Medioevo giustizia da ridere

 Oggi leggevo Dario Fo. Nel mistero buffo uno dei temi dominanti è la cultura del popolo, si parla anche dei misteri medievali e dei finti processi burla contro i notabili, gli equestri e anche i vescovi che nella vita vera godevano di un'indisturbata libertà oltre qualsiasi legalità.

Beh quei processi farsa erano davvero significativi dei sentimenti che il popolo nutriva nei confronti dell'autorità crudele, si può immaginare come si dovesse sentire un paesano a sentire lo sputtanamento dei più alti e intoccabili rampolli che venivano caricaturizzati e accusati.

Ma, a una persona che vive in un mondo senza giustizia, questi processi comici aspettati tutto l'anno e possibili solo durante le feste, rappresentavano la forma più vicina alla giustizia che essa poteva riuscire a immaginare, in primo luogo perché non erano presieduti da qualcuno davvero autorizzato a farli: essendo finti processi ci si poteva concedere persino di annullare le assurde cavillosità giuridiche che si rivelavano un ulteriore strumento nelle mani dei dottori, ma poi anche perché ci si sentiva anche in grado di esercitarla, per finta, per ridere, questa giustizia.

Dunque più ci si allontanava dalla realtà, più ci si poteva avvicinare paradossalmente ad una giustizia vera.

Con le leggi medievali, i potenti erano difficilmente limitati, perciò è facile immaginare come ogni cosa andasse, comicamente e tragicamente, a loro favore, stravolgendo inverosimilmente i fatti a loro piacimento nei momenti più delicati.

La giustizia non esisteva, e il sistema che allora la rappresentava, vero e in funzione, era già di per sé assurdo e inverosimile, oggetto di paura e di riso, come la presunta giustizia che sbandierava; crudeltà travestita da giustizia, e presentata a tutti come tale e tutti, obbligati, come tale la riconoscevano.

I processi farsa invece tennero vivo nei loro partecipanti un germe di desiderio di vera giustizia e fine degli abusi, di libero accesso ad essa quando necessario, che nella vita vera gli era negato.

Naturalmente questo desiderio si può realizzare nella realtà solamente a patto di farlo per scherzo: nel riso si attenua ogni spinta aggressiva e distruttiva nei confronti del sistema che non si è assolutamente in grado di mettere realmente in discussione.

Si rientra dunque nel genere della satira politica, teatralizzato, che è di per sé una discussione su come dovrebbe essere e com'è la giustizia.


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