Cute: definizione

Avrei voluto anche sentirmi un minerale
disciolto in acque sporche da filtrare al setaccio
o chiuso in volumi plastici lì nascosto su tovaglie
origliare discorsi senza chiedermi i pareri
lasciarmi dislocare insieme a tutta la materia
diffondermi nello spazio e sotto terra e dentro i fiumi
sciogliermi in scariche elettriche per attraversar galassie
girare intorno al nucleo, stare fermo dentro al nucleo
avrei. Avrei anche voluto espandere
un punto a dimensioni tali
da metterci dentro un pacco
nel pacco una casa
nella casa la luna.
Avrei voluto perdermi in divagazioni inutili
e tirare i bordi o limiti in eterno
per essere ovunque presente, sempre esteso
partecipato e usato in comune
e discusso progettato migliorato da un meccanico
dando luogo a numerose aziende
opere pubbliche di risanamento ciclicamente
quelle stelle alla fine delle cantiche
avrei voluto uscire dagli strati della cute
luogo di reazione, di fenomeno osservabile
cute atmosfera di pianeta nebuloso
dove le pietre bruciano lasciando una coda
restando imprigionate, non visibili all'esterno.
Io pure imprigionato. Buco nero? Gravità?
Come avrei voluto farlo? I salti nel cielo
sono parabole e le parabole insegnano sempre.
Avrei voluto mandare segnali di luce
ma a cosa serve se gli altri pianeti
son chiusi da miliardi di chilometri d'atmosfere?
Fagocitano i segni, non ne mandano altri.
Soltanto il sole splende da noi
e copre le luci con i suoi raggi.
Basta "avrei"! basta coi salti!
qui c'è un lavoro incessante
di cui sono
l'unico addetto.


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Special edition! Free forever!

Festeggiamo la bozza numero 300 di Mostroblog! Questa.

Traguardo tondo tondo e senza approssimazione: numeri interi e reali, signori!
Il blog è nato da quando studio Lettere (e poi Italianistica) a Bologna, sotto la guida dei più importanti autori contemporanei italiani, professori ispirati dalla loro gioventù irrequieta o da voci più lontane. E così hanno iniziato ad interessarmi: Leopardi, Dostoievski, Kafka, Svevo, Pirandello, Michelstaedter, Saba, Montale, Gadda, Longhi, Anceschi, Vetri, Barilli, Hesse, Kerouac, Ginsberg, Burroughs, Bukowski, Roversi, Pasolini, Buzzati, Cavazzoni, Benati, Celati, Calvino, Perec, Magrelli, Damiani, Govoni, Ariosto, Boccaccio, Petrarca, Adams, Apuleio, Ovidio, Virgilio, Dante, Gramsci, Freak Antoni, MusicaPerBambini, Kurt Cobain, Meat Puppets, Nomeansno, Fellini, Monicelli, Risi, Magris, Severino, Nietszche, antica Roma, Medioevo e Rinascimento, Cinquecento, Barocco, Illuminismo, Novecento, i giorni d'oggi, eccetera ecceterone (come dice Longhi). Niente da fare, se volete sapere la Letteratura, dovete studiarla a Bologna. Se invece volete farla, basta aprire un blog gratis.

Fatto sta che di ispirazioni ne ho avute veramente tante, ma sfrutto quest'occasione datami dalla tecnologia di aggiustarmi un mio stile, cercare un mio modo di dire le cose che vivo come le vivo, in tutti i loro intricati rapporti col sistema-universo o natura. Naturalmente non tutte le cose che scrivo vengono pubblicate, Mostro in persona seleziona le sue migliori liriche in linguaggio umano, scrittura italiana, metrica tradizionale salvo rare eccezioni; le storie NON migliori ma terminate; i trip più pregni di significati; la lista aggiornata periodicamente dei migliori album musicali e dei migliori film in circolazione, che vi consiglio tanto tanto; più una breve ma pregnante galleria d'arte contemporanea. C'è QUASI tutto insomma, dalle prime storielle disincantate ma inquietanti sotto la nuova etichetta di divertimenti "Nugae", alle ultime poesie di ricerca e alla nuova sezione di enigmi più calzanti con la questione.

Che questione? Non riguarda soltanto me. È una questione che mi riproponete da anni tutti voi. È una voce che mi mandate ininterrottamente da anni. Grazie di questo. Ma i problemi me li avete creati voi!

Festeggiamo ancora: questo post è il QUARANTESIMO del 2016, mica poco... Uuuuiiiiii!!!


Mostro.

La scelta: matematica del destino

Dei rumori nella stanza scura
lontani. Indefinibili voci e chiavi tintillano
sbattono sui ferri poggiati sopra i marmi
lucidi. Venisse un re.
Scegliesse noi.
Scatole in fila di un supermercato:
le luci si accendono. Guarda! Che grande!
La stanza a perdita d'occhio, corsie di rimedi
ad intermittenza le più accattivanti disposizioni.
La pace, la regolarità
il sistema di vita, la miglior società
garantisce dall'alto un motivo di esserci
competitivi ci scavalchiamo
per i posti migliori degli scaffali.
Eccone un altro ch'è tale e quale
a me, a loro, agli altri e ai venturi
fuori truccati da grandi signori
ma pieni di merda e di fregature.
Tutti precisi perfetti uguali
dietro i marchi impressi a caratteri
già assimilati, un'altra etichetta
abbiamo tutti quello strato di cartone
che vorremmo la gente notasse
per utilizzarci, per essere scelti.
Nelle voci mattutine
una di donna si avvicina
mentre parla al cellulare,
passa e con la man mi afferra,
senza neppur guardare.

Popolo sommerso, o La memoria del futuro

Eppure siam tanti nel popolo sommerso
da quintali d'atmosfere. Penso a tutti quelli soli
coscienti dei lacci, se si tagliano li stacchi
è solo un'ora, non sempre è viva
la memoria del futuro. In certi è nitida
in altri fluida e spegne il cuore.
Forse siamo i paradigmi equivalenti
nei sintagmi slegati di autistiche sentenze.
E respiriamo la stessa antica aria.
Mastichiamo la secca sabbia desertica.
Vedi siamo proprio tanti, ma
non ci piaceremo mai.

Americani! (Dialogo per film)

[Inizio film: effettoni speciali. Colpo di scena! (troppo presto, sprecato)]

SCENA 1:

Un americano: "Americani?"
Due americani: "Oh my god!"

[Tutti si stupiscono!]

SCENA 2:

Due americani: "Americani!"
Tre americani: "Oh my god!"

[Scena drammatica]

SCENA 3:

Tre americani: "Americani? Americani!"
Quattro americani: "Oh my god!"

[Si risolve bene]

SCENA 4:

Quattro americani: "Ehi! Americani?"
Cinque americani: "Oh my god!"

[Tutti sulle spine!]

SCENA 5:

Cinque americani: "Ehi Americane! Americani?"
Sei americane: "Oh my god!"

[Scena sesso]

SCENA 6:

Sei americane: "Aaaameeeeeriiiiiiicani!"
Sette americani: "Oh my god!"

[Ridono]

SCENA 7:

Sette americani: "Americaniamericaniamericani?"
Otto americani: "Oh my god!"

[Non se l'aspettavano]

SCENA 8:

Tutti gli americani: "Americani!"

[Fine film]



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Altre Nugae

Poesia jazzcore

E' musica contemporanea, ciò che la musica da sempre esprime è un dubbio in forma di domanda, laddove oggi si intenda una macchina di risposte standard. Come se il sentimento avesse già il suo vestito a misure regolari 1-2-1 e tutto pari. Che l'esperienza vitale si risolva in un'onda di esperienza estetica da cui trarre lezioni per influenzare l'immaginario mette i brividi dall'entusiasmo. E' bene esplorarle.

Pronto ho una spina in mezzo ai denti
Aspetti! Ritratto la mia ultima affermazione
Occo acco occasionaleeeeeeeeeeeeeee
Wow che dolore! Nei nervi!
Ospito un gruppo di ammutinanti
So che soccomberò soccorsooooo
è arrivato il dottore: "ambasce" fu il responso
qua la pedina nel labirinto l'uscita là
come si giunge da A alla B senza incorrere ancora una volta nell'uso dei numeri irreali
?
.
Segno di autostima
Non è surreale se sorretto da un discorso
E fila come fonde
come fosse di formaggio il mio discorso
Pronto? Aspetti che le passo
il capo del filo ritorto del discorso mil_
_le_
_na_
_rio
Oppure è solo una scia d'aria e fotoni
un caso raro di contaminazione interplanetaria
interpretante che agli uccelli fa dir "Oibò"
non c'è più una steeeeeeeeeeeeeeella
amor contessa hai mani dentro agli occhi (verso stilnovista)
occaesi martyrii oculi leniter micanti (classicismo SPINTO)
Il libro perduto sugli alluci valghi di Laura di Petrarca
è stata un'ipotesi fatta dai filologi che pensano "cioè" ogni sei minuti
Si ritira veloce nei tubi l'acqua a pressione
che sembra un organismo compatto
ho la sensazione che mi berrà vivo
e me ne compiaccio! Che non so che fare
Pensai d'essere un pezzo duro e mi si sciolsero i fluidi.
Santa Maria prega per Noi. Santa Maria prega per Lui.
Avremo modo di ritrovare
noi nascosti in una buca
i papiri degli antichi
e le foto dei tuoi nonni
i giocattoli dei bambini
son sepolte sotto i piedi
fan rumore i fondi dei pozzi
coi relitti naufragati
o i remi dispersi.
Oh hai visto ombre
comparire fra nuvole e cielo
che si vedono di notte
se si han gli occhi bene attenti
e non si vede più il terreno.
Ne parlavano sciamani e tutto il popolo sentiva.
Ne cantavano poeti e il popolo si commuoveva.
Ne facevano teatri e luoghi di ritrovo
Ricette profumate, novelle, regali
Ogni cosa, dalla stessa pasta madre di crema.

Lasciassi scorrere

Lasciassi scorrere.

