Morti lanciati nel cielo

I morti paurosi
non sono più intorno
come le tombe
erette da etruschi
li abbiamo lanciati
in terra o nel cielo
però adesso sembrano lontani.

Dove ho nascosto i miei soldi (studio n.2)

Guardati intorno, se non c'è nessuno vai avanti dritto per un po', al buio sulla sinistra scendi: c'è un grande corridoio con tanti passaggi laterali. Avanti a sinistra. C'è una scala, scendi. Quando la scala si biforca vai a destra. Scendi, scendi, scendi. Arrivato trovi delle porte ai lati, prendi la quarta a sinistra e aprila. Attento alla bestia feroce. Accendi la luce, vedi sotto: apri e prendi la chiave.
Torna indietro, gira a destra e prendi la scala dritto in fondo: attento al dodicesimo gradino che può crollare, sali sali sali sali. Devi saltare quella fossa oceanica che si apre nel pavimento, prendi la rincorsa e salta dritto. Dritto, entra, dritto a sinistra. Attento alla bestia feroce. Sei in una stanza con tende bianche e drappi rosso porpora piena di specchi dalle cornici dorate come se fossi a Versailles. Dritto.
Dritto, dritto, dritto, dritto, dritto in fondo in fondo. La porta a destra: usa la chiave. Entra nell'armadio: c'è la Norvegia. Entra in Norvegia e cerca indicazioni per il più vicino aeroporto. Torna dov'eri.
Prendi un po' d'aria nelle strade del borgo e visita case e chiese che ti consigliano i viandanti. Fatti due settimane in Sardegna e vai avanti, dritto a sinistra. Scendi le scale e ti ritrovi a Kathmandu dove puoi facilmente rotolare a valle. Fatti una doccia e mangia un budino e quando il sole è basso senza farti vedere apri la porta vetrata ed esci nel vicolo.
Lì c'è una vecchietta e una bambina, fagli un inchino e loro ti portano dentro una casa dove scendi le scale e c'è un paesino sotterraneo illuminato da fiaccole e pieno di omini. Ti portano in una stanza scavata nella roccia e ti fanno sedere a un tavolo: parla col capo e lascia che ti dia un pezzo di roccia in cui abitare, vacci a vivere e fai come loro, non farti notare e scava una buca nella tua celletta.
Scendi, scendi, scendi: la pietra diventa sempre più calda. Dovresti trovare una falda acquifera: tuffatici e lasciati portare dalla corrente.
Sbucherai da un geyser in Islanda, quindi parti sempre con un telo abbastanza resistente da farti planare senza mai toccare terra fino all'Argentina, dove puoi sempre affittare un asino e andare dritto, dritto, dritto, dritto, sinistra, dritto, un po' a destra, dritto in fondo, sinistra. Sotto un albero c'è la valigia: prendi la valigia e dalla al meccanico baffuto addormentato: lui imploderà generando un passaggio temporale. Sprofondaci insieme a un materasso perché dura tanto e potresti annoiarti. Guarda sulla tua sinistra perché lì ci sono io: salutami con la mano e prosegui dritto.
Sbuca in fondo a sinistra e apri la porta. Piano!!! C'è una bestia feroce. Piano, piano! Piano!!! Attento!
Nooooo!!!

Dove ho nascosto i miei soldi (studio n.1)

Destra, dritto in fondo.
Ancora destra e di lì per un po',
sinistra, dritto, destra.
Sali sali sali sali sali sali sali
sinistra, sinistra
sali sali sali sali sali sali sali
sinistra, sinistra
dritto dritto dritto dritto dritto dritto
in fondo a destra.
Apri sotto.
Dietro, sinistra
dritto dritto dritto dritto dritto dritto indietro
destra, destra,
scendi scendi scendi scendi scendi scendi scendi
avanti.
Sono sulla sinistra, salutami e continua dritto.
Avanti avanti avanti sinistra:
a destra o a sinistra:
a destra?: avanti, destra, destra, avanti, scendi, dritto, a sinistra.
A sinistra? Sali sali sali sali sali sinistra sinistra sali sali sali, sinistra.
Piano, piano!!! Attento!
Noooooo!!!

Vera rivoluzione

La Rivoluzione? Questa è vera:
sulla terra niente cambia,
niente c'è di nuovo da vedere,
ma quell'uomo che la guarda
vede i fuochi e le chimere.

Il mondo è grande - Ogni cosa è spazio

Il mondo è grande
certo non ci sono più tanti posti
in superficie inesplorati
ma dimentichi cosa c'è sotto
cosa sopra e prima, dopo,
e si alza, non si allarga,
si appiattisce solamente
se guardi l'orizzonte.
Guarda ogni cosa
che si posa sul pianeta:
se il pianeta è una cosa
ogni cosa allora è spazio
incastonata in qualcos'altro
mondi in mondi
nel mistero coesistenti
sono amici e parenti.
Il mondo è grande
e un po' monotono a volte
soltanto se quello che non cambia
è chi ci vive, e non si sposta
a incontrare tutti gli altri
come lui stipati in fondo
e detta legge pensando
e pensa di averne potere.
Qualche volta si restringe
diventa anche un calzino
ma se cadi ci sprofondi
e continui a sprofondarci.

Stacca, stacca

Stacca, stacca i contatti
stacca i fili stacca gli occhi
stacca i tuoi discorsi
stacca la crosta dalla padella
stacca la crosta della ferita
stacca l'esile pellicina del dito
stacca il telefono, stacca il pc
stacca lo spirito dal corpo.
Stacca, stacca il discorso
guardati dall'alto,
che poi sai tornare
tirando i fili.

De pigrizia III: tecniche per uscire

I filologi-etimologisti vivono in una condizione molto particolare, fuori dal normale, sono completamente altrove...

L'attività della coscienza rielabora i dati sensoriali dell'esperienza e ne fornisce significati o punti di vista diversi a seconda della personalità e dell'esperienza pregressa degli individui. Quindi è inutile dire che tutti vivono la stessa vita, sarebbe solo un'astrazione molto semplicistica delle reali esperienze di vita. Che si somigliano solo esteriormente, ma ognuna è diversa proprio perché possiede una personalità caratteristica. Ognuno capisce le cose a modo suo, un modo altrettanto valido quanto quello di tutti gli altri senza distinzioni.

Anche gli etimologisti sono persone, e vivono come tutti gli altri: interpretando secondo i loro schemi appresi. L'unica cosa che non può essere un etimologista o un filologo è una persona pigra. Si sono sempre sforzati per comprendere altri mondi, anche non direttamente connessi con quello della loro vita contingente, immediata del presente: sono abituati a uscire dal momento contingente e ad entrare in altri mondi. Sono altri mondi non tanto perché è cambiato lo spazio (le esperienze di vita si svolgono tutte sul medesimo sfondo terrestre), ma perché è cambiato il tempo, l'epoca.

E così hanno scoperto, senza dirlo a nessuno, quanto grande sia il potere della mente umana, capace di interrompere l'esperienza concreta - fatto incredibile nella storia - e di attivarne altre, non immediatamente presenti, attraverso alcune tecniche.
Sia chiaro che è ancora valido per tutti ovunque che nessuna epoca passata può tornare nel presente in complicate sovrapposizioni di spazi temporali, ma non è escluso che una persona, dal presente, torni a viverle e a esplorarle. Troverà però che ogni cosa è già fatta e non può intervenire - al contrario del presente - ma può cercare in esse tutto quello che nel frattempo è stato dimenticato.

Gli etimologisti non vivono fuori dal nostro stesso mondo né distruggono rifiutandolo il nostro stesso tempo. Ma i nostri stessi mondo e tempo, sono nella loro vita allargati.

Infatti una tecnica per "vedere oltre" è sapere la storia delle parole. E, ascoltandole o pronunciandole, riattivare nella loro mente - e quindi nella loro esperienza - i tempi passati, quei casi che conoscono e ricordano in cui quella parola è stata usata, quando, dove, da chi e a chi, perché. Gli etimologisti riattivano il passato. In maniera generica, ma poco diversa dall'originale. È un passato inautentico quello degli etimologisti, ma non del tutto finto. E comunque, capace di creare nel tessuto temporale del nostro presente, piccoli  e innocui squarci che lo aprono e rendono meraviglioso.

Così, all'improvviso, gli etimologisti possono scoprire che quella del Tempo così come ce la dicono oggi è una bugia, perché stiamo vivendo altri tempi di diversa natura: meno fisica e più sacra, o misteriosa. Stiamo vivendo in realtà altri tempi tenuti segreti e coperti dalla bugia del Tempo occidentale. Il consueto contemporaneo è una bugia, e l'atavico e arcaico indefinito una realtà ben più consistente e che ha sempre retto al di sotto dell'apparenza, o delle spiegazioni moderne-contemporanee. Non è una cosa che fa paura se è sempre stata qui sotto e non ci ha mai fatto male, ma il conoscerla fa tornare nel grigio mondo monotono e scontato, il meraviglioso, il gioco in cui la mente è piacevolmente sconfitta ma crede di innalzarsi dalle illusioni, il mistero della vita in comune.

