Il mondo cade all'infinito nel mutamento e nuova creazione da nuove distruzioni, sostituzioni.
Crea il sistema nervoso centrale e, dopo varie evoluzioni, la mente umana, e chiede loro di aiutarlo a mantenersi, cioè trovare assoluti anche se relativi e momentanei: adatti e geniali (=congeniali) al loro particolare contesto (spazio, tempo, occupanti, disturbo, risorse materiali e culturali, strumenti...).
La mente perciò sviluppa la logica, sistema di pensiero coerente, tendente alla perfezione: all'assoluto infinito ed eterno idealista. Le grammatiche, le tecniche, corrette in quanto i loro costituenti non si contraddicono. La logica rispecchia il mondo e ne scopre l'assenza di assoluto infinito ed eterno; il relativismo quindi, l'accettazione delle infrazioni alle convenzioni formali sacrificate in nome della inclusione delle diversità, che è fatta delle varie manifestazioni di uno stesso principio, finalizzate al soddisfacimento momentaneo degli stessi bisogni. Ci si aspetta che ogni animale dotato di sistema nervoso abbia sviluppato una sua logica, delle grammatiche, delle tecniche a loro modo vere, a partire dalle sue proprie abilità cognitive. Il sistema nervoso più elaborato e sofisticato è attualmente quello umano, per cui non c'è dubbio che gli animali vivano una esperienza più immediata e spontanea del mondo rispetto a quella umana. L'uomo è certamente meno efficiente (veloce, bravo, preciso) ad elaborare l'esperienza e ad interagire con la realtà rispetto a una lumaca o una gallina o una scimmia ad esempio; perché il suo pensiero elabora più dati e a confronto è più lento durante il processo della cognizione. L'idealismo non può che essere soltanto umano, vizio dovuto al suo sistema nervoso complesso tanto potente da interagire nella cognizione, ad esempio distorcendola con pregiudizi non volontari ma tuttavia arbitrari.
La Storia mostra brevi periodi di apertura dell'assoluto-idealismo dominante al riconoscimento dell'effettivo relativismo in cui si presenta il mondo. Quest'ultimo è interesse dell'autorità dominante che sia normato e istituzionalizzato, prevedibile e controllabile, frenato quando necessario per la conservazione dello stato di cose che essa domina. A volte l'autorità è obbligata a scendere a patti con novità per divenire più efficiente (nel bene e nel male), accettando nuovi punti di vista che fanno emergere dettagli non nuovi ma certamente prima non emergenti. Chiaro che quest'ultimo caso è richiesto o nella democrazia (diretta) o quando un monarca o partito politico cerca consensi.
Una mente che rispecchia la realtà non può che partire dalla considerazione della materia, dall'esperienza che aggancia il nostro corpo all'ambiente, e la mente alla materia. La realtà è totale ma varia, non c'è omogeneità tra corpi e individui distinti (verosimilmente anche ogni atomo cellula o unità singola che li compongono possono essere molto diversi tra loro se osservati ingranditi), ma c'è il resistere e persistere dell'unione spazio-tempo (dimensione reale) che fa da minimo comune denominatore dei fenomeni.
La realtà è rivelata e solo ciò che è rivelato è reale: non più di quanto rivelato, né più di quanto sia realmente esistente/esistito/futuro. Ora e qui, ma anche ora e lì, ma anche allora e qui, e anche allora e lì.
Perciò la mente non può far altro che rivolgersi alla varietà delle manifestazioni reali per trarre insegnamenti e modelli di condotta (si intende anche di pensiero).
Il mondo per frenare la caduta nel non essere (che esiste necessariamente ma il mondo rifugge, perciò non possiamo averne esperienza, almeno - sicuramente - in vita) verso cui il tempo tende, ma anche lo spazio, attratto dai gravi fino a non essere (e contemporaneamente continuare essere!) nel buco nero, ci dà gli strumenti per cogliere la sua richiesta di aiuto ed elaborarla.
L'episteme non è umana (l'umano sa solo ipotizzarne e assumerne che esistano solo spazio e tempo fuori la mente), la doxa lo è e contemporaneamente e paradossalmente è più verosimile dell'episteme stessa. L'ipotesi è probabilmente più vera delLa Verità. È dal primo termine che il mondo si aspetta che noi troviamo il punto fermo "minimo comune denominatore" a cui aggrapparsi e frenare la caduta. Lavoriamo per il mondo, altrimenti destinato a perdersi - continuamente - per sempre; la sintonia di interesse uomo-mondo è la vera strategia per non perdere sempre per sempre noi né, tantomeno, il mondo.

Mi viene in mente Allacci e sleghi dei Bud Spencer Blues Explosion (Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio). Testo di Umberto Maria Giardini ("Moltheni"):



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