Io non posso che amare la parte di me
che vede soli nuovi ogni giorno
e quella patina esterna che sono
la lascio scorrere quotidianamente
sotto la doccia serale. Eppure ricordo
di esser stato spesso superficiale
e di essermi sempre lasciato andare
nel tempo che vedo gli altri lasciassero
a me per non esser disturbato
come se non mi importasse niente.
La sera immemori usciamo in gruppo
come se niente fosse vero e mai
altri uscirono prima di noi,
il passato intorno dimenticato
a cercare che c'è di nuovo
se una svolta nel mondo si è avuta
nuove ragazze
altri litri di vino
altri panini
un'altra sigaretta ancora
ancora discorsi...
Il mattino dopo dimenticati
e forse è un dono la dimenticanza
cinica e spensierata e l'attesa del nuovo.
Bisogna bruciare i vecchi cataloghi
tagliandone prima le fotografie
e poi adattarle in altri collage.
Non c'è la colla, niente rimane
solo una canzone che parla di noi
che nessuno ha più suonato.
Durante la meditazione nel suo bel giorno di riposo dal lavoro, Dio volse lo sguardo su ciò che aveva fatto, e osservò la Terra e i suoi abitanti. Dio la ricordava più incandescente e piena di vulcani; adesso invece la trovava grigia e fitta di grattacieli. Ricordava di aver creato tantissime specie bizzarre e tutte diverse tra loro, adesso vedeva solo cani, gatti, piccioni e uomini. Gli animali giocavano puerilmente per le strade e nelle stanze delle case, studiavano con i loro piccoli cervelli l'ambiente e la creazione divina. Gli uomini invece erano tutti rinchiusi in delle casette bianche di legno con tetti a spiovente, torre laterale con campane e il simbolo di due travi di legno perpendicolari tra loro. Vedendo che gli uomini non facevano ciò che lui ha stabilito all'origine, cioè dondolare da un albero all'altro nelle foreste, Dio si arrabbiò moltissimo e mandò a chiamare suo figlio e tutti i santi cristiani. «Che fanno queste teste calde che rifiutano l'esistenza così come (D)io l'ho intesa?» chiese Dio alla cristianità sgomenta e atterrita dalla paura, e continuò: «invece di lodare l'opera di Dio onnipotente si chiudono di nascosto dal mio sguardo ad ammirare l'opera di un architetto senza nozioni di fisica nucleare e stringhe?». Venne avanti Gesù e rispose: «Sono stato io a dirgli di farlo un'ora a settimana per lodare te senza altri oggetti intermedi.  Per contemplarti in intimità dissi a Pietro di costruire la tua casa» e Dio dopo averci riflettuto sopra, spinse dal lato Gesù e gridò che gli fosse portato Pietro, il quale andò per abbracciarlo. Ma Dio lo fermò dicendogli bruscamente: «Ti rendi conto? Adesso gli uomini mi crederanno al massimo un costruttore mediocre di edifici storici! Che fama misera per un dio, non trovi?». Pietro davanti a lui annuì tenendo lo sguardo basso, zitto. Poi provò a scusarsi con frasi come fuori fa freddo, ci sono troppe bancarelle fuori dal tempio, il traffico distrae, l'acustica è migliore, la luce è suggestiva... ma non erano scuse sufficienti per la divinità, che infuriata rispondeva urlando: «E che cosa le faccio a fare tutte quelle cose là fuori allora?». Allora Dio, che non riusciva a ragionare né con santi né Madonne, convocò un uomo, uno qualunque, e capitò che prese proprio tale Gennarino Tanzi detto Pippino, napoletano, mancato uomo di Chiesa ma fedelissimo cristiano. Fattolo accomodare innanzi a lui, Dio gli chiese se non preferisse scorrazzare libero a lodare la sua grandezza, invece che in una piccola umida scatola di legno crociata, e Pippino gli rispose: «Ma veramende guardi che a domenica è lu sol iorn libbero de tott na settimana sana sana, e nui cudd tinim tutt p tej». E Dio, sbalordito da tale risposta, gli chiese ancora: «Che cosa fate tutta una settimana intera allora? Venerate un dio al giorno e la domenica soltanto è per me?». Pippino ci pensò e poi annuendo gli rispose: «E si, o Signore, nu tnim da faticà. Anzi, con il vostro permesso, per me pure oggi è giorno di fatica e se consentite debbo tornare ad attaccare l'aratro». Dio, sorridendo gli disse: «Ah questo è impossibile Gennarino, ho dovuto farti morire perché tu rispondessi alle mie domande. Dunque non sono venerato ovunque ma solo in squallidi posti?», Pippino annuì. Allora Dio evitò reazioni esagerate, non si arrabbiò, non distrusse nulla, non fece niente a nessuno in nessun luogo dello sconfinato universo. Soltanto eliminò seduta stante la razza umana, che da allora in poi poté adorare Dio dalla mattina alla sera ogni giorno, per l'eternità.

Paradosso del giovane vecchio

È diffusa l'opinione che il nuovo sia qualcosa di più vicino rispetto al vecchio.
Questo è vero, finché a pensarlo non è un vecchio.
La vecchiaia è la fase della vita a cui tutti andiamo incontro, quindi il suo punto di vista ci riguarda un po' tutti. Sentite allora cosa ne pensa il vecchio rimbambito all'angolo della strada di casa: secondo lui, i bambini sono la cosa più vecchia del mondo, è solo l'inizio, la prima fase di una vita. Si è un bambino come tanti altri, tutti hanno avuto più o meno la stessa infanzia, e la ripetono ciclicamente. Lui da vecchio, a confronto, è molto più nuovo, ed è qualcosa che nell'esistenza si è trasformato, è il punto di arrivo di un processo complesso e di lunghissima durata. In confronto a lui, un bambino è una cosa vecchissima, e il sé neonato è la cosa più antica che possa conoscere; così, crescendo è diventato sempre più giovane.
Non sapendo come contraddirlo, riconobbi che quell'uomo era il vecchio più nuovo del mondo.

Sofisti, Eraclito, Socrate, Platone, Leopardi

Perché dopo le più grandi vette del dubbio filosofico tornano le "verità" dal mondo illusorio?

Platone cattivo discepolo quand'è che imparerai a sentire i maestri?

Si poteva diventare famosi scrivendo cose rassicuranti per tutti, per sempre. Cose soltanto immaginabili, che dichiaratamente non esistono nel nostro mondo, non si presentano o non avvengono. Una truffa dichiarata, frutto di elaborazioni sofisticate e progettazioni. Il paradiso cristiano inventato da Platone è stato inventato da Platone di sana pianta; nessuna rivelazione agli umani. Non abbiamo mai avuto occasione di venire a contatto col paradiso ultraterreno, perché nel mondo terreno non può essere realizzato. Il paradiso non può esistere perché tutto ciò che esiste, esiste qui e ora. I concetti di Bene e di Male (equivalenti al Buono e al Cattivo) non ci sono stati imposti da nessuna voce, né suggeriti da visioni celesti, derivano dal modo di vivere ultramillenario dell'Uomo: dalla conformazione del suo sistema nervoso. Sono i risultati di un processo costante di adattamento e NON la medesima voce di eterni modelli ultraterreni in base ai quali i viventi sono formati ed è organizzata la vita.
L'esistenza non è eternamente realizzata: eterna è la possibilità che essa si manifesti. Non è qualcosa di assolutamente ed universalmente necessario. Niente e nessuno potrà confermarci la sua estensione infinita, possiamo solo desiderarlo, perché l'Umanità ha bisogno di desiderarlo. Per fortuna l'eternità non è realizzata, né l'infinito: coinciderebbero con una specie di morte del mondo ed un fermarsi della materia, aumentata e soddisfatta, immobile.
Tutto cambia e scorre in eterno, ovunque.
E con l'esistenza, muta anche il mondo illusorio ultraterreno.
Muta il paradiso! Mutano i sogni. Mutano il Bene e il Male. Non solo nel tempo, basta anche spostarsi nello spazio.
Avremmo potuto essere chiunque...
Se viviamo allora il mondo cambia: in esso sia l'esistenza che la non-esistenza.

Che strada avrebbe preso l'Occidente se non fosse stato solleticato dalle parole dolci di Platone?

L'evoluzione del pensiero e dell'Umanità fino all'età moderna non è avvenuta in modo del tutto lineare: i filosofi greci prima dell'iperuranio di Platone e del paradiso cristiano, ci appaiono sorprendentemente contemporanei. Le loro convinzioni e i modi di vita erano già totalmente distaccati da quello che generalmente viene etichettato come "pensiero antico". Entrarono nella storia della filosofia proprio per il loro carattere disincantato con cui stupivano i loro contemporanei, mostrandogli con poche frasi quanto in realtà fosse grande il mondo in confronto al piccolo angolo che i luoghi comuni tradizionali lasciano vedere. Che entusiasmo hanno avuto questi uomini per maturare un'ottica così dissacratoria, così empirica e scientifica? La loro convinzione la possiamo capire se pensiamo a quanto allora fosse utile alla stessa sopravvivenza il bagaglio culturale sedimentato nei luoghi comuni. Oggi i funzionalisti, ricorrendo alla teoria darwiniana dell'evoluzione, li spiegano come prodotto di un processo di adattamento. Nell'uomo antico erano dunque quasi leggi di vita, e dubitarne, per la maggior parte, era impensabile. Alcuni filosofi vissuti prima di Platone possedevano già la chiave con cui i grandi uomini moderni hanno scoperto l'eliocentrismo, la Relatività, la differenza tra fenomeno e noumeno. L'Umanità intera ci sarebbe arrivata due millenni prima forse, sarebbe maturata più in fretta, e più completamente. Con Platone si ritornano ad inneggiare i pregiudizi preistorici, l'antropocentrismo, la convinzione orgogliosa che tutto risponda al nostro desiderio di infinito. E' la radice del male sulla Terra, è la giustificazione alla dittatura, alle azioni dissolute, disumane, malvagie. E' non pentirsi per il male che si compie, e poi alienazione, soggezione al potere e all'ordine, alle istituzioni. E' qualcosa che blocca l'evoluzione naturale, il nostro procedere verso il Bene comune, il mutare del mondo, come se la forma di una società fosse eterna. I rapporti personali già pre-impostati, già previsti, sappiamo cosa aspettarci di ricevere da chiunque, sappiamo cosa l'altro si aspetta di ricevere da noi. Non si vive la vita che la Natura ci aveva progettato perché presi da un senso di colpa e di scompenso nei confronti dell'autorità, di altri modelli. Non si può essere convinti di essere pienamente sé stessi, si sarà intimamente insoddisfatti e ci si crederà esseri in difetto, macchie dell'esistenza non previste in Natura, perché non ci si sente conformi al modello imposto dalle società. Intimamente disadattati, pubblicamente convintissimi di noi e del nostro stare insieme. Ognuno oggi nel suo intimo vive il disagio causato dall'arbitrarietà platonica perché non conforme al modello. Il modello non esiste da nessuna parte, l'hanno inventato gli antichi quando le possibilità erano tutte aperte ed equivalenti.