Perché tutta la vita assume così aspetti diversi, aspetti che per tutta la vita l'educazione che ci hanno dato ci ha fatto sottovalutare e ignorare, e tornano nel presente che viene allargato.

De pigrizia II

In un mondo dove non si approfondisce niente, tutti pigri a non voler uscire dal proprio guscio e a non voler rompere i gusci degli altri, se non l'Amore, la simpatia aiuta a spingerci verso l'Altro, l'Ignoto, il "Tu", a smentire i nostri assiomi, ad allargare i nostri parametri e sistemi di valutazione. Quando le persone sono svalutate occorre trovare di nuovo in loro un interesse (non "vantaggio", ma atteggiamento di apertura e accettazione dell'Altro), dimenticare le Verità, o supposte tali, scientifiche, i metodi di calcolo scientifico, la tendenza a cercare il nostro vantaggio, la nostra tranquillità. Occorre lasciare la pigrizia e i suoi strumenti.

Ma la pigrizia a volte prende il controllo della mente, contro ogni volontà. Ci chiude, e ci fa sentire diversi e forse superiori agli altri che non capiscono la verità, perché ci fa sentire di avere la verità a cui altri non potrebbero arrivare. La pigrizia è involontaria, è un sentimento che ci prende e ci dà un certo atteggiamento insopportabile per gli altri. Ci esclude.
Viene da un eccesso di comodità, di stasi prolungata, di assenza di legami e relazioni che ci costringerebbero ad "abbassarci" spesso agli altri. Viene cioè da eventi vissuti, o meglio, dall'astensione agli eventi vivibili.

Non è volontaria, ma possiamo esercitarci in qualche modo a reagire? Allenarci a resistere alla pigrizia?
La risposta non sarebbe scontata come "Basterebbe iniziare a fare qualcosa", se per "pigrizia" intendiamo uno stato mentale simile alla noia. La pigrizia è mancanza di critica, accettazione passiva di tutto ciò che siamo abituati ad avere; assunzione meccanica di schemi di pensiero, di azione, di consumo, di interpretazione della realtà... È credersi individui unici nonostante l'evidente omologazione totalmente accettata.

Cioè bisogna cominciare proprio con la parte più difficile: riconoscere la propria imperfezione, in fondo uguale all'imperfezione di tutti gli altri...

De pigrizia I: Muovetevi è tardi

Ormai sono 2300 anni che abbiamo scoperto che il pensiero è sbagliato quando vuole fare grandi cose. Quando tenta di raggiungere una qualche verità non ne acquisisce che una minima parte più esteriore e vana; verità parziali e limitatissime, valide per uno e non valide per l'altro. Quando si propone di pianificare attività per organizzare il tempo, è incapace di prevedere eventi fortuiti non calcolati. E come fa a calcolarli se il pensiero è in sé limitato? Quando il pensiero trova la sua forma performativa nell'esercizio del potere sulla società, molte persone saranno infuriate. Un princeps, un re o un imperatore despoti eserciteranno soltanto l'ideologia di cui sono portatori; potere e dispotismo uccidono la vita; l'ordine e i sistemi chiusi uccidono, non aiutano, la vita. Per quanto il suo pensiero possa essere raffinato e alto, non sarà mai onnicomprensivo: seguirà soltanto il suo punto di vista limitato.

Da quant'è che sappiamo perché ce lo hanno dimostrato, che non avere dubbi è da imbecilli o da pigri? Perché ci hanno invece fatto credere il contrario? Chi ha deciso che il pensiero logico porti tutti alle stesse conclusioni?

La vetta più alta della filosofia è stata già raggiunta nel IV e III secolo avanti Cristo con Socrate e i filosofi socratici suoi diretti o indiretti studenti. Essa consiste nel "SAPERE DI NON SAPERE": la più grande saggezza a cui si possa arrivare in vita, continuamente ribadita dai filosofi successivi, fino ai nostri giorni. Ed ecco terminata la filosofia nel periodo che viene scambiato erroneamente per la sua origine. Questa vetta emerse quando il brutto Socrate infastidiva gli abitanti di Atene ignoranti e presuntuosi facendogli domande sulle loro conoscenze, interrogandoli. Far domande infastidisce il pensiero presuntuosamente autosufficiente: lo irrita, non lo stimola. Socrate ha stimolato la coscienza che un pensiero non passa per la mente perché era già in essa in forma completa e perfetta; e quindi, se non c'era già nella mente dell'uomo, significa che il pensiero l'ha costruito lui spontaneamente, che è un processo in perenne fase di compimento, cioè sempre imperfetto. Lo "avverte" così soltanto lui, e solo lui lo può correttamente e più estesamente interpretare. Se l'è inventato, non è vero che lo "sa". L'ha pensato, non lo "sa".

Sapere aiuta il pensiero, ma non è il fine e il contenuto del pensare.
Il contenuto del pensiero è immateriale e astratto, spontaneo e individuale. Nasce dal mondo esterno concreto, si sviluppa interagendo con l'ambiente. Invece per quanto riguarda il fine del pensiero, esso non è quello della pura Sapienza, ma è fuori se stesso: deve adattarci all'ambiente se vuole avere una qualche funzione che lo giustifichi. Deve adattarsi alle situazioni: varie, multiformi, imprevedibili, in continuo divenire e mai uguali l'una all'altra: dev'essere sempre diverso da se stesso e mutare continuamente. Non può esistere una Sapienza eterna e universale, non c'è niente che esista che abbia queste due caratteristiche, all'infuori di questa stessa affermazione. L'uomo si adatta all'ambiente, e anche l'organismo deve acquisire diversi habitus a seconda della situazione in cui si trova.

Questo (che esistono pensieri diversi in ogni angolo del pianeta e nel tempo, sono infiniti) non significa certamente che esistono civiltà che posseggano pensieri più raffinati di altre civiltà. Al contrario, indica la totale contingenza di qualunque pensiero formulato nella mente di qualsiasi individuo in qualsiasi società in qualsiasi parte del mondo. La sostanziale omogeneità del pensiero sta nel fatto che ognuno è limitatissimo, e perciò stesso assume forma diversa in ciascuna mente/società, diventa un pensiero completamente diverso a seconda di dove e da chi sia formulato; ma ha pari autorità di qualunque altro pensiero formulato sulla faccia della Terra.

Perciò il pensiero si adegui ad allontanarsi più spesso da se stesso e a smentirsi, in maniera da adattarsi costantemente alla vita vera (quella che scorre e non è mai uguale a se stessa, così come il mondo), a una perenne sospensione delle sue basi che non poggeranno su nulla oltre che su se stessi. Si può dire che il pensiero non si appoggi su niente, all'infuori del corpo che lo pensa, della mente.

La cosa più ridicola del mondo è una persona seria. Gli si possono individuare una marea di difetti, tutti da deridere.

Siamo nel III Millennio dell'età cristiana, hanno provato a farci capire che la Sapienza non è di questo mondo dicendoci che esisteva prima e oltre la terra (che fosse di discendenza divina e ultraterrena) solo per non dirci che non esiste neanche lì e allora. Noi abbiamo inventato anche il nichilismo che distruggeva queste garanzie e rassicurazioni ultraterrene, e ancora in giro per il mondo si vedono persone convinte di poter fare a meno di tutto e di tutti, di sapere qualcosa e di sapere pensare anche se non pensano da anni. Ancora l'errore della presunzione, l'incapacità di relativizzare, finiremo di nuovo sotto tristi regimi totalitari?

Uova fritte

Ecco vieni, entra dentro, siediti
friggi pure due uova. Sotto il letto
trovi le pantofole. Pesca libri
dalla pila, leggi i miei diari
ogni cosa che ti piace se vuoi,
non farti vedere, mettila in tasca
senza chiedere a nessuno permesso
senza avvisarmi, non è rubare
sei illimitato, manomettimi
a tuo comodo come preferisci
rubami le parole dalla bocca
mettici dentro le tue. Cambiami
gli abiti l'anima il lessico
la pettinatura come vorresti.
Fruga i cassetti, non posso fermarti.
Se non ti piace una frase che uso
non me la farai più pronunciare.
Guardati intorno, non ti preoccupare
bevi una birra, spostami i mobili.
Entra e usa le mie cose, butta
tutto ciò che non ti piace. Giocaci
e non pensare che io me la prendo.
E non dire non è proprio il caso.
Voglio così e così vuoi anche tu
te lo regalo, non ci sono più!
...Metto l'esperienza sotto una parola
Do alle parole dell'esperienza
E faccio esperienza di parole...

Se inquini un segno antico
di verace esperienza come
scarichi d'industrie alle fonti
d'acqua dolce, beh il vizio
è nel sistema quel tarlo
non lo rode e scade posticcio
com'è passato il gusto agrodolce
del medioevo a un gusto più medio
che separa quei due un tempo uniti.
Il bitume di ricordi decomposti
nei riassunti pedanti di oggi
brodaglia di intuizioni e di sconforti
si raccoglie sulla riva, e viva
rimbomba la bolla che sgorga
da sotto il terreno sommerso in palude,
e scoppia. 

