Mia nonna ha perso la testa
Odia l'unica figlia
che non l'ha mai lasciata sola
e strappa i fiori, i rami di foglie
che ha piantato suo marito
defunto circa una decina di anni fa.

Come il mio vicino
che ha perso i ricordi
precocemente caduto
in demenza senile
col figlio ventenne che è morto
e la moglie lasciato.
Non si sa perché.

Il cimitero di, forse, Rutigliano

Gli alberi piantati
nella campagna a fianco
al cimitero di, forse, Rutigliano,
sono viti, non del luogo
che succhiano l'anima ai morti
e coperte di veleno insetticida
seguiranno le leggi del mercato
non divine o naturali
perciò son da imbellettare.

Il paradiso, tra l'altro è soggetto
alle modifiche del consorzio umano,
la vita celeste non segue giustizia
ma il meccanismo
di domanda ed offerta.

In televisione vedremo gli spot
di un paradiso rinnovato
al passo coi tempi in grado
di competere
coi nuovi villaggi turistici.

De pigrizia V: modernità, ricchezza e pigrizia

Tutti vogliono vincere alla lotteria e sistemarsi per la vita, nel senso di poter rimanere a vita sul divano senza far niente, parlare scrivendo sui social e attaccando il moralismo di chi esce a fare qualcosa di buono. Il dissenso della critica inizia a dare fastidio anche a coloro i quali non capiscono che il dissenso è una gran risorsa (dunque positiva) per loro: siccome imitano la vecchia classe nobile, i contemporanei popolani dicono che la voce del popolo non va ascoltata ma repressa. Come se avessero sonno ma non riuscissero a dormire per colpa di chi fa qualcosa in strada in piena ora di punta.
 Tutti dovrebbero tendere allo stesso ideale di pigrizia egocentrica ed edonista tanto voluto dal capitalismo, finché non subisce una sfortuna e rimane solo, senza casa e odiato da chiunque, come lui prima, passa la vita sul divano a insultare con sufficienza gli emarginati. Pigrizia significa incapacità di proiettare se stessi in altre condizioni di vita possibili, di progettare il proprio futuro, cercare soltanto il vantaggio immediato, la comodità del divano, per paura di tali possibilità, nonché per la troppa fiducia nello stato attuale delle cose.
Cosa direbbe un antico romano di noi? Che siamo un'umanità degradata e molle, piegata alla schiavitù, senza valori veri né memoria, deboli, grassi, incapaci in ogni cosa e contenti di subire il potere del primo generale straniero che passa, viscidi corrotti in adulazione che hanno svenduto il proprio corpo e ceduto la propria terra per un pezzo di pane o per evitare di combattere.
... la pigrizia è la condizione essenziale dell'individuo comune contemporaneo, in cui tutti nasciamo e da cui non dobbiamo lasciarci tentare, ma fuggire, per sviluppare in maniera sana le nostre capacità mentali...
Più che strettamente del contemporaneo, dell'uomo moderno occidentale in generale; perché il pensiero razionalista che ha segnato l'inizio dell'età moderna persegue il massimo del profitto attraverso il minimo dello sforzo.
Sono massimamente pigri quegli imprenditori che producono merci di scarsissima qualità per arricchirsi velocemente e senza aver dato nessun vero contributo (senza fare niente di troppo complicato), o che semplicemente rivendono ciò che hanno comprato.
La società moderna e contemporanea offre molti spazi in cui esercitare e coltivare la pigrizia, sia individualmente che collettivamente, ma allo stesso tempo è un meccanismo molto pericoloso per gli individui perché può essere facilmente sfruttato dai vari poteri per ottenere i loro scopi turpi (creare/manipolare gruppi sociali e loro tendenze). Perciò la incoraggiano e perseguono, e la fanno passare per diritto meritato o virtù contemporanea.

Si noti però che è un comportamento da inculcare nelle menti altrui; che sfrutta dei meccanismi mentali basilari per l'equilibrio psichico degli individui, ma che non gli appartiene. Deve essere attivata dall'esterno. Infatti è un meccanismo innaturale questo contemporaneo, per il quale anche chi ha poco o niente è incoraggiato ad essere pigro. In uno stato naturale e originario delle cose, la pigrizia apparterrebbe a chi ha molto, al ricco, e non certo a chi non possiede niente. Ma, se lo strato sociale povero imita i modi di fare (comportamenti, gusti, preferenze, discorsi, gesti, ecc...) dello strato ricco, imiterà anche la sua millenaria ripugnanza per lo sforzo fisico (verso le attività fisiche, manuali) e del pensiero. Solo dall'età moderna dunque, la pigrizia può essere considerata un valore positivo anche dallo strato sociale povero, perché da quell'epoca esso imita (invece che deridere) i modi di fare eccentrici, stravaganti ed edonisti della classe nobile dei padroni.

