Il feticista che cambiò il mondo

Ho conosciuto in piazza un ragazzo più grande di me e mentre bevevamo mi ha raccontato la sua storia.
Diceva di essere pervertito, e io me ne accorsi da come guardava le signore che aspettavano il turno dal parrucchiere dalla vetrina che dava in strada, e che gli piacevano i piedi delle signore. 
Era un uomo contento: diceva di aver scritto lettere a grandi marchi commerciali per dirgli che secondo lui nella pubblicità sia in tv che nei cartelloni, dovevano esserci bei piedoni puliti, succosi e venosi di signore mature. 
Bevve il bicchiere di vino rosso e continuò a dirmi che in risposta gli arrivavano lettere in cui i grandi marchi lo ringraziavano delle preziose intuizioni che, dicevano, sarebbero certamente servite per le loro campagne pubblicitarie perché a loro interessava quello che alle persone come lui piace. 
Adesso per via di questa storia, il ragazzo è rispettato da tutti. 
Lo salutano per strada e poi dicono sottovoce ai compagni: "Quello è il feticista di cui parlavo...", e lui ne è orgoglioso.
Cercava, credo, di insegnarmi che quando sento qualcosa dentro, un istinto, una voglia che non può essere che buona e piacevole, allora mi basta poco per essere accontentato, e il risultato si vede, pensavo mentre sulla stessa strada trovavo già il decimo cartellone con una signora a casa coi piedi nudi in primo piano che rideva stringendo la sua bottiglia di detersivo.



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