Il pasolini

Realizziamo pasolini nei vicoli della città
oscura dai cassonetti a terra sparsi
vestita a fazzoletti sporchi volanti
che s'appiccicano pure sul volto clemente
d'un uomo appena uscito da lavoro stanco
e dei suoi uguali, semplici passanti.
Stanco di guardarli
ficcarsi nelle gole, c'è chi fugge sulle spiagge
- forse a Ostia o a Bombay -
e sta solo e lontano a liberar lo sguardo,
silenzioso lì si aspetta di trovare
qualcun altro che volendo uscir dal mondo
per salire ai suoi ingranaggi
si sia detto "Ah, guarda che c'è ancora un posto
per andare e allora andiamo".

La visione del grillo (6 poesie)

Oggi che la luna è apparsa all'improvviso
si capisce che qualcosa è tutto diverso
e dietro il suo spicchio iridescente
allora c'è forse chi è perduto per sempre
ma non rivolge a noi la faccia.
Tutto si muove a un solo segnale
e quel segnale non si ricorda
è perso per sempre e nulla somiglia
per questo la luna è sempre affollata,
emette rumori continuamente
e mantiene la forma rotonda
prenderà pur da un principio
piede la grande sua massa.

Due tre volte oggi di vuoto
la voragine nel passato
forse una morte occorsa
che tutto quanto è cambiato
e mostra la faccia cattiva
finché si odono le risa
ma pure stavolta impertinenti:
le cose che svelano il volto segreto
e le ritrovo come le altre volte
segno che forse continuano sempre
a mostrarsi rivolte.
Dunque che era che le celava?

Dicono sia impossibile
non ci sia niente dopo la morte
ma allora è sbagliato
soltanto il concetto
di vita
che ci inonda l'esperienza
non sappiam guardare bene
o entreremmo nelle stanze
della galleria del tempo:
non un ritorno,
vedremmo la stasi.

Una cosa che mi son chiesto
guardando gli angioletti
nei dipinti medievali:
le anime in cielo che aspetto hanno?
Quello da neonati, quello da adulti?
No, le anime non devono mostrare età.
O se hanno i baffi o i capelli lunghi?
Non possono avere genere, che è neutro.
Ma hanno qualcosa che assomigli all'individuo?
Non hanno niente che lo ricordi.
Hanno almeno la memoria?
Né memoria né discorsi.
Credo le anime siano dei suoni
che somigliano alle voci
ma non ben riconoscibili.

Impalpabile compagna
che sorridi aerea
sollevando drappi
fai le danze rituali
tramandate nel lignaggio.
Se ne accorge solo un grillo
che la osserva sbalordito
come assistesse a una visione
nel suo mondo ultraterreno.

Io di parole, vedo che mi vedi
ti vedo fra le voci
che vengono stanotte
e si sdraiano scritte
sulle righe del foglio
dove tu invece corri lontano.
Stanotte strappo il foglio
che ci separa
e ti vengo a cercare
vediamo se poesia
è cosa reale
come corridoi
per mondi allargati.

Daniil Charms

Immagine correlata

Elizaveta Bam https://www.youtube.com/watch?v=x__nnFhiU7k fatta da questi: https://gorki.de/en/elizaveta-bam

Manifesto OBERIU scritto anche da Charms http://www.esamizdat.it/rivista/2007/1-2/pdf/temi_trad_manifesto_eS_2007_(V)_1-2.pdf

Agosto: definizione

Il sole di agosto
illumina meglio
le cose mostrando...


Il sole di agosto, i colori vivaci e la luce accecante sulle spiagge italiane: il nostro cervello meglio invitato a credere vere le cose è proprio quel pesce che sta abboccando all'amo tirato alla lenza. Agosto tripudio di apparenze che creeranno fraintendimenti nel corso dell'anno, fino almeno alla prossima estate. Ciò spiega anche che il meccanismo alla base della nascita della pesca è attribuire al pesce i desideri dell'uomo, di mangiare qualcosa di buono e facile per risparmiare tempo e energia, e così proiettarglieli "addosso" e credere che quel desiderio non sia più dell'uomo stesso, ma appartenga per davvero alla specie dei pesci.
Il segnale che sta avvenendo qualcosa sotto, che non si può avvertire con i sensi, però, viene dallo stesso mare, ce lo dicono i suoi rumori: del legno di una barca che sbatte sull'acqua, o di quello confuso delle onde. Se il mare fosse realmente piatto, non ci sarebbe tanto disordine ma un suono preciso e distinto. E invece è profondo e fa rumore caotico; il rumore di ogni onda si confonde, non distingue, da quello delle altre onde. E perciò ogni estate i bambini ormai liberi sono studenti accaniti che analizzano le forme e i colori più attraenti e vivaci, e sono tutti intelletti meravigliosi che studiano i meccanismi della percezione, della produzione di realtà, di creazione. L'adulto rivive meno consapevolmente lo stesso periodo di apprendistato se guarda tutto più illuminato rispetto al resto dell'anno: più luce su (e da) forme e colori brillanti.
Eppure desidera tutto questo: se saltasse anche solo un'estate, quell'estate sarà persa per sempre.

Violenti

BISOGNA essere violenti
soltanto per far capire
a quelli violenti
che non bisogna fare i violenti.

Musica malata

E intanto gli U2 vendono un altro album.
Quando è che finirà il periodo
in cui dobbiamo fare finta?
Incolonnati a braccia serrate
seri
sbattendo pian piano la punta del piede
a voci affettate di autocompiacimento.
- Toh, adesso bisogna applaudire -.
Il lato oscuro della tradizione
creata un giorno antico lì per lì
i quattro accordi felicissimi
sui tasti di chitarra
formano un quadrato.
Gente che non ha mai suonato il cerchio
ripete il quadrato
di quattro accordi felicissimi
maledetti
il ritornello per anni in radio
in riproduzione continuata
il virus infetta la musica d'Occidente
musica malata infetta porzioni vaste
di popolazione pigrissima
o sempre più pigra.
Spezzare moderatamente le forme
carine per piegarle alla realtà
multilatera metamorfa
non delle sintesi chiediamo
ma approfondimenti
su come noi o cose siamo
e non su come dovremmo essere.

- Non finire con una frase nominale -

D'incanto e di magia

T'incantano ancora i verde smeraldi
quei ricci d'argento
nei fondali bui
e ti sollevano al cielo turchese
le braccia del vento
come magiche dee
nelle terre d'Oriente.
È la forza del teatro
la tournée itinerante
l'avvicendarsi dei ruoli sul palco
la loro rete di rimandi.
Quell'ombra nera che ricordo
e le sue tenere carni
sotto un giallo fluorescente
mentre ora tripudi bianchissimi
di luce gelata irrompono
su una spiaggia non privata.

Tougsbozuka

T o u g s b o z u k a

Augusta Kuba, guasta gatta gota, stakka a tokko bozzo a bozzo sta kukuzza askuata kua.
Gusta zukka a sugo su kukutza bassa. Bukato a zukka su kukutza o bokka a bokka: abbozzo a gusto gazza o gusto kazzo, basso kosto sto sugo. Gusto tabasko guasto su kukuzza a sugo tosto.
Skat skat tosto tosto buka a kuba, azoto a tozzo, tubo a busta, bokka a gatto o tabù goto buttato a agosto. Agosto agosto gas guasto Augusto. Gatto basta a gatto goto. Busta gota a busto goto. Basta gatto! Basta tabù! Bastaaaa!!! kazzo.
Sbuka kukuzza a kazzo su stato basko: sbotto su botto, sbatto su bug, gusto bobbuka buskato a Kuba, kubo su kubo su kubo: autobus, gas sbukò. Augusto bussò su autobus: "Skusa, skusa autobus! Sbotta gas. Busko a Kuba o' gatto kukuzza". Autobus a Augusto tuba: "Tu kua bukato tua zukka. Sbotta stokazzo". Augusto autobus bukato a bazooka bukò, Kuba su USA tosta aguzza batosta.
"Stato Kuba a Stato USA, Stato Kuba a Stato USA. Tutto ok?"
"Ok stokazzo" USA sbottò. "USA kukuzza, buska sta zukka!": Kuba a USA sbukò sub bazooka: "Babooo! Baboook!" tabakko gusta Kuba e USA gusta stokazzo.

Non ci ascoltiamo mai, abbiamo un mondo intero dentro e non interessa a nessuno perché conta più l'apparenza. Per questo molti sono molto orgogliosi di sé stessi, perché tanto non conta l'interiorità, ma è sufficiente coprire il corpo misero di ornamenti per diventare brave persone.
Non il coprire il ruolo che di volta in volta si assume, non l'avere responsabilità, non l'incidere sul mondo, sulle relazioni affettive: alla gente piace essere, passare il tempo con pigrizia e non sentirsi chiamati a partecipare. "Sono uno dei tanti" intercambiabili e perciò non ci si crede importanti né fondamentali. Ognuno aspetta ciò che gli spetta e guai alle istituzioni se non lo erogano, Dio si inceppa. Il mondo si inceppa? Per sbloccarlo tenti di infrangere le regole quel tanto che basta da assicurarti dei vantaggi che, se tutto va bene, resteranno impuniti e dimenticati. Le ingiustizie...