Oggi non saremmo governati dal mercato, voce ultraterrena e modello di comportamento.

Saremmo bene informati sulle scelte e sulle nostre responsabilità.

Rivolgeremmo l'attenzione e gli sforzi ad un miglioramento delle condizioni di vita. Avremmo idoli virtuosi da imitare e modelli negativi da evitare.

Non demonizzeremmo in nome di un ordine eterno gli sforzi per migliorare le condizioni di vita.

What you want to hear when eaten by hounds

Non fuggire subito in altre direzioni
dammi una mano, dammi ragioni
di essere almeno un soggetto pensante
fammi sapere di esser presente
dentro il mio branco, d'essere amato
anche se (notte) dormo appartato
forse vorrei non essere solo
verrei con te se mi alzassi in volo.
Odi i discorsi che alzano polvere
intima e che poi non so raccogliere
consolalo quando è in tempesta
l'animo che pure vuol la sua festa.
Se sto lontano mi perdo nel bosco
seguendo sentieri che io non conosco.
Apri parole che non hanno fine
per scavalcare il mio alto confine.

Dove parlo di un amico

Vidi solamente che suonavano le trombe
emanarono nel mondo un'ondata di silenzio
è tutto vero, l'amore brucia e lacera
talmente da fermarlo in un momento.
Tutto dissolto, lei lasciata in piedi
solo in casa vuota e vuoto è anche fuori
malgrado la festa, resta tutto immobile.
Gli altri persi, sordi. Vuoti. Soli
e qui a sollevarmi
nell'assolo di ombre scure
grida di massi
tamburi di morte
una voce squilla
e spacca i vetri,
una voce serafica
di bambina.

Insomnia

Pensa che spreco sarebbe una stella
cadente vista da nessuno in cielo
lontano sorriso andato all'oblio
se c'è occasione di incontro salvifico.


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Occhio: definizione

Occhio hai informazioni dell'esterno che è un magma nero di onde elettroniche: il nulla, poi le celi e a noi mandi soltanto povere immagini (solo ciò che ti piace, e che credi non ci ferisca) ci nasconde la totalità (verità) che ci spaventerebbe, come una mamma uccello protegge i suoi piccoli nel nido (non pascoliano!), isolati dal mondo
Occhio sempre piangi per le cose che hai scoperto all'esterno. Tanto spaventose e buie e lugubri che decidi di nasconderle per proteggerci dal dispiacere che ci comporterebbe la sua scoperta Tu non dici tutto il Vero come noi credevamo. tu non vedi, ci nascondi la realtà. Ti colpiscono i fasci di nulla elettronici, le onde materiche senza colori sei fatto apposta per dargli le forme che loro non hanno non esiste immagine, esistono essenze realmente viventi campi di forze. Piangi, e ti modelli con i coni e bastoncelli per dire a noi una favola. Ami il tuo sistema, un mondo organismo, e non lo esponi a tale spreco di tempo vissuto: fai in modo da rendere vere le cose che crei, che fuori non possono esistere.
Occhio piangi per le cose che hai scoperto all'esterno. Spaventose e buie lugubri bugie.


Occhio avamposto posto al campo di battaglia
sempre piangi per la vita che ti tocca sulla cornea
fa spavento tanto buio senza forme né colori
che ritieni più opportuno sia nasconderci i suoi toni.
Come ami l'organismo di cui anche tu fai parte
che si fida dei rapporti manomessi che gli mandi
e che crede vero il fuori quando non esiste niente
lo consoli per il Nulla che ovunque lo circonda.
Protettivo come mamma uccello mentre cova
sotto piume temperate le sue uova che son buone
pei serpenti velenosi tutt'intorno e silenziosi
sempre pronti con i denti sui neonati a fare morti.
Bastoncelli e miniconi che proiettano le ombre
e non altro, che ci accechi e che faccia a noi vedere
fasci d'onde nere abbaglianti di materia e elettroni
di che spettacolo di lugubre noia tu ci eviti la vista!
Chiusi dentro un guscio ermetico, non facciamo uscire luce
ci proviamo con le protesi dei segni da capire
ma tanto gli altri non sapranno che si è buio irreale
che anche gli altri sono ciechi e rivolgono in sé lo sguardo.
Quando calerà il buio ti chiuderai stanco



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(Sonetto I) Cerume Amaro

Facile dire la propria opinione, ognuno aggiunge caos al mondo già saturo di giudizi, parole che distraggono o intrattengono. Tu dagli panem et circensem, e questo già gli basta. Il circensem negli smartphone, nei programmi di tribuna politica e nei telegiornali, in facebook e nelle immagini appetitose. Poi nessuno sa spiegarsi quelle cose davanti agli occhi di tutti che sono i piccoli dettagli. Fare salti logici e usare verbi all'infinito. Siccome piacciono solo le incidentali. Non finire neanche le frasi mai iniziate!
Ma cercate una persona che dia buoni consigli: dove andarla a trovare? "Ma un uomo giusto oggi mai dov’è?" Non capire che il fine è l'inizio: siamo noi.

Il cerume delle orecchie proviene
dai suoni più vuoti di ciò che dici
non passano il filtro della censura
dentro il mio timpano inquisitore.

Fuori le mura si accalcan gli scarti
di esclusi, appaiono umili e sono
invidiosi. Tramando un complotto
attendono aiuto, poi ad un tratto

attaccheranno fuori dal confine.
E io son curioso dei loro piani
per interrogarli li scavo col dito:

zitti rimangono, stupidi ancora
chiacchiere gialle sotto alle unghie:
cadavere inutile d'una parola.


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All'inizio, da piccolo non capivo bene e mi sembrava strano. Perché tutti fanno quelle cose inutili che da sempre fanno? Volevo solo rassicurarvi che non c'è niente di sbagliato se vi accorgete che la Letteratura sia l'unico ambito degno dei vostri sforzi; è dall'alba dell'Uomo che accade.


  • L'Uomo conta la sua storia a partire dall'invenzione della scrittura e dalla produzione di testi scritti.
  • La continuità dell'Occidente è garantita soltanto attraverso tradizioni letterarie e famiglie linguistiche. Veniamo dal greco dell'Odissea e dei filosofi e dal latino dei grammatici e retori.
  • Il Sacro e il Religioso si trasmettono attraverso testi.
  • Anche la morte di Dio e la disgregazione degli individui si trasmette attraverso dei testi.

Tropica

Scoprirti sentieri nascosti fra i seni
percorsi i colli della tua anatomia
voglio mangiar frutta dei tuoi peschi
dormir sui tuoi peli erba sottile.
Sei mondo inesplorato dai ruscelli scroscianti
e gli uccelli variopinti ti sorvolano piano
in cielo archi in colori sgargianti, i profumi di cocco
per strada fragole e mirto di bosco.
Immerso all'interno delle intime grotte
accarezzando il percorso del cuore sento che respiri.
Intercetto i tuoi sensi come un andante
afferra un paese soltanto da un angolo.

Terremoti su Marte

Terremoti su Marte la Terra intercetta
spinte di rocce padrone di Marte
tuonano gravi voci pesanti
distanza tra corpi celesti distanti
coperta a richiami agli astri suoi avversi.

A Giove che schiaccia lo sprezzo più fiero,
ammonisce la Terra e gli umani
che non v'è domani, e Marte infuriato.

Da sempre cantando copriamo le voci
danziamo alla luce e ridiamo all'amore
qui dentro al piccolo spazio abitabile

ci siamo rinchiusi alle spalle le onde.
Onde telluriche  disperse tenete le briglie
di questi pianeti? O forse la nebbia
e vapore è il vostro dominio? Venere
ora è gas tossico. Giove s'è sciolto,
Plutone è nuovo. Comprese nel vacuo
curvilineo vorticoso le Lune tramontano, ma allora
dov'è metà Giugno su Fobos e Deimos?
Se l'ora del sonno infine è relativa
altrove vivono anche i bei sogni
e ci sveglieremo in quelli di altri
non distinguendo il nuovo dal vecchio
ci spegneremo in una canzone.

La Moda è per gli Allocchi

La moda viene dal fatto che le soluzioni da lei adottate sono sempre imperfette, non vengono incontro ai nostri bisogni. Son fatte per altro, non studiate per voi: per questo cambiano spesso, perché dopo un po' anche i più allocchi lo scoprono e devon cambiare insieme a loro. La moda è capitalista, consumista, vanità e spreco di energie. Si è detto che invece aiutasse la mente a riconoscere a pelle le caratteristiche delle persone immerse nella melma indistinta delle masse pubbliche della nascente metropoli; che per esistere ha bisogno di propugnare un sistema capitalistico. Questo è vero soltanto all'interno di quella logica pubblicitaria non studiata per i bisogni della gente, ma per ragioni di mercato e il mercato non siamo noi. Sono assaggi o incarnazioni di materie plastiche verbali della possibilità; sono particolari e non generali; appesantiscono il flusso incessante del mutamento delle forme e disturbano i desideri, non li assecondano. Le mode dettano? A nome di chi dettano? Viene fuori ogni volta che qualcuno si vuole distinguere, e, non facendocela attraverso le sue doti razionali-creative, ricorre all'utilizzo di stilemi fissi e già collaudati da altri. Credere di cambiare l'organismo intero soltanto cambiando d'abito. Colpa loro perché si sono voluti esporre e invece ricadono nel ridicolo: ci hanno creduto. Seguire la moda non va di moda, quelli che credono ancora che i sottogruppi giovanili si distinguano solo dai loro giubbotti o dai loro capelli di solito sono quelli che cercano vestiti e capelli diversi dagli altri, per distinguersi da tutti senza mettere troppo in esposizione le doti ragionative. Noi ridiamo (ridere) di quelli che seguono le mode, perché stanno sempre a trasgredire sto cazzo e non propongono mai qualcosa di buono, di nuovo, di vero, di loro; solo discorsi vani tesi alla noia o all'autocelebrazione o alla trasgressione senza avere niente da trasgredire; non sanno che la trasgressione è un'arma che l'uomo ha quando è costretto in schiavitù. Loro invece da che si vogliono liberare? Dalla città? Usando proprio gli atteggiamenti pubblicizzati dalle metropoli? La moda è nata dalle donne borghesi di Parigi diventata la prima metropoli europea nell'Ottocento, perché nelle metropoli dovevano distinguersi dalle masse popolari: gente ridicola la borghesia modaiola! Negano di provenire dalla famiglia dei loro fratelli? Beh, le loro mode non saranno che segno di presunzione vezzosa, di masturbazione mentale esibita in pubblico, perversione erotico-etica da passeggi domenicali.

