- Ricordo quando i ghiacciai si sciolsero e il mondo di adesso che galleggiava. Adesso siamo sopra fondali profondi di un tempo: e le conchiglie dentro ai tufi erano una volta vive e succose. Questo accadeva prima delle regole di comportamento, regole civili, qualunque discorso, qualunque idea. C'era il niente sotto forma di silenzio e acqua dove adesso è rumore e aria.
- E il niente?
- Il niente è rimasto sotto forma di materia anche dove ora non si vede. È trasparente o senza estensione: non si può vedere. Il modo migliore per godersi il presente è tornare indietro all'inizio di tutto, quando era solo possibilità, e si preparava la sua realizzazione (miliardi di anni dopo).
- Perché non si guarda mai al futuro?
- Ci hanno provato intorno alle due guerre mondiali...
- E lo spazio, invece?
- Per lo spazio c'è da fare il ragionamento con le stesse premesse e schemi, ma senza le coordinate temporali. Pensa che tutt'ora esistono grandezze che per te sono inconcepibili, troppo piccole o smisuratamente grandi e se le pensi ti gira la testa. Un po' ti senti sperduto.
- Lo sento. Perché? Da dove viene questo brivido?
- Perché ti accorgi che il pensiero è insufficiente e un po' bugiardo: per esistere devono esistere tanti diversi quanti di spazio neanche immaginabili, altrimenti si spaccherebbe. E tutto deve correre in maniera incessante, altrimenti finisce.
- Non credo che questo movimento incessante e necessario alla vita dell'esistenza nasca da un suo stesso "volerci" essere. Dico che non può essere lei causa di sé stessa. Deve essere più qualcosa di materiale, una forza fisica che innesca quel movimento. Come il risucchio di acqua dentro un sistema di tubazioni dove tutto scorre a pressione. Anche il tempo dev'essere così.

Un po' di silenzio e di guardarsi intorno.

- Non trovo nulla che neghi questo tuo pensiero. Ma il trucco che viene usato è che il tempo è una cosa che non c'è, è piccolissimo, preso tutto insieme è neanche un millesimo della durata di un fulmine. Non c'è passato presente e futuro, ma tutto coesiste in un minuscolo istante solo. Ce ne accorgeremmo infatti se fossimo molto, molto più grandi di così, grandi di più di tutto l'Universo.
- Ma non mischi certe volte il tempo e lo spazio?
- Sono legati uno all'altro: se fossi grande più dell'Universo, allora sarebbe piccolissimo e velocissimo. E tu ti muoveresti e penseresti e faresti ogni possibile cosa molto molto più lentamente di quanto fai ora. Se vedessi sopra di te un fulmine che brucia e scompare in un istante, a noi piccolissimi sulla Terra sembrerebbe una luce eterna, tanto a lungo ci illuminerebbe.
- Quindi il pensiero mente perché ci rende normale la nostra dimensione, che in realtà è un nulla. Se assumiamo un pensiero universale-eterno allora siamo nulla; invece se ci isoliamo allora qualcosa la siamo, e ci sta anche bene, e possiamo pensare a un prima e un dopo; totalmente arbitrari. Se assumiamo il pensiero universale-eterno, però, allora siamo tutti individui soli, pietre o minerali; invece, se assumiamo quello isolato dall'Universo, ci vediamo tutti uniti, più umani e socievoli: è la base delle società, si chiudono e lasciano fuori, appunto, il fuori! E infatti ci definiamo: "Umani" piuttosto che cose e animali. E raggruppiamo tra loro - differenziandole in gruppi - le cose, gli animali e noi.
- Un fuori arbitrario anch'esso.
- Ma vedremo mai cosa succede fuori da tutto? Ne vedremo di fulmini dalla durata superiore alla nostra esistenza?
- Vedere, non credo. Noi per vedere abbiamo solo occhi, al massimo qualche tecnologia fatta in modo da rendere apprezzabile ai nostri stessi occhi dei dati o dei segni. Noi vediamo solo quello che possiamo, il resto no. Ma c'è. Non possiamo vedere niente di troppo grande e troppo piccolo, ma possiamo benissimo sperimentare le loro esistenze dentro di noi.
- È interessante questo, perché viene meno anche la distinzione tra dentro e fuori i nostri corpi.
- È ancora il pensiero che mente.

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