Daniele Benati - Cagnolati (Silenzio in Emilia, 1997)

«Il motto della mia famiglia era: Che cazzo succede qui? Proprio così. Lo dicevano tutti in casa mia: da mio nonno a mio padre. C'era sempre una confusione intorno a casa e un viavai di gente che non si capiva un cazzo di quello che stava succedendo. E allora arrivava dentro mio nonno che esclamava: Che cazzo succede qui? Gente che tirava pugni o scalpitava, non si capiva niente; oppure nel cortile, delle persone che spostavano dei massi, ma dei massi giganteschi da una parte all'altra, e cozzavano tra di loro mettendosi poi a sbraitare e attirando l'attenzione di mio nonno che si voltava verso mio padre, chiedendogli: Che cazzo succede qui? E mio padre non sapeva mai cosa dire, e allora andava sul balcone e chiedeva: Ma che cazzo fate? Andate via di qua! Cosa ce li avete portati a fare tutti quei sassi nel nostro cortile? Forse era gente che lavorava, ho detto al console It».

(Daniele Benati, Cagnolati, in "Silenzio in Emilia", Feltrinelli 1997, p. 74-75)

Mangio il sole

Gli uomini possono essere visti anche come assaggiatori della Terra, soprattutto i nuovi che si appassionano dei documentari di cucina e vogliono il turismo alimentare. Roditori che rosicchiano il creato sedimentatosi nel corso del tempo. Ci mangeremmo una stella, mangeremmo il sole, mangeremmo segni e significati delle cose. Se sei un uomo e sei turista rosicchi tutto ciò che trovi, e ti sposti apposta per assaggiare altre cose.

Mangio il sole la mattina
e la sera mangio stelle
il resto del giorno mangio anche
aria terra, lecco pietre
succhio insetti e animali
alati, striscianti o bipedi,
quadrupedi, pinnati,
sminuzzo atomi e molecole
sbavo una donna bellissima
che vorrei assaggiare
e lei mi fa sbavare
vuole assaggiarmi
e lasciarsi da me assaggiare.
Ficco in bocca dei discorsi
e mi mangio spazio e tempo,
se c'è Dio, io Dio mi mangio,
se non c'è Dio, qui c'è nutrimento.

Il funerale di Vinnie Paul

Vinnie Paul è morto
stamane e la terra
ha un doppio pedale
e infuriata trema.
Che gelo si avverte
quando il ritmo continuo
all'improvviso cessa
e la Musica sbanda.
Quanta puzza di sudore
il suo funerale pieno
di gente agghindata
che si crede come lui.
E poi è sempre uguale a tutti.

In assenza

Mi hanno detto che ci sei
ancora
qui, nel mondo
ma soltanto lontanissimo
o in America o in Oriente
e adesso corri libero
sulle stradine dritte e infinite
che portano all'orizzonte e assolate
e che un giorno, forse,
deciderai
di fare il biglietto
e tornare dal tuo viaggio.

Mi chiedo
che cosa significa
quando dicono che usando i tuoi simboli
ti si possa comunicare
anche in assenza
se ti incarni in essi
o le tue concezioni,
o lì solo vorrei
parole non usate.
Non sopporto la leggerezza della gente che se ne frega, la banalità del male, la loro partecipazione attiva più o meno consapevole. Dovete fare bene le cose! O stare zitti per pudore.
Questa inesperienza a cui siamo tanto legati che ci porta via la vita! Che sarà fatta solo di vuoti discorsi già sentiti, con le frasi ben sistemate passate di bocca in bocca. Un programma in televisione, che schifo è tutta questa esibizione di vocalizzi e atteggiamenti bigotti?! Ma che è insultare i propri parenti davanti a gente più prestigiosa se non tradimento? Fate finta di essere tra i migliori quando si è con loro e sparate merda sulla gente comune, non siete come noi che avete appena finito di chiamare "merda"?
Vi schierate coi potenti e siete le loro puttanelle: fate ridere e arrabbiare con le insinuazioni, ma poi dovete entrare con loro in camera da letto e spalancate gli occhi dal ribrezzo. Ve lo diciamo noi gente più vera che non deve inventarsi un'appartenenza a un gruppo di cui non fa parte, siete voi che avete scelto deliberatamente anche con il vostro voto di essere annoverati tra la MERDA della nostra società. Siete i peggiori e lo avete scelto nonostante i nostri consigli, i nostri affetti che vi rivolgevamo. Ci avete traditi.
Fate tutto male. Arrangiarvi significa evitare di essere scoperti prima che vi facciano la multa. Approfittare! Merde: non vi sentite chiamati in causa e credete di meritare tutti i privilegi. Credete di essere liberi. Credete di non poter essere giudicati, o che facciamo tutti come voi, che non avete valori o volontà e ve la lasciate guidare dalla televisione-internet-meme.

Quando fallisci

Uh quando fallisci
a tenere il controllo di te
un bimbo lancia
la sua trottola
nella scatola dei giochi.
Troverai dei personaggi
marionette irreali
a tirare i tuoi fili.
Sono corde di un'arpa
accartocciata, e
puoi anche suonarle.
Forse quando siamo vivi siamo più lontani possibile da noi stessi, in cui torniamo una volta morti. Siamo "vissuti" da qualcun altro?

Certo, in vita abbiamo identità e ruoli predeterminati dall'ambiente e dalle persone già presenti quando nasciamo, che ci "fanno" o formano l'identità e l'idea che abbiamo di noi stessi; e in base a queste ci comportiamo.

La vera libertà è far vivere l'altro in ogni se stesso, non assecondare la propria volontà.
Vaffanculo a te che dici che si è ammazzata per paura di perdere la bellezza. Esiste davvero la paura di invecchiare legata al tempo e alla morte, non di non essere più carine. Fanculo tu e lei se vi piace l'apparenza momentanea, la moda, se è motivo di ammazzarvi. Ve ne dovete andare tutte e due se vivete soltanto se pensate di portare addosso la bellezza. Non parlate con la gente, non ditelo a nessuno, vergognatevi e basta se la vostra idea di vita si ferma ad "essere carina". E se non si è ammazzata per quel motivo, allora muoia la commentatrice di turno capace di ammazzare la seconda volta una stessa persona, già morta. Fai più schifo di quella morta che non ha spiegato niente a nessuno, quindi decidi tu che fare. Che vita di merda hai avuto da riuscire a indicare la causa della sua morte nello sfiorire della bellezza dal suo viso? Possiamo dire che non ci interessa e non è un nostro problema l'aspetto di qualcuno di cui non sentiremo mai parlare, o che non vedremo mai in vita nostra.
Seconda considerazione: le femmine alla moda e la loro stupidità.
Non bisogna appartenere per forza al genere femminile per rientrare nelle "femmine alla moda": diversi uomini diventano grandi esperti di apparenza. È gente che spreca la sua vita a voler apparire in un modo perché dentro hanno ben poco, e sarà tanto più appariscente quanto meno ha da mostrare della sua personalità. Che si può dire di una personalità "di classe"? Che è terribilmente banale e noiosa, e piuttosto lontana dall'originalità, dalla creatività, dal lavoro dell'intelligenza. Si accontentano, adeguandosi a quello che c'è già intorno. Devono avere tutto già fatto perché sono dei grandi inetti che si lamentano dell'inettitudine del mondo che loro stessi contribuiscono a creare, formando un vero circolo vizioso dovuto al fatto che rivolgono le critiche all'esterno e verso gli altri, piuttosto che verso se stessi. È facile pensare che abbiano avuto delusioni nel corso della vita e che si siano abbandonati perdendo la loro personalità; ma le delusioni capitano a tutti, anche a chi arriva per lo stesso motivo a rifiutare la moda, gli sciatti non di moda che da loro vengono odiati.
La stupidità consiste nell'affermare un'apparenza autoreferenziale, arbitraria, che vorrebbero racchiudesse la loro identità. La loro leggerezza o incapacità di riconoscere cosa è Buono e giusto e cosa è Cattivo o sbagliato, contribuisce alla decadenza del pensiero, che non viene allenato; perciò difficilmente una persona alla moda può rendersi conto di essere ridicola.
È quasi impossibile che la commentatrice social si renda conto di essere così stupida. È impossibile che una persona si sia tolta la vita per una questione così stupida e scontata, soprattutto se ha lottato tutta la vita per cancellare quella stupida idea, ma quella rimasta in vita poveretta sta peggio.
Quale meraviglia quando apprese che quel concetto così astratto e innaturale rappresentato dalla cifra "uno", esisteva davvero, in maniera così nettamente chiara ed evidente, nel gesto di sollevare il dito indice della sua mano.

