L'asettico

L'asettico prato rimasto inviolato
la gola e le orecchie asinine permulce
a metterci mani, pudende, saliva, la furia
di stupratore su vergine ninfa

quando piange chiedendo: "Mi salvi":
ora un prato è il nostro lavoro, speranza
frustrata nell'ira dall'ira locusta
inferno dell'ordine, sala d'attesa.

Il pittore en plein air

Come quando suggerisce parole
vedere i colori, le ombre, le linee 
storte con cui sono fatte le pietre,
i processi naturali, 
le azioni di persone
come in Natura
senza dire alle cose 
come è che dovrebbero essere
come credere più vero
un sogno del reale.

A mia mamma. A chiunque. Lirica infervorata

Mamma sono triste. Non riesco più a gioire,
ogni volta che io penso mi sobbalza il cuore
letteralmente, ho le sincopi,
e se mi sforzo di non pensare 
non dormo dall'agitazione. Di notte.
Che - ricordi - tu venivi a consolarmi
e come promettevi poco dopo mi passava
la paura, ancestrale, di esser cancellato
o travolto da una frana formidabile
di qualcosa di pesante che cadendo schiaccia il corpo.
Mamma io ti penso e anche tu mi pensi sempre,
ma questa frana immensa sta investendo lentamente
ogni cosa in cui speriamo. Ho paura ancora:
ora è notte già da anni. Ma la tua promessa vale,
anche oggi, tre di ottobre, ho risollevato il mondo.

La baia

Bella il tuo vanto sugli altri tuoi onori
che non pareggiano quanto sei bella
e tanto ti basta, non guardi che gli occhi
come un'esca guardata da un pesce;
riempi la bocca col bacio dell'amo
che la seduce e riduce alle sponde
della baietta dalle acque stantie.

Presente provvisorio

Scrivi a matita che poi cambi tutto:
resta l'attesa del momento adatto
in cui la pena sarebbe il ristare
nel permanente limbo presente.

Non leggo più né riesco a pensare

Non leggo più né riesco a pensare 
ho gli invasori alla porta, il tempo 
mi manca, il fiato è più breve
tanto il lavoro che mi è richiesto.
Scrivevo poesie per cambiare il mondo,
cambiare le idee, la vita è ben altro
da stupide frasi dette ogni giorno,
e mi affinavo il sistema nervoso.
Ora - il più alto dei medioevi -
è norma dare credito a favole 
più che a qualcosa che accade davanti
e per chiarezza ulteriore sacrifico la cura formale,
non per sconfitta o per vilipendio.

Il peggio

Il peggio s'ammanta di suono, di gioco
godibile pasto concesso a lusinga
delle famiglie di vittime, contro
- la Storia lo dice - famiglie degli aguzzini,
dei nostri nemici adesso vicini
di casa (temuti e pertanto tenuti alla larga).
Il tempo richiede le sue spiegazioni
e non si mente dicendogli niente.

Quadra mancante

A quadra mancante s'aggiunge universo
in tutto diverso da quanto previsto
oltre che sprovvisto di basi di logica
ma fior di retorica di atomi e pietre

il cui cambio sede è motivo di oltraggio,
fissarne dogmi soltanto un insulto 
che attende un castigo dai vivi e dai morti 
ai ferri corti, essendo colpiti.

Acqua falsa

L'acqua che fiotta da fonti marmoree
disseta le fauci secche a stento;
le nostre menti le vostre parole,
"Non è potabile": è meglio non berla.

Scalini. Agosto

Sugli scalini di questa contrada
una folla di turisti mai visti
più nel resto dell'anno. È agosto,
le piazze mangiate dai tavoli ai bar
e stordimento, dimenticanza,
un senso di assenza di ogni notizia
come se niente al di fuori sia vero,
oltre le ultime case del borgo,
oltre gli ultimi giorni trascorsi.
E forse davvero le guerre e gli scempi 
che affollano il resto dell'ecumene
qui non riescono a mettere un passo,
sconfitti all'impervia della scalinata.

Memento audere numquam (sintesi)

Strappi una foglia, un'unghia da un dito?
Le bianche lenzuola avite ingiallite
senza lasciare ogni cosa com'è.
Corre la Storia su altissimi ponti
quando non cede un altro pilastro
(chiunque è l'incastro tra travi in cemento,
chiave di volta che regge il suo arco).

Aspirazione

Quest'assenza è la cifra comune
a ogni bisogno, senso di ogni azione,
bassa pressione che tira a sé l'aria.

Fuor di proposito / senza intenzione

Si è spostati contro ogni intenzione
come pedoni da un giocatore 
che prova tattiche nuove di scacchi
sui suoi pezzi disobbedienti.

Senza pensarci ci si trasferisce
un dono d'amore onesto è il linguaggio
quando è accolto e accogliente
come afferrarsi mano per mano.

Saturo è questo deserto

D'articoli saturo questo deserto
di vicoli ciechi di un labirinto 
dove rallenta la mia carovana
ai fianchi di sabbia bianca di dune
e i cammelli si attardano ai clivi
ché li raggiunge un bramito parco.
Hanno già chiuso le imposte del cielo
scarabocchiato le stelle sul vetro
disseminato miraggi di oasi
e quelle fessure da cui vedi il vero
- solo tesoro o quel che ne resta -
saranno chiuse da litri di mastice,
d'arbitrio esiliate tra case di favole.

Vero di vita

Di denti, di ossa, capelli, nient'altro
che cose, come le cose, malate,
ripugnanti, di niente, e niente 
grandezza, fragile vita.

L'occhio non lascia permeare il noumeno
come una porta rimasta aperta 
da cui la pioggia riesce a entrare:
stretta dimora eretta sul mare.

Controprova fattuale all'isolarsi malinconico che seduce ultimamente

L'involucro alle statue marmoree
si addice più alla carta parati 
che nelle camere chiamano cielo.
                            Sarà pure, ma
l'anima è suolo di questa città.

Lo sconosciuto

La mano di chi è, che è nella mia mano?
Il giallo al tramonto è bianco di luce
che pigramente la mente mia imbratta.
Sono un miraggio ai miei stessi occhi,
lo sconosciuto che voglio incontrare
sempre al di là dei miei polpastrelli.
La mano di chi è, che è nella mia mano?

Morti eccellenti

Invidio molto chiunque sia morto
prima di una epocale sciagura,
abituato al mondo in cui è nato
quando non era previsto il futuro.

Invidio i morti degli anni Sessanta,
che mai sapranno gli effetti del boom;
dei Quaranta sognanti la pace;
del primo decennio della bella epoque.

Meglio morivano a fine Ottocento
gli illusi alle grandi esposizioni,
gli esploratori, gli speculatori,
arricchiti oltre i limiti umani.

Della preistoria i morti eccellenti,
ma i migliori nel Rinascimento,
o a cavallo tra Due e Trecento,
o nel declino imperiale di Roma.

L'asettico

L'asettico prato rimasto inviolato la gola e le orecchie asinine permulce a metterci mani, pudende, saliva, la furia di stupratore su ve...