Bergamo Porta Nuova

A Porta Nuova loculi macabri
che seppelliscono già i morituri
che adesso vedi comprare focacce 
ai muratori cimiteriali.

Li immagini tra venti-trent'anni
la differenza è nel loro moto:
tutti morti e senza pensieri
sia in questo limbo che in quello di ieri.

L'asettico

L'asettico prato rimasto inviolato
la gola e le orecchie asinine permulce
a metterci mani, pudende, saliva, la furia
di stupratore su vergine ninfa

quando piange chiedendo: "Mi salvi":
ora un prato è il nostro lavoro, speranza
frustrata nell'ira dall'ira locusta
inferno dell'ordine, sala d'attesa.

Il pittore en plein air

Come quando suggerisce parole
vedere i colori, le ombre, le linee 
storte con cui sono fatte le pietre,
i processi naturali, 
le azioni di persone
come in Natura
senza dire alle cose 
come è che dovrebbero essere
come credere più vero
un sogno del reale.

A mia mamma. A chiunque. Lirica infervorata

Mamma sono triste. Non riesco più a gioire,
ogni volta che io penso mi sobbalza il cuore
letteralmente, ho le sincopi,
e se mi sforzo di non pensare 
non dormo dall'agitazione. Di notte.
Che - ricordi - tu venivi a consolarmi
e come promettevi poco dopo mi passava
la paura, ancestrale, di esser cancellato
o travolto da una frana formidabile
di qualcosa di pesante che cadendo schiaccia il corpo.
Mamma io ti penso e anche tu mi pensi sempre,
ma questa frana immensa sta investendo lentamente
ogni cosa in cui speriamo. Ho paura ancora:
ora è notte già da anni. Ma la tua promessa vale,
anche oggi, tre di ottobre, ho risollevato il mondo.

La baia

Bella il tuo vanto sugli altri tuoi onori
che non pareggiano quanto sei bella
e tanto ti basta, non guardi che gli occhi
come un'esca guardata da un pesce;
riempi la bocca col bacio dell'amo
che la seduce e riduce alle sponde
della baietta dalle acque stantie.

Presente provvisorio

Scrivi a matita che poi cambi tutto:
resta l'attesa del momento adatto
in cui la pena sarebbe il ristare
nel permanente limbo presente.

Non leggo più né riesco a pensare

Non leggo più né riesco a pensare 
ho gli invasori alla porta, il tempo 
mi manca, il fiato è più breve
tanto il lavoro che mi è richiesto.
Scrivevo poesie per cambiare il mondo,
cambiare le idee, la vita è ben altro
da stupide frasi dette ogni giorno,
e mi affinavo il sistema nervoso.
Ora - il più alto dei medioevi -
è norma dare credito a favole 
più che a qualcosa che accade davanti
e per chiarezza ulteriore sacrifico la cura formale,
non per sconfitta o per vilipendio.

Il peggio

Il peggio s'ammanta di suono, di gioco
godibile pasto concesso a lusinga
delle famiglie di vittime, contro
- la Storia lo dice - famiglie degli aguzzini,
dei nostri nemici adesso vicini
di casa (temuti e pertanto tenuti alla larga).
Il tempo richiede le sue spiegazioni
e non si mente dicendogli niente.

Quadra mancante

A quadra mancante s'aggiunge universo
in tutto diverso da quanto previsto
oltre che sprovvisto di basi di logica
ma fior di retorica di atomi e pietre

il cui cambio sede è motivo di oltraggio,
fissarne dogmi soltanto un insulto 
che attende un castigo dai vivi e dai morti 
ai ferri corti, essendo colpiti.

Acqua falsa

L'acqua che fiotta da fonti marmoree
disseta le fauci secche a stento;
le nostre menti le vostre parole,
"Non è potabile": è meglio non berla.

