Eppure
Il nostro segreto
Dormi addosso
Fine novembre
Un'altra cosa
Cucchi
La Repubblica è fondata sul lavoro
Matisse
Il sottoposto
L'errore
Linea aerea
Testo di canzone
La divina tragedia
La riserva (L'educazione di un umanista)
Non sono uguale
Il pensiero dominato
Sala da concerto
La Poesia
Spunti per prossime evoluzioni di specie
Una ha ammiccato ridendo
Caro poeta
La chitarra
Dialogo
Le note in un coro
Rossa luna di agosto
Luci e rumori
Natura e normali
Mito della libertà o segreti
I ladri
Quando i ladri crudeli
avran cancellato case, persone,
gireranno per le strade ieri nostre
senza più incontrar nemici.
Depennato è il destino dei vinti,
depennato il destino di ognuno,
prima di far nascere figli,
per far nascere i figli a loro.
Voglio bene soltanto a ciò che non si vede, ma sento, conosco, ricordo e poi associo, e così distinguo.
In questa forma io vi penso, e voi a me, d'altronde, vi approcciate, dietro muri spessi di apparenze che distorcono le vostre fattezze.
Apparenze fastidiose, ostacoli, impiccione; che mentono e il pensiero è costretto ad aggirare. Ma che almeno così fate lavorare. Le usa solo come simboli, per riferirsi a voi, ma intanto le deve ignorare: guardando loro, guardare invece altro.
Cos'altro fuori c'è ricordo, e non voglio ricordare. Triste, orrendo, là in fondo, e vero. Tutto - tutto! - orrendamente s'assomiglia; non vive, no, ma che viva pare.
Ma qui dentro chi mi può sentire parlare, se non emano le mie apparenze? Due finzioni, approssimazioni, e far finta di capirci: com'è stata anche oggi la mia giornata.
Vengo qui dietro, sperando di capirci, perché io qui capisco voi, e voi qui parlate a me, senza i vostri orpelli da fantocci, qui si vede chi - davvero - si è, più chiaramente si vede non soltanto guardando.
Lascia parlare. Non me, chiunque, lascialo dire, lascialo fare: non perdere un attimo, ascolta, assisti, tu non parlare se non alla fine. Aspetta e non stare a giudicare. E quando ha finito parla soltanto per ripetere ad altri, senza imbrogliare.
Agente naturale
Sono un agente naturale, cioè il mio capo è la Natura: il Sole, il mare, il vento, il Tempo... quella lì. Il mio lavoro consiste in diverse mansioni.
La notte devo svegliarmi ogni mezz'ora circa per assicurarmi che gli elettroni girino ancora intorno al nucleo, e nel caso uno smettesse io stak! lo spingo col dito. In pratica faccio controlli su campioni random, cioè fisso un atomo a caso e mi assicuro che ci sia ancora e non si sia disintegrato in particelle, poi un altro, poi altri... Questo assicura anche la persistenza del Tempo.
Nottetempo ho già stabilito la data del giorno successivo, della settimana e del mese. Le mie date sono le migliori, lo sapete già, visto che in tutto il mondo si adottano proprio le mie. Sono io l'autore. Non posso saltare un numero né un giorno per evitare eventuali lamentele da chissà quale sperduto paesino del mondo.
Conosco a perfezione le ultime novità sull'orario. Che diamine, per lo meno sul mio fuso orario.
C'è da controllare ogni mattina che la forza di gravità esista ancora. A volte infatti sento che essa cala in qualche punto della Terra e bisogna rimediare, devo mettermi chiavi, telefonini, collane, pietruzze nelle tasche e così andare a piazzarmi per ore in quel punto carente per metterci anche la mia massa.
Fatto questo, vado in collina a spingere il vento con le mani. Intanto dico - sì, sono io a occuparmene personalmente - dico al Sole di continuare ad alzarsi e gli consiglio un itinerario del giorno. Lui mi ascolta e non l'ho sentito lamentarsi mai ma nonostante questo non ho avuto mai riconoscimenti o una promozione. Ingrati tutti. Non vi converrebbe più trattarmi così, ora che lo sapete, eh?
