Vorrei essere un giorno normale

Vorrei essere un giorno normale
di quelli a cui nessuno fa caso
o un soffio di vento che ti accarezza
e dove si poggia l'ala di un falco,
vorrei essere un effimero lampo
il rosso di un singolo tramonto
ed un'ombra che assume i colori
della campagna che vi si riposa,
una nuvola in passaggio
verso la dissoluzione
o vorrei essere un rumore
che non sai da dove viene
tu ti giri, anche gli animali
ma non vedete niente. Vorrei
mi si credesse in cima ai monti
dove taluno traode la voce
non essere diverso da ciò
a cui non si fa caso, uguale
a quello che in vita non sono stato
e come in incanto comunicarti
con delle parole fatte di segni
che se mi cerchi dovrai decifrare.

C'era

Dietro un armadio? Ho visto e non c'era.
Dietro la tenda? Ho visto e non c'era.
Ho visto per ore fuori alla finestra
ho visto per giorni per terra e nel cielo
e sempre non c'era, ho visto e non c'era.
Forse all'ombra nascosta da un muro?
Dietro quel muro ho visto e non c'era.
Allora in un suono, in una canzone
ho visto, in ogni voce, in tutte le note
ho visto e come sempre ho visto e non c'era,
mi sentivo vicino ma ho visto e non c'era,
ci ero quasi ma proprio non c'era.
Ho visto la luce che annuncia l'aurora,
ho visto nel vivo e nella sera
un uomo che nasce ed uno che muore,
ho visto persino nel microscopio,
sia nei neuroni che nel cuoricino
ho visto tra nucleo e suo elettrone
nel tempo, se c'era, ho visto
non c'era, ma ci ero quasi, ci ero 
vicino. In questo prurito e nel mal di schiena
ho visto e non c'era, non c'era, non c'era.
Ho aperto una porta nel caso ci fosse,
ne ho aperte decine di milioni
ha bussato! ma aprivo e non c'era
e c'ero quasi, ci ero vicino, vedevo
ma vedendo lei sempre non c'era.
Dovrò cercare ancora altrove
perché colleziono i suoi indizi
e sento sempre la sua presenza.

"Fratello!"

Non ero da solo sulle rovine
di case crollate sulla collina
dove il giorno sembrava una notte

neanche il merlo cantava per me
una nota che non fosse stonata
sulla collina sbuffava la nebbia

quanta paura finché nelle mura
un'eco portò la parola "fratello!"
e fu l'aprile più bello di sempre

il nostro abbraccio giunse inatteso
ci trasferimmo in un'altra casa
da quel deserto e la duna di sabbia.

25 aprile

Sangue a terra il tuo colato vaporato sì ch'entri nelle vene verdi ancora negli eccidi nuovi  come un seme da nessuno piantato.