Il luogo della notte

Notte è il luogo dove si scrivono le parole e questa voce che si sente lei viene da sé. Si insinua nelle molecole d'aria e fluttua tra i fili di polvere galleggianti nel buio della stanza. Notte è un posto che tu ci vai e dentro è notte, e fuori notte. Notte è il luogo della passione, dove vai se sei sveglio e fai le cose che davvero vuoi fare, e quelle riescono. Non ti sono riuscite tutta la mattina perché eri altrove dalla notte, e poi la notte viene, tu ci vai, e quelle cose, loro riescono naturali. Vi incontrate lì, o lì le avevi lasciate e poi ci dovevi tornare, nella notte vai e poi ritorni indietro da noi come se non fossi andato da nessuna parte. C'è quella voce nella notte che prende i fili del discorso e continua lei a fare come vuole, ti mette da parte e ti spinge in fondo e la lasci fare.
Ora è lei che controlla il corpo. La voce che urla, non bisbiglia sommessa dal suono della strada rumorosa della mattina, ormai è andata nella notte. Notte è il luogo dove la voce strilla e il corpo scrive le parole che lei strilla. E lei ci va, al buio di notte quando sei quasi per dormire e ti distacchi dal resto - il giorno dopo neanche ricordi - prende le chiavi e già è lì fuori per strada che adesso è deserta ed è una pace passeggiarci anche soltanto nel sogno che mostra i marciapiedi accarezzati dal vento in una sera di luna. Entra nelle case che non conosce e non chiede permesso, la gente che dorme e lei entra senza curarsene, facendo rumore, si cambia i vestiti mettendosi i loro, decide di fermarsi ad abitare anche lei qui in quest'altra casa con le cantine sommerse di polvere - dove ti porta che tu vuoi dormire - non si può chiudere gli occhi un secondo: semplicemente non lo si può fare. Vede i lampioni nelle strade silenziose e si lancia ad accendere quelli rotti, con i fili staccati o fulminate e vorrebbe accendere una candela con una semplice fiamma. E allora è meglio essere nel secolo Seicento, e lei incurante, la voce, ci va, non le interessa sentire ragioni: "Non si può fare" direbbe sua madre "di andare nel Seicento" dov'è che è andata e ha lasciato il bambino qua dentro - qui dici dentro il tuo corpo - che forse è meglio lasciarlo andare. Decidi che domani mattina appena sveglio vai a denunciare il ritrovamento di un bambino "Dov'è il bambino" e tu gli dici qui ce l'ho addosso, o io è che lo indosso e poi quelli "Ma dov'è che ha visto un bambino che le sta dentro?" e tu te ne dovresti addirittura tornare con un niente di fatto, senza successo di procedura di denuncia. Dovresti allora chiedere in giro ma hai perso tu un bambino? perché eccolo è qui e l'ho trovato e mi strilla di notte e mi porta ad essere persone che io non sapevo, cioè non sono mai. Mi ricordo di persone che sono stato in cui io ero proprio come... è quasi l'alba e la voce non parla più, fa rumore ma non finisce più le frasi o le parole. Non ha più bisogno di frasi o parole, in pigiama dorme accanto a te.

Peso

Il peso è una di quelle cose che genera calore nei corpi molto molto grandi, come nelle stelle; e pensiamo che abbia qualche misterioso effetto anche su di noi. Anche se in noi a livello molto più blando, nelle stelle invece necessario alla fusione nucleare. Il peso è necessario alla fusione nucleare, nel diffondere energia, nell'emanazione della luce. La gravità crea quegli eventi significativi per noi, che ci fanno dire "qui c'è qualcosa, perché qualcosa succede", ci rende cioè consapevoli dello spazio intorno perché lo mantiene unito mentre lo attraversa. A contrasto però, ipotizzare zone senza alcun peso né gravità-energia né corpi, apre lo sguardo all'assenza assoluta, al nulla, all'estrema leggerezza. La materia pesante crea lo spazio e le galassie con le sue forze, ma mette in moto anche il tempo, il processo di degradazione della materia, rende possibile la fusione nucleare, la disgregazione della materia in energia, che richiederà la formazione di nuovi atomi con cui andrà ad interagire...

Il peso è profondamente ambiguo: anche per Einstein la gravità co-agisce con il suo opposto: l'inerzia; rende concrete le cose mentre accompagna la mente allo spazio "astratto" senza peso né materia: al limite sempre precario e mobile tra inesistente ed esistente in cui insiste e, perciò, in cui è contenuta la possibilità della sua esistenza.
Stranamente, cioè, la nostra immaginazione torna al "luogo" astratto in cui non esiste materia; il nostro modo di pensare, il Pensiero, con quel luogo condivide la non-concretezza, l'impossibilità di esistenza, l'irrealizzabilità. Caratteristiche tuttavia aggirabili: il nulla può essere riempito e divenire "spazio" e il pensiero può di conseguenza tradursi in azioni concrete, in eventi in quello spazio reale, l'ambiente.

Morte: definizione

Quando muori diventi universo
e non hai più le vertigini del cielo
come ora luna nitida, pianeti
che ti sembra di cadere, e intanto voli.
Non accadrà più che mi dimentichi
di voi, di me e dei giorni passati
insieme per preparare il giorno
di oggi. Sarete presenti in tutti
i discorsi e le vostre figure
pure presenti nello spazio, siete
pure presenti nascosti dal tempo,
e mi sbagliavo: individualista
è contro la vita, contro natura,
senza neanche un motivo valido,
c'è l'ozio, non tempo libero, c'è il
rifiuto, non una pausa riposo,
che oltraggio non esserci oggi.

Ognuno fa quello che fanno tutti
è illusione sentirsi isolato.

Membrana

Se mi sporgo
da qui
ti vedo:
leggi questi versi
e ti concentri
a cercare i miei occhi.
Tento di uscire e raggiungerti sporgendomi più
che posso e ricado.
Se il foglio
si alza,
deforma, si strappa,
se taglia il dito
tuo o di tua figlia
scusa,
è colpa mia che tuttavia lo forzo da qui.
Affacciati anche tu!
Ci vediamo
su membrane. (Il resto ce lo immaginiamo)

(E mentre tu mi accarezzi
con le dita, anche io
accarezzo la membrana su cui incido
faccio finta che sia te).

Sei già altrove. "L'infinito" di Leopardi e l'antirazzismo.

Piace sempre qualcosa che non si ha, ma anche qualcosa che non si è, piace sempre "l'altro", qualcosa che non si conosce o non si possiede a pieno ma che c'è, lontano, oltre l'orizzonte fisico e culturale: altrove ne è pieno, come "dietro un colle" a cui siamo troppo affezionati per poterci allontanare; o che in realtà ci costringe a rimanere al di qua, dove abbiamo stabilito la nostra sede da secoli o millenni...
Il pensiero colmerà sempre quel vuoto (anche della conoscenza) ipotizzando un mondo uguale al nostro, illudendosi, perché il mondo non è mai così come lo ipotizziamo: ne sappiamo sempre troppo poco, non possiamo arrivarci, il mondo è grande e vario. Siamo attratti da quel vuoto che non conosciamo, non vediamo mai direttamente, ma sappiamo che c'è. Questa attrazione rende "belle" le cose che non abbiamo direttamente sotto lo sguardo, a cui non siamo abituati, che non possediamo materialmente né astrattamente.
Così è bella una poesia se non ci si sofferma molto a leggerla e studiarla, analizzarla.

Ogni cosa bella rimane tale se non la si conosce-comprende-possiede a fondo.

Una ragazza la amiamo veramente quando è vestita, non nuda. Lei può essere bella in entrambi i modi.
Quando ci aspettiamo che faccia qualcosa, ma non possiamo prevedere il suo comportamento.
Quando rimane qualcosa che non sappiamo né vediamo direttamente di lei.
Quando non la conosciamo ancora del tutto e ci piace scoprire suoi nuovi comportamenti e reazioni, e vogliamo ancora conoscerla, «e alla fine in realtà quindi non desideriamo quella persona, visto che non sappiamo neanche chi è, ma desideriamo tutti i nostri desideri» (Ugo Cornia). In caso contrario si ricorre a un metaforico incesto con la madre: amare qualcuno di cui si sa tutto, che non può cambiare e che ci ama incondizionatamente, che siamo abituati ad avere attorno.

Un incesto sociale: odiare il diverso significa che un individuo chiude ogni sua disponibilità a crescere e imparare, si rintana nel tanto sognato o mitico passato sicuro della tradizione, della propria cultura, della propria società. La paura per il diverso la si può spiegare come strategia per la conservazione della cultura. Di un singolo sistema culturale; ma ogni cultura si costruisce intorno a questa tendenza presuntuosa, etnocentrica.
In realtà la cultura è un bagaglio di esperienze sedimentate nei millenni, in periodi di fioritura come di stasi culturale, si è aperta e si è richiusa in continuazione; spinte in avanti, rotture e normalizzazioni cicliche...

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e rimirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.

