Piove sulle mie soglie (La mia pelle è permeata)

Trovarsi sotto la pioggia scrosciante
Correndo forte attenti anche a non scivolare
E il piede si infanga in una pozza
Con le sabbie mobili bollendo catrame
Quattrocento bpm sulla gamba
Quella scossa di terrore che risale nelle vene
riaffiora poi negli occhi sbarrati.
Vedi, io qui mi spezzo le dita
Mi si tappa la pupilla, cuciono le labbra
Come fai a non sentirmi urlare?
Che il succhiato sbrodolìo da cannuccia
di sorbetto al limone rimbombando ti stordisca?
Ogni tanto sento urtare non il
vento ma le onde.
Le tue onde sono fili
Microcosmi incastonati
I binari paralleli.
Le mie onde son catene
perché voglio attraversare i campi
particella in una scarica.
Perciò tiro quei pistoni agganciati alle mie braccia
e vi trovo all'altro capo un altro
me, impassibile, che le tira e che sghignazza, e
che mi regge in equilibrio quando cedo il corpo lasso.
Gli offro un lavoro nella mia orchestra
nei concerti io gli dirigo le mani.
E invece noi ci geometrizziamo.
Pratichiamo la sintassi per erigere i palazzi
Colonizzando le province
Ci chiamiamo per nome come dentro un romanzo.
Non mi credo una persona vera,
discendo da un albero, idrogeno ed elio.
Mi credo più un posto, una parte di spazio
Una sala da biliardo per tornei professionali
Autostrada trafficata da fenomeni balistici
Laboratorio. Accademia. Centro di Produzione.
Magazzino d'atomi vuoti e nebulosi
cui ho in custodia la chiave,
lezione quotidiana di metafisica a liceo.

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