Intanto mi occupo di lasciare le piante compiere la fotosintesi, e ci vuole molta pazienza perché le piante sono disobbedienti e sabotatrici tanto che si lascerebbero morire di fame, sfaticate maniache del suicidio come sono.
Ovviamente bisogna andare a versare la prima secchiata d'acqua nelle cascate per mettere in moto il ciclo mondiale dell'acqua e delle maree. I fiumi non vanno mica a corrente elettrica. A proposito, menomale per poco oggi dimenticavo di accenderla, l'elettricità. Ieri c'era temporale e l'ho staccata per sicurezza.
Facciamo altre cose in azienda, ma non esistono parole né grammatiche adatte a descriverle, non saprei come dirvelo... Un po' di tutto insomma.
Certo. Sì questo lavoro mi piace molto ma richiede una disponibilità continua, io lo faccio però molto volentieri.
No, in passato ho iniziato provando a lavorare nel sociale ma non ci sono riuscito. Ho provato a far smettere le persone di fare sbagli ma non ci sono riuscito, e continuavano a mantenere comportamenti egoistici, immorali, anche criminali. Sulle persone non ho alcuna autorità, nessun potere, non fanno per me. Mi deridevano tutti finché non sono stato assunto in Natura, cosa che dà lustro e gran dignità.
Per questo adesso mi piace ciò che faccio, le cose che non pensano sono tutte acutissime menti, tutte d'accordo con me e condividono le mie idee.
È bene che faccia questo lavoro. Altri dicono di essere agenti della Natura e giocano a uccidere altre persone senza farsi scoprire. Ma si divertono soltanto perché lo fanno di nascosto, fingendosi appunto agenti naturali... controllategli la licenza, imbroglioni abusivi che sono! Loro a divertirsi e io fuori a sgobbare e tirare avanti baracca e burattini...
Congo
Se ritorno nel villaggio
corro subito da lei,
a vedere se c'è ancora,
abbracciarla, darle baci.
La foresta d'equatore
scorre alla sponda del fiume:
remerò per fare presto
già si sentono gli spari.
Il quartiere è bombardato
da ribelli e regolari
per un cumulo di polvere
e di pietre a costo medio.
Ecco lei, ed i piccoli con lei
dalle guance soffici e grandi occhi:
vivi tutti per fortuna
per un pelo, per mistero.
Corremmo ad abbracciarci
finalmente, dopo un anno,
trenta morti - lei mi ha detto -
noi siamo vivi. E loro morti.
E vivono pure quelli
venuti a devastarci
ridendo perché i figli
nasceranno a loro.
Sole del giugno
Sole del giugno, ombra del vero,
l'orma del tempo le tue calde dita
sparsi capelli a prendere il fresco
nell'acqua pulita del mare più scura
accendi i colori delle magliette,
voci, ritmi di chitarre,
m'ardi la testa, le spalle, la faccia
ed io fuggo dietro mura spesse
arsa la pelle ch'avvampa paonazza
tant'il canto è forte alla tua festa.
Ora ricordo
Poesia vincitrice del 1° PREMIO nella 5ª edizione del concorso internazionale di Poesia "Le occasioni" 2022 - sezione D (a tema "La casa dei doganieri" di E. Montale). Organizzato da Associazione Mondo fluttuante - Sanremo (ASSOCIATI ONORARI: Alba Donati, Alessandro Ceni, Andrea Caterini, Angelo Tonelli, Bianca Garavelli, Claudio Damiani, Daniele Bollea, Davide Rondoni, Fawzi al Delmi, Giancarlo Pontiggia, Giovanni Giovannetti, Giuseppe Conte, Luigi Olivetti, Marino Magliani, Mario Baudino, Massimo Maggiari, Massimo Morasso, Milo De Angelis, Paolo Ciampi, Renzo Paris).
Sono a casa sveglio per via
delle voci dei miei genitori
entrate a prepotenza nei sogni notturni
ne interruppero e intrecciarono le fila
e il mondo esterno mi han fatto sognare.
