Ma com'era essere umani ai tempi pre-moderni? (A me piace come dice Leopardi)
Qualcosa di non artificiale è rimasto? O ci hanno lavato il cervello e non siamo più animali?
Troppe distinzioni portano nel nostro sguardo troppe differenze, e vediamo nei nostri giorni quanto questo crei violenza, rabbia, come se nessuno possa essere inquadrato. Forse scopriamo che le leggi fatte apposta per gruppi specifici ci ammazzano. Ammazzano i più deboli. Forse scopriamo che la "massa" è qualcosa che esiste, e viene scritta la loro storia, non di quella dei pochi (dei reali), che perdono.
No. Forse essere umani deve essere qualcos'altro, non il progresso della civiltà.
La civilizzazione non sostiene più la civiltà com'è ancora concepita.
Forse noi tutti siamo un branco. Come ogni specie, abbiamo bisogno di un branco, e ci uniamo spontaneamente. Forse stare nelle caverne è essere umani, stare col branco intorno al fuoco a raccontare storie incredibili - tutte divenute realtà - e non dividerci in pareti.
Ho visto grotte nel mio paese dove gente come noi abitava in gruppo. Venti trenta persone? Le grotte sono strette una affianco all'altra, tutte addosso per farsi coraggio e proteggersi dal bosco intorno, in superficie. Loro, lì dentro, sono sopravvissuti.
Oggi si fa un gran parlare della tecnologia, che ci avrebbe reso tutti in contatto.
Vi pare? In superficie!
La tecnologia ci dà un focoso abbaglio che ci coglie in furore perché ci mette nelle mani una piccola fetta del potere, ma non ci serve a niente per migliorare qualitativamente le nostre condizioni di vita. Il modo di affrontare la vita è sempre lo stesso da milioni di anni, e perciò lo sarà in fondo sempre, misterioso e insensato ma incessante. Il livello della quantità di strumenti in questo periodo non coincide con quello scarsissimo della loro qualità: non solo spesso, dietro grandi nomi o marchi, acquistiamo fregature, ma, indipendentemente da noi, i prodotti ideati, progettati e realizzati, anche se funzionanti, poi non sono in grado di offrire tutte quelle performance che la pubblicità raccontava (anche solo "l'immagine", il simbolo che fa lo status) non ci servono a molto se non allo svago. Basti ricordare questo, per innescare un desiderio di tecnologia fatto non per il mercato ma per le esigenze dell'uomo, per sviluppare le sue potenzialità e cercare di rispondere alle nuove creazioni della sua mente, guidato dalla sua curiosità e dai bisogni, dall'esperienza concreta e quotidiana. Sarebbe una tecnologia "umana" una tecnologia che non rispondesse agli ordini del mercato; che non ci trattasse come pecore almeno, con tutta questa globalizzazione. Sarebbe utile la tecnologia che arrestasse la globalità del potere, che lasciasse alle comunità il diritto di decidere e di agire sul proprio territorio. Basta scempi ambientali. Basta oggetti non fatti per noi. È tutto scadente. Non vale la pena sprecare il proprio denaro per qualcosa che diventerà obsoleto dopo poco tempo, in pochi anni; e dovete vedere però con quanta soddisfazione ognuno compra il suo nuovo prodotto innovativo... Lo chiama "l'ultimo" ma poi lo sostituirà con un altro: dovrebbe chiamarlo "il corrente".
È così che vogliamo essere descritti? acquirenti creduloni? Il bersaglio della retorica politica - pubblicitaria? La tecnologia di questi anni va soltanto a livellare gli standard di aspettativa (di prodotti tecnologici) e dunque critici. Lo standard critico, o il senso comune. Mutiamo i valori che diamo alle cose, dandogli nuovi significati. Riusciamo veramente a dimenticare il passato (ciò che hanno fatto prima di noi. Anche dimenticare i propri cari defunti, il proprio passato) in nome di un prodotto bellissimo?
