infatti non si direbbe
esser quello che disturba la gente.

Adesso cerca il rilassamento
sì, ma poi quasi t'investe per strada
per non stancare la gamba sul freno.

La scossa

Vieni qui materia che ti controllo
mettendo un jack dentro alla porta
erogando l'energia richiesta
elettrica, ma non metterne troppa
perché non mi si intoppi il computer
alterna dentro fuori sopra e sotto
a duecentotrenta watt che è poco
sì, ma se me li scarichi addosso
lo so che stupida e grossa che pari.

De pigrizia IX: La Repubblica è fondata sull'ozio

Una repubblica seria si deve fondare sull ozio, e non sul lavoro. Proprio quello che ci è negato per guadagnare di più, ancora di più, e così non darci il tempo per riflettere su cosa stiamo facendo e cosa è meglio fare, continuiamo a essere inutilmente impegnati in un circolo senza fine che chiamate vita.

Così molti sono, non ozianti, ma pigri egoisti pronti a tradire o uccidere o a far ricorso ai birri per difendere il proprio riposo e i diritti negoziati e ottenuti a fatica (da altri che si sono impegnati).
Non abbiamo tempo per noi stessi, dobbiamo regalarlo ad altri che non conosciamo e che non se lo meritano. Proprio quello che ci fa vivere male è consueto; proprio quello che ci rende migliori e autonomi, che spinge a riflettere e ad agire, non è previsto neanche dalla costituzione.

Veniamo ammessi a lavorare per ripetere tali e quali le nostre capacità, non certo per migliorarci e innovare. Per innovazione adesso si intende un cieco avanzamento tecnologico che non cambia nulla ma moltiplica i problemi umani, allontanando sempre più l'uomo dal suo stato naturale ed ideale dove sarebbe a suo agio e svolgerebbe le attività connesse ad una vita sana e produttiva.

Un pigro che non sa cos'è la nullafacenza non sa di essere pigro, che gli manca la volontà, e non capisce cosa vogliano le persone con volontà e spirito di iniziativa.

La Scuola, sempre peggiore di anno in anno, ha significativamente sostituito la competenza della creatività con quella imprenditoriale, probabilmente condannando la creatività artistica senza scopo pratico immediato che è espressione del mondo umano, promuovendo la capacità minima di saper vendere cose. Cose tutto sommato inutili perché le persone non sapranno che farne, avendo perduto la capacità di capire le cose, di farne esperienza e metterle alla prova. Ignoranza ulteriormente sfruttata dai produttori, che fingono di aver concepito il prodotto finale (basta dirlo in pubblicità) e definitivo, immettendo l'ennesimo aggeggio o sostanza già in possesso di tutti.

L'imprenditore non sa o ignora volutamente la fenomenologia del desiderio umano: costante e non soddisfacibile, perenne, incerto, vago... per poter immettere nel mercato un generico prodotto. Si immerge in una nuvola di credulità infantile che è la stessa atmosfera psicologica che avvertiamo quando ci illudiamo di aver trovato finalmente l'oggetto dei desideri. Inoltre, pensa che tutti abbiano gli stessi bisogni (è la banalizzazione del target), e non sa cos'è un bisogno e un desiderio, perché ha avuto un'educazione deviante e sprezzante nei confronti dell'umanità: un'educazione capitalista che insegna a ingannare bene e meglio in vista di guadagni, a fare in fretta e non soffermarsi su niente, a ignorare la singolarità degli esseri e delle cose. Perché è sostanzialmente falsa, virtuale, inesistente. È una cultura non umana che svuota e svilisce l'uomo e i suoi desideri e che non si cura affatto delle persone, ma della distribuzione delle cose. Intende che la Vita sia gratis, e, ignorando intimità coscienza filosofia e religione, ignora anche il valore della Vita, o lo tace perché le sarebbe controproducente.

Gli scrittori muoiono

La morte di Marat di Jacques-Luis David: analisi 
Dante, Foscolo, Manzoni, Salvia, Sciascia... Fra le attività principali del mestiere dello Scrittore indubbiamente quella a cui è data maggior peso per valutarne l'opera è la sua Morte: un bravo Scrittore deve soprattutto essere morto, e, se è morto, tutti automaticamente mossi da pietà e dispiacere ne coglieranno, apprezzeranno e loderanno le doti artistiche e letterarie. In attesa dell'apice della loro carriera, molti scrittori passano il tempo provando la propria penna su fogli di carta, a volte per la gran noia si lasciano andare in visioni fantastiche che la loro penna segue e descrive, ma sicuramente non è questo un aspetto fondamentale dell'essere Scrittori, che abbiamo detto devono prima e soprattutto essere morti.

 Si noti il motivo centrale della Morte in tantissime opere letterarie, nelle migliori anzi: la si ritrova già in Dante e Petrarca, nei quali, se un attento lettore analizzerà la loro opera, si troverà faccia a faccia con questo antico topos letterario dell'autore che in quanto autore deve morire, e che prima di morire vuole cercare di portare a termine degli obiettivi, come, ad esempio, raggiungere la fama tra gli uomini, lasciare un vestigio di sé; tutto, appunto, in vista della sua Morte.
Un autore di letteratura sa più degli altri che egli morirà. Non solo più degli autori di libri non letterari, ma più di tutti gli altri uomini. E la sua morte non sarebbe un incidente, perché la Morte di un autore è una parte del lavoro dello Scrittore. Non per questo però sarebbe necessario morire in maniera più eclatante degli altri: cioè non esiste uno scrittore "più" morto o morto "meglio" di altri: lo Scrittore deve, anche in punto di morte, fingersi un uomo qualunque e un'anima qualsiasi, deve inscenare la morte di qualcun altro, far finta che a morire sia una persona a caso e non uno Scrittore in pelle e ossa. Non servono morti eclatanti.

 E non si sa perché deve far finta di morire come tutti gli altri e poi invece lo deve fare per lavoro, forse solo per dare l'impressione che lo Scrittore recentemente estintosi fosse un uomo comune, perché alla gente in genere piace pensare che qualcuno che abbia fatto cose belle e importanti fosse una persona apparentemente qualsiasi, e con le stesse capacità che hanno sempre avuto tutti gli umani.
Molti scrittori però si sono rovinati la Morte, nella sua attesa, scrivendo cose ridicole cioè molto molto seriose: una delle cose più divertenti è vedere una persona che si crede esperta in qualcosa. Quindi si sono buttati su argomenti tradizionalmente seri o a trattare stupidaggini con metodo letterario, in entrambi i casi rovinandosi la reputazione. Hanno sprecato la loro occasione (Vita) perché facendo gli esperti seri, questi scrittori saranno odiati dal pubblico, che desidererà anzitempo la loro dipartita, e li eviterà durante e dopo la Vita.

 Invece non si fa così: uno Scrittore "vince" cioè fa il colpo grosso in letteratura, se mentre vive nessuno si accorge di lui. Deve rimanere sconosciuto fino alla morte perché altrimenti non è esattamente uno scrittore. Giuseppe Tomasi di Lampedusa oppure Italo Svevo sono stati lavoratori esemplari sotto questo punto di vista. Oppure uno Scrittore serio lavora ogni giorno anche se in realtà non ha mai scritto niente in vita sua.

 È un lavoro olistico, nel senso che coinvolge tutta l'esistenza di una persona, che se è scrittore fa lo scrittore durante tutta la sua vita anche quando non lavora e anche quando non vive, è un progetto a lungo termine.

 Ora, ci si può confondere e, poiché tutte le persone muoiono, è difficile dire quale defunto recente fosse stato Scrittore e quale non lo era. Molti furbetti, per fingersi Scrittori, ricorrono alla scelta professionale del suicidio, ma se si viene a scoprire che la loro morte è stata programmata e non avvenuta per incidente, allora si comincerà a dubitare delle loro capacità letterarie; ma, d'altra parte va ricordato che non bisogna subito buttare tutto perché anche molti bravissimi scrittori e poeti, accorgendosi della futilità della loro vita e di quanto fosse necessario morire, scelsero di suicidarsi non per scelta professionale autoriale, ma perché non sopportavano questa prospettiva così lontana.

