Rubo le pietre del tuo tesoro
di lievi candori che lasci cadere
li prendo, li aspergo di santità
come se carezzassi il mio cuore
sorpreso al suo eterno rintocco.
Aria di sera tu porto felice
ora lunghissima di un giorno breve
gli orologi non sono più tondi
i loro secondi diventano ore.
Luce sui fianchi del tuo stesso riso
ed è il sole che vuole guardarti
rosso grappolo dolce di uva
e di ogni frutto il succo spremuto.
Chiami dal sonno una luna dispersa
oltre la linea di ogni orizzonte
ignaro e rotondo, vuoto nel guscio,
altre stelle si accendono in cielo
le campagne sbadigliano ancora
i rami si intrecciano e fanno richiami
animaleschi su scenografie
dove imperava un maestoso silenzio,
e tutto è vapore di acqua che piove
e i miei studi lasciati interrotti
per disinteresse e dimenticanza
nella marea di negligenza
dove non più un cuore è il cuore
secondo i migliori pronostici.