Adesso che ciondolo
tra camera mia e il divano
e tra le voci ed i corpi dei miei
mi prende quella saggezza del sonno
ancora me sveglio e scopro il giorno
e il tempo e lo spazio, le cose
e le voci, me e i miei genitori,
i loro sorrisi, il vento, i colori
casa mia e il mio onirico paese
vivere dentro un futuro ricordo
che adesso ci appare
e non so se è presente.
Che fai
Quella luce quanto lontana
è rimasta una parvenza
non contenente nulla,
la ampliano lenti vitree
a giganti nebulose
ed è così che sopravvivono
- se vaga nello spazio -
gli incontri e le storie
da antico tempo.
Così un giorno fra cento
milioni di anni, quando la Terra
avrà cessato di esistere
un astronomo
galattico osserverà la Terra,
dall'alto saprà ogni mossa
che ora facciamo
e, vedrai, pubblicherà
qualche libro su di noi
che racconta
ogni piccola distinta scelta.
Quello che fai è determinante
non ruoli minori, no gente fuori.
Fuoco del Sud
Fuoco del Sud che brilla d'azzurro
fra le terrazze che sporgono a mare
bianche penne di gabbiano
che vi si immerge a sondare le acque
fredde e salate cosparse di spuma
e non v'esce finché non ha piena la bocca.
Nel vento gentile furente ti spargi
estivo, quieto, nel nostro silenzio
rotto da strida di gente e animali
felici di ardere in così gran fiamma
e attenti a sentire ogni tua mossa,
ti accenderò in una caverna
se vedo le navi nemiche arrivare.
Fantasmi della fretta
Attraversi la stanza e ne esci
senza sapere che io sono lì.
Non è tua intenzione sapere
che cosa ci faccia: non vedi non chiedi
non vuoi spiegazioni, vuoi solamente
il tragitto più breve, e lo sforzo
minore (il resto non vale quanto
vale in oro la tua dedizione).
Mi chiedo che pensi nel tuo silenzio
assunto solo per darti decoro
se credi all'usanza d'uscir dalle stanze
senza neppure guardar che c'è dentro.
Cosa racconti delle tue giornate
dirette all'uscita senza uno sbaglio?
Quanto tempo è che sprechi e quanto
tempo invece guadagni?
Programma su cultura
Stasera si vede Benigni in tivù
Che bello che legge "Divina commedia"
Di Dante che ha scritto un sacco di cose
Un po' mi ricordo, Virgilio, Beatrice
La selva coi lupi.
È importante, vedetelo
Noi lo vediamo, questa sera
E la capiamo bene perché lui la sa
e ce ne dà un piccolo assaggio.
M'assolvo - mea culpa
Te lo trasmetto
né, goffo, devo fare finta
rischio meno e guadagno
vedi un po' adesso che scrivo
è il paradiso lontano dal mondo
c'è solo la voce di un Dio che comanda
e come ti culla e ti guida il pensiero
che non ha più lavoro
ma tempo libero in completo relax
per seguire la serie
non dar retta a nessuno
estraniarsi su un divano
come tutti su un divano
un divano ciascuno isolato
non dirlo a nessuno
se hai fatto qualcosa di quelle
ti vergogneresti. La hai sfigurata
chissà che fastidio
nessuno ti ha visto
continua vai avanti a lavorare
non sarà più, mai più la stessa
impossibile ti vengano a cercare
un viso bello, unico, non comune,
senza tracce, non è più un tuo affare.
Distensio animi
Poesia vincitrice del GRAN PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA nella 5ª edizione del concorso internazionale di Poesia "Le occasioni" 2022 - sezione A (poesia singola a tema libero). Organizzato da Associazione Mondo fluttuante - Sanremo (ASSOCIATI ONORARI: Alba Donati, Alessandro Ceni, Andrea Caterini, Angelo Tonelli, Bianca Garavelli, Claudio Damiani, Daniele Bollea, Davide Rondoni, Fawzi al Delmi, Giancarlo Pontiggia, Giovanni Giovannetti, Giuseppe Conte, Luigi Olivetti, Marino Magliani, Mario Baudino, Massimo Maggiari, Massimo Morasso, Milo De Angelis, Paolo Ciampi, Renzo Paris).