Giugno e piove fuori ma steso

Giugno e piove fuori ma steso
sul letto l'aria mi tocca è fresca
e viene dai monti lontani oltre
il mio golfo. Mi ha raggiunto venendo
tra le foglie di declivi boscosi
piovendo sui funghi e sulle fragole
bagnandosi i piedi nei freschi fiumi
piedi leggeri per farci dei salti
pieni di polveri e strane leggende
senza che io me lo aspettassi
è riuscita a venirmi a trovare.
Sembra vuota ma è già piena di cose
ora qui, prima erano altrove.

L'oltraggio al Sole

Con i cieli putrefatti ma le strade lastricate
oltre, il sole che oltraggiato
ci raggiunge ma rimbalza
nessuno che lo piange infatti
tutti ridono perché forti.
Questa luce lascia bruciature
e ride, ride sulle pietre complici
della strada lastricata e la indora
e veste da signora sofisticata
o strada cittadina questa laida di provincia
che ci cuoce - cosa ride? - brucia!
È un incendio così lento che pare
ovvio - non innocuo -
che ci pensi a fare?
Stai fresco
e solleva questo caldo stellare
si suda e ci serve del ghiaccio.
Per le strade di provincia trattate
da puttane sbattute e calpestate
da ruote sozze di mezzi pesanti
discorsi inutili, comunicazioni
inefficaci. Poi case lustrate
confetti turchesi o marroncine
e dentro gente che vuole dormire.
Dove nessuno può entrare, non serve
fingersi attenti. Dove si accelera
uno si immagina non fare danni.
Qui nessuno scende dalla macchina
né ha una testa per stare nel mondo
si perde, si stanca, si sente svanire.
Dove siete andati?
Giocavamo e mi ero nascosto
ma voi ve ne siete andati
senza trovarmi
o vi siete nascosti?
Facevate tanto chiasso felice!
E adesso silenzio
e non so dove sono
né dove siate.
Mi chiedo - chi ha vinto? -
e se la partita sia terminata.
Questa poesia ha ricevuto la segnalazione di merito dalla giuria del Premio "Penna d'autore XXV edizione" nel dicembre 2021.

Quelle ombre del rosmarino
che riposano sulle rocce
bianche come barbe di santi

soltanto un lampo traluce
ed è un falco rapido che ascende
poi gira intorno e là rimane.

Sento il caldo che oscilla il terreno
perché l'aria profuma di aranci
e da lontano, c'è il suono del rivo

campestre che scorre sereno
umilmente a lavoro nei campi
bagnato dal sole placido estivo.

Vorrei stare per sempre
in questa terra non umana
dove il mondo si specchia nel cielo.
Tra i colli scrivo e il mare
Dove corro con la bici nei campi
E i miei nonni lavoravano

Domenica. Aprile.

Strade bianche di sole
ruote di bici poggiate
ai muri. È ora di pranzo
la domenica in aprile
il cielo a sud si bagna nel mare
e riposa sotto gli alberi di arance,
si distende sulle acque dei torrenti
campestri sfiorato da foglie.
Ora attende un po' cammina piano
perché dormono i bambini nelle case storte.
Luce e lenti soffi di vento
Dominano tutta la città.
Tre e trenta. Ricomincia il traffico...
In genere chi vive male, non si sforza per migliorare, ma vuole che tutti vivano nelle stesse condizioni. Vuole schiacciare gli altri.
Chi davvero vuole migliorare invece, vede cos'hanno di buono gli altri e ne fa tesoro. (Presto, prima che i primi schiaccino gli altri!). Rispetta e aiuta gli altri.
Chi vive male non vuole dialogo ma solo ignoranza e violenza. Chi vuole migliorare vuole dialogo, pace e conoscenza.

Retorica di destra: guarnitura torte

Le retorica di destra deve essere molto "poetica" per diventare convincente e riuscire a convincere, per ottenere consensi e voti dalle masse.
Non avendo nessuna proposta di miglioramento per le masse, perché la politica di destra avvantaggia i pochi ricchi, per averne voti è necessario che si trovi parole belle per argomenti meschini.

Gli argomenti preferiti fanno leva sugli istinti di superiorità che hanno tutti i bambini e i ragazzini di meno di tredici anni, che sognano di avere il dominio del mondo sotto di sé. Ogni persona, nei primi anni di vita vuole essere l'unico dominatore del mondo. Questo significa essere bambini: egoisti ed egocentrici che si divertono a combinare parole solenni e altisonanti di cui non colgono il significato. Quando sentono una frase modellata sulla retorica, cioè fatta a tavolino con lo scopo di piacere, gli piace così tanto da prenderla come legge.
La loro mente è ferma a cinque secoli prima della venuta di Cristo, hanno la loro tavola delle dodici leggi tutte incomprensibili e scritte come formule magiche, il vecchio linguaggio giuridico.
La retorica di destra si fonda ancora sul linguaggio di quei maghi truffatori, dei finti profeti, dei raggiratori che circolavano agli albori della civiltà, e sul pensiero passivo e limitato tipico dei bambini.
L'adulto, senza alcun reale motivo, solo per questioni di età e di cronologia, afferma di essere meglio di un primitivo e di un bambino, perciò non è capace di accorgersi e non si offende minimamente di come viene preso in giro, della bassa reputazione che i suoi modelli hanno di lui.

La banalizzazione delle masse, la caduta del pensiero critico o capacità di pensare, procede di pari passo con lo svuotamento dei contenuti del discorso, e, quindi, con il loro abbellimento esteriore. Prendi un po' di D'Annunzio, quel poco da Carducci se vuoi, molte onomatopee marinettiane e impari a infarcire quelle poche bestialità rendendole appena presentabili, cioè solo dandogli l'aspetto esteriore che hanno i discorsi importanti che significano qualcosa.
Far apparire un discorso che è vuoto, complicato e dal suono simile a quello che hanno i discorsi che significano qualcosa è la tecnica principale della retorica di destra. I discorsi di destra sono una grottesca parodia senza senso dei discorsi comuni, così come li intendiamo. Sono, praticamente truffe. Che altra strategia ha un'élite che si vuole arricchire alle spalle delle masse e ha interessi contrari ai suoi?
Truffa come truffa il ladro novecentesco, che fa credere alla sua vittima di comprare qualcosa di buono e di fare un affare, ma lo raggira e gli vende qualcosa di somigliante per forma ma diverso. Come vendere pietre invece di telefonini: somigliano al telefonino per la forma e il peso, sono necessarie per far credere alla vittima di avere il prodotto (che crede) in mano. In poche parole deve esserci un "fantoccio" che somigli al "prodotto" desiderato per mettere in moto la truffa.
Gli esponenti di destra non fanno altro che abbellire con creme, panna e marmellate, dei fetenti tortini di sterco e venderli come torte ai fessi. Che ci credono, la comprano, sono contenti e a casa loro la offrono a tutti.
Così i discorsi incomprensibili dei fascisti vecchi e nuovi sono guarniture a tortini di sterco. Se vuoi far mangiare feci a qualcuno, ricoprile di condimento: i bambini se ne riempiranno le tasche e diranno pure "Mmm buona la torta! Che signore gentile". Gli piacerà mangiare merda perché gli hai insegnato a chiamarla torta.

Le destre fondano i loro programmi politici su morali e ideologie elaborati all'interno delle élites, cioè di gruppi ristrettissimi e inaccessibili, perciò non possono permettersi di far riferimento ad argomenti reali, deve in tutti i modi distrarre le persone dalla realtà vissuta e dagli eventi accaduti; e, infatti, li evita (ovviamente non evita certi argomenti che estrapolati dal loro contesto e raccontati come vogliono loro, possono sembrare confermare le loro fantasie). Non alla realtà, i discorsi di destra si riempiono di balle fatte di magia, di finta religiosità, di preghiere e di buoni auspici, promettono benessere e ricchezza futuri (cosa che, chi si propone il miglioramento della vita vissuta e reale, in termini più verosimili e rispettosi del "popolo", non fa). Tecnica davvero perversa e pervertitrice, capace, ad esempio, di far odiare i veri amici e di stimolare violenza verso i propri sostegni, aiuti, istituzioni, servizi...

