De pigrizia IV: le origini

Pigrizia non equivale a non svolgere attività, non avere abitudini, ma è il non cambiarle.
La pigrizia è involontaria [...] Viene da un eccesso di comodità, di stasi prolungata, di assenza di legami e relazioni che ci costringerebbero ad "abbassarci" spesso agli altri. [...] possiamo esercitarci in qualche modo a reagire? La risposta non sarebbe scontata come "Basterebbe iniziare a fare qualcosa", se per "pigrizia" intendiamo uno stato mentale simile alla noia. La pigrizia è mancanza di critica, accettazione passiva di tutto ciò che siamo abituati ad avere; assunzione meccanica di schemi di pensiero, di azione, di consumo, di interpretazione della realtà... È credersi individui unici nonostante l'evidente omologazione totalmente accettata.
 Una macchina è pigra se svolge sempre lo stesso ruolo. È anche stupida se non riesce ad adattarsi alle richieste di colui che la usa. Il pigro è una macchina stupida che non cambia mai il meccanismo e non si adatta al presente.
A volte, senza volerlo, ci sentiamo già formati definitivamente, e difendiamo o giustifichiamo ogni nostro modo di fare, invece che reputarlo ridicolo: il pigro non si accorge di essere ridicolo, ottuso dalla sua inerzia.
È cioè l'atteggiamento contrario al cercare informazioni, notizie, ricerche, studi, è arroccarsi nelle proprie presunzioni, nei propri calcoli, accettare tutto così come ci dice l'intuizione soggettiva, su cui il pigro fa tutto il suo affidamento, nonostante sia prevedibile che a lui risulti sempre un'intuizione sbagliata.
Bisogna rivolgersi sempre a un esperto. Un esperto che non si permetta di nascondere nozioni o soluzioni solo perché non conformi al suo personale gusto, non servono obiettori di coscienza. Già noi ci tappiamo le orecchie e gli occhi davanti a tutto ciò che non reputiamo degno di noi (che poi in realtà siamo ben poco) e un esperto ci serve proprio a stimolarci là dove noi non vogliamo, per pigrizia e non per altro, o si può dire anche per presunzione.
E invece la cronaca ci insegna come i danni siano successi proprio perché non è stato interpellato l'esperto giusto, quello che si sacrifica per gli altri accettando di passare anni a studiare intuizioni altrui, più prestigiose e complete.
Adesso a ognuno piace aprir bocca e dare giudizi: anche il pubblico non si sente chiamato a imparare, ma a esprimere giudizi conformi al buon gusto. Cioè ognuno difende il modello comune, scontato, fa finta di essere un esperto, uno che sa, in quanto insulta gli individui non conformi al modello, le minoranze, i casi difficili e meno armoniosi, come vecchi pigri che guardano la tv.
Il pubblico, da consumatore da soddisfare e divertire, gioca a fare il critico o il gestore di canali televisivi (confondendo infatti questi due ruoli), sta sempre attento a insultare i lati meno usuali degli altri individui (la voce, la postura), e finge di essere conforme all'ideale di persona condiviso dall'opinione comune, che trae da televisione e persone della cerchia ristretta con cui viene a contatto. Con pigrizia accetta il modello ideale di perfezione (dell'uomo razionale, normale, "coi piedi per terra"), e lo sforzo sarebbe la ricerca critica di altri modelli di umanità, la messa in discussione di quelli propagandati.
La pigrizia viene perciò spesso confusa con un vantaggio personale, e presa per una specie di comodità inspiegabilmente meritata. Come se a doversi sforzare o lavorare fossero gli altri e non se stessi, perché si preferisce stare fuori dai meccanismi sociali e del mondo in generale. È infatti collegata al meccanismo mentale e istintivo che ci spinge a risparmiare l'energia fisica e psichica (a pensare) per incanalarla verso l'oggetto della nostra attenzione e, quindi, per evitare sprechi. Il pigro, a differenza di una persona normale e ben sviluppata, assume dagli altri che gli stanno intorno (ma più che altro dai mass media, mezzi di omologazione) gli oggetti verso cui rivolgere la sua attenzione. Per questo la pigrizia è la condizione essenziale dell'individuo comune contemporaneo, in cui tutti nasciamo e da cui non dobbiamo lasciarci tentare, ma fuggire, per sviluppare in maniera sana le nostre capacità mentali.

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