Eppure

Amo la vita, amo le persone
- che non amano né me né la vita
ma amano sé spaventosamente -
Amo le cose in cui si mantiene
- il sole le notti l'azzurro le stelle
non le farò mai morire per me -
Amo che tutto muoia o si rompa
e sia prezioso senza saperlo,
- si frantumi e poi che io bestemmi -
La amo anche se brutta e brucia
così vestita da p**t*na stupida.

Il nostro segreto

Il sole non deve vedere
che nascondiamo ombre,
lasciamolo a pensare
sia sempre ovunque ambra.
C'è qualcuno che per lavoro
sposta le ombre al passaggio del sole:
è il patto segreto tra cose
se lo scoprisse lucerebbe meno.

Dormi addosso

Dormi addosso a me anche ora
io dormo addosso a te stasera.
Le nostre teste, non era tardi,
si congiungevano alle undici
e un quarto. Le mani intrecciate.
Gli occhi non vollero vedere altro.

Fine novembre

Mentre è autunno, la luce è poca
dei giorni lasciati da Dio a se stessi
che si dice già il prossimo anno
certo non li riprenderà, si resta al buio,
se un colore ti si accende è raro
ed è l'anno che finisce. Lontano
si vede già dicembre
caldo, dorato e luccicante
sacra fiaccola tra i fiocchi
di neve che scendono tardi,
rossissimo in penombra
che se si sfoca 
stringendo le palpebre
si fa prodigioso, vieppiù brillante.
A dicembre torna l'infanzia 
sta lì a volare verso l'alto
come un sole che vuole le stelle
ma nessuno ormai se ne importa
e le teste non si alzano,
sai mai per terra si scovi un reperto.

Un'altra cosa

  Mi vendi automobili, beni di lusso,
profumi, biscotti, mia lingua preziosa
stuprata in un gruppo?
  Salivi leggera all'azzurro
cielo e alle stelle più alte
e le stelle scendevano a te,
  destasti l'amore, sgravasti la groppa
dicesti com'è fatto il di là
dove a volte qualcuno arrivava.
  Ricordo che aprivi squarci improvvisi
dove talvolta cadevo e camminavo
nei sentieri sotterranei.
  E adesso cosa sei cosa che ride
solo di ciò che non si vede?
Chi ti parla più che non crede?

Cucchi

Non rimangono che nomi, le loro
spoglie marmoree dure-ottuse
il ricordo in qualcuno che ancora ne parla:
"Non serviva a fare truffe"
ma fa confusione e non distingue
più il reale dal pensato
incerto esperto di quanto in passato
è stato fatto. Beh ma guarda
che c'è a chi basta per riconoscersi
a smentita delle convenzioni.

La Repubblica è fondata sul lavoro

La Repubblica italiana è fondata sul lavoro
ma non si dà da fare e spesso è assente
i cittadini ciò che vedono sanno
e a causa di questo son disoccupati.

Matisse

Questa poesia si è aggiudicata il PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA presso il 28° Premio Nazionale di Poesia "Ossi di seppia", che nell'edizione di quest'anno ha avuto ben 1641 partecipanti. In giuria, tra gli altri esperti, il maggior poeta contemporaneo, Claudio Damiani, e lo scrittore Marino Magliani.

Sento la vita farsi preziosa
dentro i silenzi rotti dai grilli
e nelle ombre nascoste per strada
anche al sole di giorno da un muro
e quando inizio quel gioco serissimo
che scavalco un confine di luce
ed i colori diventano strani.

Il sottoposto

Quanto vorrei che nessuno fingesse
che non fossi frenato per ragioni economiche
che ciò che conta valesse denaro
che non si ridesse più del tragico
che l'uomo più ricco non fosse importante
che il lavoro fosse impegno fruttuoso
che anche gli altri lavorassero per me
e non fossi io solo ad avere scadenze
senza parità io sono lo schiavo
il sottoposto senza diritti, io
pure esigo ricompensa.

L'errore

Ero dentro quell'errore del mondo
non accidentale ma necessario
nel foglio che cade spinto dal vento
ma soprattutto non molto più tardi
nel cellulare dal gomito, rotto
senza volerlo, e porca miseria:
poteva fermarsi! o evitare!
andare a due passi lì sul divano?
No! doveva accadere l'incidente
immeditato
- che sgancia le parti -
in fabbrica incastrate con ordine.
Così io nacqui, così la mia cara
specie difettosa sbraitante decoro.

Linea aerea

Le nostre vetture sono macchiette
colorate roride di umido nel giorno
metallico e non vanno ma ad altro
servono: l'aria bagna anche i jeans
si sentono i pesci sguazzare sul viale.
In alto alle finestre dei palazzi,
e in mezzo ad una nube calma
trascina una nave a galla una scia.
Nel sogno di oggi sembrava volassi
in sella a un veicolo ma forse nuotavo
- e infatti planavo senza affondare
alle foreste sudamericane.

Testo di canzone

Non consento di afferrare una frase stringata
che vi spieghi cosa credo ci sia in aria
come invece dicon spesso le persone senza dubbio
che ripetono parole certamente già ascoltate
quanti eroi che fenomeni che ci tagliano la strada
e nel fastidio che mi invade ecco io mi riconosco
nel sospetto di una falla celata nella natura o dalla società
supportato dalla prova che chiunque non lo afferma
ma di cosa si parla a una festa dove gente in vetrina
fa finta di fare gli auguri a capodanno?
il giorno è piccolo solo come un istante
ci fosse una schiena che brilla di sogno la riconosceresti?
I capelli fanno da ostacoli visivi alla forma del cranio
i vestiti ai difetti e ne fanno poetica e discorsi.
Stanotte non troverò una serie da guardare.
Mi serve una frase tua che sei rara
non protesto quando poi non ha senso
un saluto, uno sguardo, che mi colga sul ciglio
se lo aspetto basta questo e potrò ricordare.
Poi tacciamo o parliamo di tutto
per non disilluderci l'ennesima volta.

La divina tragedia

I.
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
nel mezzo del cammin di nostra vita
e questa siepe, che da tanta parte
mi ritrovai per una selva oscura,
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude
ché la diritta via era smarrita.