Basta poco per ingannare chi non si sente portato per la politica, né si reputa in grado di capire i discorsi politici: il primo discorso che seguono diranno che l'hanno capito e gli piace. Perciò basta parlare con linguaggio vicino al quotidiano ma molto più trattenuto e limitato, magari con voce autoritaria e sguardo fermo (da pesce) e essere vaghi quel tanto che basta sulle questioni più svantaggiose per tutti. Cosa profondamente elaborata per gente che non è "comune" ma che appartiene o cerca di accedere alle elite al vertice, ai gruppi per loro natura e presunzione inaccessibili.

Prendiamo i rampolli attuali di queste élites reazionarie: i vari Salvini e Meloni, ricchi e ambiziosi di potere, con interessi che la nazione in cui lavorano, non ha. Ogni volta fanno uso di queste tecniche retoriche con cui si approcciano a gruppi sociali enormi ben distinti dalla loro élite di appartenenza, gruppi sociali estranei. Come ogni straniero, i due aristocratici si fanno idee su come è quell'altro gruppo, idee che non esplicitano ma che travestono per piacere. Non possono esplicitarle perché sono idee grottesche offensive per la gente, i soliti pregiudizi di inferiorità delle masse infarciti di qualche conoscenza di psicologia sociale e di massa. Perciò si devono sforzare, con la creatività, di ornare argomenti per loro turpi o insignificanti, e via! pronti a esaltare la patria quando ne hanno bisogno e a infangarla quando hanno un altro bisogno.

Aprile

Quando il gallo ruotato dal vento
Che cigola in cima a casa mia
Punta il becco ai campi e al mare
È accesa la neve su cime di monti
Dai fianchi invisibili e fatti di cielo.
Balla, a volte, nel silenzio della notte
quando tutto è fermo completamente
un demone sepolto dall'asfalto o Astolfo
alato dal mondo tolto, e in cielo sale:
quel che sia, s'ode un tonfo continuo
di onde telluriche venir dal profondo
e tutto vibra per lui all'unisono
svegliatevi a vedere che balla davvero!
e poggia i suoi grandi passi tra le case
larghe o strette, alte e basse,
suo palcoscenico di salti e volute.
Doveva essere già lì prima
che noi venissimo ad abitare.

Se scendi da noi il sole è più arso

(In questo periodo di quarantena soprattutto) i luoghi devono essere visti diversi da come sono sempre stati. Come ri-vedendoli per la prima volta, quando si cerca un significato/giudizio da attribuire.
Le cose, così viste, saranno uniche e ognuna diversa dall'altra come in un ornamento grottesco senza simmetria: bello perché complesso.
Il Sole, la Luna, le Stelle fisse, il cielo, la terra, la città, le case non saranno gli stessi di prima perché vivremo diversamente e più attentamente di prima: anche prima l'ambiente cambiava a seconda dei nostri spostamenti sulla superficie terrestre. A seconda del tempo, e delle esperienze collettive culturali "storiche". I significati storici si annullano autonomamente.
E quante ancora le cose superficialmente tralasciate dall'abitudine contemporanea, e che oggi stiamo riscoprendo vita vera?
Le azioni non possono essere ripetute, ma si possono fare tentativi migliorativi.
Le menti devono essere variegate e aperte all'impossibile.
Combattere l'abitudine all'interno della banalità stessa, come è avvenuto spontaneamente oggi a pranzo:

Strano, ma non troppo questo salotto
lo stesso di quando ero bambino
ma oggi ci facciamo il viaggio di Pasquetta
io e i miei genitori
oggi così diversi dal solito
che mi sembra iniziare a conoscerli,
come se mi fossi perso qualcosa
perché non me ne ero accorto.

COVID-19: società meno liquida

Gli effetti sociali della "quarantena"? Eccone alcuni:

- Riduzione inquinamento, riduzione dei consumi. Non si sprecano soldi per cose non essenziali.
- L'isolamento in casa rende inutili meccanismi sociali non essenziali come quello della moda. I gruppi sociali tornano quelli "reali" della famiglia o del gruppo di persone in contatto tra loro per prossimità fisica-spaziale.
- Sviluppo sostenibile.
- La pandemia ferma la liquefazione della società, ferma la liquefazione del tempo, della morale e dei valori.



Riduzione dell'inquinamento, riduzione dei consumi: gli effetti sull'ambiente e sull'economia sono evidenti. La "quarantena" forzata a cui sono sottoposti tutti gli italiani, e pian piano tutti i cittadini europei e oltre, fa rimanere tutti a casa, e, sebbene la causa sia spaventosa, il risultato è cinicamente magnifico: non si sprecano più risorse per cose non essenziali, mentre le attività consentite sono solo quelle, appunto, indispensabili. Nonostante la vendita di merci online sia ancora attiva, e rappresenti l'unica modalità di acquisto di altra merce meno essenziale, gli italiani scelgono di spendere meno, di acquistare poche cose, forse spaventati da inquietanti scenari futuri di crisi dell'euro.
I meccanismi sociali sorti negli ultimi due secoli, e basati sulla vita metropolitana, sono in crisi.

Le mode sono in crisi: non siamo costretti ad adeguarci a modi di fare che non ci appartengono per essere rispettati. Non ci sentiamo obbligati a vestirci nella maniera che giudichiamo più fastosa, al contrario, ci basta mantenere il minimo della decenza. La tuta e il pigiama insieme alle pantofole sono la divisa che tutti stiamo indossando più spesso nelle nostre giornate. Vestirsi per piacere agli altri, invece, che senso avrebbe in questi giorni?

I gruppi sociali con cui veniamo a contatto sono ritornati quelli "reali" della famiglia o del gruppo di persone in contatto tra loro a causa di prossimità fisica spaziale.

L'estraneo cittadino su cui avremmo voluto far colpo, o da cui avremmo voluto essere rispettati, non ci sta guardando, ma possiamo pensarlo sereno nel suo pigiama e nelle sue pantofole, umanamente, proprio come noi adesso, un nostro eguale, qualcuno di cui perciò possiamo comprendere i bisogni e i pensieri. Proprio come noi, anche quell'altro, estraneo, ha dimesso gli abiti sociali e finti, è tornato un nostro simile, abbiamo meno di cui vergognarci. La moda è superata perché inutile: ci troviamo già tutti allo stesso livello sociale, non occorre apparire per essere giudicati positivamente.

I mass media sembrano goffi, obsoleti, inadeguati. Lontani da tutto e da tutti, esprimono il mondo della metropoli e della moda, seguono la moda, tentano di creare altre mode in un circolo senza fine il cui scopo non si riesce a individuare. Ma noi oggi abbiamo internet, che, nonostante i social network, può dar voce ai singoli in maniera potenzialmente globale: oggi quindi possiamo essere noi a sostituire i mass media.
Una volta aboliti i visi e l'approvazione estetica del pubblico, abbiamo tutti la stessa opportunità di far valere le nostre voci: se c'è una buona idea, in questo momento è più facile che la si riconosca, in confronto a prima dell'inizio dell'epidemia.

Evolvendo in pandemia, costringendoci all'isolamento, il COVID-19 sta bloccando la liquefazione della società, del tempo, della morale e dei valori, riportandoci a uno stato di disillusione nei confronti dell'attualità che è stato scoraggiato e messo a tacere soprattutto nel secolo scorso. Ormai, prima del virus, le buone idee non servivano se non presentate in forma accattivante. Era proprio questo il problema delle città: che vinceva l'accattivante, ciò che colpisce maggiormente i sensi. I sensi, e non la mente, non l'intelletto né l'immaginazione. Solo la contemplazione acritica, il massimo dell'impersonalità aveva successo. Così le capacità personali, i talenti, diventavano ormai insignificanti, proprio come i contenuti ovviamente.

Ferma la liquefazione della società anche nel senso che ridà la giusta "solidità" alle istituzioni, a cui ci affidiamo completamente in questi giorni, e che, fortunatamente, sembrano aiutare concretamente i cittadini, che a loro volta si sentono assistiti e perciò inclusi nella società. Le istituzioni riacquisiscono un significato e dei doveri che sembravano aver perso completamente.

La preoccupazione principale delle istituzioni in questi giorni, potrà ancora essere quello economico, certamente lo è, ma sembra che si preoccupino anche dello stato di salute dei cittadini, e di non lasciarli senza assistenza.

Le migliori idee che possono emergere in questo momento potrebbero essere rivolte ad esempio allo sviluppo sostenibile e all'apertura delle culture, ultimamente tendenti alla chiusura in loro stesse. In poche parole, non torniamo a come eravamo, sforziamoci di migliorare, di eliminare i comportamenti dannosi, falsi, inutili per tornare a essere umani come eravamo un tempo.