Dentro il tempo io mi spalmo
col coltello su una fetta
che lima le mie superfici
di crema di frutta a grumi altrimenti.
Medioevo giustizia da ridere
Oggi leggevo Dario Fo. Nel mistero buffo uno dei temi dominanti è la cultura del popolo, si parla anche dei misteri medievali e dei finti processi burla contro i notabili, gli equestri e anche i vescovi che nella vita vera godevano di un'indisturbata libertà oltre qualsiasi legalità.
Beh quei processi farsa erano davvero significativi dei sentimenti che il popolo nutriva nei confronti dell'autorità crudele, si può immaginare come si dovesse sentire un paesano a sentire lo sputtanamento dei più alti e intoccabili rampolli che venivano caricaturizzati e accusati.
Ma, a una persona che vive in un mondo senza giustizia, questi processi comici aspettati tutto l'anno e possibili solo durante le feste, rappresentavano la forma più vicina alla giustizia che essa poteva riuscire a immaginare, in primo luogo perché non erano presieduti da qualcuno davvero autorizzato a farli: essendo finti processi ci si poteva concedere persino di annullare le assurde cavillosità giuridiche che si rivelavano un ulteriore strumento nelle mani dei dottori, ma poi anche perché ci si sentiva anche in grado di esercitarla, per finta, per ridere, questa giustizia.
Dunque più ci si allontanava dalla realtà, più ci si poteva avvicinare paradossalmente ad una giustizia vera.
Con le leggi medievali, i potenti erano difficilmente limitati, perciò è facile immaginare come ogni cosa andasse, comicamente e tragicamente, a loro favore, stravolgendo inverosimilmente i fatti a loro piacimento nei momenti più delicati.
La giustizia non esisteva, e il sistema che allora la rappresentava, vero e in funzione, era già di per sé assurdo e inverosimile, oggetto di paura e di riso, come la presunta giustizia che sbandierava; crudeltà travestita da giustizia, e presentata a tutti come tale e tutti, obbligati, come tale la riconoscevano.
I processi farsa invece tennero vivo nei loro partecipanti un germe di desiderio di vera giustizia e fine degli abusi, di libero accesso ad essa quando necessario, che nella vita vera gli era negato.
Naturalmente questo desiderio si può realizzare nella realtà solamente a patto di farlo per scherzo: nel riso si attenua ogni spinta aggressiva e distruttiva nei confronti del sistema che non si è assolutamente in grado di mettere realmente in discussione.
Si rientra dunque nel genere della satira politica, teatralizzato, che è di per sé una discussione su come dovrebbe essere e com'è la giustizia.
Vetro pastello nelle arcate di Aprile
ingiallito tra le pagine di un libro
ma l'inchiostro è ben inciso
fu già finemente miniato
Cielo acquerello, sei di oggi
e sembri antico, cielo romano
sembri autentico, un amico
cielo mio mediterraneo
degli eterni e metafisici mattini
nei monti, nei boschi, nei borghi
Che t'han montato gli scenografi
a fare? Lo spettacolo è finito.
Endecasillabi senza cliché
Amo l'Artista
non pubblicizzato
quando rifiuta la fama tra i posteri
e sa che i Poeti
davvero famosi
sono scesi a lordi compromessi
come scrivere
degli endecasillabi
solo per vendere a degli imbecilli
che comprano "un libro"
solo se famoso
- sì, poi non leggono neppure un verso -
gli fanno una foto
accanto a un caffè
per far credere di essere critici.
Ci fossero i critici
parlanti,
veri lettori, qualcuno che pensa
cosa la Vita
di oggi sa fare
mentre si ignora perché banale
non recensita
e senza cliché
che a nessuno interessa davvero.
La notte di festa
Corri: è festa questa sera
accendono falò nelle campagne
la gente accorre e nel buio
sembrano dei
chiamati a raccolta
dalle ombre azzurre
e meno nere.