Scalini. Agosto

Sugli scalini di questa contrada
una folla di turisti mai visti
più nel resto dell'anno. È agosto,
le piazze mangiate dai tavoli ai bar
e stordimento, dimenticanza,
un senso di assenza di ogni notizia
come se niente al di fuori sia vero,
oltre le ultime case del borgo,
oltre gli ultimi giorni trascorsi.
E forse davvero le guerre e gli scempi 
che affollano il resto dell'ecumene
qui non riescono a mettere un passo,
sconfitti all'impervia della scalinata.

Memento audere numquam (sintesi)

Strappi una foglia, un'unghia da un dito?
Le bianche lenzuola avite ingiallite
senza lasciare ogni cosa com'è.
Corre la Storia su altissimi ponti
quando non cede un altro pilastro
(chiunque è l'incastro tra travi in cemento,
chiave di volta che regge il suo arco).

Aspirazione

Quest'assenza è la cifra comune
a ogni bisogno, senso di ogni azione,
bassa pressione che tira a sé l'aria.

Fuor di proposito / senza intenzione

Si è spostati contro ogni intenzione
come pedoni da un giocatore 
che prova tattiche nuove di scacchi
sui suoi pezzi disobbedienti.

Senza pensarci ci si trasferisce
un dono d'amore onesto è il linguaggio
quando è accolto e accogliente
come afferrarsi mano per mano.

Saturo è questo deserto

D'articoli saturo questo deserto
di vicoli ciechi di un labirinto 
dove rallenta la mia carovana
ai fianchi di sabbia bianca di dune
e i cammelli si attardano ai clivi
ché li raggiunge un bramito parco.
Hanno già chiuso le imposte del cielo
scarabocchiato le stelle sul vetro
disseminato miraggi di oasi
e quelle fessure da cui vedi il vero
- solo tesoro o quel che ne resta -
saranno chiuse da litri di mastice,
d'arbitrio esiliate tra case di favole.

Vero di vita

Di denti, di ossa, capelli, nient'altro
che cose, come le cose, malate,
ripugnanti, di niente, e niente 
grandezza, fragile vita.

L'occhio non lascia permeare il noumeno
come una porta rimasta aperta 
da cui la pioggia riesce a entrare:
stretta dimora eretta sul mare.

Controprova fattuale all'isolarsi malinconico che seduce ultimamente

L'involucro alle statue marmoree
si addice più alla carta parati 
che nelle camere chiamano cielo.
                            Sarà pure, ma
l'anima è suolo di questa città.

Lo sconosciuto

La mano di chi è, che è nella mia mano?
Il giallo al tramonto è bianco di luce
che pigramente la mente mia imbratta.
Sono un miraggio ai miei stessi occhi,
lo sconosciuto che voglio incontrare
sempre al di là dei miei polpastrelli.
La mano di chi è, che è nella mia mano?

Morti eccellenti

Invidio molto chiunque sia morto
prima di una epocale sciagura,
abituato al mondo in cui è nato
quando non era previsto il futuro.

Invidio i morti degli anni Sessanta,
che mai sapranno gli effetti del boom;
dei Quaranta sognanti la pace;
del primo decennio della bella epoque.

Meglio morivano a fine Ottocento
gli illusi alle grandi esposizioni,
gli esploratori, gli speculatori,
arricchiti oltre i limiti umani.

Della preistoria i morti eccellenti,
ma i migliori nel Rinascimento,
o a cavallo tra Due e Trecento,
o nel declino imperiale di Roma.

Amor cortese

Amor cortese a simboleggiare la libertà che ha l'uomo dopo la morte degli universali assoluti, e la sua rovina

Mai più bel piede onorò questa terra,
né più glorioso sorriso ebbe luogo,
nessun discorso mai tanto assennato 
quanto i tuoi, Vita mia, fiamma eterna;

fu, ammazzarti, esprimere oltraggio
che non scalfí il tuo alto valore
né realizzò i degeneri schizzi;
sperse le tracce d'amore il custode.