Sette cose che dovete guardare

Grazie a quei o a quel francese che stamattina alle 7:00 hanno effettuato 16 interessanti visualizzazioni di pagine scelte con molto gusto letterario.
È sempre bello che esistano lettori curiosi che si lasciano trasportare e guidare dal blogspot.com , nonostante suo fratello grande Google.com mi nasconda le visualizzazioni nelle sue ricerche. È bello sapere che esistono ancora emarginati dai gusti deviati che non badano solo ai contenuti raffinati ed eleganti, perché forse conoscono il lato mostruoso dell'esistenza. Lato mostruoso che vive in poesie, favole e raccontisaggi, sproloqui retoricamente impostati, film, quadri, album musicali fra i migliori: mostroblog cerca di raccontarlo in tutti i suoi aspetti, quando il suo gestore ha tempo.

[Grazie ai 1.000 italiani che sono entrati in questa pagina
Grazie ai 450 statunitensi, io parlo la vostra lingua
Grazie all'inspiegabilmente numerosissimo pubblico russo! We love Russia!! Ma mi capite quando parlo?
Grazie a tutti i 150 tedeschi, poi altri francesi, ucraini, polacchi che si sono ritrovati per sbaglio in questo blog... Mancano gli asiatici, e per questo io ce l'ho a morte con loro. Ma uno di loro è stato l'unico del mondo fin'ora a lasciare un commento, quindi sono tutti perdonati.]

Siccome l'autore, di tempo adesso adesso proprio non ne ha, vi butterà una lista di post più piaciuti, come se non se ne importasse nulla di voi. Ma non è così, è solo che Google.com mostra nelle ricerche solo classifiche di cinque massimo dieci voci sceltissime (che di solito fanno vomitare!) da siti inaffidabili. L'affidabilità è nei piccoli critici dallo sguardo critico che non sono quelli che stanno sempre a criticare ma solo a usare il loro punto di vista critico. No, scherzo.

1. Euforia
2. La vita paradigmatica
3. La scatola
4. La stanza vuota
5. Gli stronzi di pecora

Di Questo Mese:

1. Le scritte sui muri
2. Album buoni buttati a casaccio
3. Il feticista che cambiò il mondo
4. se-fossi-piccolo-vivessi-su-un-atomo
5. Etica-critico-storica
6. Tu mostro schifoso
7. Risata universale d fondo

Ginocchio: definizione

Parte del corpo che serve a caderci sopra quando ci si trova sconfitti, delusi, disperati, incapaci, inefficaci, obbligati, senza scampo, senza possibilità di movimento, di azione risolutrice. Non si ha più niente quando si cade sulle ginocchia, le ginocchia servono a questa perdita improvvisa di forza delle gambe, che non riescono immediatamente a rialzarsi. Perciò ci sono le ginocchia, così tutta la nostra attenzione può passare dalla postura alla zona toracica e cervicale: tormenti impetuosi sembrano spingere i polmoni facendoci soffocare, e respiriamo a fatica; mentre la mente è intenta a nient'altro che rimuginare la causa, l'attimo in cui l'organismo è entrato in stato di emergenza, e pietrifica e paralizza il corpo in quello stato atroce, nel quale non può né stare in piedi né coricarsi: non si può stare né attenti né riposati, e a questa posizione serve il livello intermedio dell'inginocchiatura.
Plinio il Vecchio, Nat. Hist. XI, 250: "Secondo le credenze della gente, c'è del religioso nelle ginocchia delle persone. I supplici le toccano, gli tendono le mani, le adorano come altari".
Cavalcante nel X dell'Inferno di Dante è l'ombra "in ginocchie levata", significativamente ex-epicureista disilluso dopo la morte, che sta per scoprire che suo figlio Guido, caro amico di gioventù di Dante, è già morto.
Petrarca invece per invocare la Madonna che gli curasse il male straziante conseguente alla morte della amata Laura, si prosterna "Con le ginocchia de la mente inchine, / prego che sia mia scorta, / et la mia tòrta via drizzi a buon fine" per non cadere più vittima delle lusinghe della bellezza e della corporeità terrena che l'hanno atterrito.
Sofia è una bambina silenziosa, che sa ascoltare e riflettere. Le piace camminare da sola nel giardino della casa.
Una mattina mentre camminava nel giardino, vide un uomo in tuta bianca correre a tutta velocità e urlare forte "Mattina mattina mattina", che attraversò il giardino e scomparve nelle alte siepi. Sofia rimase sbalordita e non ci credeva.
Poco dopo, dallo stesso posto del giardino in cui apparve quell'uomo, uscirono anche una donna e un altro uomo che correvano nella stessa direzione del primo. "Uomo che corre uomo che corre uomo che corre" ripeteva con forti urla la donna, "Giardino giardino giardino" urlava l'uomo, ed entrambi scomparvero dietro le siepi. Sofia continuava a rimanere ferma a guardare il punto in cui erano spariti.
Ma subito, comparvero altre persone in tuta bianca che correvano urlando da una parte all'altra del giardino della casa di Sofia, ripetendo piccole frasi o parole: "Tuta bianca tuta bianca tuta bianca", e poi "Dietro le siepi dietro le siepi dietro le siepi". Quando il giardino si riempì di gente del genere, c'era una confusione di corridori sparpagliati e di urla accatastate e non si riusciva più a distinguere quello che dicevano tutti. Quello che Sofia poté vagamente ricordare invece, era solo il punto da cui quelle persone apparivano e quello in cui dietro le siepi scomparivano.

Qui

È questo quel posto lontano dove
dal buio ogni tanto risorge il sole
gli uomini nascono e poi se ne vanno
è come in un sogno: tutti fingiamo
che nulla di notte sia accaduto
l'orrore ai boati di schianti violenti
tua madre che piange al pronto soccorso
nessuno ne parla e cerca coraggio
nessuno che voglia fare chiarezza:
ora si parla di tua nipotina
un amore di bimba che ha aperto gli occhi
fa teneri versi con vocine dolci
guardiamo il sole dorato che sorge
il vento che sembra riderci attorno
è il mistero che ogni giorno nasce:
essere il riso di un neonato antico.

Vorrei ancora averti qui per fare
esperienza dei tuoi lievi gesti
e al sole tuo vecchio regno non ci sei
sembra normale il cortocircuito
dentro il sistema non tengono i cavi
è lotta perduta che ammazza gli eroi
partire in oceano su barche solubili
e tutti che partono che partono a fare?
È questo quel posto dove nel sole
bruciano vite dei giorni da ieri
il giorno rinasce e passano gli anni
finta di niente come in un film
senza dialoghi ma effetti speciali
e mai non si arriva mai approderemo
alla terra ferma che brilla affogheremo
noi che tendiamo al vento le vele
per prendere pesci, pesci saremo
a prendere fresco al banco di strada
ovunque si vada chiunque si sia
è una marea che non va più via.