L'esser di tutto suo contento giace (Par. II, 106-114)

  Or, come ai colpi de li caldi rai
de la neve riman nudo il suggetto
e dal colore e dal freddo primai,
  così rimaso te ne l’intelletto
voglio informar di luce sì vivace,
che ti tremolerà nel suo aspetto.
  Dentro dal ciel de la divina pace
si gira un corpo ne la cui virtute
l'esser di tutto suo contento giace.

( Adesso, così come una persona
resta senza neve addosso quando è colpita dal sole
che [alla neve] muta colore e temperatura,
  così nudo voglio scolpirtelo in mente
questo concetto così vivace,
che ti sembrerà una luce tremolante.
  Dentro al cielo della pace divina [l'Empireo]
si rigira un corpo nella cui virtù
giace l'essenza di ogni suo contenuto )


Mi ha sempre affascinato l'ultimo verso di queste tre terzine, quello che dice l'esser di tutto suo contento giace, il numero 114. Non chiarisce quale sia il soggetto della frase: cos'è che giace? L'esser di tutto oppure suo contento? Credo che lo facciano un po' entrambi, che giacciano sia l'essere di tutto che il suo contenuto. Ma questi sostantivi a quale cosa si riferiscono della realtà concreta? Qual è il loro referente?

Interpretare Dante è un'opera mai terminata, è impossibile limitare la portata del significato della sua Poesia, che è capace, a distanza di otto - ben otto - secoli, di aprire interpretazioni sempre originali.

Come per la Scienza nel suo rapporto con i fatti reali, come per la filosofia per il suo campo di studi, anche l'Opera di Dante non è mai stata una dottrina unica e univoca. Al contrario, proprio come l'esperienza viene vissuta in maniera diversa da ogni soggetto, che ne trae i suoi significati soggettivi, così anche l'approccio al testo di Dante (ma a qualunque testo letterario) giustifica molteplici e differenti letture e interpretazioni. In particolare, alcune parole, frasi, espressioni, alcuni episodi, discorsi e personaggi, possono dar luogo ad ambiguità: non solo cortocircuiti tra campi del sapere che producono meraviglia, ma veri e propri sistemi interpretativi tra loro differenti che strutturano e spiegano gli elementi in maniera diversa. L'ambiguità è un effetto non casuale, ma anzi voluto da Dante, che se ne serve in diversi luoghi della Commedia.

Il modo in cui ci viene introdotto, presentato, questo essere (nominalizziamolo) è così pacato e piacevole da aspettarcelo vivace come una luce che non riesce a star ferma, tanta è la sua voglia di muoversi. "Tremola", cioè non semplicemente "trema", ma si agita come un bambino felice di qua e di là senza mai fermarsi. Freme dalla gioia di girarsi intorno.

Via il ghiaccio freddo del dubbio, dell'errore, via le false immagini: la Verità che riscalda e innalza l'animo e lo spirito è giocherellona!

Quest'essere pare che si comporti come un bambino o una bambina, gioca proprio come loro.
Mi piace pensare che quest'Essere sia proprio una bambina; altre volte mi sembrava che fosse una gatta che giace in una cesta, tutta contenta, per riposare. Ogni tanto si gira a pancia in su e per il resto del tempo ozia contenta.
Certo, in questa maniera si forza il significato di "contento", il cui significato è "contenuto" - le terzine hanno senso solo se "contento" significa "contenuto" e non "felice", "allegro" - ma, diciamo che la lettura è portata a questa interpretazione (di "felice" e soddisfatto) quasi spontaneamente dal contesto di calore, luce, serenità con cui è introdotto l'essere. Forse è un modo di descriverlo che a noi oggi ricorda ambientazioni domestiche rassicuranti.

E se il soggetto fosse contento nel senso di 'contenuto'? Anche in questo caso potremmo ottenere letture a loro modo coerenti, in quanto lascerebbe pensare che il contenuto di tutto l'Essere (nominalizziamolo ancora) sia rinchiuso in quella sfera. Perciò verrebbero in mente le corrispondenze medievali tra individuale e universale, tra micro e macro, della presenza dell'Uno all'interno delle infinite varietà di essenti, dell'uguale nel diverso.

L'ha fatto apposta (quel briccone) a non specificare che cosa volesse dire, cioè a legittimarci queste letture. Molte volte Dante rimane sul vago, facendolo apposta per stimolare i lettori a interpretare. La vaghezza è una tecnica che nella Commedia l'autore impiega in modi diversi per ottenere rispettivamente diversi obiettivi.

È importante tenere a mente la sottotraccia della precisione e della vaghezza presente nella Commedia, è un tratto basilare che nel testo interviene in diversi punti e su differenti livelli. Partendo dalla vaghezza che contraddistingue un ricordo, dalla imprecisione della mente umana nel capire l'ambiente ultraterreno, la vaghezza rapisce anche lo stile poetico, quando il poeta rinuncia a descrivere sensazioni e visioni perché non spiegabili a parole: è impossibile. Anche quando in un secondo momento si siederà a mettere per iscritto queste esperienze nell'aldilà, Dante non si sente capace di dare spiegazione a tutto quello che gli è accaduto.

 Ci sono due modi fondamentali di interpretare le parole e frasi più vaghe e ambigue della Commedia. Ad esempio quando lo fa nell'Inferno, la vaghezza è usata in maniera da rendere legittime letture non solo maliziose, ma addirittura vituperanti e tragiche, come nel discorso interrotto del Conte Ugolino, uno dei più alti esempi di reticenza. Lì si trovano parole interpretabili in diverse maniere, dove la lettura non letterale comporta un'interpretazione "peggiore" di quello che viene raccontato. È l'ambientazione, cioè il contesto infernale a consentirci di pensare al peggio: sappiamo che chi è condannato nell'Inferno ha scelto sempre l'alternativa sbagliata perciò peggiore.

Perciò nel Paradiso dovremmo aspettarci il meccanismo/i significati opposti: cioè che questo meccanismo poetico, di rimanere sul vago, non comporti letture maliziose, significati nascosti "peggiori" di quelli esplicitati. Anzi, la beatitudine delle entità paradisiache dovrebbero lasciar pensare a situazioni ancora più piacevoli di quelle esplicitamente narrate.

La Commedia non è un'enciclopedia. Essa non vuole insegnare ai viventi tutto dell'aldilà, la descrizione potrebbe non essere fedele. Anzi, vuole aprire squarci di ignoto nella realtà squallida medievale dominata dalla forza dei signorotti più potenti. Apre la Terra spaccandola, scende e sale dalla sua superficie come in un viaggio meraviglioso.

È meraviglioso per chiunque, infine, che non sia ancora nato il critico letterario capace di sapere e di spiegare tutte le sottotracce presenti nella Commedia, trovare i suoi significati è una missione ancora aperta, che accende l'entusiasmo di tutti.

Quando il subconscio non vuole mangiare

L'inconscio prevede che si seguano abitudini e procedure standard praticamente sempre per evitare traumi, cioé eventi detestabili che le abitudini vogliono escludere. Non è aperto a tutte le esperienze, ma solo a quelle che lui vuole, escludendo le altre.
Abbiamo un dispositivo che ci fa fare le stesse esperienze ogni giorno e che tende a evitare quelle dannose o detestate. Sta dentro l'istinto vitale.

Se trasgredisce un'usanza consolidata, un'abitudine, una sequenza di comportamenti e intenzioni, reagisce negativamente. Le malattie mentali vengono da un disordine derivato da schemi mentali non seguiti regolarmente. È un difetto o un limite umano al suo stesso agire. Le abitudini si formano, assumono, modificano e perdono in periodi lunghi.

L'arte, la Letteratura, l'immaginazione, i sogni, sono però spazi in cui vivere virtualmente esperienze, altrimenti impossibili. Lì si può interrompere qualunque ordine senza conseguenze per forza patogene, anzi, rinforzanti e rigeneranti per la mente e per lo stato d'animo generale. Sono esperienze-esercizi per acuire intelligenza e allargare campi mentali, acquisire conoscenze e competenze altrimenti negate dal nostro sistema psicobiofisico.