Ma, sedendo e mirando, interminati
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
spazi di lá da quella, e sovrumani
esta selva selvaggia e aspra e forte
silenzi, e profondissima quiete
che nel pensier rinova la paura!

Io nel pensier mi fingo; ove per poco
tant’è amara che poco è più morte;
il cor non si spaura. E come il vento
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
odo stormir tra queste piante, io quello
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ ho scorte

infinito silenzio a questa voce.

Io non so ben ridir com’i’ v’intrai
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
tant’era pien di sonno a quel punto
e le morte stagioni, e la presente
che la verace via abbandonai.
E viva, e il suon di lei. Cosí tra questa
ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto,
immensitá s’annega il pensier mio
là dove terminava quella valle
e il naufragar m’è dolce in questo mare
che m’avea di paura il cor compunto,


II.
Nel mezzo del cammin di una selva oscura
mi ritrovai per nostra vita
ché la diritta via era dura.

Ahi quanto a dir qual paura
esta selva selvaggia e dura
che nel pensier rinnova cosa aspra e forte.

Tant’è amara che poco vi trovai
ma per trattar ben della morte
vi dirò delle altre cose ch'i' non so ben ridir

tant’era pien di sonno com’i’ v’intrai
che la verace via a quel punto
terminava quella valle.

Ma poi ch'i' fui al piè compunto
guardai in alto...

La riserva (L'educazione di un umanista)

Sono in panchina, una riserva. 
Il mister mi ha detto preparati
e acceso speranza di partecipare
sono stato puntuale, sono qui pronto
maglietta nuova di zecca non quella
piena di fango degli allenamenti
strappata di usura e sudore,
né quelle calze marroni né scarpe
lise. In divisa, immacolata provo 
orgoglio pensando quella infangata.
Ripenso agli anni di fatica
e sacrificio che mi fanno essere qui,
alla mia vecchia scelta di fede nel calcio
non ho rinunciato come quegli altri, dovrei
promettere prove d'alta prestazione
se ne avessi occasione, chissà che farei
perché nessun altro è più preparato:
chiamami dentro almeno al recupero,
arma del mister, dopo fanti il cavaliere.
E vado pensando e l'arbitro canaglia 
dà tre fischi, mi vuota lo stadio.

Non sono uguale

Non sono, no, non sono uguale
ai giorni uguali, vuoto, no son vuoti loro.
Spazio e tempo per me son supporti,
non sono io quello, non sono io loro.
Il mio nome non è una data
che si ripete, e cambia ma un momento
che passa inosservato e lascia
tracce sempre più in là 
ma anche gli astronomi
emanano onde radio nel cielo
e attendono risposta - la gente ride - che fa?
Non prendermi per prodotto marchiato
ma per prototipo da collezione
il mio nome non è una marca
ma il titolo di un quadro d'autore.

Il pensiero dominato

Le cose che so saranno duecento
due e cinquanta, ben sotto trecento,
forse di più, o forse un po' meno
io le so perché dicono lo stesso

la vita non ha pregi senza l'affetto

fraterno, sola discolpa che abbiamo
davanti al tribunale del fato.

Sala da concerto

Nella sala da concerto
al suono si dà spazio
tempo e persona.
Discende i gradini, incespica
e cade, percorre corridoi, accarezza 
pareti e superfici, volti
capelli, membrane uditive
da fuori investe i pensieri 
si scioglie in essi: è parte di noi.

La Poesia

Lei viene di notte o mentre mi sveglio, 
si stende sul fianco e comincia a guardarmi
e so che mi è accanto dall'aria che trema,
parla in silenzio, ma forte abbastanza

e quello che dice lo sento nei sogni
ne fa lo scenario, un mondo diverso.
Il suono esterno della sua voce
controlla adesso ogni parte di me.

Mi sveglio. Si dilegua e non la trovo,
non risponde se la chiamo e penso
fosse solo un'apparizione
ma ancora non so fuori o dentro di me.

Ma come Psiche accendo candele,
come Euridice ed io il suo Orfeo.

Spunti per prossime evoluzioni di specie

Come fanno le specie animali
a nascere le une dalle altre?
Anche noi ci differenzieremo
in almeno due, e più, gruppi.
I miei discendenti non avranno 
più occhi, orecchi, nervi, né lingua,
gambe, né, si spera, avranno un corpo
tanto oggi portano svantaggi.
Basterà sviluppare il sistema
di radar dei pipistrelli che al buio
sfuggono ai falchi predatori
e sentire suonare le forme del mondo.

Degli altri lo so come muteranno.
Avranno tasche per soldi nel ventre, 
corpi grossi e molli e ognuno 
avrà anzi perfino due corpi.

Una ha ammiccato ridendo

Dopo le ore un tempo eterno
minuscolo iridescente, ridon
le stelle e s'inseguono giocando
e poi un due tre: ferme, le vedi

anche se una ha ammiccato ridendo!

ancora a tendermi il tranello
che tutto sia uguale, tutto fermo
o in movimento senza senso.

Caro poeta

Caro poeta ecco siedi: su questa
sedia sdrucita e piena di briciole
che umile curi il tuo affanno,
scomoda ma quel tanto che basti
a darti riposo per il tuo tragitto,
lo sai che se ci scoprono...
Colore nel buio, pioggia nel deserto
sarai presto vapore, sposa nel fango,
unica luce tra nuvoli pregni
colata piroclastica, gas, ceneri.
Da lontano venire a trovarmi
è un rischio in questi tempi
perché allora l'hai fatto
e parli figurato,
lo sai, se ci scoprono 
moriamo prigionieri.
Giorni antichi nell'oro che hai in bocca
nei nuovi declini di un sole in ritardo
sempre, che tutto dà poco
starne a parlare ci costa la vita
e tu sei venuto da dove vivevi
sapevi anche che io fossi qui,
chi ero e come mi avresti notato,
a che ora lavoro, a quale rincaso,
perché ogni giorno di più soffro
perché niente ha senso 
per tutti, per me.