Il costume contemporaneo

Fa ribrezzo che miliardi di individui
acquistino lo stesso vestiario
adesso che possono scegliere
e non servirsi dei residui.
Basta indossare pantaloni 
di ruvido denim vissuto
per provare la follia del gruppo
far selezioni, giudicare.
O per urlare istericamente
lo stesso coro all'unanimità.

È certo un pericolo che dietro una felpa
uguale a quella nei nostri armadi
si nascondano gli infami iracondi
a seminare odio, a vituperare.
Usano simboli d'unione
per farsi qualche sostenitore
fingendo di essere persone comuni
come ha fatto per anni Salvini.
Come i soldati che per infiltrarsi
rubano divise dai morti nemici.

Chi da noi s'è travestito
ostenta abiti e abitudini
che non è vero gli appartengono.
S'è soltanto accostumato.

Il premio

Mi hanno telefonato
tramite la segretaria
che ha detto "lieti"
sarebbero di avermi
alla serata di gala
e sono candidato
a ricevere il premio
"Che premio?" 
"Il premio che attesta
che lei è speciale e grazie
a cui ognuno riconoscerà
i suoi meriti, saprà il suo nome,
che cosa fa e il suo passato".
Come un'entrata alla schiera dei santi
che la gente venera.
"Grazie davvero" e ho riattaccato.

Al premio la gente davvero
a battere sempre le mani
per colpa del successo
retorico delle parole toccanti
dei presentatori
che leggono bugie spaventose
ma commoventi che mamma mia santa
le sento e si stringe la gola
quand'ecco che fanno il mio nome
e dicono che sono un brav'uomo
impeccabile e senza difetti
il geniale innovatore
il brillante scienziato
eccellente economista.
Quello lì non sono io!
Non ho mai fatto tutto questo.
Mi alzai per dirlo a tutti
E il presentatore imbarazzato
Il pubblico vocia, uno
anziano con un gesto della mano
intende che non è poi rilevante
e che posso anche barare.
Poi dicono che sono il vincitore
e la gente sempre a battere le mani
Commossa
a ripetersi il mio nome
e i miei meriti 
e a fare grandi accenni
di consenso
con la testa, con le bocche
a guardarmi, a baciarmi
a regalarmi fiori,
una targa che lo attesta,
questo premio è proprio il mio.
"Non accetto. Questo qui non sono io. Questo premio è una carnevalata per fare battere le mani, sancendo per chi. Se tutta la schiera di santi è premiata in questo modo, sono bugiardi, persone senza meriti come me, allora è tutto una carnevalata inventata chissà da quale autore frettoloso per soddisfare le attese del pubblico senza troppi scavi in profondità".

