(Sonetto I) Cerume Amaro

Facile dire la propria opinione, ognuno aggiunge caos al mondo già saturo di giudizi, parole che distraggono o intrattengono. Tu dagli panem et circensem, e questo già gli basta. Il circensem negli smartphone, nei programmi di tribuna politica e nei telegiornali, in facebook e nelle immagini appetitose. Poi nessuno sa spiegarsi quelle cose davanti agli occhi di tutti che sono i piccoli dettagli. Fare salti logici e usare verbi all'infinito. Siccome piacciono solo le incidentali. Non finire neanche le frasi mai iniziate!
Ma cercate una persona che dia buoni consigli: dove andarla a trovare? "Ma un uomo giusto oggi mai dov’è?" Non capire che il fine è l'inizio: siamo noi.

Il cerume delle orecchie proviene
dai suoni più vuoti di ciò che dici
non passano il filtro della censura
dentro il mio timpano inquisitore.

Fuori le mura si accalcan gli scarti
di esclusi, appaiono umili e sono
invidiosi. Tramando un complotto
attendono aiuto, poi ad un tratto

attaccheranno fuori dal confine.
E io son curioso dei loro piani
per interrogarli li scavo col dito:

zitti rimangono, stupidi ancora
chiacchiere gialle sotto alle unghie:
cadavere inutile d'una parola.


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25 aprile

Sangue a terra il tuo colato vaporato sì ch'entri nelle vene verdi ancora negli eccidi nuovi  come un seme da nessuno piantato.