La chitarra

A che notti ventose d'oriente
sta pensando la chitarra
che da una stanza pastello
come nuvola plana la volta
del suo soffitto e del cielo?
A che bella ragazza muoversi
tra i tavoli di un bar
quell'assolo assomiglia
che ondeggia e resta in aria?
Fuori o dentro la corteccia,
da dov'esce questa vita
voluta tra legno e dita
che proprio la vita sovrasta?
Lascia il demone che la prenda
e che parli la sua lingua:
come si sforza il chitarrista
che in silenzio risponde.

Dialogo

A che serve se continuo
a svelarti le scoperte
il silenzioso mio invisibile cammino
se mi fermi e dici i fatti tuoi
divagando in ogni modo
pecchi di banalità,
vai lontano, sei lontano,
non mi vedi, sono a piedi.
A che parli? A che parlo?
Che facciamo sul palchetto
di questo noioso teatrino
senza trame, né uno sviluppo
che spinga almeno a restare?

Le note in un coro

Il mondo è uno solo e pare migliaia
uno è il vero nel fondo e miliardi di noi
oggi, di noi passati in circa cinque secoli,
formiche in fiumi di frasi arbitrarie
di punti di vista verissimi e giusti
tacciati d'ingenuo, di vile, di turpe,
di cantare stonate le note in un coro.
Oggi è un giorno già censurato
travestito da mattina duemilaventuno
(con la gente che strombazza
senza pentimento alcuno)
queste menti mutilate 
hanno protesi a petrolio
che non elaborano segnali
dagli impulsi sconosciuti
per cui non programmate.

Rossa luna di agosto

Grande e rossa luna di agosto
riverberi l'eco del sole al tramonto
come di giorni deposti nel nero
cielo trapunto di agosto
che dove può versa il suo bronzo,
e i paffuti bambini sgomenti
vedendo tremeranno di paura
un sole sanguigno che vive di notte
non può esserci, non può essere vero
forse che sia questa la notte che risorge
forse stanotte è eterna e agosto
agosto forse non è vero.

Luci e rumori

Tanti rumori, luci numerose
più che stelle placide
la strada oltre la parete
e le possibilità di azione
oltremodo potenziate,
vivo secolo delle apparenze
per finti vivi che sono fantasmi,
vicolo cieco e malfamato
pure apparire è fatto male
coperti appena vizi e pigrizia
il nulla vestito malissimo
poi piange perché disprezzato.
Ma brevi saranno i lamenti
che i nulla ciechi lo divoreranno
gettandosi addosso, lottando tra loro,
per accaparrarselo, amarlo e sposarlo.
Faranno le cose che fanno i migliori,
vacanze, lusso, divertimento
fingendo almeno fortuna. Da ridere e rabbia.
Ma io qua dietro al mio muro
che devo ancora aspettare,
che altro fare se non sperare
e quando mi stanco cos'altro poi aspetto?
Il rumore mi raggiunge, vano è evitarlo.
Le visioni mi circondano, idiota è imitarle.

Natura e normali

 Natura/vizi umani

Il falco volteggia in aria
Tu acceleri su asfalto.
È il cielo una cupola vasta
Casa tua è alta 3 metri.
Ogni giorno nascono fiori
Tu ti svegli da 30 anni
La fotosintesi e i tuoi vizi
Il caso e i pregiudizi
Le foglie d'erba e le pettinature
Figli mangiati e vestiti alla moda
Predatori in agguato e tempo libero
La fame e gli auguri a capodanno
Le mutazioni e i tuoi "io sono questo"
Estinzioni di specie,
Offerte speciali,
Che sia nato un esemplare,
La marca di cibo.
Simbiosi, vicini rabbiosi.
Scrosci di fiumi, motori rombanti.
Lasciarsi mangiare, chiuder la porta.
Odiare sporco, poveri e immigrati.


Mito della libertà o segreti

Libero amore senza legami
Soldi in nero senza esborsi
Piccoli abusi rimasti nascosti
Nessuno che sbraiti per le mancanze.
Parole comuni, media condotta:
Vacanze. Lusso. Divertimento.
Ruoli, promesse, parole tradite
Parco giochi, paese dei balocchi
Scuola, lavoro, famiglia, carriera
politica o in azienda, solo
a dare rifugio ai segreti.

I ladri

 Quando i ladri crudeli
avran cancellato case, persone,
gireranno per le strade ieri nostre
senza più incontrar nemici.

Depennato è il destino dei vinti,
depennato il destino di ognuno,
prima di far nascere figli,
per far nascere i figli a loro.

 Voglio bene soltanto a ciò che non si vede, ma sento, conosco, ricordo e poi associo, e così distinguo.
In questa forma io vi penso, e voi a me, d'altronde, vi approcciate, dietro muri spessi di apparenze che distorcono le vostre fattezze.
Apparenze fastidiose, ostacoli, impiccione; che mentono e il pensiero è costretto ad aggirare. Ma che almeno così fate lavorare. Le usa solo come simboli, per riferirsi a voi, ma intanto le deve ignorare: guardando loro, guardare invece altro.

Cos'altro fuori c'è ricordo, e non voglio ricordare. Triste, orrendo, là in fondo, e vero. Tutto - tutto! - orrendamente s'assomiglia; non vive, no, ma che viva pare.

Ma qui dentro chi mi può sentire parlare, se non emano le mie apparenze? Due finzioni, approssimazioni, e far finta di capirci: com'è stata anche oggi la mia giornata.

Vengo qui dietro, sperando di capirci, perché io qui capisco voi, e voi qui parlate a me, senza i vostri orpelli da fantocci, qui si vede chi - davvero - si è, più chiaramente si vede non soltanto guardando.

Lascia parlare. Non me, chiunque, lascialo dire, lascialo fare: non perdere un attimo, ascolta, assisti, tu non parlare se non alla fine. Aspetta e non stare a giudicare. E quando ha finito parla soltanto per ripetere ad altri, senza imbrogliare.

Agente naturale

Sono un agente naturale, cioè il mio capo è la Natura: il Sole, il mare, il vento, il Tempo... quella lì. Il mio lavoro consiste in diverse mansioni. 

