Suppellettili che devasterei

Stretto tra le porte dei negozi attaccate
prospicienti a fatica io mi muovo
"Dammi spazio per andare in strada"
con rabbia grido a uno inorridito
dalla mia strana inciviltà.
Ma che viene
tutto intorno, e che
stringe come un boa?
"Io da voi non compro un cazzo
e togli dai piedi quel tavolino
che blocca a tutti il passaggio".
Ma al di là han distrutto il paesaggio.
Non c'è più niente si possa raggiungere.
"Vieni da noi, l'offerta è speciale!"
almeno consola qualcuno di loro
appioppandomi di sana pianta
bisogni e voglie
che non sono i miei
ai quali mi dovrei adeguare,
sì, come fossi un trattino sottile
che non riesce a guidare il suo Io.
No,
non è per strada che oggi riesco
a trovare un senso allo spazio
a meno che non sia domenica
sera e non ci sia nessuno,
perché altrimenti ancora le ombre
e le pozzanghere, i colli, i boschi
e le aiuole, le stanze sotterranee
oscure e nascoste dentro botole,
abita qualcosa che sfugge
e ride, e vive un piede poggiando
sulla nostra, l'altro nella
dimensione parallela.

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