Etica critico-storica

Una delle libertà che la civiltà contemporanea si vanta di aver raggiunto è il divieto di tortura e della pena di morte, circoscrivendo così la violenza ad una sfera negativa da bandire dalla società: "civiltà" è ciò che si oppone all'esercizio della violenza. Così anche chi sbaglia e commette reato non può essere punito con violenza fisica, ma simbolica: sottraendogli ricchezze o tempo di vita "in libertà", dalla fine dei tempi della legge del taglione e, in maniera più radicale, dalla metà del Novecento. La punizione fisica è uno degli argomenti con cui le attuali democrazie capitaliste convincono a discriminare Stati dotati di altre forme di governo o organizzazioni economiche e commerciali, e con differenti metodi di sfruttamento delle risorse.
I contemporanei si vantano di vivere in un'epoca dove la giustizia sembra realizzarsi piano, ma con lenti e graduali mutamenti rivoluzionari, come il riconoscimento di diritti alle minoranze ai margini degli interessi sociali: si vantano di difendere il giusto, ovvero l'indifeso emarginato, il politicamente corretto, il progresso tecnologico, il progresso della civiltà umana, della sua sensibilità. Non è della bontà dei loro intenti che vogliamo discutere, il riconoscimento dei diritti fondamentali dell'Umanità è pieno di lati positivi. Ma non solo...
Non solo, perché vengono alla luce in un periodo storico (seconda metà del Novecento) in cui i valori della civiltà e della collettività vengono riscritti da insidiosi manipolatori mediatici, che svolgono il loro lavoro al servizio del loro rispettivo stipendiante. Ne consegue che gli individui astrattamente burocratizzati e generalizzati all'interno dell'etichetta "cittadino" hanno sì, diritto di pretendere diritti, ma solo quelli che, di volta in volta, vengono pubblicizzati come "segni di civiltà", che d'altronde, non possono provenire che da eventi storici, che si presentano di volta in volta alle società e che vengono connotati e commentati sistematicamente e con successo dagli agenti di informazione. Senza guide morali, spirituali o filosofiche che siano, si finirà prima o poi con la perdita degli obiettivi dell'Umanità originaria: l'Uomo ha bisogno di un nuovo Medioevo in cui recuperi coscienza degli orrori dell'assenza di civiltà, così come già avvenne in seguito alle devastanti invasioni barbariche tra V e X secolo, in reazione ai quali, quasi, sorsero pochi secoli dopo l'Umanesimo e il Rinascimento. Serve memoria storica, allora, critica e razionale e il meno possibile viziata da interpretazioni e connotazioni delle fonti. La Storia dell'Arte e della Letteratura e la Filologia allora, servono a ricreare la coscienza delle coscienze del passato, le voci degli antichi con i loro consigli e le loro esperienze che vengono tramandate dalle loro opere, all'interno delle quali si comunicano le immagini che quegli artisti volevano dare di sé. Ci danno la coscienza delle maschere che le civiltà passate si son date: ognuna esprime qualcosa delle più alte vette raggiunte dal pensiero umano durante breve parte della sua evoluzione, qualcosa da conservare.
Come si interpreterebbe un'opera d'arte senza avere coscienza dei modi di interazione fra le società e le civiltà? Senza sapere come si interagisce tra individui, come si distinguono i comportamenti buoni e giusti da quelli sbagliati? Se l'Arte è comunicazione di messaggi, in essa è riposta l'identità della civiltà di appartenenza dell'artista, quanto meno.
Ecco: non c'è cultura che non produca Arte. Ognuna pretende di avere qualcosa di importante che, venendo trasmessa da una generazione alle altre future, vuole rendere immortale. Ogni civiltà allora si è sempre considerata la più giusta, la più conforme alla Natura e al divenire dei corpi e degli eventi, la più civile di tutte le altre. Dobbiamo immaginare che chi avesse vergogna di sé e dei propri ideali evitasse di produrre testimonianze di sé come monumento; o che evitasse di comunicare i lati peggiori, mettendo in luce solo quelli positivi.
Se noi contemporanei ci riteniamo i più giusti uomini mai esistiti sulla faccia della Terra, o quelli mossi da ideali più civili in assoluto, è perché ci hanno retoricamente persuasi a pensare ciò: ci hanno infatti cancellato la memoria storica, sopravvivono solo brevi frammenti dei processi storici, nelle quali si rimarcano evidenziandole, le differenze tra le società storiche e le attuali, e non le continuità. Con gli strumenti di cui siamo oggi in possesso, potremmo tutti svelare l'infinita attesa di progetti mai realizzati, di giustizie mai ricevute, di riconoscimenti mai condivisi: di un'apertura all'infinito dei conti in sospeso dell'Umanità. Sempre allo stesso punto!
Non siamo mai realmente evoluti: anzi, le nuove tecnologie e i recenti modi di vita ci rendono molto più pigri e rassicurati rispetto ai più coraggiosi e intraprendenti uomini dell'antichità, che dovevano faticare molto più di noi per accertarsi di una qualunque verità, che oggi potrebbe apparire banale (vedi le leggi di Archimede; o le discussioni sull'epistemologia e sugli statuti delle scienze durata secoli nell'antica Grecia, o le discussioni della patristica e della scolastica cristiana medievale, ecc...).
Più pigri: siamo abituati a una vita più comoda e agevole, rilassata e senza sforzi, priva di scelte dalle alte responsabilità individuali. Siamo certamente meno preoccupati oggi rispetto ai secoli passati della bontà dei comportamenti che possiamo assumere nei confronti degli altri: non è il singolo, pensiamo, che può cambiare la direzione della massa e dell'opinione comune; non siamo tenuti a pentirci dei nostri comportamenti più cattivi, possiamo essere meno umani perché la contemporanea razionalità non punisce la cattiveria quotidiana. Nessuno la punisce: la religione non spaventa più.
Quando nacque il Cristianesimo invece, le antiche società sembra che avessero bisogno di quel messaggio che esso predicava: quello dei freni alla ragione, che, se non è guidata da una mentalità che contempla il tutto oltre ai vantaggi del singolo, può portare alla rovina, al sovvertimento dei valori della civiltà, al crimine, che diventa con la religione cristiana il "peccato", ossia, automaticamente, viene inquadrata l'azione criminale e violenta con una negazione dei valori umani e civili: violazione della propria essenza. Il Cristianesimo, nato in un mondo in cui la violenza non solo regnava e pesava dall'alto degli Stati, ma era anche il motore della vita piccola e quotidiana, doveva allora essere l'antidoto all'umanità per "redimersi", cioè per tornare a quello stato di giustizia assoluta che doveva idealmente essere quello dell'uomo primitivo, svincolato dalle leggi tese all'economia e alla soddisfazione dei piaceri di un singolo o di una singola collettività, che vengono suggerite dalla ragione. Si pensi che la ragione era ciò per cui la società illuminista pretendeva di sovvertire lo Stato, ad esempio durante la Rivoluzione Francese: la ragione aveva indicato i principi assoluti che ogni Stato avrebbe dovuto avere per essere perfetto, ma, trasferiti quei modelli di pensiero ad altri contesti, si rivelavano perfetti non assolutamente, ma relativamente al contesto della Francia della fine del Settecento. Dunque la ragione indicava il meglio per una società ben limitata, e non quelli assoluti per l'intera umanità, sempre. "Libertà, Uguaglianza, Fratellanza" sono sì principi eterni, ma che non possono mai agire da soli, svincolati da tutti gli altri principi, svincolati soprattutto dalle conoscenze contemporanee sui lati oscuri dell'agire umano, che il postmoderno ha insistito a sottolineare e diffondere capillarmente.
Tralasciando la coscienza storica dell'evoluzione dei concetti di Bene, Giustizia, Diritti, ecc., e mostrando pochi piccoli progressi alla volta, come la concessione di uguaglianza e di diritti a minoranze, si può far dunque credere che la civiltà di oggi risponda a un ideale assoluto ed eterno di civiltà, che l'Umanità ha sempre rincorso dai suoi albori; e si verrebbe a nascondere il fatto che la Giustizia e il Bene, sono delle parole, che come tutte le altre parole traggono significati provvisori dalla conoscenza degli eventi quotidiani, da fatti riguardanti la contingenza concreta, e non le idee assolute e immateriali.

Viene così bandito, e non senza scopi, l'utilizzo delle punizioni fisiche, che in passato costituiva anche uno dei principali metodi di formazione morale e filosofica di gran parte delle popolazioni soggette a poteri dispotici: la punizione fisica e l'esecuzione pubblica erano eventi fondamentali per le società del passato, che formavano intorno ad esse le proprie identità. Essere cattivo, aveva dunque ancora il significato cristiano del non essere creature naturali: fare male era andare in qualche modo contro Natura.
Gli uomini si sentono sempre più autorizzati a fare del male, senza pentimenti: vengono anzi incoraggiati dagli attuali modelli di vita, che concentrano le attenzioni e i desideri sull'egoismo sfrenato, che convincono di quanto sia giusto e lecito e naturale che un uomo pensi al bene proprio a discapito degli altri, che una società viva secondo i suoi piaceri a discapito delle altre società e delle minoranze. Oggi nessuno sa da dove veniamo, nessuno sa cosa e chi è, molto peggio rispetto a un uomo di cultura del passato, che per lo meno sapeva di avere provenienze ben radicate, appartenenze e identità precise e non disgregate. Siamo pigri: a nessuno importa veramente di sapere quali punizioni potremmo ipoteticamente ricevere se facessimo le nostre stesse azioni in un'altra epoca passata, nessuno si sforza di ricercare Verità storiche, mutamenti lenti e continui all'interno del passare del tempo. Servirebbero quelle punizioni esemplari che il freddo modello di "civiltà" che ci indica la ragione invece rifiuta. Servirebbe sapere che uno deve stare attento a ciò che fa. Una volta avevamo la paura di finire all'inferno, o avevamo paura che la nostra memoria venisse cancellata perché esageratamente infamata (damnatio memoriae), avevamo ragione di temere qualcosa, che oggi la civiltà troppo razionale non riesce più a temere: è troppo diffuso ormai, come scusa facile ed evasiva, il comportamento nichilista, l'indifferenza completa rispetto ai mali che affliggono il proprio vicino, il "cittadino" di una città asiatica contemporanea può essere l'immagine perfetta di questo freddo sadismo, di questa bruttezza esistenziale, cinismo.
Non dobbiamo rimpiangere le torture medievali o della Santa Inquisizione, né quelle più razionali della rivoluzione francese, nessuna. Ma se dimentichiamo che avremmo potuto trovarci a vivere in un'epoca più moralmente coerente, allora butteremo via tutta la storia dell'Umanità fin'ora (non) scritta, perderemmo l'origine dell'istituto della Giustizia e della società. Chi sbaglia deve conoscere la storia delle sue azioni: gli esempi pregressi, situazioni simili già avvenute, e le sue conseguenze. Deve sapere che la formazione delle società nasce come risposta a bisogni esistenziali, a difficoltà e problemi altrimenti irrisolvibili, che l'altro nella società è qualcuno che svolge un suo ruolo per tutti quanti, che mentre c'è la società non ci sono tanti altri tipi di esistenza non ordinata nei quali gli uomini verrebbero guidati da un istinto di soddisfazione del piacere egoistico senza molti meno freni rispetto a oggi, deve aver coscienza di ciò che la sua esistenza sostituisce.
Il discorso si applica ad un'infinità di situazioni problematiche e preoccupanti della cronaca attuale, e penso in primo luogo alla violenza domestica: la testimonianza cioè che ognuno si sente libero di fare ciò che più gli piace, soltanto perché a lui/lei piace senza il rischio delle punizioni antiche; cosicché ne deriva che in qualche modo uno sente che deve pur essere libero di fare giustizia, di riportare al mondo quell'ordine che la civiltà stessa ha contribuito a creare.
Infatti, l'origine della civiltà occidentale viene rintracciata dagli storci contemporanei, nei rudimentali patti di alleanza e fiducia tra i pochi ed isolati abitanti di una determinata regione (nel Lazio). Così viene spiegata la nascita delle popolazioni pre-romane: come un insieme di persone che non facevano parte di nessuno stato e di nessun dominio, ma che prendevano accordi vantaggiosi per entrambe le parti attraverso la concessione e lo scambio di fiducia. La fiducia è alla base della vita civile. Se non ci fosse fiducia, la società occidentale non sarebbe nata o non si sarebbe sviluppata come invece è successo, la stretta di mano era un simbolo sacro e il tradimento di quella fiducia avrebbe significato l'odio e l'infamia nei confronti del traditore.
La fiducia ha ancora oggi, in maniera inconscia ma molto efficiente, ruolo predominante nei rapporti fra individui. E invece oggi, tradire la fiducia che nasce a livello famigliare non viene considerato un segno di inciviltà, e, di fatti, la Giustizia non prevede punizioni veramente soddisfacenti per risarcire la sacralità di un legame affettivo interrotto, ma punizioni simboliche, attraverso quelli che sono a loro volta simboli: ricchezze o anni in prigione, ma nessuna reale menomazione. Le famiglie di oggi sono pura funzione, perché pochi individui conservano la venerazione per la bellezza, lo stupore per la semplicità delle cose dolci e genuine. E si ama poco quando non si ha il giusto accanimento contro i colpevoli: si tratta di un amore che non conosce ciò che esso copre: cioè l'odio, l'egoismo sfrenato della ragione che cerca il vantaggio del singolo, e non il trasporto delle emozioni, della tenerezza, dell'amore. È un amore incompleto quello che non sa che cosa sia il Male, e per saperlo, non si può far altro che sviluppare coscienza storica critica.

