Tralicci

Righi il cielo di tralicci
e di virgole su un foglio 
dici è cielo, mai stato altro
nel firmamento a margine.

Roba da stenderci i panni
perché il vento li faccia danzare
al sole di là delle nubi
artificio dell'artificiale.

Senza attrito

Senza attrito un suono
si genera spontaneo
dalle stanze vuote
che santifica lo spazio
nullo e immenso nel suo silenzio
fra due movimenti attigui
nero all'occhio come
lo spazio tra due fotogrammi
e l'attore non è sé, né un altro,
quando l'occhio non lo vede 
per non vederlo non essere
nelle riprese quando non è.
Dolce riposo fessura interstizio
dalle fatiche dei grandi prosceni.
Il protagonista di qualsiasi film
di qualsiasi trama, il fondamento
dell'universo 
mai nei titoli di coda 
trasparente come al pensiero
è un rifiuto non digerito
noi ci voltiamo dall'altra parte
cercando lui che ci sta alle spalle,
viene di fronte ma noi ci giriamo,
non si presenta all'appuntamento,
aspetta nel luogo sbagliato
o a sbagliare siamo stati noi
necessario come fame
o pneuma senza polmoni
fuori da un'aria pressurizzata
che soffia sé stesso ed è vento
che inghiotto ed è il mio respiro
ramifica nella corteccia
e che dirige i nostri neuroni.

Vieni da sola o c'eri già prima

Vieni da sola o c'eri già prima
nelle falde acquifere sporche
nelle notti di carta strappata
del quaderno a quadretti consunti
dove entro e percorro il sentiero
che ci unisce e però ci separa
ma tu sei diversa e l'aria è diversa
la tua voce è un velo di vento
baritonale, non più campanello
sul manubrio che ha perso il controllo
curvi col corpo e arrivi veloce
non ti fermi per me vai veloce
un poco ti ho vista, chiamata,
ti ho detta, parola che già non ricordo
per un momento che vale una vita
che per la vita andrò a ritrovare.

Un prodigio II

Vieni vicino, fermati un poco 
rallenta la corsa, mi serve un aiuto 
- io che mi sbraccio al sole lontano -
non puoi fermarti e venire da me?

Lui che fa il giorno senza ritardi
è così avanti, neanche mi sente:
col braccio segnala di tenergli dietro 
come se avanti vedesse un prodigio.

Nihon teien

Bronzeo delirio di timpani e fiati
dove a picco ha ripidi i fianchi
delle sue valli scoscese il maestro
che non sa dire né alpha né beta.

Ora il mio tempo si fa trasparente
morte non sei contrario del campo
né al di là delle iridi lucide
da cui mi innalzi sopra la luce

quando ti scopro mia madre sorella
forse me stesso pietra tra pietre
onde entrate nel mio giardino
di ghiaia e sassi che vedi in Giappone.

25 aprile

Sangue a terra il tuo colato vaporato sì ch'entri nelle vene verdi ancora negli eccidi nuovi  come un seme da nessuno piantato.