Non si può di certo dire
chi sia quel tale che stia superando
volando ai lati del sentiero,
sembra un angelo
ma di ombre
e festeggia quell'arcano
che si compie nella festa
in questa e in ogni ricorrenza.
Fresca è la notte
qui fuori il paese
le vie sono più scure
ma piccolette fiamme
scorrono lievi e
scorrono leste,
odo i rumori di piccoli sassi
calpestii di ciottoli calciati
qualcuno che parla a un suo compagno
mentre scende alla campagna
e racconta com'è che andata oggi.
Son quindi voci felici
distese, pacate, che fanno
dolci arcate musicali
salendo dal basso e scendendo di toni,
perché oggi son più dolci
è forse la festa che informa le frasi
perché sa chi le pronuncia
che oggi è diverso da tutti gli altri.
Ecco, lontani, i caldi bagliori
tra il nero dei campi e l'argento
di ulivi, che i passi costeggiano
e sembra che guardino
chiunque attraversi.
Sono di oro, di luce
e vogliono canti,
che dunque si danzi
a piedi scinti, sporchi e lievi!
Sin qui si sentono i canti,
si alzano sempre
voltata ogni curva,
rotati da voci di donne
contente, di maschi rapaci
che tuttavia fanno i signori
e finalmente le invitano al ballo
che è un gran cerchio
fatto di persone altrimenti
divise, e sconosciute
tra cui cercare, scoprire, confondersi
giocando a rincorrersi,
non prendersi mai.
Da dove venite
che non vi ho mai visti?
Sono lontani i paesi vicini
non riesco a credere
che siate così uguali a noi
e sembrate
che aspettaste il giorno di festa
e la conosciate meglio di noi,
da dove venite,
figure ridenti,
fiammelle danzanti,
ragazze selvagge,
col viso che dal fuoco vi rosseggia,
uomini svelti e leggerissimi?
Ed i meno esperti che sognano
una notte nei campi
tal quale a quella,
dar sfoggio di sé
baciare la più bella,
e i vecchi che guardano
e ridono sempre
suonando, e così vanno suonando
i muscoli si riaccordano
col cuore irrequieto,
sommerso, che spinge,
ed esce
a far la magia della notte di festa.
Guerra mondiale 2021
delle viuzze del nostro pensiero
di piccole pietruzze, dicendo,
chi era dei nostri e chi fosse il nemico,
non solo le vie: perfino le scale,
i corridoi attraverso le case,
il nostro soggiorno, la stanza da letto,
i sogni notturni e i discorsi spontanei,
il cielo, finestre: coperti
da istruzioni chiare e funeste,
chi è dentro s'aiuti, chi è fuori s'ammazzi
senza timor di natura legale
(né, tantomeno, di legge morale).
si sono schierati in grandi alleanze
triplici, intese, molteplici accordi,
un dispiegamento di diplomazie
e inchiostro in trattati difensivi:
- Colpiscine uno, ti assalgono tutti! -
S'è fatto il fronte ed è pieno di eventi.
eserciti opposti in sfida, e fratelli
che si contendono le paterne eredità
dentro le case di ogni fratello
e in due file di case parallele
ci si trincera né molto s'avanza;
eppure non vedo neanche una bomba
si lanciano solo come razzi
freccette di odio ma piccole e insulse
coretti d'insulti davvero infantili
se non ci si ammazza, si fa propaganda.
l'amore, lo sforzo solidale,
è costretto ad attendere
che le schiere s'annientino
da sé a colpi di frasi infamanti:
infamino anche il disertore
che tanto rifiuta la guerra
e scrive poesie che inneggiano altro.
ciò che cerca non è quella gloria,
lui la deride perché vuole coerenza.
Lì
in te qualcuno con cui parlare
la stessa lingua, che mi parla
o che mi ascolta, insieme
andare nelle stesse contrade lontane
che altrimenti avrei potuto pensare
non reali, da me inventate:
ci vediamo lì senza dirci quando,
senza dirci dove, né come
saremo vestiti, o a chi dovremo chiedere
notizie per venirci a trovare.