De pigrizia VIII: Pigrizia e/è società

No, oggi la società è il luogo dove è permesso dare il peggio di sé senza paura di essere ripresi da altri. Facebook, le strade, i mass media, fanno degenerare tutto in merda, qualunque cosa, qualsiasi argomento. Vale solo il giudizio di bellezza. Si segue la logica più becera e vaga, quella che attrae perché individua i colpevoli negli altri, sempre al di là di tutto. Questo è semplificare. Come se ciò che ognuno fa non avesse ricadute nel mondo e nella società, che vengono scambiati per meccanismi autonomi e automatici. La legge e la scienza stanno e provengono da un altro mondo, tutto appare impersonale e difficile: questo è semplificare. Perciò si segue l'istinto o senso comune continuando a fare i furbetti egoisti.

Tutti scolarizzati, e nessuno che sappia vivere sfruttando le cose che ha a disposizione. Non si accresce nessuna abilità utile.

In questa società non cresce nessuno e non si diventa empatici nè persone complete. Anzi bisogna rinunciare a parti essenziali di sé per farne parte, in primo luogo la morale, il senso di giustizia e del dovere per poter rimanere solo pigri approfittatori.

Le società potrebbero essere nate per perseguire le attività più criminali del passato, legittimarle. Così si è potuto continuare a sfruttare le masse senza che potessero reagire.

Alla società bisognerebbe arrendersi, non assumerla come modello o ideale di socialità.

In essa è consentita soltanto la mobilità sociale cioè economica, che incoraggia a perdere valori morali soggettivi, famigliari in nome dell'arricchimento (limitato al campo) economico, del benessere materiale, dello stato pigro di inattività e di egoismo. Se non ti importa nulla degli altri né dell'ambiente puoi raggiungere il vertice della classifica sociale.
E la società non avrà bisogno di te.

Anzi, avrà bisogno della tua estinzione. Sarai un problema sociale perché una volta risolti i tuoi problemi materiali individuali, soddisfi il tuo bisogno di risorse e puoi sprecarne quante ne vuoi senza paura di rimanere senza. Sei tu il vero problema a quel punto, il parassita spregevole da eliminare.

La verità è che noi subiamo la società, non è vero che ci aiuta a crescere o a migliorare. Semplicemente, non si può volerla e si vivrebbe meglio senza. Senza parassiti, ladri, potenti prepotenti...

Si potrebbe obiettare che la società ci ha dato la cultura che altrimenti non esisterebbe. Peccato che invece la società è più interessata a privatizzare la cultura che altrimenti non avrebbe senso in un sistema capitalista: bisogna che sia un prodotto che si venda. Nessuno ha una Conoscenza oggettiva da tramandare, non interesserebbe. La società privatizza la cultura e pretende di venderla: ciò che non è comprato non sarebbe culturale! Se non sta in un museo, se non è scritto su un libro, se non l'ha detto un professore non sarebbe culturale! È un sistema che vuole mettere a tacere la cultura perché gli è contraria. La cultura vorrebbe proprio mettere in guardia dai suoi inganni. Gli intellettuali la criticano, i filosofi vedono la fine dell'Uomo, i sociologi ne parlano come di uno stato fuori del mondo: la società è il problema.

Univerro e Univero

La nostra perfetta Ragione, neanche lei può negare la possibilità che l'Universo, la Vita e tutto quello che è stato creato e distrutto nel corso del Tempo, non siano altro che esperimenti di Dio in vista di una sua futura creazione migliore e perfetta.
È filosoficamente vero in questi anni che la caratteristica propria dell'Essere, della Vita e perfino della percezione umana, sia nient'altro che l'errore, l'approssimazione. L'errore è dentro e fuori contemporaneamente al soggetto, lo trascende ed è nell'ambiente.
L'unità dell'Universo è dentro l'Errore, che si manifesta in molti modi, generalmente nel momento in cui viene effettuata una scelta da agenti tanto animati quanto inanimati, perciò più o meno in coscienza.
L'esperienza umana, che sta alla base della Conoscenza, è motivata da un continuo processo di prove, fallimenti, nuove prove, successi, fallimenti, ecc., che mira all'adattamento all'ambiente dell'individuo e delle sue capacità. Perciò Conoscenza, Cultura e se vogliamo anche Scienza non sono mai monoliti fermi nel tempo ma teorie temporanee, perennemente imperfette perché non ci si può accordare su autorità o verità affidabili una volta per tutte, tutte destinate ad essere superate.

[comunque è bello che non trovino mai la verità definitiva o tutto cesserebbe di vivere/errare=esistere. Dev'esserci sempre lo stesso squilibrio o lontananza per fare esistere il tempo].

Questo non vuole dare conferma né all'esistenza di Dio né alla sua non esistenza, però presupporrebbe che Lui esista e che si dia molto da fare nella costruzione, gestione e perfezionamento di modelli di Universo. Diciamo che costruisce prototipi (Universi paralleli) uno dopo l'altro che dovrebbero migliorare quelli precedenti e intanto vede come funziona. Sicuramente vede che cosa adesso non va nel nostro universo e sviluppa modifiche o tecnologie completamente nuove per rendere il prossimo Universo più vicino alla sua idea di Perfezione.

Ciò rende noi fratelli di Windows 10 che si aggiorna frequentemente e invia feedback al suo sviluppatore, destinati ad essere soppiantati dal prossimo software, che non sappiamo quando e se davvero uscirà. Si dice che tanto Dio quanto Bill Gates si siano entrambi ritirati per dedicarsi ad altro.
Rende noi fratelli dei computer, degli smartphone, degli hardware che vivono tutta la loro esistenza credendo nella programmazione contenuta nei loro rispettivi software, alle illusioni che esso offre, e che non riescono per colpa loro a guardare cosa c'è fuori della platonica caverna dell'Informatica.
Non capirebbero la Vita, non riuscirebbero a sopportare il disordine e lo schiacciamento del Mondo esterno senza un software che regolasse le loro capacità.

Eppure già i più antichi sapevano senza dubitare di questo lavoro "notturno" di Dio, e che verrà il tempo dell'avvento del software definitivo che sostituirà il nostro sistema obsoleto.

Solo che prima deve fare molte prove e piccoli aggiornamenti di sistema.

Sicuramente il problema principale che gli si pone per costruire questo nuovo Universo è l'eliminazione dell'Errore dalla Vita. Quando non c'è errore non succede niente e niente può nascere. Questo vanifica ogni suo tentativo, e forse è proprio per questo che ci sta mettendo tutti questi anni (13 mld)? Non dico che addirittura Dio stia sbagliando a costruirlo (è il nostro Universo ad essere l'universo per gli esperimenti e quindi anche per gli errori), solo che è bloccato e non riesce ad andare avanti a risolvere questo difficile problema. La spiegazione alternativa è che ci abbia rinunciato. O che non esiste, ma questo renderebbe tutto logico, prevedibile e noioso, uguale e per noi indifferente, privo di significato. Ogni cosa che guarderemmo ci apparirebbe l'unica stessa cosa che si guarda sempre e in tutte le altre direzioni. (Cosa? Forse niente, inteso come materia delle cose). E quanto tempo durerebbe un Universo in cui domina soltanto una Verità, mezzo secondo, mezzo minuto? Insomma, solo il tempo di enunciarla, questa Verità, e poi tutto si dilegua.

