Poeti cessi

Ho visto poeti guardarsi attorno per sapere di non essere guardati, entrare nel retro di un gran supermercato. Si toglievano i vestiti nelle agenzie dei pubblicitari, facce lesse scolorite corpi magri e debolucci, si lasciavano immobili mettere abiti nuovi dagli agenti. Quei gran cessi d'incapaci a vestirsi dalle strade, dalla vita quotidiana, in fila indiana a lasciarsi indottrinare. File di traditori e ciarlatani, di buffoni in scalata sociale, parassiti dei benefattori! Usciva questa fila dall'ingresso principale con sguardo da scrutatore, profondo e affabulatore, di uno che non sente neanche se dieci tenori lo stordissero. Che differenza c'è tra loro - forse il moto? - e le scatole di cibi chimici del supermercato? E quale dai pisciatoi di un aeroporto? Da chi ama in cambio di soldi? Da chi ammazza per un suo sogno?
Anche voi! No!
Insomma non ci sente nessuno quando il peso che ci opprime e la noia dell'inefficienza continuano a sprecare il nostro tempo di vita? A chi daremo i nostri conati, i rantoli riflessi incondizionati della morale, dell'umanità?? Ancora ai subdoli del super - mercato, per giocare coi bisogni?
Spero che in passato gli autori non fossero stati come voi.
O perderei l'ultimo appiglio che mi resta con quel mondo di autenticità che ho nella testa - e che mi serviva quando dovevo decidere in maniera libera; finita questa epoca, non voglio credere sia inutile. Spero che voi siate tra pochi che tradiscono e si arrabattano su bubbole, spero che la tradizione letteraria sia autentica, non una cazzata.

Compratevi il vostro Andri Snær Magnason e andate in silenzio a fare in culo.

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Notte

Mi dormi accanto e forse già sogni sola nel cielo in cui ti aggiri chissà con chi sei e se io ci sono. Voglio raggiungerti, non so trovarti....