O Poeta, non so che aspetto hai,
tu neanche mi conosci
ma sapevi come io adesso so
che un giorno
lì
ci saremmo incontrati
e, chissà come, riconosciuti.
E che sarei venuto a domandare
"Confessioni d'un italiano" di Ippolito Nievo
Ippolito Nievo (1831 - 1861) è stato un autore molto prolifico, che ha consumato la sua breve vita per realizzare con la penna e col servizio militare gli ideali di cui si sentiva portatore. Ippolito è tragicamente rimasto un ragazzo per sempre, fatto che però gli ha permesso di non rinnegare mai, ma di esplorare con costante entusiasmo le sue genuine idee sul Bene comune.
Esperimento molto interessante e originale è il suo Storia filosofica dei secoli futuri (1860) saggio romanzesco e fantasioso sulle vicende sociali e morali italiane ed europee che postulava sarebbero occorsi da lì a trecentosessantatré anni. Il libro anticipa sorprendentemente il genere fantascientifico europeo, nella sua (ri)costruzione del paesaggio e delle città del futuro, assieme a quell'interesse per la tecnologia che caratterizzerà il Positivismo francese, a patto di escluderne ogni lato negativo e controproducente. Non solo: sorprende anche la sua lucida previsione della vittoria del capitalismo e della pubblicità, della vita comoda irresponsabile e della ricerca del minimo sforzo. Si può quindi intravedere un filo comune che lega Nievo e questa sua strana opera ad autori successivi come Gadda, Pasolini, il gruppo Celati-Cavazzoni-Benati-Cornia, i quali però conoscono senza incertezza quali sono state le reali conseguenze di quei processi corrosivi. Ha sorpreso anche la previsione di una pandemia mondiale che in questi anni assume particolare rilievo.
Nel 1858, prima di dedicarsi al futuro, Ippolito ha concluso le sue Confessioni d'un italiano, in cui, al contrario, il narratore è un anziano ottuagenario, che ricorda la sua vita a partire dagli ultimi decenni del XVIII secolo, quando cioè l'autore reale, Nievo, non era neppure nato. Mette in pratica la magia della Letteratura: costruisce mondi ed epoche che l'Autore reale non ha conosciuto né conoscerà mai.
Il motivo centrale, comunque, qual è? È costituito, appunto, dagli ideali dell'autore reale Nievo.
Ideali che anche oggi non annoiano, in quanto si presentano ancora incredibilmente sani e indubitabili. Il mazziniano e garibaldino Ippolito, era infatti una persona cordiale e che mostrava aperte simpatie per il popolo e per gli strati sociali più bassi: si mescolava a loro ed era pronto a combattere per dargli giustizia, quando necessario. Odiava i codardi, i traditori, chi si arricchiva e si garantiva un futuro stabile attraverso la violenza e la guerra a scapito di tutti.
Sono stati anni difficili ed ingiusti quelli in cui si manifestava il dominio della Ragione, la penisola italiana poi era divisa in staterelli che venivano puntualmente conquistati e saccheggiati da stati stranieri. La rovina peggiore che Nievo potesse immaginare l'hanno avuta gli stati italiani proprio in seguito alla Rivoluzione francese e alla discesa di Napoleone. Le Confessioni seguono il veloce declino della penisola italiana, ma non da una prospettiva esterna ed astratta dal contesto come quella dello storico che ricostruisce a posteriori: il narratore, che si chiama Carlino Altoviti, è un personaggio interno alla storia e vive le vicende storiche, non solo attraverso fatti ed incontri con le principali personalità (nel romanzo c'è anche un suo colloquio col Bonaparte) ma anche nelle ripercussioni che quelle vicende hanno avuto nella vita intima e privata. A parte il fatto che piace, per un lettore di oggi, leggere di queste epoche in cui i paesini erano ancora limitati ad una esistenza provinciale, in cui le case erano basse e robuste, le stradine piene di terra, fango, animali e poveri uomini meno arroganti di noi; in più ci affascina quello stato di cose in cui gli eventi non sono ancora "accaduti", le storie non sono ancora finite e si può lottare per realizzare tutte le infinite possibilità alternative. In altre parole, andiamo a leggere dei libri anche soltanto per poter pensare a un'epoca fatta così, per conoscerla e per interpretarla.