Se posso permettermi, consiglierei l'Altissimo - no, permettetemi di dirglielo - di affrettarsi a distruggere il nostro mondo, e, nel prossimo, di enunciare una Verità complicatissima e lunghissima, cioè infinita, piena di particolari e personaggi tutti diversi e sempre nuovi in modo che non si esaurisca mai. Deve essere molto ma molto più grande di tutta l'Enciclopedia, di tutta la Letteratura mondiale, di tutta la Storia, del Diritto, della Chimica, Biologia, Neurologia, Psicologia messe insieme, deve durare di più. Ad esempio, se uno studente universitario volesse mettersi a preparare un esame sull'argomento ("L'Argomento" con la maiuscola) ci dovrebbe impiegare 13 miliardi di anni a studiare, 26 miliardi per ripetere un paio di volte e altri 13 miliardi per esporre tutto ciò che ha imparato, converrebbe dunque che iniziasse subito senza perdere altri anni che gli peserebbero molto sul carico di studio. Anche se ci riuscisse, a imparare 13 miliardi di anni di Verità, finirebbe 52 miliardi di anni dopo aver iniziato e, quando avrà finito, sarebbe terribilmente indietro, anzi obsoleto per i suoi tempi, si accorgerà di aver sprecato tutti quei miliardi di anni inutilmente. Peraltro avrebbe un mucchio di difficoltà a trovare i libri in programma, perché nessuno sarebbe mai stato tanto saggio da conoscere una Verità talmente complicata, perciò non esisterebbe libro che la enunci una volta per tutte. Dio deve avere la fantasia di un bambino o di un ragazzino geniale, diciamo di un poeta che però ha studiato molte cose e anche qualche scienza, come un misto di Leopardi, Gadda, Dostoevskij, Pascoli, Einstein, Parmenide, Bauman... Questa Verità deve essere contraddittoria e a volte suonare falsa proprio come le storie di un bambino, discontinua cioè che passa da una Storia all'altra come l'Orlando furioso e lascia in sospeso alcuni eventi perché deve crearne altrove degli altri. Dio deve avere l'oratoria di un attore, la fabulazione di uno schizofrenico, la voglia o entusiasmo di un amante.

Anti-chi?

Lì fuori è pieno di antimateria.
L'antimateria è costituita da anti-atomi contrari ai nostri, che se si incontrano si annullano, trasformandosi in energia.

Quindi:
- noi siamo l'antimateria di qualcuno che non è mai nato;
- esiste una zona dove esistono anti-noi che però non sono nati;
- se qualcosa esiste qui, non può esistere altrove, perciò neanche lì;
- quello che esiste in quella zona però qui non esiste;
- gli anti-noi non esistono cioé non sono mai nati, ma non importa o forse è meglio così perché avrebbero un altro nome, il sesso opposto, idee contrarie a quelle dei nostri corrispettivi, ecc...;
- meglio non incontrarli perché ci annulleremmo all'istante trasformandoci in energia (scoppieremmo);
- ma poi, se due anti-fra-loro si volessero annullare e far esplodere, a quale distanza devono incontrarsi? Bisogna stringersi addosso l'uno contro l'altro? E in che posizione, uno in piedi e l'altro a testa in giù e gambe in alto?
- potremmo benissimo incontrare l'anti-persona di qualcun altro e parlargli di lui, che l'anti-lui detesterebbe;
- questo può spingere alcuni a volersi annullare con l'anti-sè corrispettivo?
- in caso contrario non vorrebbero incontrarsi mai perché si detestano? O perché si annullerebbero all'istante?

Grazie.

Ebook: facili per giorni difficili

Siccome siamo in emergenza, e tutta l'Italia non può uscire ormai da più di una settimana, trovate qui i migliori archivi online di ebook (pdf, epub, mobi):



Libri.me (ora libri.xyz , il dominio cambia spesso, cercare su google l'indirizzo aggiornato) per la narrativa;

Ladri di Biblioteche il più grande archivio italiano di libri. Narrativa, poesia, critica, saggistica, riviste anche di alto livello. Un po' complicato accedervi: bisogna che l'amministratore vi aggiunga nella cartella condivisa su mega.nz seguendo queste istruzioni;

Soulseek programmino molto leggero, peer2peer dove si trova davvero di tutto. Musica, video, epub e pdf anche molto rari.

Mostroblog che vi posta tutto gratis non è mica da meno!



Perciò affrontate e vincete le paure e la noia: leggete un più igienico ebook in quarantena!

(Approfitto per ringraziare i gestori di Libri.me e LadriDiBiblioteche del loro aiuto, e per invitarvi a donare loro qualcosa)


Vi saluto con un'immagine molto simpatica trovata su LDB:

Stupido come un morto degli ultimi quattro secoli e mezzo

Fai sempre tutto male e arrangiato
e vieni a dirmi
in questi giorni
di dover fare come dici tu
e non altrimenti
anche se non hai capito un cazzo

Ma se sei stupido come un morto

come al solito,
non impari mai.

[Stupido come un morto: non accorgersi di niente e come il Mastorna di Fellini e Silenzio in Emilia o Cani dell'Inferno di Benati, non essere in grado di categorizzare la realtà: essere incapaci di elaborare una mappa mentale dello spazio, incapaci di relazionarsi con altri, incapaci di apprendere o elaborare conoscenze utili che non si rivelino puntualmente false. A malapena rimane il controllo sulle emozioni e sul linguaggio che è comunque sgrammaticato e pare modellato sul parlato attraverso infrazioni all'ordine logico dei sintagmi, ad esempio attraverso l'anacoluto, il cambio improvviso di soggetto, la sua sospensione un momento dopo esser stato citato.
Ma è condizione anche della Vita, non solo della Morte.
I vivi sono più stupidi perché ancora dotati di dispositivi per produrre e credere alle illusioni, i morti dunque dovrebbero sapere più cose o meglio. Ma è così?
Le cose acquistano più senso quando vengono a mancare - dice ottocentescamente una scimmia di facebook. Direi invece che era proprio l'Essere ad avere un senso quando noi non c'eravamo. Le cose ci riempiono e sarebbe meglio liberarcene il più possibile, mentre è il pensiero della nostra fine che dona alle cose un'importanza trascendentale.
I vivi vivono chiusi nelle loro menti creatrici di (imperfette) mappe cognitive, che ognuno scambia per la Realtà così com'è. Presumono di avere il controllo e di essere al centro dei fenomeni, di conoscerli enciclopedicamente; non si accorgono di vedere sentire accorgersi soltanto di quello che la loro mente proietta alla coscienza. Questo è come "ognuno vive come dentro la sala di un cinema mentre si proietta un film di cui è l'unico spettatore". (Ci si può chiedere perché non ci alziamo mai per andare in bagno; meglio non farlo: evitate di accorgervi dei vostri metafisici pantaloni cacati). Poi, come all'uscita di ogni cinema si sentono i commenti idioti tipo "Quant'è vero questo film!" come quelli che leggono Coelho o i sentenziatori e gridano "Quant'è vera questa cosa che c'è scritta!".
I vivi hanno torto per forza e si vantano di vivere nella coscienza del Vero, cioè senza illusioni o magie.
I morti più umilmente si approcciano al mondo. O almeno così appare, perché se dovessero continuare a comportarsi come da vivi anche dopo essere morti farebbero davvero la figura dei coglioni, sempre a sbagliare previsioni, con le loro conoscenze limitate e per forza errate.
La morte sbeffeggia tutti ugualmente, ci priva di ogni orgoglio legato al presunto possesso di abilità che tuttavia ci servono per rimanere in vita.
Secondo me, se esiste, non lo so davvero, in Paradiso non entra più nessuno almeno dal 1630. Per il semplice motivo che tutti i successivi morti, o almeno la stragrande maggioranza sono dei vanagloriosi coglioni con pantaloni cacati.
I fantasmi a partire dall'epoca moderna fanno paura. Non perché siano entità super-intelligenti e dotate di saggezza, ma perché continuano a comportarsi come da vivi, sconvenientemente alla loro attuale situazione, cioè commettendo una marea di errori e dicendo soltanto idiozie, proprio da gran coglioni.]

Libri: i più divertenti

Ecco una lista di libri che vi faranno cadere dalle poltrone:

1. Il pensatore solitario di Ermanno Cavazzoni
2. Favole da riformatorio di Ugo Cornia
3. Disastri di Daniil Charms
4. Metamorfosi di Apuleio
5. Decameron di Boccaccio
6. Il più grande uomo scimmia del Pleistocene di Roy Lewis
7. La galassia dei dementi di Ermanno Cavazzoni
8. Il limbo delle fantasticazioni di Ermanno Cavazzoni
9. I sette cuori di Ermanno Cavazzoni/Edmondo De Amicis
10. Il Pataffio di Luigi Malerba
11. La secchia rapita di Alessandro Tassoni
12. Novelle fatte a macchina di Gianni Rodari
13. Baldus di Teofilo Folengo
14. Vita e opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo. Di Laurence Sterne, 1759
15. Guida galattica per autostoppisti (tutta la saga) di Douglas Adams

(Disposti in ordine casuale)

Problemi di Editoria Italiana

I giornali hanno lo scopo di informare.
Regola semplice, basilare, stabilita già agli albori della sua Storia: che senso ha investire su un prodotto basato sulla condivisione delle informazioni, se poi neanche informa? Un giornale non ha nessun senso, nessuno scopo se non fa Informazione.

