COVID-19: società meno liquida

Gli effetti sociali della "quarantena"? Eccone alcuni:

- Riduzione inquinamento, riduzione dei consumi. Non si sprecano soldi per cose non essenziali.
- L'isolamento in casa rende inutili meccanismi sociali non essenziali come quello della moda. I gruppi sociali tornano quelli "reali" della famiglia o del gruppo di persone in contatto tra loro per prossimità fisica-spaziale.
- Sviluppo sostenibile.
- La pandemia ferma la liquefazione della società, ferma la liquefazione del tempo, della morale e dei valori.



Riduzione dell'inquinamento, riduzione dei consumi: gli effetti sull'ambiente e sull'economia sono evidenti. La "quarantena" forzata a cui sono sottoposti tutti gli italiani, e pian piano tutti i cittadini europei e oltre, fa rimanere tutti a casa, e, sebbene la causa sia spaventosa, il risultato è cinicamente magnifico: non si sprecano più risorse per cose non essenziali, mentre le attività consentite sono solo quelle, appunto, indispensabili. Nonostante la vendita di merci online sia ancora attiva, e rappresenti l'unica modalità di acquisto di altra merce meno essenziale, gli italiani scelgono di spendere meno, di acquistare poche cose, forse spaventati da inquietanti scenari futuri di crisi dell'euro.
I meccanismi sociali sorti negli ultimi due secoli, e basati sulla vita metropolitana, sono in crisi.

Le mode sono in crisi: non siamo costretti ad adeguarci a modi di fare che non ci appartengono per essere rispettati. Non ci sentiamo obbligati a vestirci nella maniera che giudichiamo più fastosa, al contrario, ci basta mantenere il minimo della decenza. La tuta e il pigiama insieme alle pantofole sono la divisa che tutti stiamo indossando più spesso nelle nostre giornate. Vestirsi per piacere agli altri, invece, che senso avrebbe in questi giorni?

I gruppi sociali con cui veniamo a contatto sono ritornati quelli "reali" della famiglia o del gruppo di persone in contatto tra loro a causa di prossimità fisica spaziale.

L'estraneo cittadino su cui avremmo voluto far colpo, o da cui avremmo voluto essere rispettati, non ci sta guardando, ma possiamo pensarlo sereno nel suo pigiama e nelle sue pantofole, umanamente, proprio come noi adesso, un nostro eguale, qualcuno di cui perciò possiamo comprendere i bisogni e i pensieri. Proprio come noi, anche quell'altro, estraneo, ha dimesso gli abiti sociali e finti, è tornato un nostro simile, abbiamo meno di cui vergognarci. La moda è superata perché inutile: ci troviamo già tutti allo stesso livello sociale, non occorre apparire per essere giudicati positivamente.

I mass media sembrano goffi, obsoleti, inadeguati. Lontani da tutto e da tutti, esprimono il mondo della metropoli e della moda, seguono la moda, tentano di creare altre mode in un circolo senza fine il cui scopo non si riesce a individuare. Ma noi oggi abbiamo internet, che, nonostante i social network, può dar voce ai singoli in maniera potenzialmente globale: oggi quindi possiamo essere noi a sostituire i mass media.
Una volta aboliti i visi e l'approvazione estetica del pubblico, abbiamo tutti la stessa opportunità di far valere le nostre voci: se c'è una buona idea, in questo momento è più facile che la si riconosca, in confronto a prima dell'inizio dell'epidemia.

Evolvendo in pandemia, costringendoci all'isolamento, il COVID-19 sta bloccando la liquefazione della società, del tempo, della morale e dei valori, riportandoci a uno stato di disillusione nei confronti dell'attualità che è stato scoraggiato e messo a tacere soprattutto nel secolo scorso. Ormai, prima del virus, le buone idee non servivano se non presentate in forma accattivante. Era proprio questo il problema delle città: che vinceva l'accattivante, ciò che colpisce maggiormente i sensi. I sensi, e non la mente, non l'intelletto né l'immaginazione. Solo la contemplazione acritica, il massimo dell'impersonalità aveva successo. Così le capacità personali, i talenti, diventavano ormai insignificanti, proprio come i contenuti ovviamente.

Ferma la liquefazione della società anche nel senso che ridà la giusta "solidità" alle istituzioni, a cui ci affidiamo completamente in questi giorni, e che, fortunatamente, sembrano aiutare concretamente i cittadini, che a loro volta si sentono assistiti e perciò inclusi nella società. Le istituzioni riacquisiscono un significato e dei doveri che sembravano aver perso completamente.

La preoccupazione principale delle istituzioni in questi giorni, potrà ancora essere quello economico, certamente lo è, ma sembra che si preoccupino anche dello stato di salute dei cittadini, e di non lasciarli senza assistenza.

Le migliori idee che possono emergere in questo momento potrebbero essere rivolte ad esempio allo sviluppo sostenibile e all'apertura delle culture, ultimamente tendenti alla chiusura in loro stesse. In poche parole, non torniamo a come eravamo, sforziamoci di migliorare, di eliminare i comportamenti dannosi, falsi, inutili per tornare a essere umani come eravamo un tempo.

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