Su un libro di storia è difficile capire che la storia ha davvero cambiato tutto: le persone, le cose, l'ambiente; è più facile accorgersene in un buon romanzo.
Certo, bisogna anche sceglierselo bene il romanzo: di certo a questo punto dell'Ottocento i buoni libri storici con riflessioni sociali obiettive scarseggiano, e non ci si può fidare molto dell'altro romanzo storico ottocentesco, più famoso e venduto, i Promessi sposi di Manzoni, pregno della visione aristocratica e conservatrice dell'autore, che condivide ben poco (=niente) con gli strati sociali non borghesi. La differenza principale è proprio nel modo in cui gli autori guardano al popolo (lo strato sociale basso): alcuni fanno come Manzoni che lo deride e rende inaccettabili/irrazionali le sue richieste; pochissimi fanno come Nievo che in esso vede comunque un barlume di bontà, non realizzata a causa del caos dell'ignoranza o della mancanza di mezzi.
Per Nievo bisogna dare al popolo i mezzi per realizzare il Bene comune. Per Manzoni... no, non se lo merita.
Ecco perché Manzoni è così cauto e deve ogni volta dare spiegazioni per dirigere l'interpretazione dei lettori verso le mete che egli ha previsto, mentre Nievo non indugia a far nomi e ad informarci in maniera esplicita delle colpe o dei meriti di ognuno. E, forse, sempre per lo stesso motivo Manzoni è cauto nel parlare di Napoleone nel suo Cinque maggio mentre Nievo ne presenta senza fronzoli tutto il lato meschino, egoista e cinico, disposto ad abbassarsi a qualsiasi infamia che può rimanere segreta pur di fare il suo interesse.
Forse è stata sua esatta intenzione il ridimensionare l'immagine di Napoleone, dopo che era stata eccessivamente innalzata dall'ode in suo onore di Manzoni. Nelle Confessioni c'è il Napoleone vero, e ci sono anche tutti quei traditori che, per assicurarsi un posto nell'amministrazione imperiale, hanno ceduto territori e tesori italiani agli aggressori francesi, senza combattere. Hanno procurato la rovina di ciò che prima c'era di Buono, per guadagnarsi, dall'infamia, la gloria.
Ecco perché un veneziano, deluso dalla "cessione" di Campoformio (attraverso cui la ex Repubblica di Venezia passa in mano agli austriaci, loro vecchi dichiarati nemici) è il personaggio più adatto a raccontarci con realismo (non solo del narratore) i reali sentimenti degli italiani tra fine Settecento e inizio Ottocento, e a spiegare i motivi dei sentimenti patriottici nell'Ottocento, giustificabili dalle ingiustizie che l'Italia subì per mano degli stranieri avversari, e oggi altrimenti incomprensibili. Si trattava di un patriottismo sano, non ancora degradato ai soliti prevedibili nazionalismi immotivati di fine Ottocento.
Non bisogna neanche pensare, come può accadere leggendo queste riflessioni, che il popolo sia ritratto con ingenuità idealistica! Gli si riconoscono i meriti, ma anche i limiti: limiti mentali e di mezzi che creano quella stupenda comicità contenuta nel decimo capitolo, che gli fanno credere che Carlino, solo perché capitato a cavallo in piazza mentre si festeggiava la Rivoluzione, fosse un suo liberatore a cui affidarsi per chiedere "Pane pane! Polenta polenta!" innescando un felice gioco di scambi e incomprensioni comiche.
Nel romanzo si legge più facilmente la stupidità della classe della borghesia, felice della Rivoluzione francese vista come opportunità di scalata sociale, tanto da farle ignorare l'involuzione autocratica in cui è presto sfociata. È la storia degli italiani delusi dall'ingiustizia al potere, disillusi.