La notte devo svegliarmi ogni mezz'ora circa per assicurarmi che gli elettroni girino ancora intorno al nucleo, e nel caso uno smettesse io stak! lo spingo col dito. In pratica faccio controlli su campioni random, cioè fisso un atomo a caso e mi assicuro che ci sia ancora e non si sia disintegrato in particelle, poi un altro, poi altri... Questo assicura anche la persistenza del Tempo.

Nottetempo ho già stabilito la data del giorno successivo, della settimana e del mese. Le mie date sono le migliori, lo sapete già, visto che in tutto il mondo si adottano proprio le mie. Sono io l'autore. Non posso saltare un numero né un giorno per evitare eventuali lamentele da chissà quale sperduto paesino del mondo.

Conosco a perfezione le ultime novità sull'orario. Che diamine, per lo meno sul mio fuso orario.

C'è da controllare ogni mattina che la forza di gravità esista ancora. A volte infatti sento che essa cala in qualche punto della Terra e bisogna rimediare, devo mettermi chiavi, telefonini, collane, pietruzze nelle tasche e così andare a piazzarmi per ore in quel punto carente per metterci anche la mia massa. 

Fatto questo, vado in collina a spingere il vento con le mani. Intanto dico - sì, sono io a occuparmene personalmente - dico al Sole di continuare ad alzarsi e gli consiglio un itinerario del giorno. Lui mi ascolta e non l'ho sentito lamentarsi mai ma nonostante questo non ho avuto mai riconoscimenti o una promozione. Ingrati tutti. Non vi converrebbe più trattarmi così, ora che lo sapete, eh?

Intanto mi occupo di lasciare le piante compiere la fotosintesi, e ci vuole molta pazienza perché le piante sono disobbedienti e sabotatrici tanto che si lascerebbero morire di fame, sfaticate maniache del suicidio come sono.

Ovviamente bisogna andare a versare la prima secchiata d'acqua nelle cascate per mettere in moto il ciclo mondiale dell'acqua e delle maree. I fiumi non vanno mica a corrente elettrica. A proposito, menomale per poco oggi dimenticavo di accenderla, l'elettricità. Ieri c'era temporale e l'ho staccata per sicurezza.

Facciamo altre cose in azienda, ma non esistono parole né grammatiche adatte a descriverle, non saprei come dirvelo... Un po' di tutto insomma.

Certo. Sì questo lavoro mi piace molto ma richiede una disponibilità continua, io lo faccio però molto volentieri.

No, in passato ho iniziato provando a lavorare nel sociale ma non ci sono riuscito. Ho provato a far smettere le persone di fare sbagli ma non ci sono riuscito, e continuavano a mantenere comportamenti egoistici, immorali, anche criminali. Sulle persone non ho alcuna autorità, nessun potere, non fanno per me. Mi deridevano tutti finché non sono stato assunto in Natura, cosa che dà lustro e gran dignità.

Per questo adesso mi piace ciò che faccio, le cose che non pensano sono tutte acutissime menti, tutte d'accordo con me e condividono le mie idee.

È bene che faccia questo lavoro. Altri dicono di essere agenti della Natura e giocano a uccidere altre persone senza farsi scoprire. Ma si divertono soltanto perché lo fanno di nascosto, fingendosi appunto agenti naturali... controllategli la licenza, imbroglioni abusivi che sono! Loro a divertirsi e io fuori a sgobbare e tirare avanti baracca e burattini...

Congo

 Se ritorno nel villaggio
corro subito da lei,
a vedere se c'è ancora,
abbracciarla, darle baci.

La foresta d'equatore
scorre alla sponda del fiume:
remerò per fare presto
già si sentono gli spari.

Il quartiere è bombardato
da ribelli e regolari
per un cumulo di polvere
e di pietre a costo medio.

Ecco lei, ed i piccoli con lei
dalle guance soffici e grandi occhi:
vivi tutti per fortuna
per un pelo, per mistero.

Corremmo ad abbracciarci
finalmente, dopo un anno,
trenta morti - lei mi ha detto -
noi siamo vivi. E loro morti.

E vivono pure quelli
venuti a devastarci
ridendo perché i figli
nasceranno a loro.

Sole del giugno

 Sole del giugno, ombra del vero,

l'orma del tempo le tue calde dita

sparsi capelli a prendere il fresco

nell'acqua pulita del mare più scura 

accendi i colori delle magliette,

voci, ritmi di chitarre,

m'ardi la testa, le spalle, la faccia

ed io fuggo dietro mura spesse

arsa la pelle ch'avvampa paonazza

tant'il canto è forte alla tua festa.

Ora ricordo

Poesia vincitrice del 1° PREMIO nella 5ª edizione del concorso internazionale di Poesia "Le occasioni" 2022 - sezione D (a tema "La casa dei doganieri" di E. Montale). Organizzato da Associazione Mondo fluttuante - Sanremo (ASSOCIATI ONORARI: Alba Donati, Alessandro Ceni, Andrea Caterini, Angelo Tonelli, Bianca Garavelli, Claudio Damiani, Daniele Bollea, Davide Rondoni, Fawzi al Delmi, Giancarlo Pontiggia, Giovanni Giovannetti, Giuseppe Conte, Luigi Olivetti, Marino Magliani, Mario Baudino, Massimo Maggiari, Massimo Morasso, Milo De Angelis, Paolo Ciampi, Renzo Paris).



Sono a casa sveglio per via

delle voci dei miei genitori

entrate a prepotenza nei sogni notturni 

ne interruppero e intrecciarono le fila 

e il mondo esterno mi han fatto sognare.

Adesso che ciondolo 

tra camera mia e il divano

e tra le voci ed i corpi dei miei

mi prende quella saggezza del sonno 

ancora me sveglio e scopro il giorno

e il tempo e lo spazio, le cose

e le voci, me e i miei genitori,

i loro sorrisi, il vento, i colori

casa mia e il mio onirico paese

vivere dentro un futuro ricordo 

che adesso ci appare 

e non so se è presente.