Non può che rimanere caro questo colle immaginario che ci separa dal resto del mondo, che limita il nostro mondo. E quella misteriosa attrazione verso l'ignoto? Come spiegarcela se non come una voce portata dal vento? Una voce che ci annuncia che c'è altro, mondi impensabili. Una meraviglia ancora da scoprire. Da qui il rischio, la paura di allontanarsi dal solito piccolo mondo, di non essere adatti ad altro. Il rischio lo si affronta sfidando e sbugiardando le proprie paure, o assecondandole e rimanendo dove si è, inesperti del mondo, a vagheggiare di esso ma sostanzialmente temendolo, allontanandosi dalla vita del presente.

In fondo, fare esperienza dell'altro - proveniente dall'altrove - non può che farci crescere e scoprire altre parti di noi che non erano mai venute fuori. Allarghiamo il nostro (inevitabile) limite conoscitivo a quello degli altri, per far nascere sistemi, insiemi di cose meravigliose e ancora sconosciute: nuove frontiere. Nuove forme di umani. Nuove verità.

Non solo, serve affermare la convinzione di non sapere ancora tutto, di non aver visto, sperimentato, conosciuto ancora tutto per mettere in moto dentro di sé il "proprio" divenire: crescere in un percorso coerente verso la Verità. Il non conosciuto stimola l'immaginazione, il ragionamento, la capacità di adattamento: l'intelligenza, l'apertura dell'intelligenza. Stimola l'azione, la volontà di azione e l'amore verso sé stessi e verso gli altri e il mondo. La stupida presunzione di conoscere già tutto così "edipica" e infantile, viceversa, chiude ogni contatto tra individuo e mondo. Ma è così cara...

Fascisti su Marte

Trovo molto più contronatura e pericoloso che l'Uomo colonizzi altri pianeti (come ho sentito dire anche al telegiornale qualche giorno fa) e non che ad esempio si cloni o abortisca, cazzate a confronto. Ci vorrebbero obiettori di coscienza per queste ipotetiche appropriazioni indebite. Tutti contro il marketing e la presuntuosa mentalità possessiva occidentale.

È facile aspettarsi che gli altri pianeti verranno sfruttati per arricchirsi da parte di pochi (i singoli Elon Musk ad esempio). Non dobbiamo evolverci in un altro senso, dobbiamo superare il capitalismo e condividere le risorse. Quando ognuno cerca il massimo del profitto, non si può che consumare ogni risorsa e rovinare la Natura e le sue creature, in formazione e in "vita" da miliardi di anni terrestri. Non voglio che l'uomo raggiunga Marte se non riesce a vivere neanche sul gigantesco pianeta natale: non si è rivelato capace, deve evolversi e uscire dall'attuale primitività bruta. Non voglio che l'uomo si allontani dalla Terra per soldi: non è giusto, significa che sarà un privilegio per pochi, non ne beneficerà nessuno oltre gli imprenditori - per forza già ricchissimi tanto da permettersi astronavi. Stiamo sbagliando direzione.
Io selezionatore di video
condivisore, diffusore virale
o timido superbo
non mi devo più cercare
affezionàti alle mie parole
chiamatemi come presentatore fisso
commentatore seriale
accetto umorista
in fondo ho autorità
sapete che io so scegliere bene
il giusto, me pieno di buon gusto
riconosciuto
non credo da me solo
è impossibile, mi sottometto
alle ciarle vostre.

Davide Rondoni - Blues stasera del vento (2003)

Carezza vento questi tetti
piatti, le piastrelle e i bambini sulle terrazze, il mio
bicchiere, dimmi
qualcosa d'amore
non tralasciare nulla
lascia indietro solo i lamenti, ma
proprio tutto il resto della vita
canzoni, chiasso di godere, silenzio e maestà,
lunghi sospiri e fiato mozzato
proponi, vento, proponi!

[...]

Ma tu vento che nessuno sa dove
dimmi qualcosa di chiaro bene
qualcosa che entri nel midollo
spinale e in quel silenzio nativo
sia difeso, veloce
più dei riflessi sul vetro del treno
che cattura nella luce il mio volto
un istante come un istante
qualcosa più veloce del non esser più niente.

In questa età del feeling
gli scrittori più noti arrivano
alle stesse conclusioni dei pubblicitari,
e tutto è aperto, i musei, i pub e le chiese,
e la domenica le aule parlamentari
per la visita confusa di gente che dice
a tutto è carino! ma non sa più
che cosa è : domandare.

[...]

Ma il fuoco chiaro, febbrile del giorno
che scende tra gli alberi
- chi lo guarda? chi è esperto
dell'aria,
del dolore?
chi segue le linee sulle mani della betulla
e avverte lo slegarsi di molecole,
la notizia minuscola in cronaca
come qualcosa che riguarda il suo amore?
Dove sono bestemmia e visione,
rompere i gusci delle buone maniere.
Far di sé
un ufficio reclami
dove si sfogliano riviste ed è vietato fumare
non è dignitoso e nemmeno dà gusto

far di sé un silenzioso, placido
acquario non so se valga la pena,
preferisco all'equilibrio il viaggiare
su quel che resta d'un vecchio fusto
che in pericolo inclina
inseguendo lei, Moby, ballerina
balena che ci trema al centro degli occhi.

[...]

Eh, che cosa
afferrare se non quello
da cui siamo sempre afferrati?

La semplice conoscenza del movimento
nel camminare in viali trafficati,
come l'uomo che si arresta per le scale
e non ne ricorda il motivo,

la sorpresa
di lavorare nel medesimo lavoro
che muove tutte le ore nella creazione,
il fiore delle figure in cui si tengono
i pianeti e quelle sulla scrivania
lasciata in ordine dalla segretaria
prima di spegnere la luce, andare via.

[...]

Migliora la tua memoria con questa strategia a costo zero

Se vuoi conservare un ricordo, la strategia migliore è quella di vivere con una particolare attenzione il presente. Andando più nello specifico, per conservare un ricordo è necessario cogliere di ogni evento un suo significato che lo collochi pacificamente nel nostro sistema cognitivo. Il "significato" da cogliere è di tipo intuitivo, esso è il modo in cui l'oggetto, dall'esterno, viene tradotto nella mente, ed in questa veste può essere in essa conservato. La strategia è vivere (=pensare) in maniera attiva e critica nei confronti dell'ambiente, la curiosità ci rende più attenti a intuire ciò che non è visto, ci aiuta a tradurre le cose in pensiero, la materia in pensieri impalpabili. Il significato che ognuno (guidato dalla sua cultura, certo) "sperimenta" negli oggetti è l'esperienza interiore che di essi si fa. Gli eventi esterni sono duplicati nella nostra coscienza sotto forma di informazioni sensoriali, esistono fuori e (virtualmente e sinteticamente) dentro di noi.
Perciò continuare a vivere cercando di provare la stessa sensazione che si prova quasi abitualmente e ormai inconsciamente ogni giorno, riconoscerla quando si presenta. Ricordare la sensazione, la rappresentazione interna, e non cercare inutilmente di ricordare fatti esterni così come a noi si presentano prima della loro sintesi operata dalla coscienza.