Posticipi e attese

Non vedo l'ora che arrivi l'estate 
già dalla prima metà di settembre;
l'anno in cui andrò in pensione...
Poi spero oltre non desiderare!
Il forte boato è coperto nell'aria
nel silenzioso rincorrersi d'ore
si ripalesa d'estate su un prato:
un cane corre, bambini che ridono.

Avverbio

Fra i minuti riflessi un avverbio rimane
a specifica d'ogni contesto
tra frasi diverse d'uno stesso testo
sull'acque di un lago profondo.

Un uomo balla nudo ad un buffet

La Libertà comunemente intesa, è la possibilità di fare qualsiasi cosa per tutti. Definizione ampia, eccessivamente generica, così detta completamente sbagliata.
La Libertà è il risultato di un lungo processo di lotte e di accordi. La Libertà è una lotta. Non si può lottare per cose futili, o addirittura socialmente dannose. L'odierna libertà è in realtà l'illusione di poter possedere l'intero arsenale capitalista, se così si può chiamare l'insieme degli strumenti e delle funzioni economiche: una svalutazione della più grande, universale Libertà.
Non è vero che ognuno può fare davvero tutto ciò che vuole. Non sarebbe corretto, sarebbe un focolaio di caos sociale fatto di imperativi, odii, rabbia, dispetti, sabotaggio, abusi e soprusi, ingiustizia e violenza. Non a tutto il ventaglio dei possibili comportamenti umani è applicabile il vero concetto di Libertà: essa è in realtà sottoposta a vincoli di Etica e Morale, e al contesto socio-culturale, storico, situazionale. Ad esempio supponiamo che ci sia una cena, un grande buffet, e che all'improvviso qualcuno iniziasse a saltare sul tavolo del buffet, a urlare improperi, a spogliarsi e rimanere nudo... Non lo si potrà giustificare semplicemente dicendo "È un uomo libero, lasciatelo stare", esortazione ridicola nel contesto.
Non si può davvero permettere a tutti di fare tutto. 
La Libertà in questo senso va salvaguardata con la lotta, se necessario: sarà lasciato libero colui che realizza il Bene Comune, di tutti tutti nessuno escluso. Solo poche azioni (nel ventaglio illimitato di tutte le azioni possibili) rientrano nella definizione di Bene Comune: si riferiscono alla diffusione del bene (qualsiasi opera di bene comune) e alla necessaria opposta repressione di tutto ciò che impedisce la sua realizzazione.
La Libertà è stata conquistata con il sangue di persone di tutte le età, che hanno vinto: e noi siamo i loro figli e nipoti. 
Essa comprende il concetto di lotta al sopruso e all'ingiustizia, lotta allo spreco di risorse non finalizzate alla realizzazione del Bene Comune. 
La Libertà significa Antifascismo, Antitotalitarismi, Antimilitarismo, Antimafia. C'è Libertà vera lì dove non ci sono corruzioni, fascismi, violenze. 

Essa determina enormi responsabilità: se siamo liberi, dobbiamo essere noi stessi ad avere il controllo di ciò che prima era responsabilità di altri. Morto il duce abbiamo riavuto noi il controllo che ci aveva rapinato.

Si badi che non fu la massa a sconfiggere il fascismo in Italia, ma solo centinaia di coraggiosi. Il beneficio ricadde sulla massa, ma i responsabili di tale beneficio furono un piccolo gruppo. Fu evidente allora che Libertà non può essere altro che imitare quel piccolo gruppo, di giusti, di migliori, di eroi coraggiosi.