Mi vidi andare

Mi vidi andare in una foresta
dall'alto dei rami mi scorsi la testa
andava sperduta tra grossi tronchi
sentendomi un altro, vedendomi fuori
forse cercava me che la notte
in silenzio mi alzai e sorvolai
la città le case ed ogni finestra.
Io me ne andai vedendomi molto
ormai lontano dal me sul ramo
cercando l'uscita mi vidi di nuovo
stavolta più grande di qualche anno
cercarmi ancora nella foresta
non mi riconobbi: scrollai la testa
e continuai. Non ero solo: io c'ero
bambino, i capelli più chiari gli occhi
entusiasti. Io mi incontrai per
mille altre volte, in età diverse
in tutti i possibili sentieri diversi
di quella foresta che forse è una testa
di me quando volli volare lontano.


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Lezione d'arte (2)

Comincio a pensare che forse la Letteratura e tutte le Arti possibili, anche la musica, siano qualcosa che a nessuno in realtà va di fare.
Il discorso funziona se pensiamo che le opere migliori (consideriamo la Letteratura, perché qui è più facile parlarne con esempi riferiti alla scrittura) non parlano e non esplorano la personalità dell'autore al modo delle biografie, ma di altre "persone" (sbagliatissimo! leggere: "i personaggi"). La Madame Bovary di Flaubert ne ha cambiati di gusti di lettori, ha come innalzato lo standard di attesa da parte del pubblico. E il discorso funziona se pensiamo anche che oggi più che mai non vale la pena fare niente di buono per gli altri.
A nessuno va di fare qualcosa che non sia rivolto al bene personale individuale. E Flaubert scrisse diverse decine di lettere ad amici e famigliari durante il periodo della stesura di Madame Bovary, in cui raccontava loro di quanto atroce fosse il suo lavoro di immedesimazione di sé in una sciaquetta senza valori della borghesia ottocentesca. Flaubert venne tormentato da quel romanzo perché non lo stava scrivendo pensando alle sue esperienze di vita, anzi tentava - e riuscì - ad abbandonare ogni suo possibile punto di vista, in primo luogo ovviamente il suo punto di vista etico e morale; e da lì facilmente, con una buona immaginazione, all'abbandono di sé e all'assunzione di una nuova identità (immaginaria).
Quando inventi qualcosa di nuovo, cerca di pensare a qualcosa che non ti piace ma che può piacere a qualcun altro, o che può fare qualcosa rivolto al suo bene personale. Devi abbandonare i tuoi standard. Sono troppo alti: abbassa la tua soglia del concetto di "utilità". Pensa come un mostro che gestisce un blog. Pensa come un Flaubert, perché se sei ben addentrato nella cultura contemporanea, il tuo abbassamento non potrà che portare a risultati che appariranno mediocri. E non è uno svantaggio! La mediocrità sarà la forma che attirerà la maggioranza delle persone, è il loro standard, per alcuni sarà fantastico, molti si riconosceranno in quello che realizzi (come successe a molte ragazze che lessero Flaubert).
In questa riflessione è implicito un comando: realizza. Non spaventarti se non ti piace, ma comincia e finisci e mostra ciò che sai fare: ci piace vedere chi fa cose difficili con estrema naturalezza. Tu migliorerai e gli altri penseranno che quell'azione sia parte della tua personalità: è un bluff, ma siamo fatti così. Se fossimo dei geni, ci saremmo già estinti: a volte è meglio fingere.
L'autore di qualsiasi forma artistica si copre dietro alle sue opere e gli altri pensano di vedere qualcosa che faccia capire qualcosa anche di loro, alcuni fruitori poi si affezionano all'immagine dell'artista, a tal punto da credere che quelle opere siano state realizzate per loro e non per altri, come se l'artista pensasse a loro individui.
In Arte gli autori fingono e fanno cose che a loro poco piacciono. Ma "bellezza" è un concetto frivolo in età contemporanea, è bello il presente contingente, la quotidianità, il banale; mentre nei secoli passati solo in sporadici momenti, quelli giudicati di solito più "noiosi" dall'opinione comune contemporanea, sono stati accesi da una sincera ammirazione per gli eventi quotidiani (Si pensi all'Inferno di Dante, al Decameron di Boccaccio, alle Storie fiorentine di Guicciardini). Nonostante le storie popolareggianti sono tornate nella Letteratura Italiana soltanto a partire da Pasolini, già se ne rischia la saturazione, lo sfinimento delle possibilità in luoghi comuni. Non puoi affidarti quindi solo al pensiero popolareggiante: passano alla storia infatti solo gli autori dallo spirito più critico e raffinato, quelli che hanno studiato e riflettuto fino in fondo sulle più alte vette del pensiero della sua rispettiva epoca.
E il discorso qui si complica, perché non puoi realizzare un'opera che piaccia se fatta solo di sistemi logici di pensiero, per quanto reali essi vengano presentati o fatti sentire. L'allegoria fa troppo medioevo e non invoglia l'immedesimazione. C'è quindi un terzo piano che fa da ponte tra la novità-scoperta e il banale-abituale, come tra futuro e passato c'è di mezzo il presente (affermazione discutibile), e sul quale agisce tutta la possibile forza di mistero e stupore per il continuo manifestarsi degli eventi e delle relazioni tra cose. Un'epifania prolungata? Una vita da genio? Un atteggiamento da bambino che scopre per la prima volta in vita sua qualcosa di cui non si era mai accorto legato alla consapevolezza di un vecchio disilluso. È possibile sentire quella forza misteriosa che affascina anche quando mostra i lati negativi, che fa ciò che ci piace e ci fa paura con un'indifferenza invidiabile. È un'ironia che, demistificando, afferma sé e il contrario di sé. Come la vita, in tutte le sue possibili manifestazioni: lo scorrere del tempo, il mutare degli stati della materia, l'esserci e il non esserci... Che noia. Se fosse un film non accadrebbe niente, ogni tanto si vedrebbe comparire una forma su un punto dello schermo e dopo un secondo sparirebbe, poi un'altra, poi altre tutte insieme, e così via all'infinito.
Ricordati allora che il cervello umano trasforma il niente più indifferente in storie per lui affascinanti, importantissimi (fino a diventare miti). Vorrei ricordare anche che questo discorso sostiene contemporaneamente con la stessa forza il pensiero ateo e quello religioso, perché dà ragione ad entrambi. E pure torto: l'ateo e il religioso sbagliano entrambi perché focalizzano i loro amori e odi verso metafore del linguaggio, soltanto rappresentazioni-immagini in forma materica vuote, senza reale riferimento a qualcosa che possa dirsi "esistente" (mutevole, soggetto al divenire, che entra nell'essere e poi scompare dallo spazio e dal tempo). Molti, dotati di parole convincenti costringono ad abituarci a quello di cui dobbiamo stupirci, quello che stupiva l'uomo primitivo come stupiva noi bambini. Non solo persone, anche molti eventi negativi sembrano parlarci in questo modo, cercano di spegnerci l'entusiasmo perché si fermano sui loro limiti; limiti di capacità, limiti di spazio, limiti di tempo: ogni cosa, persona, evento, momento, luogo allora sembra vuoto e senza senso, da riempire di cose e di sensi. Ogni cosa ha limiti, e non sappiamo se contengano o no "cose" di altri stati ontologici come "spirito", ma ormai sappiamo che gli uomini, gli animali politici parlanti, non fanno che attribuire spirito a tutto. Non c'è niente di negativo in tutto questo: pensa che se non ne avessi la capacità, non saresti stato capace di goderti, nel momento in cui accadeva, gli abbracci e i baci pieni d'amore dei tuoi genitori, o di amici, o di persone che ami; né ti potrebbe piacere una musica, un'immagine, un paesaggio, una forma eccetera...
Per tornare a concludere la premessa di questo discorso, nessun artista credibile, per principio si "abbasserebbe" a rappresentare la banale realtà quotidiana, perché la sua soglia di attesa dalle opere (artistiche o non) è molto più alta rispetto ad essa. Eppure, è costretto a farlo per amor degli altri: la gente può capire con più disponibilità ciò da cui può essere attratta, e le pubblicità e gli intrattenimenti più consumati indicano che gli standard sono sempre fra i più bassi (riferimenti alla corporeità: al sesso, al cibo, alla comodità della postura; facilmente estendibili ad altri atteggiamenti futili e fini a sé stessi). Il tuo gesto consapevole non sarà così fine a se stesso, ma aiuterà a mostrare l'assurdità della soglia del piacere contemporaneo.


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Con un gran salto approssimativo
chiamiamo spazio una pietra che gira

Lontano, lì o le stelle comete
città deserte in altre galassie

Il tempo commosso si ferma e guarda
quegli elettroni a precipitare

Anch'io andrò altrove a adattarmi
ad altri tipi di luoghi diversi

Se fosse in un film sarebbe noioso
ma tutta una trama di oggetti sparsi
                     [una webcam su Marte e l'altra su Vega
                      un'altra nel vuoto o in una pietra]

Così è che arriva la primavera:
si scioglie il cuore se sei qui davanti

Il feticista che cambiò il mondo

Ho conosciuto in piazza un ragazzo più grande di me e mentre bevevamo mi ha raccontato la sua storia.
Diceva di essere pervertito, e io me ne accorsi da come guardava le signore che aspettavano il turno dal parrucchiere dalla vetrina che dava in strada, e che gli piacevano i piedi delle signore. 
Era un uomo contento: diceva di aver scritto lettere a grandi marchi commerciali per dirgli che secondo lui nella pubblicità sia in tv che nei cartelloni, dovevano esserci bei piedoni puliti, succosi e venosi di signore mature. 
Bevve il bicchiere di vino rosso e continuò a dirmi che in risposta gli arrivavano lettere in cui i grandi marchi lo ringraziavano delle preziose intuizioni che, dicevano, sarebbero certamente servite per le loro campagne pubblicitarie perché a loro interessava quello che alle persone come lui piace. 
Adesso per via di questa storia, il ragazzo è rispettato da tutti. 
Lo salutano per strada e poi dicono sottovoce ai compagni: "Quello è il feticista di cui parlavo...", e lui ne è orgoglioso.
Cercava, credo, di insegnarmi che quando sento qualcosa dentro, un istinto, una voglia che non può essere che buona e piacevole, allora mi basta poco per essere accontentato, e il risultato si vede, pensavo mentre sulla stessa strada trovavo già il decimo cartellone con una signora a casa coi piedi nudi in primo piano che rideva stringendo la sua bottiglia di detersivo.