Dialogo degli opposti sistemi

Potendo scegliere che vorresti potere avere?
Eh?
Avendo potuto scegliere cosa vorresti aver potuto avere?
Eh?
Scegliendo cosa si può avere tu puoi volere?
Eh?
Che voglia puoi scegliere di avere?
Eh?
Che voglia vorresti poter scegliere di avere?
Ah...
Cosa vorresti aver potuto scegliere?
Potere...
Con la chitarra, l'Arte la Poesia, mi è capitato di avere un rapporto veramente tormentato: erano l'unico sfogo durante lunghi mesi in cui fui completamente solo, senza amici in un'altra città, senza nessuno con cui riuscivo a legare veramente. Avevo tanto da lamentarmi e nessuno a cui potevo raccontare che mi succedeva, che mi aiutasse a fare chiarezza. Nessuno ad ascoltarmi quando ne avevo bisogno. Così tornavo a casa da lezione e mi sfogavo con l'unico strumento che avevo in camera mia, suonando con rabbia o scale pentatoniche rabbiose, o insistenti fino all'esasperazione, fino alla paranoia, con mille ghirigori che insistevano intorno a pochi tasti della chitarra, la solita decina di tasti. Erano gesti di sfogo, come una scarica di rabbia durante una rissa, mossi da un'autentica e viva passione, da entusiasmo. Perché bisogna crederci in quello che fai se vuoi suonare bene. Questo per quanto riguarda lo sfogo fisico; per quello psico-emotivo invece ricorrevo alla scrittura. Scrissi molto, davvero molto in quei mesi. Cercai di realizzare il mio sogno che avevo fino ad allora, cioè scrivere storie divertenti e intelligenti, spesso con riflessioni sulla vita, sull'arte, sullo scrivere stesso, sul tormento. Non riuscii a realizzare niente di veramente soddisfacente però, così ripiegai sulla Poesia: la bellezza della lingua, l'arte della parola che con il materiale più economico e abbondante è in grado di realizzare forme bellissime, che sono caratteristiche appunto del linguaggio. La contemplazione mentale della bellezza, la ricerca della bellezza mi facevano stare bene; le consideravo esercizi o esperimenti per rendere migliore anche me, la mia intera mente. La musica e la Poesia hanno in comune il fatto che colui che le fa è il capo assoluto e unico responsabile degli elementi di base (note o parole) e del mondo che crea. Il mondo che uno crea ed espone agli altri è distaccato dall'autore, che tuttavia in esso si cela, in esso l'autore si presenta implicitamente sotto una certa veste: gioca secondo le sue regole o è onnisciente, si lascia trasportare o è personaggio di una trama, la subisce passivamente o è estraneo dalla storia. Ogni altra Arte è così, e a ben vedere anche ogni stile di vita può essere così. Lo scopo è raggiungere livelli alti, qualcosa di bello. Bello, non "grazioso". Bello è qualcosa di ben formato, non qualcosa di buon gusto, stucchevole. È raro trovare qualcosa di bello a partire da materiale stucchevole, forse più facile in musica e in alcune poesie, quasi mai in racconti o romanzi. Lo scopo è sempre fare qualcosa di ben formato, che realizzi in maniera apprezzabile dai sensi una forma. E dietro l'apparenza di questa forma, inserire dei buoni motivi che giustifichino la sua esistenza - slegata dalla vita reale - nel mondo metafisico dell'Arte. Fare una forma coerente, ben definibile, un sistema coerente di elementi (note e parole) che seguono regole appositamente individuate per una singola composizione. Dare regole a una pulsione per renderla apprezzabile ai sensi di altri individui: espressione di sé. Dei bei gesti possono produrre molto più di una bella melodia nel mondo reale e sociale; una bella poesia può consolare delle anime tormentate come quella del suo autore.
Comporre un'opera di questo genere di arti, per gli umani, ha uno scopo simile a quello che hanno gli abiti, o l'architettura. Un simbolo della cultura, sì, un valore antropologico. Pura esibizione di un'intenzione. Ostentiamo vestiti, orpelli, ma anche musica, poesia. Bellezza, anche se non ce ne accorgiamo, anche se volessimo distruggere la bellezza fin'ora conosciuta; cioè se volessimo fare un bel, maestoso, ammirevole Brutto. La quotidianità non è poi così vana, se l'ostentazione di questo niente che non interessa a nessuno ha significati così profondi dagli albori dell'umanità. Allora ogni singolo gesto assume in realtà il ruolo di esperimento per il miglioramento delle proprie tecniche e capacità. Anche se non lo cerchi intenzionalmente. Anche vestirsi malissimo è un'arte che cerca un sistema coerente di vestiti per insultare in maniera più esplicita possibile il bello del buon gusto. E anche questo è bello, perché si vuole un abbigliamento conforme allo scopo, quindi completo, perfetto. Il valore antropologico dell'ostentare la propria interiorità, del lasciarla sedimentare nella vasta cultura di un popolo potenzialmente infinito in veste di forme, del dialogo in cerca di conforto, di approvazione... viene tutto dal credersi distanti dagli altri, distinti dagli altri (e in realtà lo siamo o lo eravamo quando viviamo in branchi separati nella savana o nelle città) e dunque dal bisogno di trovare i propri interlocutori ideali.
Ci sarà qualcuno al mondo che la pensa come te? Certo, bisogna solo andarlo a trovare, conoscere il suo stile di vita, i luoghi, i mezzi che usa per comunicare. Lo stavi solo credendo di essere lontano e distinto dagli altri, vedi? che pensavi? siamo tutti così come te, stiamo sempre insieme e collaboriamo come amici, come fratelli, come pari, e parliamo, parliamo finché non colmiamo le crepe che ci tormentano, sì, siamo semplici e lo sapevi che eravamo sempre tutti qui dietro.

I Controvento (The Upwinds)

I Controvento abitano sotto una collina, esposti agli schiaffi del vento putrido, viscido, melmoso, un brodo di minestra minerale che ingoiano se non tengono chiuse le labbra sporche: bocche chiuse per girare in strada o quelle aperte di chi ha fame e mangia l'aria tossica pesante dal sapore di carcassa decomposta. I pasti microsottili cotti in pentoloni ad elevate combustioni, zuppona minerale che mortifica ogni ingrediente; che ricette malvagie inventa chi di cucina non capisce niente: fa solo abbondanti piatti tossici per tutti di merda trita digerita sminuzzata e di quello che raccolgono nella paletta della polvere. Sedimenti di merda nei loro corpi, sacchi di merda dei Controvento, di spazzatura, discariche di rifiuti nocivi industriali che sono i corpi dei Controvento. Da smaltire sotterrandoli. Filtri depuratori sulla soglia della saturazione. Fognature, discariche, cimiteri, fiumi neri, accumulo di puss; diossina nelle cellule, sangue sporco nelle vene: sono i corpi dei Controvento. Inceneriteli e sotterrateli in profondità, perché messi in acqua affonderebbero quei corpi pesanti, riempiti, malati. Insabbiate e dimenticate bene tutta la storia dei loro atomi, distogliete lo sguardo ed ogni pensiero. Adesso ignorateli. Sprecateli. Senza accennarne né farvi vedere, ridete di loro in segreto a ricordarli presi a schiaffi dal vento; disgustosi a inquinare da morti.

Acqua di rose

Signora! Ti prego ti sposti più in là?
Non gradisco e mi tormenta l'odore
dell'acqua di rose - sia maledetta!
Fammi giudicare ciò che proponi
lascia che dica che cosa ne penso
visto che tu non mi chiedi permesso.
Mi investe come un treno impazzito
mi vengono in mente scene pietose
di vecchie truccate per essere belle.
Di vecchie angosciate dalla morte
che incombe, si sentono sole e fanno
ancora attenzione a colpire i sensi.
Ma a bastonate.
Mentre io scanso naziste stronzate
che ti rendono grande ai tuoi occhi
e s'alza fierissimo il sopracciglio
tanto grande ti vedi negli occhi
che non c'entri in un occhio a riposo
e mi entri nel naso e spalanchi quegli occhi!
È come l'odore che effonde un cadavere.
Ricordi, signora, la Morte in persona.

Trucioli

Minuscoli trucioli, è carta di fogli
strappati lasciati al vento una volta 
riuniti saranno una musica assordante
altro che timida melodia neoclassica.
Sui marciapiedi discariche aperte
quei pezzetti di fotografie mescoli
e ne fai nuovamente momenti
finché non rimossi da un aspiratore.

I viaggi della morte

Che si fa al cimitero? Che si fa con i morti?
Li si ignora, o non li si vuole andare a trovare;
o si va e si prega per loro, e si piange o si ride ai bei ricordi: si prende forza dal passato, ma dalla distanza nasce anche la nostalgia: un bel passato contro un brutto presente (che può essere rovesciato in bello): il presente è instabile e può essere sia bello che brutto.
Che strana quella voglia inutile di andare a parlare ai morti sulle loro tombe, raccontare pensieri, storie, accadimenti più recenti, chiedere consiglio ai morti sulle loro tombe. Il presente che cerca il contatto impossibile da realizzare con il passato, ma l'immaginazione/memoria svolge questa funzione "virtuale".
I primi uomini inventarono l'immaginazione per disperazione? Erano troppo soli e angosciati, slegati dal resto dell'Essere; e con uno sforzo enorme hanno conquistato i viaggi virtuali e impossibili. [Nota bene: cos'è la "realtà presente"? Niente, vuota: sfugge, non può essere determinata intera. Ognuno può partire ovunque, basta che se ne convinca di farlo: v. passim]. Partire in crociera verso l'impossibile, viaggio tutto compreso, vacanza 5 stelle. [Nota bene: se uno tornasse indietro nel tempo da un punto preciso del pianeta si ritroverebbe nello spazio vuoto oltre l'atmosfera: la Terra non sarebbe ancora arrivata al punto preciso in cui l'individuo del presente è, sarebbe ancora indietro. Non si può tornare indietro neanche nello spazio! Noi per orientarci facciamo riferimento alla materia che compone il nostro pianeta, ma non corrisponde allo spazio: di fatto, gli atomi delle cose in realtà cambiano posizione incessantemente, trascinate dai moti della Terra. O facciamo riferimento alle stelle, lontanissime e, perciò, riferimenti più duraturi, ma di fatto loro e noi siamo in continuo movimento. Immagina invece di rimanere fermo in un punto dello spazio: vedresti il pianeta allontanarsi sempre più velocemente e rischieresti di essere investito da altri oggetti vaganti e corpi celesti].
E la morte?
Il corpo non si ferma, ma viene insieme a "noi", coinvolto nello stesso vortice di lavatrice che è il nostro pianeta. I corpi immoti (non assolutamente) sono immersi in questa enorme centrifuga (non possono far altro), ci piace affidarli a lei, ci piace affidarci a questa enorme antichissima perfetta macchina.
A fermarsi è però la possibilità-potenza di agire nell'universo che un corpo ha. La sua storia, il suo catalogo di azioni (anche 'pensare' è un'azione).
In cosa si può tornare indietro? I vivi possono tornare alla materia conservatasi in resti di corpi del passato; i fantasmi hanno perso la materia del passato, il tempo è passato e lo spazio in cui sono vissuti, anche, sono molto distanti da dove sono adesso (sempre di più inevitabilmente, incessantemente).
A questo punto posso solo sperare nell'immaginazione si possa tornare!
Dove potremmo veramente incontrare i vivi, una volta che siamo morti, nei sogni dei vivi che dormono e si approssimano quanto più possibile, per la loro condizione di vivi, alla morte. Questo è realmente possibile anche se non provato, e forse è l'unico modo ammettendo che saremo anime senza corpo-spazio-tempo. Incredibile che il Tutto-Essere si trasformi magicamente in un momentaneo passeggero Nulla che è il precipitare continuo del presente! La realtà si svuota - e può far paura se non si continua a vivere normalmente con le proprie piene facoltà: l'immaginazione la rende veramente "reale" come la intendiamo abitualmente noi. E allora l'immaginazione è davvero più reale di quanto non si pensi adesso.