Qualcosa di non artificiale è rimasto? O ci hanno lavato il cervello e non siamo più animali?
Troppe distinzioni portano nel nostro sguardo troppe differenze, e vediamo nei nostri giorni quanto questo crei violenza, rabbia, come se nessuno possa essere inquadrato. Forse scopriamo che le leggi fatte apposta per gruppi specifici ci ammazzano. Ammazzano i più deboli. Forse scopriamo che la "massa" è qualcosa che esiste, e viene scritta la loro storia, non di quella dei pochi (dei reali), che perdono.
No. Forse essere umani deve essere qualcos'altro, non il progresso della civiltà.
La civilizzazione non sostiene più la civiltà com'è ancora concepita.
Forse noi tutti siamo un branco. Come ogni specie, abbiamo bisogno di un branco, e ci uniamo spontaneamente. Forse stare nelle caverne è essere umani, stare col branco intorno al fuoco a raccontare storie incredibili - tutte divenute realtà - e non dividerci in pareti.
Ho visto grotte nel mio paese dove gente come noi abitava in gruppo. Venti trenta persone? Le grotte sono strette una affianco all'altra, tutte addosso per farsi coraggio e proteggersi dal bosco intorno, in superficie. Loro, lì dentro, sono sopravvissuti.
Oggi si fa un gran parlare della tecnologia, che ci avrebbe reso tutti in contatto.
Vi pare? In superficie!
La tecnologia ci dà un focoso abbaglio che ci coglie in furore perché ci mette nelle mani una piccola fetta del potere, ma non ci serve a niente per migliorare qualitativamente le nostre condizioni di vita. Il modo di affrontare la vita è sempre lo stesso da milioni di anni, e perciò lo sarà in fondo sempre, misterioso e insensato ma incessante. Il livello della quantità di strumenti in questo periodo non coincide con quello scarsissimo della loro qualità: non solo spesso, dietro grandi nomi o marchi, acquistiamo fregature, ma, indipendentemente da noi, i prodotti ideati, progettati e realizzati, anche se funzionanti, poi non sono in grado di offrire tutte quelle performance che la pubblicità raccontava (anche solo "l'immagine", il simbolo che fa lo status) non ci servono a molto se non allo svago. Basti ricordare questo, per innescare un desiderio di tecnologia fatto non per il mercato ma per le esigenze dell'uomo, per sviluppare le sue potenzialità e cercare di rispondere alle nuove creazioni della sua mente, guidato dalla sua curiosità e dai bisogni, dall'esperienza concreta e quotidiana. Sarebbe una tecnologia "umana" una tecnologia che non rispondesse agli ordini del mercato; che non ci trattasse come pecore almeno, con tutta questa globalizzazione. Sarebbe utile la tecnologia che arrestasse la globalità del potere, che lasciasse alle comunità il diritto di decidere e di agire sul proprio territorio. Basta scempi ambientali. Basta oggetti non fatti per noi. È tutto scadente. Non vale la pena sprecare il proprio denaro per qualcosa che diventerà obsoleto dopo poco tempo, in pochi anni; e dovete vedere però con quanta soddisfazione ognuno compra il suo nuovo prodotto innovativo... Lo chiama "l'ultimo" ma poi lo sostituirà con un altro: dovrebbe chiamarlo "il corrente".
È così che vogliamo essere descritti? acquirenti creduloni? Il bersaglio della retorica politica - pubblicitaria? La tecnologia di questi anni va soltanto a livellare gli standard di aspettativa (di prodotti tecnologici) e dunque critici. Lo standard critico, o il senso comune. Mutiamo i valori che diamo alle cose, dandogli nuovi significati. Riusciamo veramente a dimenticare il passato (ciò che hanno fatto prima di noi. Anche dimenticare i propri cari defunti, il proprio passato) in nome di un prodotto bellissimo?
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