Mica tanti, questi disillusi! Nievo è uno dei pochi intellettuali e scrittori aderenti alla possibilità della Repubblica Democratica voluta anche da Mazzini, molto interessante perché mirante all'allargamento dei diritti su scala nazionale, e non solo ai nuovi ricchi. La maggior parte degli scrittori ottocenteschi è stata dalla parte della borghesia ed ha esaltato i suoi modi di vita egoistici: dalla parte di quelli che, scalato il grado sociale, diventano a loro volta conservatori sordi a ogni allargamento di diritti al corpo nazionale.
Questo perché ogni intellettuale italiano ottocentesco proveniva proprio dalla borghesia e la voleva per questo difendere ed esaltare. In questo contesto Nievo è un outsider che col suo atteggiamento di denuncia si schiera al fianco di Leopardi, ed usa come lui la cultura (la conoscenza) per giudicare con obiettività il presente, senza illusioni e veloci o opportunistiche prese di parte.
Evasioni
Quanti piccoli sotterfugi
speri restino nascosti
per poter tirare avanti
e mangiare un altro piatto?
Le isole di plastica
con colpevole lentezza
si son sedimentate.
Così i rifiuti alle discariche.
E vivevano gli inurbati
dimentichi nelle case.
Natura sorella
Il mondo gemello
Certo che un certo
mondo nel mondo
parla e riparla,
prova e riprova,
e per quanto provi e per quanto faccia
giace sospinto all'ombra dei margini,
e già sappiamo che fine farà
sottoposto alla legge
monologica
dei più forti virgulti
che lo calpestano
d'infami pneumatici.
Smuove,
comunque commuove
che venga a sfidarli
per farsi conoscere
o aprire spiragli, lesti spariti
né fatti vedere.
Cos'è che succede
passa nel vico perfino una bici
che aspettava il momento ideale
imprevisto. Eccolo. È ora di punta
odore di sugo e di fumo di carne
canti di uccelli in un cielo selvaggio
e anche le vecchie colline
ridono sovrastano e per poco
non si avvicinano.
Si sentono anche i sussurri
di salvia umida e rosmarino
e viene dal profondo delle cavità
sommerse di piante polvere e terra
che dicono cos'è che intanto succede.
È questo che succede
benché noi distolti
dai rumori delle macchine pesanti
e da quei gesti prepotenti
eseguiti così, senza pensare;
è questo
che cercavo di figurarmi dentro
attraverso un libro
che non riuscivo a leggere.
Invece eccoli i suoni dolci desiderati,
le voci fresche
dei cespugli bagnati
e quelle dei vicini, che parlano piano
e spesso ridendo nelle loro case
sentivo quand'ero bambino
la domenica mattina a pranzo:
bastava chiuderci, restare
su un balcone, su un bel terrazzo
e aspettare un cielo azzurro,
quando a sud riposa il mare.
Adesso la chitarra
suona a suo capriccio
curiosa di vedere
cos'è che succede
premendo un tasto
lontano dagli altri:
che suoni di gusto
e che percorra le sue scale.
25 aprile
Sangue a terra il tuo colato vaporato sì ch'entri nelle vene verdi ancora negli eccidi nuovi come un seme da nessuno piantato.
-
Io per futili mete turista appaio scaltro saputo acquirente tra i banchi carichi di souvenir dove aguzzo il mento dubbioso acché il pubblico...
-
Sangue a terra il tuo colato vaporato sì ch'entri nelle vene verdi ancora negli eccidi nuovi come un seme da nessuno piantato.
-
Dio uomo che sei in terra con una guerra annienta le idiote antiche credenze, falle fruttare da vincitore riscrivi la Storia: "Lo slanc...
-
Addio Zygmunt, esploratore fragile. Mostro Maestro. Consiglio la lettura di un bellissimo articolo di Giorgio Linguaglossa apparso oggi...
-
L'effluvio di grazia dovuto all'eccesso depositato in un'area casuale che investe con sfarzo il polo suo opposto al suolo, langu...
-
Il lume nel bosco da sé si alimenta lì al buio tra i rami dove tremanti dal dubbio i miei passi incerto dirigo mosso da venti tra immobili f...