Che fai

 Quella luce quanto lontana 

è rimasta una parvenza 

non contenente nulla,

la ampliano lenti vitree

a giganti nebulose 

ed è così che sopravvivono 

- se vaga nello spazio -

gli incontri e le storie 

da antico tempo.


Così un giorno fra cento 

milioni di anni, quando la Terra

avrà cessato di esistere

 un astronomo 

galattico osserverà la Terra,

dall'alto saprà ogni mossa

che ora facciamo 

e, vedrai, pubblicherà 

qualche libro su di noi

che racconta

ogni piccola distinta scelta.


Quello che fai è determinante

non ruoli minori, no gente fuori.

Fuoco del Sud

Fuoco del Sud che brilla d'azzurro
fra le terrazze che sporgono a mare
bianche penne di gabbiano
che vi si immerge a sondare le acque
fredde e salate cosparse di spuma
e non v'esce finché non ha piena la bocca.

Nel vento gentile furente ti spargi
estivo, quieto, nel nostro silenzio
rotto da strida di gente e animali
felici di ardere in così gran fiamma
e attenti a sentire ogni tua mossa,

ti accenderò in una caverna

se vedo le navi nemiche arrivare.

Fantasmi della fretta

Attraversi la stanza e ne esci
senza sapere che io sono lì.
Non è tua intenzione sapere
che cosa ci faccia: non vedi non chiedi
non vuoi spiegazioni, vuoi solamente
il tragitto più breve, e lo sforzo
minore (il resto non vale quanto
vale in oro la tua dedizione).

Mi chiedo che pensi nel tuo silenzio
assunto solo per darti decoro
se credi all'usanza d'uscir dalle stanze
senza neppure guardar che c'è dentro.
Cosa racconti delle tue giornate
dirette all'uscita senza uno sbaglio?
Quanto tempo è che sprechi e quanto
tempo invece guadagni?



Programma su cultura

 Stasera si vede Benigni in tivù

Che bello che legge "Divina commedia"

Di Dante che ha scritto un sacco di cose

Un po' mi ricordo, Virgilio, Beatrice

La selva coi lupi.

È importante, vedetelo

Noi lo vediamo, questa sera

E la capiamo bene perché lui la sa 

e ce ne dà un piccolo assaggio.


M'assolvo - mea culpa

 Te lo trasmetto
né, goffo, devo fare finta
rischio meno e guadagno
vedi un po' adesso che scrivo
è il paradiso lontano dal mondo
c'è solo la voce di un Dio che comanda
e come ti culla e ti guida il pensiero
che non ha più lavoro
ma tempo libero in completo relax

per seguire la serie

non dar retta a nessuno

estraniarsi su un divano

come tutti su un divano

un divano ciascuno isolato

non dirlo a nessuno
se hai fatto qualcosa di quelle
ti vergogneresti. La hai sfigurata
chissà che fastidio
nessuno ti ha visto
continua vai avanti a lavorare
non sarà più, mai più la stessa
impossibile ti vengano a cercare
un viso bello, unico, non comune,
senza tracce, non è più un tuo affare.

Distensio animi

Poesia vincitrice del GRAN PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA nella 5ª edizione del concorso internazionale di Poesia "Le occasioni" 2022 - sezione A (poesia singola a tema libero). Organizzato da Associazione Mondo fluttuante - Sanremo (ASSOCIATI ONORARI: Alba Donati, Alessandro Ceni, Andrea Caterini, Angelo Tonelli, Bianca Garavelli, Claudio Damiani, Daniele Bollea, Davide Rondoni, Fawzi al Delmi, Giancarlo Pontiggia, Giovanni Giovannetti, Giuseppe Conte, Luigi Olivetti, Marino Magliani, Mario Baudino, Massimo Maggiari, Massimo Morasso, Milo De Angelis, Paolo Ciampi, Renzo Paris).



 Dentro il tempo io mi spalmo
col coltello su una fetta
che lima le mie superfici
di crema di frutta a grumi altrimenti.

Medioevo giustizia da ridere

 Oggi leggevo Dario Fo. Nel mistero buffo uno dei temi dominanti è la cultura del popolo, si parla anche dei misteri medievali e dei finti processi burla contro i notabili, gli equestri e anche i vescovi che nella vita vera godevano di un'indisturbata libertà oltre qualsiasi legalità.

Beh quei processi farsa erano davvero significativi dei sentimenti che il popolo nutriva nei confronti dell'autorità crudele, si può immaginare come si dovesse sentire un paesano a sentire lo sputtanamento dei più alti e intoccabili rampolli che venivano caricaturizzati e accusati.

Ma, a una persona che vive in un mondo senza giustizia, questi processi comici aspettati tutto l'anno e possibili solo durante le feste, rappresentavano la forma più vicina alla giustizia che essa poteva riuscire a immaginare, in primo luogo perché non erano presieduti da qualcuno davvero autorizzato a farli: essendo finti processi ci si poteva concedere persino di annullare le assurde cavillosità giuridiche che si rivelavano un ulteriore strumento nelle mani dei dottori, ma poi anche perché ci si sentiva anche in grado di esercitarla, per finta, per ridere, questa giustizia.

Dunque più ci si allontanava dalla realtà, più ci si poteva avvicinare paradossalmente ad una giustizia vera.

Con le leggi medievali, i potenti erano difficilmente limitati, perciò è facile immaginare come ogni cosa andasse, comicamente e tragicamente, a loro favore, stravolgendo inverosimilmente i fatti a loro piacimento nei momenti più delicati.

La giustizia non esisteva, e il sistema che allora la rappresentava, vero e in funzione, era già di per sé assurdo e inverosimile, oggetto di paura e di riso, come la presunta giustizia che sbandierava; crudeltà travestita da giustizia, e presentata a tutti come tale e tutti, obbligati, come tale la riconoscevano.

I processi farsa invece tennero vivo nei loro partecipanti un germe di desiderio di vera giustizia e fine degli abusi, di libero accesso ad essa quando necessario, che nella vita vera gli era negato.

Naturalmente questo desiderio si può realizzare nella realtà solamente a patto di farlo per scherzo: nel riso si attenua ogni spinta aggressiva e distruttiva nei confronti del sistema che non si è assolutamente in grado di mettere realmente in discussione.

