All'ascolto

La carrucola nel pozzo non cigola
da un pezzo. Né al silenzio rimangono i giorni
squassati dalle onde di un mare di gomma
che oggi i bambini chiamano case.
Ma ricordi quanto strano
quel mistero nascosto dai palazzi
e su quel che c'era dentro, quei rumori
da nient'altro che ombre delle piante
che ci sono ma non ascoltiamo?
E se dentro le fattezze contornate di bordi
altro fosse un demone informe
- da dove venuto, da quando
e che voglia non badiamo -
né lo dice, omertoso mostro?
Ti apra la strada a conoscenza
la cura d'un curativo ascolto.

De pigrizia X

Siamo tornati al Rinascimento quando la gente scambiava i romanzi per avventure vere e nascevano i Don Chisciotte; alcuni partivano "alla ventura" soltanto perché ispirati dalle narrazioni cavalleresche. La fantasia era scambiata per qualcosa di reale e l'immaginazione valeva tanto quanto la ragione. 

Proprio adesso che non si crede più al sacro, al mistero dentro le cose, che sia tutto chiaro ed esplicito, non si riesce più ad avere contatti con la realtà. La società si è idealizzata, tende all'ideale e non vede tutto ciò che c'è intorno. Non ci si interroga più sul senso della realtà (dimensioni spaziale e temporale, natura della materia; chi siamo, dove, se ci sono degli altrove, e verso dove andiamo; le consuetudini delle diverse culture e motivazioni) e lo si banalizza dandolo per scontato e risaputo. Non si vuole guardare in faccia la realtà, come se la realtà fosse troppo deludente e soltanto nella distorsione razionale-immaginativa si possa trovare soddisfazione. Nel modello e nella propria convinzione di essere uguale al modello. Infatti non c'è più la spinta alla conoscenza, la curiosità verso le cose reali: vengono giudicate entità tanto umili e dimesse da essere messe sotto il sé centro dell'universo, sottovalutate in relazione al sé: non degne di attenzione quanto il sé.
Il sé viene sopravvalutato perché tendente all'idealità, come essere superiore che non ha niente da spartire con il reale. 
Infatti ecco che ognuno si proclama ridicolmente uguale al modello che segue. Se a qualcuno piacciono gli eroi dei fumetti si proclamerà eroe da fumetto (ma in versione seria, almeno secondo i suoi propositi); se a qualcuno piacciono i trasgressori dell'ordine e della legge, si proclamerà uno di loro (e non è raro che ciò accada, perché non avendo più la visione della realtà, non ci si interroga più neanche sul perché la Giustizia sia preferibile alle ingiustizie). Un bracciante calabrese che non è mai uscito dal suo paese e non ha mai sentito parlare del fuori, si proclama interista, milanista, juventino e si comporta con seria convinzione, uno della squadra.
Ogni fascia d'età, ceto sociale, livello di istruzione partecipa a insignificanti cortei in macchina quando una squadra vince lo scudetto; ma nessun corteo trionfale è stato fatto per i pochi e ormai disperati miglioramenti, nessuna grande azione davvero eroica è stata celebrata.
Cosa guarda e cosa pensa l'occidentale che ha chiuso i contatti con la realtà? Accende la tv, e non esita a criticare la bruttezza di vestiti, trucco, rughe, capelli ovviamente dimessi di quelle persone che cercano di comunicare informazioni (=non chiacchiere ma dati sull'ambiente che aggiungono qualcosa a ciò che già sappiamo).

La comunicazione non può avere luogo perché non è ad essa che l'individuo è interessato: tutto ciò che secondo lui c'è da sapere si ferma al dato visibile.

O non è capace di ricevere comunicazioni. Oltre le apparenze non c'è niente di interessante e che valga la pena di conoscere? Per un verso non ci aspettiamo più niente di bello da niente e da nessuno, è tutto piatto e ugualmente insignificante; per un altro non ci si pone più neanche la domanda. Colpa di noi apatici e degli altri che non hanno niente da dire e parlano. L'ascolto viene negato a priori per pregiudizio viziato. Ma anche la parola non esprime né comunica, non scopre né trova né informa. Orna e vorrebbe dilettare, riempie i silenzi. Forse esprime soltanto il fallimento della ricerca di qualcosa di autentico, una ricerca che qualche parte di noi pur insiste a svolgere per bisogno psicofisico. 

Parola vuota e comunicazione assente, gesti vani e teatrali, comportamenti non necessari o inspiegabili. Tutto è irrazionale nella Vita contemporanea, e per questo da decenni l'intera popolazione mondiale che tende verso l'omologazione e appiattimento e svuotamento di significati e di sacralità, è la più facilmente manipolabile che sia mai esistita. Far badare soltanto all'immediato presente rende motivazioni e necessità del tutto indesiderate. Basta agire sull'immaginario per manipolare gusti e (semplici) sistemi di pensiero (insicuro), non occorre più neanche agire concretamente, lo sforzo dei manipolatori è ridotto al minimo. 
La popolazione non conosce più criteri di valutazione, sparita ogni certezza e tradizionale metodo in base ai quali valutare la sfuggente contingenza. Non c'è una Giustizia in cui crediamo più, ne rimane soltanto qualche vago e confuso ricordo di essa nel passato; ma il passato lo si vuole cancellare perché lo si crede ridicolmente antiquato, obsoleto, errato. La perfezione verrà nel futuro e sarà l'efficienza e la velocità, la quantità; e mai più la qualità che rallenta e costa, mai più l'attenzione alla Vita, ai processi naturali, all'ambiente, alla realtà. Li daremo, tutti, sempre per scontati e chissà se sapremo vederli più.

Non devi mai insultare il vento

Non devi mai insultare il vento
che insiste a sferzarti la faccia
e cade davanti ad una porta
né le stelle che se ne stanno mute
con la Luna curiosa che guarda
e che non sa sempre essere tonda.
Non insultare i fili dell'erba
che calpesti o che non puoi più
o che strappi e poi getti in aria
non gli animali, non i bambini
che si scambiano un tenero bacio
e parlano già di fughe d'amore.
Non insultare adulto formidabile
i morticelli impotenti e il tempo
troppo semplice in cui furono vivi
l'ingenuità delle età premoderne,
e di un sistema non molto complesso.

25 aprile

Sangue a terra il tuo colato vaporato sì ch'entri nelle vene verdi ancora negli eccidi nuovi  come un seme da nessuno piantato.