De pigrizia IV: le origini

Pigrizia non equivale a non svolgere attività, non avere abitudini, ma è il non cambiarle.
La pigrizia è involontaria [...] Viene da un eccesso di comodità, di stasi prolungata, di assenza di legami e relazioni che ci costringerebbero ad "abbassarci" spesso agli altri. [...] possiamo esercitarci in qualche modo a reagire? La risposta non sarebbe scontata come "Basterebbe iniziare a fare qualcosa", se per "pigrizia" intendiamo uno stato mentale simile alla noia. La pigrizia è mancanza di critica, accettazione passiva di tutto ciò che siamo abituati ad avere; assunzione meccanica di schemi di pensiero, di azione, di consumo, di interpretazione della realtà... È credersi individui unici nonostante l'evidente omologazione totalmente accettata.
 Una macchina è pigra se svolge sempre lo stesso ruolo. È anche stupida se non riesce ad adattarsi alle richieste di colui che la usa. Il pigro è una macchina stupida che non cambia mai il meccanismo e non si adatta al presente.
A volte, senza volerlo, ci sentiamo già formati definitivamente, e difendiamo o giustifichiamo ogni nostro modo di fare, invece che reputarlo ridicolo: il pigro non si accorge di essere ridicolo, ottuso dalla sua inerzia.
È cioè l'atteggiamento contrario al cercare informazioni, notizie, ricerche, studi, è arroccarsi nelle proprie presunzioni, nei propri calcoli, accettare tutto così come ci dice l'intuizione soggettiva, su cui il pigro fa tutto il suo affidamento, nonostante sia prevedibile che a lui risulti sempre un'intuizione sbagliata.
Bisogna rivolgersi sempre a un esperto. Un esperto che non si permetta di nascondere nozioni o soluzioni solo perché non conformi al suo personale gusto, non servono obiettori di coscienza. Già noi ci tappiamo le orecchie e gli occhi davanti a tutto ciò che non reputiamo degno di noi (che poi in realtà siamo ben poco) e un esperto ci serve proprio a stimolarci là dove noi non vogliamo, per pigrizia e non per altro, o si può dire anche per presunzione.
E invece la cronaca ci insegna come i danni siano successi proprio perché non è stato interpellato l'esperto giusto, quello che si sacrifica per gli altri accettando di passare anni a studiare intuizioni altrui, più prestigiose e complete.
Adesso a ognuno piace aprir bocca e dare giudizi: anche il pubblico non si sente chiamato a imparare, ma a esprimere giudizi conformi al buon gusto. Cioè ognuno difende il modello comune, scontato, fa finta di essere un esperto, uno che sa, in quanto insulta gli individui non conformi al modello, le minoranze, i casi difficili e meno armoniosi, come vecchi pigri che guardano la tv.
Il pubblico, da consumatore da soddisfare e divertire, gioca a fare il critico o il gestore di canali televisivi (confondendo infatti questi due ruoli), sta sempre attento a insultare i lati meno usuali degli altri individui (la voce, la postura), e finge di essere conforme all'ideale di persona condiviso dall'opinione comune, che trae da televisione e persone della cerchia ristretta con cui viene a contatto. Con pigrizia accetta il modello ideale di perfezione (dell'uomo razionale, normale, "coi piedi per terra"), e lo sforzo sarebbe la ricerca critica di altri modelli di umanità, la messa in discussione di quelli propagandati.
La pigrizia viene perciò spesso confusa con un vantaggio personale, e presa per una specie di comodità inspiegabilmente meritata. Come se a doversi sforzare o lavorare fossero gli altri e non se stessi, perché si preferisce stare fuori dai meccanismi sociali e del mondo in generale. È infatti collegata al meccanismo mentale e istintivo che ci spinge a risparmiare l'energia fisica e psichica (a pensare) per incanalarla verso l'oggetto della nostra attenzione e, quindi, per evitare sprechi. Il pigro, a differenza di una persona normale e ben sviluppata, assume dagli altri che gli stanno intorno (ma più che altro dai mass media, mezzi di omologazione) gli oggetti verso cui rivolgere la sua attenzione. Per questo la pigrizia è la condizione essenziale dell'individuo comune contemporaneo, in cui tutti nasciamo e da cui non dobbiamo lasciarci tentare, ma fuggire, per sviluppare in maniera sana le nostre capacità mentali.

Ecco come apparivi

Ecco come apparivi
milioni di anni fa
mio dolce amore.
Eri una mattina di sole
azzurra e tiepida
su un sentiero di collina
illuminato
con il vento calmo che portava
suoni di zoccoli che pestano
chilometri di terra rossastra
d'animali in branchi
che s'arrestano e scrutano
con gli occhi nerissimi
l'arcata lontana del cielo:
forse ti avevano sentita
mia luce che ride
come ti sento adesso io
che ti vedo giocare.
Presto scappa
non farti notare,
hai lasciato già
tue tracce di odore
fra l'erba e sui fiori
e non è regolare
lasciarsi vedere
milioni d'anni
prima di nascere.

Mostri, fantasmi e bidello galattico

Nel quartiere senza luci
una notte di maggio
che si siede alla finestra
e guarda:
piovono i muri senza
seconda mano di vernice
e in un inno alla mia stanza
s'apre il vortice di tempo
o note morbide colorate
di una sensazione
che devo avere avuto
al momento della nascita,
strana come il riflesso
di luce dell'origine
sparso ancora nell'universo.
E poi io che parlo
con timore con rispetto
ai miei mostri, o ai
davvero - fantasmi.
È il tempo in cui mi prendono a calci in bocca
e li combatto, li strappo
oppure li alzo coi bracci
e ci faccio l'amore:
sono i sogni che ora
ho a letto e scrivo.
È la notte
che il cielo è scritto da uno scolaro
e distratto durante il dettato
del maestro
fa sul banco i disegnini
prende appunti
su scontrini e fazzoletti
su incarti di gomme da masticare
e li butta nel cestino.
C'è un bidello galattico che raccoglie
i foglietti manoscritti
e riempie il mio cielo che
insolito irrompe
nella stanza dei rumori
in sembianza silenziosa
dove io ogni notte mi perdo.

25 aprile

Sangue a terra il tuo colato vaporato sì ch'entri nelle vene verdi ancora negli eccidi nuovi  come un seme da nessuno piantato.