Si rientra dunque nel genere della satira politica, teatralizzato, che è di per sé una discussione su come dovrebbe essere e com'è la giustizia.


 Vetro pastello nelle arcate di Aprile
ingiallito tra le pagine di un libro
ma l'inchiostro è ben inciso
fu già finemente miniato 

Cielo acquerello, sei di oggi
e sembri antico, cielo romano
sembri autentico, un amico
cielo mio mediterraneo

degli eterni e metafisici mattini
nei monti, nei boschi, nei borghi

Che t'han montato gli scenografi
 a fare? Lo spettacolo è finito.

Endecasillabi senza cliché

 Amo l'Artista
non pubblicizzato
quando rifiuta la fama tra i posteri
e sa che i Poeti
davvero famosi
sono scesi a lordi compromessi
come scrivere
degli endecasillabi
solo per vendere a degli imbecilli

che comprano "un libro"
solo se famoso
- sì, poi non leggono neppure un verso -
gli fanno una foto
accanto a un caffè
per far credere di essere critici.

Ci fossero i critici
parlanti,
veri lettori, qualcuno che pensa
cosa la Vita
di oggi sa fare
mentre si ignora perché banale
non recensita
e senza cliché
che a nessuno interessa davvero.

La notte di festa

 Corri: è festa questa sera
accendono falò nelle campagne
la gente accorre e nel buio
sembrano dei
chiamati a raccolta
dalle ombre azzurre
e meno nere.

Non si può di certo dire
chi sia quel tale che stia superando
volando ai lati del sentiero,
sembra un angelo
ma di ombre
e festeggia quell'arcano
che si compie nella festa
in questa e in ogni ricorrenza.

Fresca è la notte
qui fuori il paese
le vie sono più scure
ma piccolette fiamme
scorrono lievi e
scorrono leste,
odo i rumori di piccoli sassi
calpestii di ciottoli calciati
qualcuno che parla a un suo compagno
mentre scende alla campagna
e racconta com'è che andata oggi.

Son quindi voci felici
distese, pacate, che fanno
dolci arcate musicali
salendo dal basso e scendendo di toni,
perché oggi son più dolci
è forse la festa che informa le frasi
perché sa chi le pronuncia
che oggi è diverso da tutti gli altri.

Ecco, lontani, i caldi bagliori
tra il nero dei campi e l'argento
di ulivi, che i passi costeggiano
e sembra che guardino
chiunque attraversi.
Sono di oro, di luce
e vogliono canti,
che dunque si danzi
a piedi scinti, sporchi e lievi!

Sin qui si sentono i canti,
si alzano sempre
voltata ogni curva,
rotati da voci di donne
contente, di maschi rapaci
che tuttavia fanno i signori
e finalmente le invitano al ballo
che è un gran cerchio
fatto di persone altrimenti
divise, e sconosciute
tra cui cercare, scoprire, confondersi
giocando a rincorrersi,
non prendersi mai.

Da dove venite
che non vi ho mai visti?
Sono lontani i paesi vicini
non riesco a credere
che siate così uguali a noi
e sembrate
che aspettaste il giorno di festa
e la conosciate meglio di noi,
da dove venite,
figure ridenti,
fiammelle danzanti,
ragazze selvagge,
col viso che dal fuoco vi rosseggia,
uomini svelti e leggerissimi?

Ed i meno esperti che sognano
una notte nei campi
tal quale a quella,
dar sfoggio di sé
baciare la più bella,
e i vecchi che guardano
e ridono sempre
suonando, e così vanno suonando
i muscoli si riaccordano
col cuore irrequieto,
sommerso, che spinge,
ed esce
a far la magia della notte di festa.

 Io mi domando se adesso riposi 

perché sei lontana e non posso saperlo

Ma non ho da riflettere molto

Perché te lo chiedo scrivendoti in chat.

Tu mi rispondi perché lasci acceso

Anche di notte mi dici se batte 

Il cuore per me, e forse un po' menti 

Perché dici sempre ridendo di sì.

Guerra mondiale 2021

  Incollavano avvisi sui muri
delle viuzze del nostro pensiero
di piccole pietruzze, dicendo,
chi era dei nostri e chi fosse il nemico,
non solo le vie: perfino le scale,
i corridoi attraverso le case,
il nostro soggiorno, la stanza da letto,
i sogni notturni e i discorsi spontanei,
il cielo, finestre: coperti
da istruzioni chiare e funeste,
chi è dentro s'aiuti, chi è fuori s'ammazzi
senza timor di natura legale
(né, tantomeno, di legge morale).

  Non solo! I piccoli stati armati
si sono schierati in grandi alleanze
triplici, intese, molteplici accordi,
un dispiegamento di diplomazie
e inchiostro in trattati difensivi:
- Colpiscine uno, ti assalgono tutti! -
S'è fatto il fronte ed è pieno di eventi.

  Molto da fare sul fronte in trincea:
eserciti opposti in sfida, e fratelli
che si contendono le paterne eredità
dentro le case di ogni fratello
e in due file di case parallele
ci si trincera né molto s'avanza;
eppure non vedo neanche una bomba
si lanciano solo come razzi
freccette di odio ma piccole e insulse
coretti d'insulti davvero infantili
se non ci si ammazza, si fa propaganda.

  Ed il ragazzo che sogna la pace
l'amore, lo sforzo solidale,
è costretto ad attendere
che le schiere s'annientino
da sé a colpi di frasi infamanti:
infamino anche il disertore
che tanto rifiuta la guerra
e scrive poesie che inneggiano altro.

Non gl'importa. Non importa,
ciò che cerca non è quella gloria,
lui la deride perché vuole coerenza.

 Che miracolo incredibile è trovare
in te qualcuno con cui parlare 
la stessa lingua, che mi parla 
o che mi ascolta, insieme
andare nelle stesse contrade lontane 
che altrimenti avrei potuto pensare 
non reali, da me inventate:
ci vediamo lì senza dirci quando,
senza dirci dove, né come 
saremo vestiti, o a chi dovremo chiedere 
notizie per venirci a trovare.
O Poeta, non so che aspetto hai,
tu neanche mi conosci 
ma sapevi come io adesso so 
che un giorno 
lì 
ci saremmo incontrati 
e, chissà come, riconosciuti.
E che sarei venuto a domandare
Perché avesti già risposto.