È poi seguita una fase lunga sette decenni, in cui ogni controllo e responsabilità è venuta meno, in una burocrazia tarlata da corruzione e clientelismo insegnati da Mussolini. La massa che ottenne i benefici dalle lotte partigiane, si diede al lusso e al divertimento più sfrenato: fu così che dilapidò l'eredità storica. Fu una Libertà bruciata, illusoria, fatua che si rivelò del tutto inutile. Le sconcezze e volgarità dovettero essere sopportati e tollerati, consumando gli ultimi residui dei valori sociali ed assistenziali che ci hanno sempre caratterizzati. 
L'esempio dello sconcio al buffet assume valore proprio da questo processo storico, che ha portato alla realizzazione pratica dell'allegorica constatazione "È un uomo libero, lasciatelo stare". Oggi è normale considerarsi liberi anche da ogni responsabilità, quasi che la società si volesse crogiolare nell'agio della Libertà ottenuta col sangue dei partigiani. Il capitalismo si è imposto proprio grazie alla propaganda ottimistica della possibilità di avere tutto. Tutto. Tutto è possibile per il capitalismo, anche l'inutile, il pericoloso, il dannoso. Così non possono che guadagnarci in pochi.

La Libertà, che significa lotta ai soprusi, attività e processo, assunzione di responsabilità, di ruolo nel processo, è Libertà di azione e di lavoro. Lavoro che realizzi il Bene Comune. Non è vero che è la possibilità di fare qualsiasi cosa per tutti: è anche toglierla, questa possibilità, a chi ha interesse ad appropriarsene in maniera esclusiva.

Ai governanti

Scrivetelo pure sotto le nuvole
coprite di urla l'aria serena,
senza catene i pensieri bestemmiano:
non distorcete i sistemi nervosi.

Giorno coatto

Al rimanere assiduo del giorno
in piedi davanti all'ultima idea,
non resta loro che sporger querela
urlandogli contro decisi dovresti.
Nubi d'improperi ma trasparenti
inadeguate a riempire il sereno:
non le possiamo scambiare per l'oro
di luce del sole, pensar che sia vero.

La frase

Verso sera si spezza l'azzurro 
e a chiazze disperse non è più un colore 
come, mi dico, il farsi milioni 
delle descrizioni di una stessa frase 
semplice sintesi di infiniti posti;
non si prevede come va a finire.
L'era degli umili, dei pazienti,
dei medievali santi eremiti,
che sintonizzi Ragione e Mistero,
che perfezioni i luoghi comuni 

Parte soltanto da queste parole
adesso semplici, forse banali,
poi piano piano sempre più chiare
e forti e accomodanti.

Persiste il pregiudizio primitivo che l'uomo sia forte e adatto alla vita sulla Terra, che sia in grado e in diritto di dominare tutto con la Ragione (e le ingiustizie). Perciò ci sentiamo inadeguati, perché è data per vera questa diceria che ci è dannosa. 
Verrà il tempo in cui dovremo riscoprirci inadatti, inferiori agli animali perché dotati noi di cervelli evoluti, capaci di distorcere i dati sensibili. Siamo idioti e sbraitiamo contro le infrazioni alle regole della decenza. 
Si crede più alle credenze che ai dati sensibili. Le categorie distorcono i sensi.
Un Neanderthal avrebbe nausea a guardare noi deformi e riderebbe di noi spocchiosi e vanagloriosi.

Un nuovo medioevo è possibile, senza spargimenti di sangue, in cui l'uomo riscopre cos'è senza pregiudizi. Aiutati dalla Scienza e dalla fine della mitomania contemporanea.

Siamo solo dentro il sistema nervoso centrale, non somigliamo a quello che pensiamo, non abbiamo idea di noi ma solo indizi che di solito vengono ignorati.

Siamo, ma siamo meno di quello che pensavamo, diversi, strani. Siamo qualcosa che non ci somiglia. Quindi siamo, è vero, ma siamo esattamente tutto quello che non siamo. Contemporaneamente siamo e non siamo noi. Ed è tutto normale.

È normale anche che la Verità sia paradosso, perché non comprensibile dalla Ragione presunta, luogo comune e predominante.