L'Informazione è lo strumento principale per educarsi. Considerata come nozione o notizia, infatti offrirebbe a un individuo l'occasione per imbattersi in situazioni, eventi, contesti nuovi non noti; e quindi a elaborare pensieri (per lui stesso) inediti. Nei migliori dei casi, cioè in presenza di materiale editoriale efficace e di qualità, un individuo può sviluppare un sistema di pensiero analitico e critico grazie alla lettura di testi, tanto su libri quanto su giornali.

Un sistema di informazione efficace presuppone il rispetto nei confronti del lettore, un rispetto profondo che il redattore dimostra attraverso le sue scelte.

Tenendo conto di queste premesse, un italiano del 2020 può sconcertarsi dall'approccio con le testate giornalistiche nazionali. Come è possibile che una editoria che si vorrebbe al passo con i tempi offra materiale privo di qualsiasi contenuto informativo che sia capace di educare gli individui a comportamenti civili, come invece si stanno orientando tutti gli altri sistemi educativi occidentali? 

Lo sconcerto diventa profondo una volta considerati argomenti come gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile  che si sono dati i 193 Stati dell'ONU, e le loro motivazioni: nella sezione riassuntiva  "Come salvare il mondo per persone pigre" del loro sito, si legge:
Porre fine alla povertà estrema. Combattere le disuguaglianze e le ingiustizie. Contrastare il cambiamento climatico. Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono obiettivi importanti, che cambiano il mondo e che richiedono la cooperazione tra governi, organizzazioni internazionali e leader mondiali. Sembra impossibile che una persona comune possa avere un impatto. Dovreste arrendervi?
Esistono giornali nazionali (certo salterà subito in mente Libero Quotidiano e le sue infinite fake news, già molte volte escluso dall'autorevole Ordine dei Giornalisti) che puntualmente remano contro questi requisiti basilari per la democrazia unita allo Sviluppo sostenibile, ignorando i problemi della povertà e dell'insostenibilità dei contemporanei cicli di produzione-commercio-consumo, la qualità critico-letteraria degli articoli e la dedizione alla legalità, la parità tra generi o gruppi maggioritari e minoritari, la ricerca della pace, la collaborazione tra individui, gruppi, nazioni; e, non ultimo, ignorando le responsabilità (l'impatto) dei singoli, delle loro scelte e azioni.

Ecco la tabella con i 17 obiettivi:


Giornali diseducativi quindi, ben oltre il limite della legalità, appaiono senz'altro inutili, se non dannosi. Dannosi in quanto diseducativi, e perciò fuorvianti. Diseducativi in quanto non perseguono la crescita culturale della persona e lo sviluppo di un senso di comunità e di socialità. Diseducativi in quanto razzisti e discriminatori. Certi giornali perseguono solamente il profitto del vendere sillogismi puerili a cervelli lenti, difendendo strenuamente il paradigma dell'ignoranza. "È colpa degli ignoranti, non prendetevela con noi" si difendono spesso i loro redattori, che hanno trovato polli da spennare attraverso il minimo sforzo.

Luigi Malerba, nel suo divertente Il giornale offre una vasta gamma di intelligenti utilizzi di questo tipo di prodotto, altrimenti inutile (culturalmente, informativamente, educativamente inutile). Se un giornale nazionale tratta con sufficienza o disprezzo i suoi lettori, e ai loro occhi perciò si rivela come una truffa, sarà facile aspettarsi che gli unici vantaggi traibili sarebbero soltanto quelli di tipo igienico e fisiologico. Possono anche essere usati per la combustione: per accendere un fuoco e riscaldarsi o cucinare; oppure per fare carri di cartapesta. Questi utilizzi sono utili agli individui per diversi motivi: sia il piacere fisico, sia quello mentale provato ad esempio dal veder bruciare discorsi controproducenti.



*Aggiornamento 17 marzo 2020:
Interessanti anche le riflessioni di Dalla disinformazione a un nuovo giornalismo. Position paper di Mario Morcellini presentato in occasione del Ventennale Agcom, 15 gennaio 2019. Contiene argomenti come "Un paradosso: la crisi del giornalismo al tempo della società dell’informazione" ma anche "La crisi come cambiamento culturale e professionale".

Suppellettili che devasterei

Stretto tra le porte dei negozi attaccate
prospicienti a fatica io mi muovo
"Dammi spazio per andare in strada"
con rabbia grido a uno inorridito
dalla mia strana inciviltà.
Ma che viene
tutto intorno, e che
stringe come un boa?
"Io da voi non compro un cazzo
e togli dai piedi quel tavolino
che blocca a tutti il passaggio".
Ma al di là han distrutto il paesaggio.
Non c'è più niente si possa raggiungere.
"Vieni da noi, l'offerta è speciale!"
almeno consola qualcuno di loro
appioppandomi di sana pianta
bisogni e voglie
che non sono i miei
ai quali mi dovrei adeguare,
sì, come fossi un trattino sottile
che non riesce a guidare il suo Io.
No,
non è per strada che oggi riesco
a trovare un senso allo spazio
a meno che non sia domenica
sera e non ci sia nessuno,
perché altrimenti ancora le ombre
e le pozzanghere, i colli, i boschi
e le aiuole, le stanze sotterranee
oscure e nascoste dentro botole,
abita qualcosa che sfugge
e ride, e vive un piede poggiando
sulla nostra, l'altro nella
dimensione parallela.

Platonico-satanica

Se tu fossi un'altra persona dalle tue stesse fattezze, se il tuo corpo fosse stato abitato da qualcun altro, mi sarei innamorato mai di te?

Non voglio saperlo,
penso
che il tuo aspetto non sarebbe più bello, non lo amerei più
infatti adesso amo anche il tuo corpo, e da esso sono attratto
ma lo sarò anche quando un giorno il tempo apparirà sui capelli e il volto
amerò il fatto
di esserti accanto a guardarti la pelle ornarsi di rughe
come fossero pietre preziose e il tuo crine argentarsi
come quando indossi un vestito elegante
e vieni nel mio studio a mostrarmelo e per me scintilla. Sei così bella
che la mattina sarebbe uno strazio
accorgermi e pensare
che non ti vedrò invecchiare.

Pedagogica

La scuola fa diventare ogni persona migliore di quello che è in partenza, perché il suo obiettivo è di tipo educativo: quello di far crescere ogni parte della personalità, di dargli sviluppo e offrire agli individui occasioni di metterle alla prova. È un progetto che prevede delle prove pratiche, un graduale processo guidato di approccio e di padroneggiamento sia delle diverse parti della personalità, sia delle nozioni contenute in ogni materia. La scuola rende possibile infatti proprio l'approccio dell'individuo con le varie cose su cui si fonda la coscienza contemporanea, e questo la rende un laboratorio di esperienza della realtà; e, contemporaneamente, come per meccanismo automatico, questa esperienza con le cose del mondo, che fa conoscere agli individui il mondo, fa crescere anche gli individui stessi perché sviluppano parti della personalità che sarebbero altrimenti rimaste allo stato embrionale. In questo senso, l'obiettivo della Scuola è essenzialmente duplice: fare apprendere e formare. Funziona perfettamente quando fa lavorare la creatività degli alunni, che dimostrano di apprendere nozioni e di saperle riutilizzare a proprio piacimento; invece non funziona quando l'alunno passivamente subisce dall'esterno pure nozioni senza che gli sia data la possibilità di metterle in pratica: questa maniera sbrigativa di fare scuola può anche accrescere la conoscenza che un individuo ha del mondo, ma di certo non sviluppa le diverse parti della personalità, non stimola alla comprensione approfondita necessaria per riutilizzare quelle conoscenze apprese a nuovi contesti e situazioni, non sviluppa la creatività dell'individuo. Una scuola così fatta sarebbe difettosa, e meglio evitarla piuttosto che iscriversi.