"Confessioni d'un italiano" di Ippolito Nievo

 Ippolito Nievo (1831 - 1861) è stato un autore molto prolifico, che ha consumato la sua breve vita per realizzare con la penna e col servizio militare gli ideali di cui si sentiva portatore. Ippolito è tragicamente rimasto un ragazzo per sempre, fatto che però gli ha permesso di non rinnegare mai, ma di esplorare con costante entusiasmo le sue genuine idee sul Bene comune.

Esperimento molto interessante e originale è il suo Storia filosofica dei secoli futuri (1860) saggio romanzesco e fantasioso sulle vicende sociali e morali italiane ed europee che postulava sarebbero occorsi da lì a trecentosessantatré anni. Il libro anticipa sorprendentemente il genere fantascientifico europeo, nella sua (ri)costruzione del paesaggio e delle città del futuro, assieme a quell'interesse per la tecnologia che caratterizzerà il Positivismo francese, a patto di escluderne ogni lato negativo e controproducente. Non solo: sorprende anche la sua lucida previsione della vittoria del capitalismo e della pubblicità, della vita comoda irresponsabile e della ricerca del minimo sforzo. Si può quindi intravedere un filo comune che lega Nievo e questa sua strana opera ad autori successivi come Gadda, Pasolini, il gruppo Celati-Cavazzoni-Benati-Cornia, i quali però conoscono senza incertezza quali sono state le reali conseguenze di quei processi corrosivi. Ha sorpreso anche la previsione di una pandemia mondiale che in questi anni assume particolare rilievo.

Nel 1858, prima di dedicarsi al futuro, Ippolito ha concluso le sue Confessioni d'un italiano, in cui, al contrario, il narratore è un anziano ottuagenario, che ricorda la sua vita a partire dagli ultimi decenni del XVIII secolo, quando cioè l'autore reale, Nievo, non era neppure nato. Mette in pratica la magia della Letteratura: costruisce mondi ed epoche che l'Autore reale non ha conosciuto né conoscerà mai.

Il motivo centrale, comunque, qual è? È costituito, appunto, dagli ideali dell'autore reale Nievo.

Ideali che anche oggi non annoiano, in quanto si presentano ancora incredibilmente sani e indubitabili. Il mazziniano e garibaldino Ippolito, era infatti una persona cordiale e che mostrava aperte simpatie per il popolo e per gli strati sociali più bassi: si mescolava a loro ed era pronto a combattere per dargli giustizia, quando necessario. Odiava i codardi, i traditori, chi si arricchiva e si garantiva un futuro stabile attraverso la violenza e la guerra a scapito di tutti.

Sono stati anni difficili ed ingiusti quelli in cui si manifestava il dominio della Ragione, la penisola italiana poi era divisa in staterelli che venivano puntualmente conquistati e saccheggiati da stati stranieri. La rovina peggiore che Nievo potesse immaginare l'hanno avuta gli stati italiani proprio in seguito alla Rivoluzione francese e alla discesa di Napoleone. Le Confessioni seguono il veloce declino della penisola italiana, ma non da una prospettiva esterna ed astratta dal contesto come quella dello storico che ricostruisce a posteriori: il narratore, che si chiama Carlino Altoviti, è un personaggio interno alla storia e vive le vicende storiche, non solo attraverso fatti ed incontri con le principali personalità (nel romanzo c'è anche un suo colloquio col Bonaparte) ma anche nelle ripercussioni che quelle vicende hanno avuto nella vita intima e privata. A parte il fatto che piace, per un lettore di oggi, leggere di queste epoche in cui i paesini erano ancora limitati ad una esistenza provinciale, in cui le case erano basse e robuste, le stradine piene di terra, fango, animali e poveri uomini meno arroganti di noi; in più ci affascina quello stato di cose in cui gli eventi non sono ancora "accaduti", le storie non sono ancora finite e si può lottare per realizzare tutte le infinite possibilità alternative. In altre parole, andiamo a leggere dei libri anche soltanto per poter pensare a un'epoca fatta così, per conoscerla e per interpretarla.

Su un libro di storia è difficile capire che la storia ha davvero cambiato tutto: le persone, le cose, l'ambiente; è più facile accorgersene in un buon romanzo.

Certo, bisogna anche sceglierselo bene il romanzo: di certo a questo punto dell'Ottocento i buoni libri storici con riflessioni sociali obiettive scarseggiano, e non ci si può fidare molto dell'altro romanzo storico ottocentesco, più famoso e venduto, i Promessi sposi di Manzoni, pregno della visione aristocratica e conservatrice dell'autore, che condivide ben poco (=niente) con gli strati sociali non borghesi. La differenza principale è proprio nel modo in cui gli autori guardano al popolo (lo strato sociale basso): alcuni fanno come Manzoni che lo deride e rende inaccettabili/irrazionali le sue richieste; pochissimi fanno come Nievo che in esso vede comunque un barlume di bontà, non realizzata a causa del caos dell'ignoranza o della mancanza di mezzi.

Per Nievo bisogna dare al popolo i mezzi per realizzare il Bene comune. Per Manzoni... no, non se lo merita.

Ecco perché Manzoni è così cauto e deve ogni volta dare spiegazioni per dirigere l'interpretazione dei lettori verso le mete che egli ha previsto, mentre Nievo non indugia a far nomi e ad informarci in maniera esplicita delle colpe o dei meriti di ognuno. E, forse, sempre per lo stesso motivo Manzoni è cauto nel parlare di Napoleone nel suo Cinque maggio mentre Nievo ne presenta senza fronzoli tutto il lato meschino, egoista e cinico, disposto ad abbassarsi a qualsiasi infamia che può rimanere segreta pur di fare il suo interesse.