Non siamo a nostro agio perché non siamo liberi e viviamo nelle solite illusioni scambiate per reali. Potremmo diventare liberi accettando la realtà.

Chi si umilia può fare di tutto, è onnipotente perché partecipa alla Verità e si adatta alla vera vita, alla Natura e al Mondo.

C'è chi non si è ancora accorto che è esistito il Novecento e ci siamo usciti per un pelo.

L'uomo ha la scienza, imperfetta e perfettibile, che avanza ogni tanto, non giunge mai al termine. È la conoscenza più grande che possiamo avere e non è sufficiente, avanza a stento. Per capirla ci mettiamo secoli e fatica. 

L'uomo secondo Natura è fatto per creare, non per consumare. Producesse ma non usufruisca: basta il conoscere. Non deve possedere mai ciò che produce. Senza alienazione, perché vede tutto il processo. Poi lo adatta, cambia incessantemente.

Tutto è momentaneo, soprattutto la Scienza e le sue regole. Rimane la precarietà come unica proprietà delle cose.

L'assente

Dentro il limite della finestra 
cannocchiale ogni poesia.
Galileiane lune: gli spazi
liberi da confini a contorno,
i lunghi silenzi dietro lo scroscio 
di distrazioni da un lungo silenzio
che tutti li abbraccia e li comprende.
Mira ogni cosa allo stesso momento
che da vicino invece è eterno:
la luce del magma è dentro i mantelli
a lunghezza d'onda oltre il visibile.

Se sono qui sono anche lontano
ma diverso: sembro un giorno
che ha inizio sulla mia cornea,
sull'epidermide, assomiglio a tutto
quando assente sono io.

Un buco

Mai si distrae ma è poi sufficiente 
dico un buco semmai nella maglia 
sarà marginale nascosto ai bordi
determinante il nostro universo
i nostri pensieri, un giorno anormale,
visi dipinti i volti umani
il sole non deve guardare le ombre,
strappa la pagina e vedrai oltre
quello che a ognuno è dato guardare.

Umana sintassi

Il fiato ha legato ogni frase
ogni fatto, chiunque sia
al polmone dell'altro, ignoto
assente e necessario
alieno che è stato coinvolto 
a scambio equo di corpi
tra il tuo e il suo mondo.

Memento audere numquam

Osi strappare anche solo una foglia
tu che sei nato attaccato alla terra?
neanche una frutta secca l'è grandine
col guscio la copre dai colpi dei chicchi.

E tu a cosa credi? A uno sbaglio del caso?
chi nasce noce non si può schiacciare.
Chiunque trattiene bianche lenzuola
avite. E tu ti ci mondi la faccia?

Taci. Ti sovviene allora l'eterno
torci un capello, annienti ogni età;
ti fidi del mostro che sai sotto il letto
perché non vuoi vedere cos'è.

Corre la Storia su altissimi ponti
quando non cede un altro pilastro.

Novecento

Morto il cavallo non si fermò il carro
in direzione di un grande incendio.
Chi si trovò a viaggiarci dentro
visse un felice Millenovecento.

Ciò che ci slega

Lo sguardo ruba i tuoi lineamenti 
in previsione di ciò che ci slega:
dormi nel cuore di un temporale,
spero che un lampo imprima un ricordo

così che lo serbi anche se sperse
saranno le nuvole nel suo cielo:
tu poni tracce di oro sugli atomi,
io le raccolgo e ne faccio poema.

Non c'è una frase

Non c'è parola, non c'è una frase
ma tante tante tante; come tante 
le nuove occasioni di approccio,
gli accessi ai corridoi di casa,

tanti i buchi a una rete ingrandita
tanti equivoci sparsi corretti,
in tanti colletti delle camicie 
che ogni giorno indosso a lavoro.

Bergamo Porta Nuova

A Porta Nuova loculi macabri che seppelliscono già i morituri che adesso vedi comprare focacce  ai muratori cimiteriali. Li immagini tra ven...