Testo di canzone

Non consento di afferrare una frase stringata
che vi spieghi cosa credo ci sia in aria
come invece dicon spesso le persone senza dubbio
che ripetono parole certamente già ascoltate
quanti eroi che fenomeni che ci tagliano la strada
e nel fastidio che mi invade ecco io mi riconosco
nel sospetto di una falla celata nella natura o dalla società
supportato dalla prova che chiunque non lo afferma
ma di cosa si parla a una festa dove gente in vetrina
fa finta di fare gli auguri a capodanno?
il giorno è piccolo solo come un istante
ci fosse una schiena che brilla di sogno la riconosceresti?
I capelli fanno da ostacoli visivi alla forma del cranio
i vestiti ai difetti e ne fanno poetica e discorsi.
Stanotte non troverò una serie da guardare.
Mi serve una frase tua che sei rara
non protesto quando poi non ha senso
un saluto, uno sguardo, che mi colga sul ciglio
se lo aspetto basta questo e potrò ricordare.
Poi tacciamo o parliamo di tutto
per non disilluderci l'ennesima volta.

La divina tragedia

I.
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
nel mezzo del cammin di nostra vita
e questa siepe, che da tanta parte
mi ritrovai per una selva oscura,
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude
ché la diritta via era smarrita.

Ma, sedendo e mirando, interminati
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
spazi di lá da quella, e sovrumani
esta selva selvaggia e aspra e forte
silenzi, e profondissima quiete
che nel pensier rinova la paura!

Io nel pensier mi fingo; ove per poco
tant’è amara che poco è più morte;
il cor non si spaura. E come il vento
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
odo stormir tra queste piante, io quello
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ ho scorte

infinito silenzio a questa voce.

Io non so ben ridir com’i’ v’intrai
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
tant’era pien di sonno a quel punto
e le morte stagioni, e la presente
che la verace via abbandonai.
E viva, e il suon di lei. Cosí tra questa
ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto,
immensitá s’annega il pensier mio
là dove terminava quella valle
e il naufragar m’è dolce in questo mare
che m’avea di paura il cor compunto,


II.
Nel mezzo del cammin di una selva oscura
mi ritrovai per nostra vita
ché la diritta via era dura.

Ahi quanto a dir qual paura
esta selva selvaggia e dura
che nel pensier rinnova cosa aspra e forte.

Tant’è amara che poco vi trovai
ma per trattar ben della morte
vi dirò delle altre cose ch'i' non so ben ridir

tant’era pien di sonno com’i’ v’intrai
che la verace via a quel punto
terminava quella valle.

Ma poi ch'i' fui al piè compunto
guardai in alto...

La riserva (L'educazione di un umanista)

Sono in panchina, una riserva. 
Il mister mi ha detto preparati
e acceso speranza di partecipare
sono stato puntuale, sono qui pronto
maglietta nuova di zecca non quella
piena di fango degli allenamenti
strappata di usura e sudore,
né quelle calze marroni né scarpe
lise. In divisa, immacolata provo 
orgoglio pensando quella infangata.
Ripenso agli anni di fatica
e sacrificio che mi fanno essere qui,
alla mia vecchia scelta di fede nel calcio
non ho rinunciato come quegli altri, dovrei
promettere prove d'alta prestazione
se ne avessi occasione, chissà che farei
perché nessun altro è più preparato:
chiamami dentro almeno al recupero,
arma del mister, dopo fanti il cavaliere.
E vado pensando e l'arbitro canaglia 
dà tre fischi, mi vuota lo stadio.

Non sono uguale

Non sono, no, non sono uguale
ai giorni uguali, vuoto, no son vuoti loro.
Spazio e tempo per me son supporti,
non sono io quello, non sono io loro.
Il mio nome non è una data
che si ripete, e cambia ma un momento
che passa inosservato e lascia
tracce sempre più in là 
ma anche gli astronomi
emanano onde radio nel cielo
e attendono risposta - la gente ride - che fa?
Non prendermi per prodotto marchiato
ma per prototipo da collezione
il mio nome non è una marca
ma il titolo di un quadro d'autore.

Il pensiero dominato

Le cose che so saranno duecento
due e cinquanta, ben sotto trecento,
forse di più, o forse un po' meno
io le so perché dicono lo stesso

la vita non ha pregi senza l'affetto

fraterno, sola discolpa che abbiamo
davanti al tribunale del fato.

Sala da concerto

Nella sala da concerto
al suono si dà spazio
tempo e persona.
Discende i gradini, incespica
e cade, percorre corridoi, accarezza 
pareti e superfici, volti
capelli, membrane uditive
da fuori investe i pensieri 
si scioglie in essi: è parte di noi.

La Poesia

Lei viene di notte o mentre mi sveglio, 
si stende sul fianco e comincia a guardarmi
e so che mi è accanto dall'aria che trema,
parla in silenzio, ma forte abbastanza

e quello che dice lo sento nei sogni
ne fa lo scenario, un mondo diverso.
Il suono esterno della sua voce
controlla adesso ogni parte di me.

Mi sveglio. Si dilegua e non la trovo,
non risponde se la chiamo e penso
fosse solo un'apparizione
ma ancora non so fuori o dentro di me.

Ma come Psiche accendo candele,
come Euridice ed io il suo Orfeo.

Spunti per prossime evoluzioni di specie

Come fanno le specie animali
a nascere le une dalle altre?
Anche noi ci differenzieremo
in almeno due, e più, gruppi.
I miei discendenti non avranno 
più occhi, orecchi, nervi, né lingua,
gambe, né, si spera, avranno un corpo
tanto oggi portano svantaggi.
Basterà sviluppare il sistema
di radar dei pipistrelli che al buio
sfuggono ai falchi predatori
e sentire suonare le forme del mondo.

Degli altri lo so come muteranno.
Avranno tasche per soldi nel ventre, 
corpi grossi e molli e ognuno 
avrà anzi perfino due corpi.

Una ha ammiccato ridendo

Dopo le ore un tempo eterno
minuscolo iridescente, ridon
le stelle e s'inseguono giocando
e poi un due tre: ferme, le vedi

anche se una ha ammiccato ridendo!

ancora a tendermi il tranello
che tutto sia uguale, tutto fermo
o in movimento senza senso.

25 aprile

Sangue a terra il tuo colato vaporato sì ch'entri nelle vene verdi ancora negli eccidi nuovi  come un seme da nessuno piantato.