Forse è stata sua esatta intenzione il ridimensionare l'immagine di Napoleone, dopo che era stata eccessivamente innalzata dall'ode in suo onore di Manzoni. Nelle Confessioni c'è il Napoleone vero, e ci sono anche tutti quei traditori che, per assicurarsi un posto nell'amministrazione imperiale, hanno ceduto territori e tesori italiani agli aggressori francesi, senza combattere. Hanno procurato la rovina di ciò che prima c'era di Buono, per guadagnarsi, dall'infamia, la gloria.

Ecco perché un veneziano, deluso dalla "cessione" di Campoformio (attraverso cui la ex Repubblica di Venezia passa in mano agli austriaci, loro vecchi dichiarati nemici) è il personaggio più adatto a raccontarci con realismo (non solo del narratore) i reali sentimenti degli italiani tra fine Settecento e inizio Ottocento, e a spiegare i motivi dei sentimenti patriottici nell'Ottocento, giustificabili dalle ingiustizie che l'Italia subì per mano degli stranieri avversari, e oggi altrimenti incomprensibili. Si trattava di un patriottismo sano, non ancora degradato ai soliti prevedibili nazionalismi immotivati di fine Ottocento.

Non bisogna neanche pensare, come può accadere leggendo queste riflessioni, che il popolo sia ritratto con ingenuità idealistica! Gli si riconoscono i meriti, ma anche i limiti: limiti mentali e di mezzi che creano quella stupenda comicità contenuta nel decimo capitolo, che gli fanno credere che Carlino, solo perché capitato a cavallo in piazza mentre si festeggiava la Rivoluzione, fosse un suo liberatore a cui affidarsi per chiedere "Pane pane! Polenta polenta!" innescando un felice gioco di scambi e incomprensioni comiche.

Nel romanzo si legge più facilmente la stupidità della classe della borghesia, felice della Rivoluzione francese vista come opportunità di scalata sociale, tanto da farle ignorare l'involuzione autocratica in cui è presto sfociata. È la storia degli italiani delusi dall'ingiustizia al potere, disillusi.

Mica tanti, questi disillusi! Nievo è uno dei pochi intellettuali e scrittori aderenti alla possibilità della Repubblica Democratica voluta anche da Mazzini, molto interessante perché mirante all'allargamento dei diritti su scala nazionale, e non solo ai nuovi ricchi. La maggior parte degli scrittori ottocenteschi è stata dalla parte della borghesia ed ha esaltato i suoi modi di vita egoistici: dalla parte di quelli che, scalato il grado sociale, diventano a loro volta conservatori sordi a ogni allargamento di diritti al corpo nazionale.

Questo perché ogni intellettuale italiano ottocentesco proveniva proprio dalla borghesia e la voleva per questo difendere ed esaltare. In questo contesto Nievo è un outsider che col suo atteggiamento di denuncia si schiera al fianco di Leopardi, ed usa come lui la cultura (la conoscenza) per giudicare con obiettività il presente, senza illusioni e veloci o opportunistiche prese di parte.

Evasioni

  Quanti piccoli sotterfugi
speri restino nascosti
per poter tirare avanti
e mangiare un altro piatto?
Le isole di plastica
con colpevole lentezza
si son sedimentate.
Così i rifiuti alle discariche.
E vivevano gli inurbati
dimentichi nelle case.

Natura sorella

Piove se vuole,
se azzurro approfitta
c'è vento anche forte
vai, prova a insultarlo
e ridere perché ingenuo
e non soddisfa 
i tuoi requisiti.
A suo tempo
metti un virus si espanda
che devi fare?
La Natura che torna
e mostra il vero
non si è certo assopita:
Sei tu - dice 
- che dispiaciuto
dopo il pianto dormi,
t'acquatti e sogni,
levitando in grosse auto
dove sparisce il mondo, giochi
e i doveri son degli altri.
Mi fai ridere e distrai
quando anche cercassi
di soffrire se tu soffri.
Mi meraviglia invece assai
qualche umano dignitoso
che non scorda perché impara
tutto ciò che ho da dire
e lo ascolta chiaramente,
e non parla e non si permette
di dirmi come è che dovrei fare:
se a qualcuno mi descrive
viene escluso, detto pazzo -.

Il mondo gemello

 Certo che un certo 

mondo nel mondo 

parla e riparla, 

prova e riprova,

e per quanto provi e per quanto faccia

giace sospinto all'ombra dei margini,

e già sappiamo che fine farà

sottoposto alla legge 

monologica

dei più forti virgulti

che lo calpestano

d'infami pneumatici.

Smuove,

comunque commuove

che venga a sfidarli

per farsi conoscere

o aprire spiragli, lesti spariti 

né fatti vedere.

Cos'è che succede

 Più lustre le scale di lastre marroni
passa nel vico perfino una bici 
che aspettava il momento ideale
imprevisto. Eccolo. È ora di punta
odore di sugo e di fumo di carne 
canti di uccelli in un cielo selvaggio
e anche le vecchie colline 
ridono sovrastano e per poco
non si avvicinano. 
Si sentono anche i sussurri 
del vento che odora 
di salvia umida e rosmarino 
e viene dal profondo delle cavità
sommerse di piante polvere e terra
che dicono cos'è che intanto succede.
È questo che succede  
benché noi distolti 
dai rumori delle macchine pesanti 
e da quei gesti prepotenti 
eseguiti così, senza pensare;
è questo
che cercavo di figurarmi dentro
attraverso un libro
che non riuscivo a leggere.
Invece eccoli i suoni dolci desiderati, 
le voci fresche 
dei cespugli bagnati
e quelle dei vicini, che parlano piano
e spesso ridendo nelle loro case
sentivo quand'ero bambino
la domenica mattina a pranzo:
bastava chiuderci, restare
su un balcone, su un bel terrazzo
e aspettare un cielo azzurro,
quando a sud riposa il mare.
Adesso la chitarra 
suona a suo capriccio
curiosa di vedere 
cos'è che succede
premendo un tasto
lontano dagli altri:
che suoni di gusto
e che percorra le sue scale.

25 aprile

Sangue a terra il tuo colato vaporato sì ch'entri nelle vene verdi ancora negli eccidi nuovi  come un seme da nessuno piantato.