A dall'alba alla mattina
E le ore nel mezzo
I i pigri meriggi
O, si fa notte
U: notte oscura.
Nell'universo intero
Tra le galassie
Anni luce distanti,
Dalle spirali
E dalle ellissi,
Su Andromeda tu,
nella Lattea io
Un coro si espande:
Porco di un D**!
Sara, nel deserto piove musica di luce
questo sogno ti si avvera
quando pensi non riuscirci, e piangi
e pensi che nel mondo non c'è spazio
dove metterci comodi tra noi.
Quanta strada percorsa è crollata,
vedi, Sara, giù in fondo alla scarpata,
non cadrai con lei se corri
e se spandi le tue ali.
Tracci invece un sentiero tortuoso,
sì, ma ricco e veritiero
che passa nel buio di una foresta
ma non temere, Sara, questi anni
li hai vinti. Chi ha perso è quel mondo.
Quel mondo ladro, e disonesto.
Invano ti cerco se chiamo quel nome:
giochi nascosta giacendo tra l'erba
delle mie pieghe cerebrali, e scuoti
le fibre, le ossa, mi muovi, m'ispiri
respiri quest'aria ma il vento che soffi
è un vento diverso dal vento che è nostro.
E tocca montagne, boschi mai visti
dagli occhi aperti al sole che abbaglia
e sbaglia la mente che vede nient'altro.
C'è spazio abbastanza per i nostri sogni
mai stato di più, né recintato,
venduto, comprato, mai devastato,
è da lì che vieni - quel posto lontano
non riesco a pensare sia dentro di noi.
E parli suonando la lingua di archi,
sembra uno scherzo - lo è, ma anche
lo scherzo nascosto del mondo che vive
e ride, fingendosi zitta materia.
Sangue a terra il tuo colato vaporato sì ch'entri nelle vene verdi ancora negli eccidi nuovi come un seme da nessuno piantato.