De pigrizia IX: La Repubblica è fondata sull'ozio

Una repubblica seria si deve fondare sull ozio, e non sul lavoro. Proprio quello che ci è negato per guadagnare di più, ancora di più, e così non darci il tempo per riflettere su cosa stiamo facendo e cosa è meglio fare, continuiamo a essere inutilmente impegnati in un circolo senza fine che chiamate vita.

Così molti sono, non ozianti, ma pigri egoisti pronti a tradire o uccidere o a far ricorso ai birri per difendere il proprio riposo e i diritti negoziati e ottenuti a fatica (da altri che si sono impegnati).
Non abbiamo tempo per noi stessi, dobbiamo regalarlo ad altri che non conosciamo e che non se lo meritano. Proprio quello che ci fa vivere male è consueto; proprio quello che ci rende migliori e autonomi, che spinge a riflettere e ad agire, non è previsto neanche dalla costituzione.

Veniamo ammessi a lavorare per ripetere tali e quali le nostre capacità, non certo per migliorarci e innovare. Per innovazione adesso si intende un cieco avanzamento tecnologico che non cambia nulla ma moltiplica i problemi umani, allontanando sempre più l'uomo dal suo stato naturale ed ideale dove sarebbe a suo agio e svolgerebbe le attività connesse ad una vita sana e produttiva.

Un pigro che non sa cos'è la nullafacenza non sa di essere pigro, che gli manca la volontà, e non capisce cosa vogliano le persone con volontà e spirito di iniziativa.

La Scuola, sempre peggiore di anno in anno, ha significativamente sostituito la competenza della creatività con quella imprenditoriale, probabilmente condannando la creatività artistica senza scopo pratico immediato che è espressione del mondo umano, promuovendo la capacità minima di saper vendere cose. Cose tutto sommato inutili perché le persone non sapranno che farne, avendo perduto la capacità di capire le cose, di farne esperienza e metterle alla prova. Ignoranza ulteriormente sfruttata dai produttori, che fingono di aver concepito il prodotto finale (basta dirlo in pubblicità) e definitivo, immettendo l'ennesimo aggeggio o sostanza già in possesso di tutti.

L'imprenditore non sa o ignora volutamente la fenomenologia del desiderio umano: costante e non soddisfacibile, perenne, incerto, vago... per poter immettere nel mercato un generico prodotto. Si immerge in una nuvola di credulità infantile che è la stessa atmosfera psicologica che avvertiamo quando ci illudiamo di aver trovato finalmente l'oggetto dei desideri. Inoltre, pensa che tutti abbiano gli stessi bisogni (è la banalizzazione del target), e non sa cos'è un bisogno e un desiderio, perché ha avuto un'educazione deviante e sprezzante nei confronti dell'umanità: un'educazione capitalista che insegna a ingannare bene e meglio in vista di guadagni, a fare in fretta e non soffermarsi su niente, a ignorare la singolarità degli esseri e delle cose. Perché è sostanzialmente falsa, virtuale, inesistente. È una cultura non umana che svuota e svilisce l'uomo e i suoi desideri e che non si cura affatto delle persone, ma della distribuzione delle cose. Intende che la Vita sia gratis, e, ignorando intimità coscienza filosofia e religione, ignora anche il valore della Vita, o lo tace perché le sarebbe controproducente.

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