Molti infatti apprendono nozioni senza sapere poi cosa farne, si limitano a dare un giudizio sugli argomenti del genere bello/brutto, come fossero argomenti di talk show televisivi: la gente è abituata a fare da spettatore distante che raramente si interessa o approfondisce. A queste persone manca qualcosa: la capacità di mettere in relazione tutti gli argomenti tra loro, che vengono invece presi per campi completamente separati l'uno dall'altro. Un buon insegnamento deve essere eseguito in modo che di ogni argomento vengano sottolineati anche quei "trucchetti" che permettono di legarli ad altri argomenti e materie, o il modo in cui concretamente quelle conoscenze possono essere applicate.
I "trucchetti" sarebbero quei piccoli segreti nascosti che in genere i più bravi a scuola hanno appreso e gli permettono di padroneggiare una quantità più ampia di dettagli. Sono quei discorsi intimi attraverso cui il pensiero ricostruisce in maniera verosimile degli stati di realtà. Insomma la conoscenza dei più bravi comprende anche il modo di memorizzare i dettagli, affinché si possa parlare di loro in maniera isolata, ma all'occorrenza anche riunirli per visioni generali sullo stato delle cose. Uno stato di realtà o stato di cose può essere ad esempio un periodo storico vissuto in una particolare regione, quindi già di per sé pieno di cose da dire, tanto che sarebbe impossibile spiegarle tutte.

E proprio in questo stadio di percorrimento "silenzioso" dei pensieri, senza farsene accorgere, si verifica la crescita personale, ovvero lo sviluppo della personalità nella forma più possibilmente ampia.

Insomma il vero merito della scuola è quello di fare in modo che non sprechiamo le nostre vite seguendo opinioni false o limitate e incoerenti. Da un altro punto di vista, non è uno spreco di tempo ed energia perché ne fa anzi risparmiare molto, rende consapevoli della realtà e offre gli strumenti più adeguati per approcciarsi ad essa.

L'invenzione della scrittura

Non lo sapevi? Ma sta scritto su un libro!
E dove sennò?
- Perché devo leggere su libro quello che dovrebbe stare scritto sui muri?
Perché sui muri leggo cose che dovrebbero essere bandite dalla legge?
(scavalca i confini tra pubblico e privato, la scrittura)
Necessito un supporto o biglietto di viaggio per approcciarmi al mondo
perché qui ne sto lontano.
Le cose parlano e la lingua si impara, perché le parole sono vaghe
e noi tutto sommato stupidi e ignoranti e guidati da pregiudizi sciocchi.

Il bue, l'asinello, il cane e il gatto

Gli uomini credono che gli animali abbiano una mente superiore alla loro, che percepiscano i segnali emessi da una fonte misteriosa, forse dalla Natura, che non coincide con nessun essere vivente ma che egli identifica come una dea che lo osserva e che reagisce ai suoi comportamenti, spesso modellati come se la dea realmente li considerasse giusti o sbagliati.
Tutto ciò che non è umano si accorgerebbe immediatamente della sua mistica forza. Spesso gli animali (molto più che le piante) vengono scambiati per sacerdoti in comunicazione con questa dea, ed è bello perché gli uomini non possono parlare con gli animali per sapere cosa pensano, perciò si può credere - nonostante la logica ferrea umana - che in qualche modo siano esseri mezzi divini o sovrannaturali maltrattati o sottovalutati dall'umanità che in genere si sente superiore. Agli animali si adatta in qualche maniera la vicenda della vita di Gesù Cristo crocifisso dagli uomini che invece avrebbero dovuto riconoscere e venerare la sua discendenza divina.
Come nell'Asino d'oro di Apuleio, la vita da animale potrebbe avvicinare al divino e creare percorsi umanamente non intelligibili di comprensione del mondo, della vita e della morte. La saggezza dell'asino, ratificata pubblicamente alla fine del libro, è idealmente opposta alla ragione umana, che degli asini tradizionalmente ride. Agli asini succedono cose che gli umani non possono neanche immaginare o credere, la loro ragione sarebbe totalmente inutile se trasmessa a un asino che è già saggio di natura, perché sopporta lavori pesanti e una vita tutto sommato pessima da cui trarre insegnamenti duri e crudi.

Questo per spiegare che l'idea degli animali divini ha in realtà origini molto antiche, ben più antiche del libro di Apuleio, e sorprende che questo aspetto della cultura arcaica, che apre squarci di ombra e di mistero nel bel mezzo della realtà, sia ripreso nella cultura contemporanea. Il divino non ci ha mai lasciati, né in epoca illuministica né oggi in cui giuriamo fede soltanto alla scienza e a ciò che è tangibile e visibile, ma si è dovuto adattare sotto altre forme, appunto, più ragionevoli. Che non contrastassero troppo con le verità scientifiche o ritenute tali.

Gli animali per gli uomini oggi sono soltanto uno di quegli accessi al mondo allargato o moltiplicato a cui si riferiva quella antichissima cultura, sono portali verso l'incoscienza e l'obnubilamento delle facoltà intellettive, sono un'incrinatura nel sistema apparentemente saldo, serio e vero della scienza e della razionalità a cui gli uomini di oggi credono di partecipare e che credono dunque di possedere nella loro pienezza.
Dio
non lo so proprio ma se esistesse
sarebbe un bambino che impara
da quello che guarda e passandoci
attorno continuamente, probabile
che diventi cattivo come noi.
Occhio quindi a quello che fai,
prima che usi la natura male
ad esempio lui ti deruba
ti truffa, o ti tradisce lasciandoti
l'amaro dell'ingiustizia subita:
e poi non lo trovi un tribunale
disposto a darti risarcimento.

Il bosco che ho dietro casa

L'impero del bosco che ho dietro casa
riempie lo spazio in alto e in basso
se vede un varco vuoto vi si adagia
se è troppo pieno però si dilegua:
nel bosco - io dico - degli occhi non vedono
cosa è che smuove le folte chiome
percorre i sentieri, ci insegue ci spia
fin sotto le lenzuola
dove noi siamo sdraiati
rivolti in quella direzione.
Alle spalle possiamo lasciarci
le campagne e il mare piatti
diurni dove abbiamo eliminato
le creature più mostruose
e ora domina Ragione,
nella notte dall'impero
provengono dei suoni...

Cielo minerale

Gli aranci negli occhi hai e i capelli
gli ulivi che inondano
il rivo campestre di un canto
amaro al tiepido sole.
Ma sono i soli e coraggiosi
con un lontano bosco.
I falchetti soltanto ricuciono
brani di cielo sparsi nei pini
pezzi di un puzzle
che loro san decifrare.
A casa mia
dietro ho i colli di macchia,
se guardo avanti, il mare.

Rupofobia

Vedo che la tua morale igienica
si rassegna ad abitudini malsane

di chi parla
e non conosce

lavandoti spesso le mani
perché le credi sporche.

Severino

Non è per forza
come pensi
il sole rinasce a gennaio
i morti tornano al mondo
come in passato!

Non per forza
dilegua
che cosa sparisce
si è solo celato
in altri pertugi.

Ignaro te assiste
che lo scambi per sfondo
e paghi il biglietto
andando a teatro.

Problemata

Come tutti gli altri
Non c'è niente di speciale
Ciò mi rende superiore
o perfettamente normale

I problemi arrivano
per il tuo fare distruttivo
Altezzoso prepotente
Come quello di un bambino.
Sono tante le persone che hanno pochi gatti
Sono meno le persone con tanti gatti e con gli occhiali
meno ancora
tra di loro
quelle con gli occhiali tondi.
Pensate
che esistono persone
senza manco un gatto
e nonostante tutto
hanno occhiali tondi o tondeggianti
ma delle persone
con zero gatti
e quegli occhiali
da noi davvero si è soltanto sentito parlare.
Sorprendentemente molte persone
pensano tutte gli stessi pensieri
in una cella frigorifera
a meno di zero gradi
e tra questi è assente il gatto.
La maggior parte delle persone
senza tanti gatti ma neanche pochi
ogni giorno evita le celle frigorifere
e così tra quello che pensano
può esserci tutto.

Casa pulita

Nei sedimenti il tempo s'è addensato
ai bordi dei luoghi dal centro e dall'alto
dove nasconde la sua refurtiva.

Oppure è fatto davvero così
il tempo
è i peli e i grani di polvere
da togliere di dosso

e
come non ci fosse
si spazza e butta via.

25 aprile

Sangue a terra il tuo colato vaporato sì ch'entri nelle vene verdi ancora negli eccidi nuovi  come un seme da nessuno piantato.