Genere del Dialogo in età neo-neroniana

Scrivete dialoghi, vi farà bene.
Per noi contemporanei è un genere lento perché vogliamo subito arrivare al punto della questione. Preferiamo il monologo, l'unità dei punti di vista. Preferiamo che ogni elemento della composizione risponda a una sola lettura possibile; ogni altra informazione e punto di vista è per noi oggi nient'altro che un disturbo alla comprensione dell'unità.
Oppure preferiamo i dialoghi di Galileo Galilei, dove i personaggi letterari dai tratti più discutibili sono quelli che difendono il punto di vista avverso a quello assunto dall'autore. Le idee dell'autore, il suo mondo e il suo punto di vista sono invece incarnati in personaggi autorevoli, virtuosi, dignitosi. Non è che quelli dai modi più eleganti siano portatori di verità più vere di quelle difese dai personaggi sciatti; è il mondo costruito dall'opera-dialogo stessa, è l'ideologia dell'autore. Sono gli effetti della Retorica, dell'arte del parlare, che da millenni ci condiziona; a volte è un bene, altre un male. Dipende dall'autore e dal pubblico.
Oggi non puoi fare un dialogo come i "Massimi Sistemi", oggi siamo tornati in un'età premoderna, pre-rinascimentale, medievale, classica dove ogni individuo ha la sua legittimità. Neo-Neroniana. Post-democratica, pre-platonica, socratica età dove non si può discriminare il perdente della battaglia, e il vincente non è più l'eroe del vero giusto. È un'età relativista dove ognuno difende il suo punto di vista contro quello dominante. Le basi del dialogo galileano sono azzerate: non tendiamo più verso uno stato nobile-aristocratico ultra umano, ma verso la nuda vita vera, comunque essa sia/diventi.
E quindi ogni personaggio odierno deve giustificarsi, non trova già pronto il modello ideale e razionale scientifico a cui affidarsi per svolgere un discorso in maniera giusta. Basta aristotelismi pre-confezionati. Il dialogo odierno corrode progressivamente un'idea inizialmente sicurissima di sé, è un gioco l'abbandonarsi all'altro punto di vista, al punto di vista dell'altro. Non c'è regola di restare in sé.
Ora, così, il dialogo diventa un mezzo di esplorazione della parte dell'Io che di solito (di giorno) neghiamo e non facciamo venire a galla. Le tante possibilità dei noi che non realizziamo, però, continuano a mandarci tanti stimoli e messaggi nell'immaginazione, e non le disprezziamo del tutto; ma sappiamo che nella vita razionale quei messaggi sono da tenere a freno. L'immaginazione è creatività non sempre richiesta, non sempre possiamo renderla realizzabile. Di giorno quindi, preferiamo restare convinti di noi (razionali), zittire le voci di quelli che non siamo, voci che non si addicono all'immagine che abbiamo di noi. Forse è per questo che sogniamo, la notte, è lì che tutte le possibilità trovano una precaria realizzazione impalpabile.
E forse è per questo che la Poesia e l'Arte fanno un effetto diverso tra il giorno e la notte. E per questo è meglio crearle di notte, quando cadono le ideologie della nostra mente e i sogni ci assalgono. Così come è meglio leggerle o "consumarle" di notte piuttosto che giorno.

Nessun commento:

Posta un commento

Notte

Mi dormi accanto e forse già sogni sola nel cielo in cui ti aggiri chissà con chi sei e se io ci sono. Voglio raggiungerti, non so trovarti....