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Crash! II: Collective Crash

Di ingiustizie ci si muore sai ragazzo
o di violenti colpi come schianti
che ti spostano i connotati. E pensare
ti dicevano che dovevi fare il buono
poi sui corpi d'eroi ci sputa anche l'anziano
coi problemi psicologici e frequenti...
vuoti di memoria. Si dicon bugie
anche nei libri si tace il pudore
se l'autore ha la maniera. Solo
tu vivi a ore rincorso dai cani
d'inferno che sbavano e
cercano il cuore. I napoletani
in via Indipendenza rubano i sogni
da tasche di onesti convinti di essere
fra loro simili ed è in mezzo alle bestie.
Il vecchio che parla solo di una cosa
qui in Bolognina le lapidi ai morti
senza memoria dice che era sicuro
nel ventennio più d'oggi - che i suoi
fratelli per questo son morti. Notizie
al giornale: fanciullo si schianta
è neutro il bene è neutro il male.
Poi vieni tu che sei un ragazzo
colui che decide, un che dà i voti
di ingiustizie, sai ragazzo...

[Poi ricordo quella sera che ero in strada
e che pioveva io aspettavo il bus
e leggevo fra gli orari ma poi che
mi voltai, un uccello in carreggiata
non riusciva a rigirarsi per scappare
dalle macchine, io osservavo pa para
paralizzato
                   potevo anche salvarlo
                   ma non ci riuscii
                   poi i piccioni sono sporchi
                   ma non può esalar travolto
un ragazzo forse indiano corse pure
nella pioggia poi lo prese con la mano
dall'ala voltata e lo riportò al sicuro]

Vedi anche: "Crash!"
Ricordo da piccolo, avevo la febbre alta sopra i 40, andai di notte a svegliare i miei perché prima, quella notte, sentii che stava per cadere un meteorite nel nostro mare e che il mare ci avrebbe invaso la nostra terra, e che tutto il paese era già in macchina per scappare più a nord. Non so da dove lo sentii, ma ormai ero sicuro e terrorizzato, e anche un po' rassegnato alla nostra imminente fine, ma volli comunque svegliare i miei e lo feci al buio di notte forse spaventandoli un po', gli dissi dobbiamo scappare andiamo stanno scappando già tutti in macchina, e meno male che li svegliai perché poi furono loro a rassicurarmi, dicendomi con voce sorpresa e incuriosita per via del mio annuncio che non stava succedendo niente di tutto questo, che forse avevo avuto un brutto sogno e che potevo tornarmene tranquillo a letto.

Brulica

voglio informar di luce sì vivace,   
che ti tremolerà nel suo aspetto.  

Dentro dal ciel de la divina pace 
si gira un corpo ne la cui virtute 
l’esser di tutto suo contento giace.  

Dante, Commedia, Par., II  

ecco la matassa che è dentro le mani
e la possiedi e la manovri tu le torci
la sua pelle ora è concava or convessa
tu la baci la sua pelle per sentire lei com'è
hai la forza necessaria per piegare anche i sassi
non temere di fallire i tuoi avi sono lì
con le tecniche, tradizione e i bisogni che hai tu
non cadere dentro al fosso se lo vedi dalla coda
puoi saltarlo con un salto puoi volare anche in giù
che lo vedi tu lì in cima come è che è stare sotto
tu eri sotto e sei salito per andare anche più su
non ti stanchi di soffrire le tormenta del tuo corpo
non ti secca l'esser solo una foglia mentre cade
tu hai saputo cosa uccide perché ami come un figlio
tu non pensi che noi altri siamo fetide locuste
- che noi tutti poi lo siamo ma ci abbracci
coi sorrisi come fossi come noi
- ma tu hai l'anima di stella che brucia soffocando
l'urlo del fuoco ma che brilla di giallo
e non farlo sentire e esaurisci quella forza
che brulica dentro hai l'anima bella perché odi il nulla
scolpisci la pietra
tu suoni le corde
scrivi poesie
ama me che io sono perso
son polvere scossa che sbatte col vento
vieni e parlami del cielo (io son cieco e non lo vedo)
io ti invoco te straniero tu puoi essere la salvezza
e dicci che tutto è semplice come i tempi dei nonni
i pastori tra i campi di notte e la luna che ride
perché tutto è vuoto - ci dici
sussurrandomi o mimandomi o forse io vado a capire
- tutto è vuoto come il vento che percorre il mio sassofono
che mi spinge su montagne e fa piangere dal cuore

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Lezione d'arte

Uno dei massimi insegnamenti dati all'uomo dall'arte contemporanea, è la riflessione basata sul rapporto tra uomo e oggetto o ambiente, naturalmente. Un rapporto inevitabile per qualsiasi individuo e per qualsiasi opera d'arte, essendo tutti - individui e cose - per una strana legge, legati allo spazio tramite una forma, un corpo, che è qualcosa che si estende nello spazio e che possiamo misurare, dunque considerare tramite i sensi e la percezione e il confronto con gli altri corpi di dimensioni diverse.
I corpi sono cose solide che occupano spazio e con cui veniamo a contatto. Immaginate un vaso vuoto: una cosa è vederlo, un'altra pensarlo insieme alla parola che lo designa: "vaso". Infatti, vedendolo ne cogliamo insieme forma, colore e significato. Che significa "significato"? Che siamo partecipi di un evento estetico, cioè di un momento in cui all'immagine sensoriale ricolleghiamo e scartiamo i ricordi provenienti dalle altre esperienze, immagazzinate nella memoria, stabiliamo con quale tipo di risposta reagiamo al fenomeno che percepiamo perché ad esso diamo un giudizio che lo sintetizza molto approssimativamente. L'informazione essenziale che ne cogliamo, per la quale l'intero processo estetico è stato messo in atto (e dunque la sua causa), è il segno positivo o negativo, se dobbiamo dar retta al darwinismo, alla psicanalisi, alla scienza cognitiva, alla cronaca e all'esperienza individuale del presente, messe tutte insieme.
Ci serve cogliere dal fascio di caos in cui siamo immersi la distinzione tra il bene e il male. Se ci arreca piacere direttamente o indirettamente (ad es. se sappiamo che può fungere da strumento per ottenere uno scopo di piacere) è positivo; se può portare dolore (in qualsiasi sua forma) allora è male.
Ma esistono altre sottocategorie intermedie fra il bene e il male, in cui il confine tra i due sfuma nella categoria del neutro (bene+male): una di queste è la coscienza oppure l'incoscienza che un certo tipo di gesto o di oggetto può portare dolore ad altri individui. A questa coscienza dunque ci si arriva avendo esperienze di apertura verso l'altro, di ascolto ed empatia, di simulazione della mente altrui. E ancora, esiste la categoria nella quale gli oggetti o le cose non hanno né segno negativo né positivo e sono dunque di segno neutro (bene - male), e di essi vogliamo conoscerne la connotazione (pos/neg), oppure, più intuitivamente, non ce ne "accorgiamo" nel senso che non rivolgiamo loro attenzione, che è invece impegnata o focalizzata su altri particolari della "scena".
La distinzione fondamentale che causa l'innesco del processo estetico, depurata dalla metafisica e dalla spiritualità che connotano i termini bene e male, sembra rimanere quella tra i termini bene e neutro, anziché male. Ossia ci è più chiaro che il bene non è esattamente il contrario di male, essendo invece anche uno "stato" diverso da quello neutro. Il Bene è tutto ciò che ci può recare piacere; tutto il resto è neutro; ossia è possibile ma non ci reca nessun effetto.
Il principio sembra esser stato compreso dai pubblicitari, ossia da quel tipo di retori che devono vendere categorie di prodotti di solito già in commercio (es: un nuovo detersivo). Potrebbero venderli se e quando persuadono i destinatari delle loro pubblicità che si tratta di un prodotto che fa bene o piacere, a differenza degli altri prodotti, che, nonostante non facciano poi tanto male (perché sono della stessa categoria del prodotto che loro pubblicizzano) non sono buoni come il loro. Il bello è che questo tipo di messaggio pubblicitario può anche corrispondere a verità. Ma l'acquirente questo non lo sa, e lo deve provare facendone esperienza per categorizzarlo e darne un giudizio, che oscilla tra il buono, il neutro e l'evitabile o indecente.
Da questo esempio ricaviamo che il nostro concetto di Bene sembra riferirsi a una connotazione che si distingue rispetto alla categoria del Neutro (bene+male) o (bene - male).

La Retorica è l'arte di connotare positivamente o negativamente ciò che è neutro e a cui non facciamo caso. Ecco perché la Cultura umana evolve, ed evolvono i concetti, le parole, le abilità. Ecco il potere della Letteratura e dei poeti, di quelli che raccontano la Storia: contribuire a cambiare l'immaginario condiviso, e con esso la lettura della Realtà neutra, che un po' spaventa e disorienta. Gli scrittori connotano una certa età o una certa situazione, o un modo di dire o una parola. Come un nome! Comune o proprio, astratto o concreto che sia: gli scrittori significano.
Riprendete dunque il vaso e guardatelo. Ha una estensione in una forma, è fatto di certi materiali che danno colore. Basta, il vaso è finito, ora distogliete lo sguardo, o rompete il vaso, o non abbiatelo mai visto neanche ma solo immaginato e disegnate e colorate il vaso.
Adesso rifate lo stesso disegno a memoria, senza guardare il disegno fatto prima. Il disegno è già diverso dal primo, che era già diverso dal vero quadro. Platone anche ha fatto un ragionamento simile ma da premesse diverse. Quello che avete fatto è stato creare un'altra forma in altri materiali. Avete disegnato due forme diverse, ma simili e che ricordano il vaso vero, ma non uguali, tutti e due diversi. E un disegno cos'è se non riproduzione o approssimazione di forme e materiali nello spazio?
Questo è importante, essendo la percezione la fonte della nostra identità e il metro di giudizio del Reale.
Noi carichiamo i dati ricevuti (completamente neutri) di connotazioni fittizie perché ciò che ci spinge ad approcciarci al Reale attraverso esperienze estetiche è il desiderio di ricavare del piacere e momentanea soddisfazione. E dunque giudichiamo o riflettiamo prima di reagire all'evento perché sappiamo cosa e come può darci piacere. E dunque distinguiamo il Bene, cioè connotiamo il neutro dei corpi e delle forme idealizzate, di un significato o caratteristica che di per sé quel corpo non ha, ma ce ne convinciamo, perché in fin dei conti non è questo altro che il giudizio venuto fuori alla fine del processo estetico, che ha successo o compimento nel giudizio di piacere su qualcosa.