La poetica del supermercato


Il grande filosofo-sociologo Zygmunt Bauman, recentemente scomparso, ha usato la definizione di "società liquida" per spiegare i meccanismi sociali nell'epoca dell'Internet 2.0.
Liquidi, fra l'altro sono i valori morali contemporanei, perché non più "solidi" ovvero stabili e indiscutibili. Forse è il nichilismo che ci ha fatti giungere a questo, insieme alla sua manifestazione oggi più tangibile, che è l'attuale legge spietata ed astratta del mercato capitalista di fine XX - inizio XXI secolo. Risultato: i valori che un individuo ha sono quelli che di volta in volta gli sono suggeriti da altri individui dotati di autorità. (Forse non è vero che questo accada soltanto oggi, in fin dei conti anche nei secoli passati i ceti bassi - la gente comune - avevano come ideali i modelli di vita nobili ed aristocratici, cioè tipici di quei pochissimi individui dotati di autorità. Chi ha autorità è visto istintivamente come "modello ideale" da chi l'autorità non ce l'ha. Invece cfr. definizione ed etimologia di "volgare").
Nell'antichità classica - epoca oggi narrata come incredibilmente obsoleta e ridicola - i valori a cui la classe nobile omologava i bassi strati sociali erano solidi - stabili, tanto da giudicarli eterni e perfetti.
Oggi invece di volta in volta ogni prodotto-merce viene caricato di funzioni, significati "perfetti" solo in quanto hanno perfezionato qualcosa dei loro predecessori; ma sono a loro volta "perfettibili" (la loro perfettibilità viene sempre nascosta dietro alla "perfezione" di cui si fregiano. Ma si tratta del processo di perfezione-perfettibilità, non del prodotto ultimo di tale processo, mai realizzabile in realtà). Oggi è svelato il fatto che ogni cosa sia uguale alle altre, che il nichilismo aveva ragione, che non c'è reale differenza tra una cosa e un'altra, o tra un individuo e un altro, o tra un essere qualsiasi e un altro. Niente è necessario, e ogni cosa avrebbe potuto essere benissimo diversa da com'è, senza che il sistema della Natura ne risentisse. Qualcosa di completamente diverso dall'antico "tutto è come deve essere", in cui ogni cosa esistente trovava una sua giustificazione assoluta dentro e fuori di sé (= se si deve esserci e non si è si incrinerebbe lo svolgersi degli eventi, verrebbe meno l'Essere). Adesso ognuno è sostituibile con chiunque altro, non contano le sue prestazioni affettive, le sue capacità e tutta la sua vita interiore. Conta soltanto che qualcuno svolga certe funzioni, come nel mondo del lavoro odierno in cui vince quello che costa meno, prodotto chissà dove, chissà da chi e come.
Si è solo una combinazione possibile, di possibili elementi semplici. Solo prodotti, oggetti, merci. Si è come scatoloni in fila sugli scaffali del supermercato: fuori diversi, accattivanti, attraenti; dentro uguali a qualsiasi altro oggetto esistente. Fuori la confezione che loda i tuoi pregi, un aspetto friendly, easily; dentro la fregatura che aspetta qualcuno che abbocchi, il parassita che cerca il nuovo ospite. Chi è che ci guadagna smerciando questo tipo di fregature? Il parassita o l'ospite? L'economia?! Nessuno. Ci perdono tutti. Perde anche il mondo, che si appiattisce alla superficie degli involucri delle cose, all'aspetto delle cose, e non le penetra. Perdiamo tutti l'intimità in noi stessi, non si ha più nessun valore e si diventa come uno dei tanti spacciatori di prodotti scadenti, deludenti, fregature.
Il nulla, esattamente come l'interno pieno delle cose, non può essere raggiunto dalla luce.

Devi essere tutto!

Una persona non può perdere il tempo della sua vita ad essere un "tipo": deve cambiare sempre ruolo, personalità o meglio riassumerle contemporaneamente tutte insieme per sfruttare al meglio il suo tempo. Questo perché è un perdita di tempo ragionare seguendo una sola logica, come i vecchi rimbambiti che non riescono ad ascoltare altro che i luoghi comuni, o l'opinione di massa, di solito sbagliata, le cialtronerie vendibili, la terribile fama che volat. Lo specialismo non è da rigettare in toto: si può adattare in un multi-specialismo, coltivando ogni singola sfumatura della nostra personalità. Essere insieme gentilissimi e crudeli; logici e puerili, o adulti e fanciulli; grandi e piccoli, giganti e minuscoli, eterni e momentanei; ovunque e in nessun posto, nel tutto e nel nulla; decisori e sottomessi; disingannati e creduloni partecipi del gioco; autori e personaggi, autori e lettori; forti e deboli; pazzi e maniacalmente geniali; precisissimi e vaghi; eruditi e ignoranti; fedeli e traditori della tradizione... Si può essere ipertesti dagli infiniti link coesistenti, un archivio intero (il tutto e le sue parti), un personal computer, un'enciclopedia e le sue voci.
Ci si può convincere di essere altrove semplicemente ragionando in altre maniere sull'ambiente, o convincendosi di essere moltiplicati nello spazio in altri infiniti universi, o di essere giganti, o di essere minuscoli: si è effettivamente tutto insieme contemporaneamente.
Ci si può convincere di vivere in un'epoca diversa, si può contestare la cifra che contraddistingue l'anno corrente, si possono fondere i confini che dividono le ere, le categorie temporali; ci si può convincere che non sia affatto rilevante la distanza che divide sé e un uomo degli albori della civiltà. Si è effettivamente tutti insieme contemporaneamente.
Tutto insieme contemporaneamente, non un aspetto alla volta. Tutte le persone esistite fin'ora, non un individuo alla volta. È possibile non cristallizzarsi in uno solo degli aspetti per non trascurare neanche una sfumatura dell'anima, neanche un'area del cervello. Esistono allenamenti pensati per ogni singola parte del proprio corpo, ma per quanto riguarda il cervello, la tradizione sembra infiacchire le capacità insite. La potenza di un corpo: la quale non sarà totalmente realizzata mai, ma non per questo un corpo non può lavorare al massimo delle sue potenzialità; deve anzi farlo senza reprimersi, perché il corpo, per una persona, non è altro se non ciò che si è. L'anima, se c'è, è lì nel corpo, è compresa in esso, si ha/è in un nesso inscindibile fra i due ausiliari verbali: l'anima si ha, e si è l'anima. L'anima non la si fa, piuttosto si forma da sé in maniera imprevedibile, meglio dunque non costringerla in binari troppo corti o in braghe troppo strette: che sia piuttosto libera e comoda di allargarsi quando vuole, e quando c'è la possibilità data dagli eventi.
Perché fingere di essere individui per sentirsi forti? Perché non annullarci nel nulla infinito e saturante del mondo - entrare nel laboratorio della natura - ? Perché perdere tempo con una minuscola e fuggevole parte di noi? Aprirsi alla molteplicità infinita delle infinite combinazioni possibili ci renderà persone più complete, adatte al dono misterioso che ci è offerto.

Vittorio Bodini

(...) mentre nella tua terra i contadini
invisibili parlano turchino
dai campi di tabacco, e fra un istante
la notte avrà sapore di oliva verde.

11.
Viviamo in un incantesimo,
tra palazzi di tufo,
in una grande pianura.
Sulle rive del nulla
mostriamo le caverne di noi stessi
- qualche palmizio, un santo
lordo di sangue nei tramonti, un libro
lento, di pochi fatti che rileggiamo
più volte, nell'attesa che ci dia
tutte assieme la vita
le cose che crediamo di meritare.

(Vittorio Bodini, Bari 1914 - Roma 1970)

25 aprile

Sangue a terra il tuo colato vaporato sì ch'entri nelle vene verdi ancora negli eccidi nuovi  come un seme da nessuno piantato.