Ci è dato, sembra, scegliere un modo di giudicare "trasversale" e consapevole dell'infondatezza del Male, con cui cioè allarghiamo il nostro orizzonte d'attesa del piacere alla categoria del neutro, dell'inatteso. Il piacere astratto del puro fenomeno. Il sogno di aprirsi al mondo e all'esistenza o di "spegnere il pensiero" che giudica con prepotenza per contemplare il Reale e la vita, perché contenti del neutro necessario. Trovarne dunque significati sempre nuovi, che lo riempiono ad ogni occasione di fascino, innescando un ciclo in cui ci compiaciamo di provare fascino verso il neutro. E' una Letteratura consapevole della sua origine e funzione sociale esorcizzante, magica, mistica e misteriosa. E' arte, è un darsi di occasione di esperienza estetica che trascenda il presente fenomenico, che ci richiama verso atmosfere piacevoli, buone, sincere, che innesca il ciclo auto-compiacentesi dell'esperienza estetica, e che allarghi questa al comune, al dato per scontato in quanto non degno di attenzione, e perciò perso, dimenticato perché si è attratti da altro (e si perde un intero mondo). Avviene un continuo atrofizzarsi di mutamenti, e l'abitudine, che ci è necessaria nel comportamento e nella reazione, ci viene allora contro, e la distruggiamo saltuariamente per renderci conto se conviene di più ciò che scartiamo. Poesia.

INCREDIBILE SCOPERTA! Osservata per la prima volta la collisione di Poesia e buchi neri

Esistono esistenze in luoghi diversi più nuove e più vecchia di questa nelle quali l'esistenza è arrivata in momenti diversi, esistono luoghi che ancora non esistono perché l'esistenza ancora non c'è ed esistono luoghi già finiti perché l'esistenza non c'è più. E tutto è insieme.
Esistono spazi nella stessa esistenza tutti diversi, tutti contigui, giustapposti. Esistono spazi di dimensioni diverse l'uno dentro l'altro, incastrati.
Il tempo scorre veloce intorno alle masse. Fuori la massa non c'è il tempo, figurati lo spazio che è qualcosa che è, e ha bisogno di massa se no non è. Forse se guardi un punto nel cielo, guardi in un'area dove è ancora il 1992, in un'altra è il 3 milioni. Tutto insieme.
Esistono grandezze scalari, misure in cui c'è armonia di spazio e di tempo: la velocità. Esistono corpi così veloci da sembrare immobili, come gli atomi della materia compatta, esistono molti altri corpi tanto lenti da sembrare che si muovano da soli, come i pianeti nel sistema solare. Gli uni dentro gli altri. Esiste tutto insieme.
Noi che crediamo di essere nella normalità, adesso come ci organizziamo? Forse viviamo a velocità elevatissime, forse siamo dei colossi, forse troppo in anticipo rispetto a quello che crediamo di essere, o forse in ritardo. Ci serve adesso più che altro l'invenzione della poesia, l'intuizione d'arte comunicata del nuovo senso in cui trovare il senso e le dimensioni corrette di noi. Mettiamo nello stesso punto la Preistoria e il Futuro e decidiamo daccapo, impariamo dalla Letteratura, che l'aveva scoperto prima, che la lingua spiega solo alcuni lati superficiali delle cose e che altri rimangono inespressi ma avvertiti da alcuni, impariamo dalla Letteratura che già sapeva tutto, che siamo tanti possibili mai realizzati ma che esiste la possibilità. Tutti, tutto insieme.
Uno scienziato non è buono se non sa la poesia.
Un poeta non è buono se non sa la scienza. Dante Alighieri diceva in tre versi con rima e perifrasi che era mezzogiorno; versi in cui spiegava non solo l'universo e come funziona il mondo, ma anche che cosa significa che è mezzogiorno e perché e come se ne parli a volte.
Vorrei spezzare una lancia in favore di una causa che ritengo veramente molto importante, soprattutto al giorno d'oggi, che ormai è normale sentire esclamazioni e lodi nei confronti di particolari parti del corpo: "Viva la fica!" o nella versione femminile "Viva il cazzo", due slogan molto efficaci tanto quanto universalmente utilizzati. Vorrei dire che secondo me non è giusto lodare solo il cazzo e la fica quando puoi esser contento, che ne so, dell'amigdala ad esempio. Inneggiare il cuoio capelluto, lo strato sub-epidermico, la laringe non infiammata, la pupilla gustativa...
"Viva il piede di destra!" esclamo certe volte, "Viva la pineale!" ma nessuno si schiera mai dalla mia parte.
Non è giusto che nell'epoca dell'emancipazione dei sessi c'è chi ancora è costretto a vergognarsi dei propri orientamenti sessuali, abituato a essere denigrato ed emarginato. E mi riferisco alla grande categoria di quelli etichettati come pervertiti. Per loro fortuna i tempi si predispongono alla loro inclusione nella società, e tutti potranno essere (ma lo sono da sempre) liberi di leccare le parti preferite della persona amata, in possesso di tutti i diritti che gli permettano di affrontare la quotidianità con dignità, e non cedere alle insinuazioni della massa benpensante.
Diritto di matrimonio ai pervertiti allora! Ai masochisti! Ai feticisti! Agli esibizionisti del parco! Ai pederasti! Dignità a chi si eccita coi vecchi, ai necrofili, agli entomofili, ai quadrupidofili, ai romantici, ai violenti, all'asceta, ai guardoni, ai solitari!
Un giorno mi candido e prometto diritti a destra e a sinistra, tanto siete tutti pazzi. Come fa uno, come fa a scegliere un giorno "Io sono uomo" o donna o "Io sono gay"? Come si fa a dire una volta per tutte e poi basta che cosa essere, che significa? Che importa? E se ti scopri di non essere già qualcosa, come puoi sapere che sei in realtà qualcos'altro che puoi benissimo anche non essere? E poi se scopri che non lo sei? Cos'è, cambi persona? Perché lo devi decidere e andare a dire all'anagrafe e al comune in modo da mettere tutto in chiaro prima della firma se l'amore non ha confini disegnati né di spazio né, oltre tutto, di tempo? E se io amassi una mucca e la mucca amasse me ma al comune mi negassero le nozze? Che razza di autorità si intromette in questo tipo di mio istinto? Che poi tutti diranno "Non andare con quello, che ama le mucche" o "Vorrei passare una serata con quello, che ama le mucche", e quindi tutti si diranno tra loro che io amo le mucche. E se dopo qualche anno mi accorgessi che non amo affatto le mucche ma gli spazi puntiformi? O le sale areate? O la forza gravitazionale, accidenti, qualcos'altro! Accontentali tutti a questo punto! Che se li dai solo ai lgbt l'affare mi puzza, sembra che qualcuno si ritagli un target economico e politico, si lasciano inquadrare in classi. È così, concedere diritti a poco a poco è strategico, è propaganda politica e finanziamento del business dietro ogni orientamento o perversione o genere di attività sessuale.
Mi piacerebbe che mio figlio non si sentisse emarginato quando diventerà pervertito, ma si trovi già i diritti e la parità di gusti, senza essere giudicato, contento, e contento anch'io che non lo si potrà giudicare in maniera negativa, come se avesse qualcosa in meno rispetto agli altri o di diverso e malato.

Studenti

E così ci riduciamo esseri
anacronistici e fuori moda
senza una terra davvero natia
a concertare le basi del mondo.
Come fuori-sede a lettere classiche
siamo senz'occhi e senza orecchi
o così fingiamo, perch'essere
fuori di noi fa vedere meglio.
Siamo in un luogo del tempo eterno
dove tutto è sempre in procinto
forse è per questo che seguo soltanto
mode e costumi fino al Novecento.
E prediligo senz'ombra di dubbio
i modi di vita del Rinascimento
a quelli di adesso che ormai adoriamo
in cui il fascino è la pubblicità
e devi trovarti slogan, devi fare
il solingo, devi fare il diverso
ma ti ritrovi sul banco del pesce
venduto insieme ai rifiuti
del fondo del mare.

Stupidi scienziati del domani

Era orario di lavoro, nell'ufficio regnava il tacchettio delle tastiere dei computer.
Safio, di fronte al suo schermo, verso la fine del proprio turno sbottò, come tossendo, poi sorrise, e gradualmente quello sbotto divenne una risata forte, grossa e rumorosa.
Amene, preoccupato del comportamento del suo collega gli domandò: "Non ti senti bene?"
E Safio rispose: "Altroché! Non vedi che rido?".
E Amene: "E per quale motivo ridi davanti al tuo progetto?". Amene non aspettava altro che farsi una bella risata insieme al suo amico.
Rispose Safio: "Ho pensato..." e rideva. Poi riprendeva, ma parlando a stento e in maniera incomprensibile tanto sembrava soffocarsi dalle risate. Ma sembra aver risposto: "Tra 20.000 o 40.000 anni, quando troveranno i nostri computer, la gente non penserà che i computer son sempre esistiti? Si metteranno a studiare come funzionava un Olivetti per capire come funzionano loro stessi!".
Safio non era uno bravo a raccontare le barzellette, e Amene ci mise ventisette anni a comprendere quell'ironia.
In questo arco di tempo, Amene ipotizzò che, come avviene continuamente in ogni epoca, anche in futuro il mondo artificiale apparirà l'ambiente naturale, quello dal quale gli uomini traggono le conoscenze sulle proprie origini, sull'esistenza e sulla loro vita, e forse, penseranno che il computer o internet sia un fatto naturale, e che dev'essere così perché così la Natura lo ha fatto. "Che stupidi!" iniziò a strillare ridendo, e rise per ore, al termine delle quali, esclamò: "Ah caro Safio, da morto hai imparato a dire le barzellette!".

Postmoderno succhiami l'alluce! Italian young literature [Letteratura mostruosa macabra splatter deviante contemporanea postmoderna postindustriale posthuman giovanile fantastica regressiva per disadattati un po' filosofica.]

Mostroblog Italy:
Postmoderno succhiami l'alluce! [Letteratura mostruosa macabra splatter deviante contemporanea postmoderna postindustriale posthuman giovanile fantastica regressiva per disadattati un po' filosofica.]

Italian young literature

VISUAL EXAMPLES FROM CONTEMPORARY ART:




 

25 aprile

Sangue a terra il tuo colato vaporato sì ch'entri nelle vene verdi ancora negli eccidi nuovi  come un seme da nessuno piantato.